lunedì 31 marzo 2014

Il sequestro dei Marò Latorre e Girone continua, ma da quali inetti siamo governati ?



31 Marzo 2014
Ennesimo rinvio, il sequestro continua ma Napolitano, Renzi & i poteri forti continuano a far melina ed ammuina.
Non si riesce ad aver risposta su chi ha dato gli ordini di rientro a Kochi alla Lexie, e non si riesce a sapere perchè Napolitano li ha fatti rientrare in india riconsegnandoli ai sequestratori.
Le domande senza risposta da 25 mesi e un breve riepilogo dei fatti li fornisce il Gen. Fernando Termentini con un interessante articolo, siamo stanchi dell' atteggiamento passivo e complice di chi dovrebbe tutelare il popolo Italiano e invece....

Di Fernando Termentini :

India – Marò, serve chiarezza ed incisività.





A livello istituzionale si continua a raccomandare di rimandare l’individuazione di eventuali errori commessi nella gestione della vicenda a dopo il rientro in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Sono, comunque,  già in corso  iniziative destinate a fare chiarezza sulla vicenda. Il partito politico Fratelli d’Italia ha depositato  la richiesta dell’istituzione di una Commissione di inchiestache chiarisca le responsabilità governative intorno al caso e l’iniziativa sembra che sarà reiterata anche dal MoVimento 5 Stelle,.

L’esortazione ad aspettare non è quindi più condivisibile. Troppo tempo è trascorso e fare chiarezza rappresenta un obbligo che qualsiasi democrazia non può negare ai propri cittadini e, nella fattispecie non si andrebbe nemmeno a coinvolgere la controparte indiana, che potrebbe sentirsi “infastidita” dall’azione italiana.

Fin dal primo momento l’intera vicenda è stata caratterizzata da scarsa trasparenza e dopo che il 22 marzo 2013 si è piombati nel peggiore oscurantismo dopo che i due Marò  sono stati rimandati in India. Un esempio fra tutti gli  8 mesi trascorsi prima che, l’allora Ministro della Difesa ammettesse in Parlamento che la Difesa aveva dato l’assenso per un approdo dell’Enrica Lexie sul porto di Koci.

Perchè il tempo non cancelli la memoria è opportuno fissare i “paletti” intorno a cui è ruotata l’intera vicenda ed iniziare a capire chi è perché ha deciso determinate azioni. Solo così l’Italia potrà riconquistare rapidamente il consenso internazionale necessario per riappropriarsi del diritto di giudicare i propri militari riportandoli immediatamente a casa.

Ripercorriamo il diario a ritroso, partendo dai fatti recenti che spesso hanno confermato molti dei dubbi emersi in questi due anni.

  1. La Corte Suprema indiana si è pronunciata su un ricorso di Latorre e Girone, avverso all’affidamento delle indagini alla NIA, presentato come singoli soggetti giuridici e non come Stato italiano. I due militari hanno esercitato un loro diritto che sicuramente non indebolisce la posizione italiana in materia di giurisdizione.  A tale riguardo , però, si deve chiarire chi in una precedente udienza abbia deciso di costituire in un giudizio indiano lo Stato italiano. Costui ha gravi responsabilità perché l’atto potrebbe portare ad un indebolimento della posizione italiana sul piano della giurisdizione, anche per la visibilità data alla  decisione con la presenza in Aula di un rappresentante ufficiale del Governo,  il dott. Staffan de Mistura.
  2. Perché l’Italia ancora non abbia avviato l’arbitrato internazionale che l’India sicuramente non desidera sapendo bene quali sarebbero le conclusioni arbitrali dopo la sentenza  della Alta Corte indiana del 18 gennaio 2013.
  3. Perché è stato deciso di rimandare i due militari a Delhi nonostante che fossero a rischio di un giudizio che poteva prevedere la pena di morte e si è accettata una dichiarazione indiana di non applicabilità della stessa, assolutamente irrilevante sul piano giuridico italiano (Sentenza della Suprema Corte italiana n.223 del 27giugno 1996). Tutto in assenza di una decisione di un Tribunale italiano (Sentenza n. 40283 del  10 ottobre 2008).
  4. Pur nel rispetto dell’assoluta libertà decisionale della Procura della Repubblica, come mai nonostante che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fossero indagati per omicidio volontario non sia stato adottato nei loro confronti alcun provvedimento restrittivo, primo fra tutti la possibilità di espatrio, rinuncia che di fatto ha conferito prevalenza e precedenza all’indebita azione giudiziaria indiana.
  5. Chi ha deciso il “risarcimento ai fini umanitari” delle famiglie dei due poveri pescatori morti, elargendo 145.000 Euro ? Un riconoscimento di responsabilità e non un semplice “atto di generosità” come a suo tempo specificato dall’ex Ministro della Difesa Di Paola. Un accordo raggiunto nell’aprile del 2012  dal Capo di Gabinetto del ministero della Difesa italiano dopo averlo negoziato con gli avvocati di parte indiana. Le trattative erano in corso da diversi giorni con protagonisti negoziatori italiani coordinati dal ministro della Difesa, Giampaolo di Paola, e i legali dei familiari dei due pescatori uccisi. In quei giorni il Times of India parlava di una prima offerta di risarcimento di 7 milioni di rupie (all’incirca 102mila euro) subito rifiutata,  per poi arrivare ad un accordo di 10 milioni di rupie a ciascuna delle parti. Una elargizione definita atto di generosità, ma di fatto ricerca di una contropartita  considerato che secondo il network televisivo Cnn-Ibn e il quotidiano on line The First Post, il governo italiano si è subito dopo rivolto alla Corte Suprema locale sollecitando la revoca della denuncia per omicidio a suo tempo formalizzata dalla polizia indiane nei confronti dei due fucilieri di Marina e chiedendo di aver riconosciuta l’immunità funzionale. Un tentativo andato a vuoto come i fatti hanno dimostrato e che suscita perplessità sui motivi che a suo tempo lo hanno consigliato.
  6. Non è chiaro chi abbia autorizzato il pagamento di quasi 150.000 Euro sicuramente non imputabili ai Capitoli della gestione corrente  dell’Amministrazione dello Stato né tantomeno della Difesa. Non risulta, infatti, che siano previste voci di spesa titolate “risarcimento ai fini umanitari” o “per atti umanitari” ? Non è ipotizzabile, nemmeno, che la cifra sia stata contabilizzata nella gestione corrente della Difesa, giustificata da un atto dispositivo che ne dichiarasse i reali  motivi. Non può, quindi, che essere stata eseguita una “gestione extra bilancio”, di cui il Presidente del Consiglio non poteva essere all’oscuro. Forse fondi “riservati” con una contabilizzazione a parte, di cui qualcuno dovrebbe rendere conto, considerando anche gli scarsi risultati ottenuti.
  7. Come mai per due anni ha continuato a gestire le trattative con l’india il  dott. de Mistura che da Sottosegretario agli Esteri ebbe a dichiarare il 18 maggio 2012 alla stampa indiana: “La morte dei due pescatori è stato un incidente fortuito, un omicidio colposo. I nostri marò non hanno mai voluto che ciò accadesse, ma purtroppo è successo”. Un’ammissione di colpa che coniugata con “L’atto di generosità” dell’ex Ministro Di Paola sicuramente non ha messo il Commissario di Governo nelle migliori condizioni nel mediare con la controparte indiana. Elementi che potrebbero emergere in occasione delle future udienze se l’Italia non otterrà rapidamente il dovuto sostegno internazionale per sottrarre alla giustizia indiana i due Fucilieri di Marina.
Punti da tenere ben presenti in un momento in cui, peraltro, giungono dall’India notizie poco rassicuranti per i nostri ragazzi. La prima  che il tribunale speciale indiano, dopo aver preso atto della sospensione del procedimento penale decisa tre giorni fa dalla Corte Suprema,  sembra abbia fissato  l’udienza al 31 luglio, dopo le elezioni locali.  
La seconda notizia sicuramente più preoccupante è quella riportata dall’ANSA di Delhi che riferisce che il premier del partito nazionalista indiano Narendra Modi attacca Sonia Gandhi sulla vicenda fucilieri e chiede perche’ non sono in carcere. Modi ha ironizzato sulle origini italiane di Sonia , e come riporta l”Hindustan Times, ha detto: “Signora Sonia, dal momento che lei ha contestato il nostro patriottismo, vogliamo sapere in quale prigione vengono tenuti i due maro” italiani”.

La vicenda in India, contrariamente alle aspettative dei più ottimisti,  si complica. A questo punto sarebbe essenziale che il Capo dello Stato facesse sentire la Sua voce,  a dire il vero in questi 24 mesi molto esitante nello specifico.  

C’è delusione, infatti, fra molti cittadini italiani per il tono quasi distaccato con cui ha affrontato la vicenda il Presidente della Repubblica, voluto dalla Costituzione “Capo Supremo delle Forze Armate”.  A parte, infatti, particolari formali come i ricevimenti al Quirinale dei due Marò o parole di circostanza per le famiglie, null’altro di incisivo è emerso nell’azione del Capo dello Stato.

 Personalmente come uomo che crede nello Stato e negli obblighi indotti dall’essere un Comandante, avrei auspicato, invece,  una maggiore presenza del Presidente Napolitano,  in particolare nel richiamare l’attenzione del mondo internazionale sulla vicenda.

Sicuramente, e non mi permetterei di mettere in dubbio quanto riferito dal Quirinale, l’attenzione del Capo dello Stato sarà stata ed è costante e continua, ma forse è mancata l’evidenza di un’azione che avesse ottenuto di riconsegnare all’Italia i diritti che Le spettano come Stato sovrano.  

Presidente, le notizie appena arrivate dall’India non rassicurano. I nostri militari potrebbero essere rinchiusi in carcere in attesa del processo se, dopo le parole di Modi,  venisse rispolverata ed accolta dal Giudice della Suprema Corte la richiesta della Pubblica accusa di togliere l’affidamento giudiziario all’Ambasciata italiana ed assegnarla al Tribunale.

Qualsiasi ritardo, dunque, potrebbe essere fatale per i nostri ragazzi.
 Fernando Termentini

Marò, nuovo rinvio in India. Se ne riparla il 31 luglio





"" Un'odissea senza fine, gli indiani continuano a portarci a spasso con il guinzaglio al collo.
Non è più possibile attendere  e
l'istituzione di una commissione d'inchiesta che individui ogni responsabilità governativa non è più rinviabile, nè è più accettabile la politica delle dichiarazioni e degli annunci.....intenzioni alle quali non segue alcuna azione concreta.

QUESTA FARSA DEVE FINIRE !!!!! ""


e.m.

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Il tribunale speciale indiano ha deciso di rinviare l’udienza al 31 luglio dopo aver preso atto della sospensione del procedimento penale decisa tre giorni fa dalla Corte Suprema



L'India se la prende comoda, molto comoda. I nostri marò dovranno aspettare ancora per conoscere il proprio destino.





Il tribunale speciale che si occupa del caso in cui sono coinvolti Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, infatti, dopo aver preso atto della sospensione del procedimento penale decisa tre giorni fa dalla Corte Suprema, ha deciso di rinviare l’udienza al 31 luglio. E la vicenda si trasforma, tristemente, in una storia infinita (ricordiamo che la morte dei due pescatori indiani, di cui i nostri fucilieri sono accusati, risale al 15 febbraio 2012).
Il giudice Bharat Parashar ha ascoltato le parti, visionato l’ordinanza della Corte Suprema e disposto il rinvio. L’udienza pomeridiana è durata una decina di minuti. Gli avvocati di Latorre e Girone hanno consegnato la documentazione relativa al ricorso presentato in Corte Suprema, con il relativo ordine che dispone la sospensione del processo del tribunale speciale. Il giudice ha chiesto chiarimenti sui tempi fissati dal massimo tribunale indiano, che ha chiesto al governo e alla polizia investigativa Nia di presentare la loro posizione sul ricorso dei Fucilieri di Marina e di comparire nelle prossime quattro settimane, senza però fissare una data precisa.


Candidato premier in India: perché non sono in carcere?

Intanto scoppia la polemica. Il candidato premier del Bjp indiano, Narendra Modi, ha attaccato la presidente del partito del Congresso, Sonia Gandhi, sulla questione dei marò. Durante un comizio in Arunachal Pradesh Modi ha chiesto alla leader italo-indiana: "Perché i due Fucilieri italiani accusati di avere ucciso due pescatori non sono in carcere?". Non è la prima volta che Modi, favorito per le elezioni legislative indiane che cominceranno il 7 aprile e si concluderanno il 14 maggio, critica la Gandhi per il
trattamento, a suo dire, blando riservato a Latorre e Girone. Tornando sull’argomento oggi, il leader del Bjp ha ironizzato così: "La signora Sonia dice che certa gente dovrebbe essere più patriottica, ma dobbiamo andare dalla signora Sonia per imparare il patriottismo?". "Illustrissima Sonia - ha aggiunto - noi non abbiamo bisogno del tuo certificato. Quando due pescatori sono stati uccisi da militari italiani chi li ha aiutati, dimmelo per favore, a lasciare il Paese? E perchè oggi non sono in carcere?". 


I Marò Latorre e Girone, i giochi di potere indiani e il menefreghismo del governo italiano


31 Marzo 2014, il sequestro continua

Dopo i toni trionfalistici con cui i media nostrani hanno cercato di disinformare l' opinione pubblica Italiana sull' ennesimo rinvio decisionale della Supreme Court indiana, ecco il fulmine a ciel sereno che piomba sulla testa dei nostri Fucilieri, si avvicinano le elezioni indiane e apprendiamo dalle agenzie che :
Il tribunale speciale indiano che si sta occupando dell'incidente in cui sono coinvolti i due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha deciso di rinviare l'udienza al 31 luglio. I giudici hanno preso atto della sospensione del procedimento penale decisa tre giorni fa dalla Corte Suprema.


inoltre oggi il " Times of India " pubblica le parole del leader dell' opposizione indiana Modi, che accusa Sonia Gandhi di proteggere i Fucilieri dalla prigione e precisamente l' articolo dice questo :

Modi torna a colpire  Sonia Gandhi sul suo patriottismo, Narendra Modi ha detto lunedi' che la gente del paese non ha bisogno di un certificato da lei e la attacca sulla questione dei marò italiani ,  insinuando che grazie al suo volere è stata data loro la possibilità di lasciare il paese .

Porgendo piccate frasi rivolte al presidente del Partito del Congresso Indiano , ha fatto riferimento al suo intervento di domenica che "alcune persone stavano battendo sui tamburi del patriottismo " e ha detto che non dovrebbe sollevare un punto interrogativo sull' amore della gente per il loro paese .

Affermando che Gandhi aveva sollevato un punto interrogativo sul patriottismo del popolo , Modi ha chiesto spiegazioni sul perchè i due militari italiani accusati di sparare ai pescatori indiani al largo della costa del Kerala sono stati autorizzati a lasciare il paese .

" Chi è stato al governo di Delhi a dare ai marines la possibilità di tornare in Italia ", ha chiesto Modi .

Se la Corte Suprema non avesse preso una posizione forte sulla questione , i marines non sarebbero tornati, ha detto.

I militari italiani erano stati autorizzati dalla Corte Suprema di lasciare il paese per partecipare alle elezioni italiane . Tuttavia , quando l'Italia si rifiutò di reinviare i marines in india, la Corte Suprema ha impedito all' ambasciatore italiano di lasciare il paese . Italia successivamente ha ceduto e ha reinviato i marines.

Gandhi aveva domenica attaccato il BJP , dicendo che " alcune persone stanno battendo sul tamburo del patriottismo ", e ha aggiunto che queste persone che non credono in valori laici volevano solo " prendere il potere " fuorviando il popolo .

Volendo colpire il Partito del Congresso ulteriorermente, Modi ha detto che il suo manifesto era un " dhokhapatra " ( in pillole ) e che il partito ha fatto nelle ultime elezioni promesse per ridurre l'inflazione in 100 giorni, non riuscendoci.


Modi ha anche sollevato la questione della morte di Arunachal Pradesh giovani Nido Tania a Delhi , dicendo che era addolorato da questi avvenimenti , ma il presidente del Congresso non aveva menzionato l'incidente quando ha visitato il nord-est.

liberamente tradotto da : http://timesofindia.indiatimes.com/home/lok-sabha-elections-2014/news/Narendra-Modi-asks-Sonia-Gandhi-to-come-clean-on-Italian-marines/articleshow/33013103.cms

E come se non bastasse sale anche il livello delle dichiarazioni sulla sorte dei nostri Fucilieri in vista dello scontro elettorale che potrebbe portare il leader del Partito Nazionalista Indù a vincere le elezioni, infatti cavalcando l' onda del sentimento anti-italiano che accomuna la Gandhi ai Marò rilancia e dice :

La polemica. Intanto, il candidato premier del Bjp indiano Narendra Modi ha attaccato oggi la presidente del partito del Congresso, Sonia Gandhi, sulla questione dei marò.Durante un comizio in Arunachal Pradesh Modi ha chiesto alla leader italo-indiana: «perchè i due Fucilieri italiani accusati di avere ucciso due pescatori non sono in carcere?».

Non è la prima volta che Modi, favorito per le elezioni legislative indiane che cominceranno il 7 aprile e si concluderanno il 14 maggio, critica la Gandhi per il trattamento a suo dire blando riservato a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tornando sull'argomento oggi, il leader del Bjp ha ironizzato così: «La signora Sonia dice che certa gente dovrebbe essere più patriottica, ma dobbiamo andare dalla signora Sonia per imparare il patriottismo?». «Illustrissima Sonia - ha aggiunto - noi non abbiamo bisogno del tuo certificato. Quando due pescatori sono stati uccisi da militari italiani chi li ha aiutati, dimmelo per favore, a lasciare il Paese? E perchè oggi non sono in carcere?».
Fonte:  http://alfredodecclesia.blogspot.com/2014/03/maro-udienza-rinviata-al-31-luglio-il.html?spref=fb 

Cosa aspetta ancora il nostro governo a chiedere l' arbitrato internazionale ? e sopratutto cosa c'è dietro questa vicenda ? è mai possibile che il Capo dello Stato mantenga un basso profilo sulla sorte di suoi due Soldati ? perchè il Presidente Napolitano non batte i pugni sul tavolo ? anche lui deve render conto a qualcuno ? dove è finita la protezione dei cittadini Italiani ? perchè dobbiamo essere cittadini di serie "C" nel mondo ? 

Ora basta siamo stufi degli inchini agli indiani, qualcuno per un "inchino" all' Isola del Giglio ha fatto naufragare una nave.....altri con i loro inchini stanno facendo naufragare la nazione ....

VERGOGNA !!!

Da Loreto a San Pietro per i marò - Parole del Papa all'Angelus in P.zza San Pietro





20/03/2014 06:07                         30/03/2014

L'INIZIATIVA         ANGELUS IN P.ZZA SAN PIETRO

Due marescialli della Finanza a piedi come Forrest Gump. All’Angelus da Papa Francesco anche le mogli dei fucilieri 

 

La bandana tricolore e le scarpette da marcia. Trecento chilometri a piedi da Loreto a piazza San Pietro per chiedere una «preghiera speciale» a Papa Francesco, un’Ave Maria e un Padre Nostro che riportino a casa i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
L’ultima inziativa per i due fucilieri "prigionieri" in India da oltre due anni - sono 759 giorni oggi - è una maratona di preghiera, che porta la firma di due maratoneti che hanno attaccato la divisa da finanzieri nell’armadio per quattro giorni. La marcia è partita ieri mattina alle 10 dal santuario della Madonna di Loreto, meta: piazza San Pietro, dove all’Angelus, domenica, ci saranno anche la moglie di Girone, Vania Ardito, e Paola Moschetti, compagna di Latorre, che sperano in una «benedizine» di Papa Francesco ma anche di «essere ricevute» da Bergoglio, chissà magari nell’udienza generale di mercoledì. Occasione che potrebbe offrire l’opportunità di consegnare nelle mani del Santo Padre una raccolta firme partita nella capitale, dal comitato romano presieduto da un altro militare, Pino Palmieri, coordinatrice la regista, Luisa De Simone.
Per i due militari della Marina italiana stavolta si è mobilitata la Guardia di Finanza, con due marescialli che hanno già percorso i primi 27 chilometri - da Loreto a Villa Potenza (Macerata) - i primi dei 290 chilometri in 10 tappe: sono il maresciallo Nicola Antonio Cinquepalmi, 47 anni, in servizio a Rimini ed il maresciallo Domenico Gallo, 50, finanziere di mare in servizio ad Ancona, che sperano di catalizzare altri maratoneti, come ha fatto Tom Hanks nei panni di Forrest Gump, nel pluripremiato film.
Ieri mattina alla partenza, davanti al sagrato della Basilica di Loreto, la casa di Nazareth dove Maria ricevette l’Annunciazione, circondati da bersaglieri, militari della Finanza (anche il tenente colonnello Pietro Spanò con i suoi militari della stazione navale di Ancona) e cittadini, al nastro di partenza tagliato dal sindaco Paolo Nicoletti, erano solo in due. «Ma siamo certi di avere rinforzi sul cammino» ci contano i due finanzieri, ideatori di «un cammino di ben 290 km» in cui «fede» e «solidarietà» si fonderanno. Una iniziativa, spiegano «per esprimere con forza la nostra vicinanza ai due marò e alle loro famiglie». E i marò ringraziano. Ieri mattina è arrivata persino la telefonata di uno dei due fucilieri di Marina. «Ha chiamato Salvatore (Girone, ndr.) per dirci "grazie" e per dirci "in bocca al lupo" per il nostro cammino». Una telefonata da Nuova Deli, dall’ambasciata italiana dove i due fucilieri, sono ancora in attesa di un’accusa formale, in stato di fermo, dal 14 febbraio 2012, dall’evento che ha generato la loro odissea. Ma prima aveva chiamato la moglie Vania. «Anche lei grata per la nostra iniziativa».
Il percorso attraverserà l’Appennino marchigiano, umbro e laziale, la Basilica di Santa Rita da Cascia per terminare quindi a piazza San Pietro dove gli organizzatori della maratona, Cinquepalmi e Gallo, insieme ad altri amici e sostenitori, saranno presenti all’Angelus di Papa Francesco.
La finalità primaria della maratona, e di tutti coloro che la sosterranno, è «sensibilizzare il popolo indiano e le sue Istituzioni, affinché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone possano ritornare il prima possibile in seno alle loro famiglie e riabbracciare i propri cari; al culmine dell'iniziativa, nella tappa romana del 30 marzo in piazza San Pietro, i sostenitori dell’iniziativa si uniranno in preghiera ad ulteriore sostegno della finalità dell’evento.
Un altro militare, Pino Palmieri, Presidente del Comitato spontaneo per l’organizzazione della giornata del 30 marzo in Vaticano, ha abbracciato l’iniziativa con entusiasmo e, grazie al suo impegno, è stata inoltrata alle autorità ecclesiastiche del Vaticano una «lettera» per far giungere la «notizia di questa iniziativa al Santo Padre e avere la sua disponibilità». L’iniziativa è sostenuta da diversi esponenti del mondo dello spettacolo e dello sport che saranno presenti nella mattinata in Vaticano, e dai Lions di Novafeltria; proprio in occasione di questo evento, il Lions Club "Montefeltro" ha messo a disposizione un pulmino che segue i due podisti per l’intero percorso.

Parole del Papa all'Angelus in P.zza San Pietro - 30/03/2014 - Guarda il video:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-11163f48-cbe4-47b4-b971-d87d2ea45142.html
Grazia Maria Coletti - 20/03/2014
TG RAI2 - 30/03/2014

fonte: http://www.iltempo.it e RAI 2 
 

L'ondata di immigrati rischia di far collassare il Paese

Burocrazia, mancanza di fondi, Ue latitante: il sistema è bloccato. Alfano: "Pronte a sbarcare 500mila persone"


Sono migliaia. Il sistema d'accoglienza italiano sta per collassare sotto un numero esorbitante di richieste d'asilo. Troppe, come spiega senza mezzi termini Francesco Grignetti per La Stampa.


Dall'inizio dell'anno sono già 10.724 gli immigrati richiedenti asilo sbarcati sulle coste italiane. Un numero che in proiezione potrebbe eguagliare quello dell'anno scorso, quando gli arrivi furono 43mila: ma con il procedere verso la stagione estiva gli sbarchi, prevedibilmente, aumenteranno, e con essi la pressione su tutto il sistema d'accoglienza.
Una realtà fotografata impietosamente anche dal sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, che al Viminale si occupa proprio di rifugiati: "Non potevamo certo lasciarli sul molo di Augusta (solo ieri sono stati raccolti in mare 128 immigrati, ndr). Ma quest'anno ci aspettiamo un numero di sbarchi uguale o anche superiore a quello dell'anno scorso." Fonti dell'intelligence parlano di 900mila profughi in fuga verso l'Europa dall'intero bacino mediorientale. Cifre esorbitanti, incompatibili con le strutture attuali.
In Italia i centri di accoglienza comprendono infatti 20mila posti, e se tutto va bene nel 2014 saliranno a 30mila. Lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che già costa 230 milioni solo per quest'anno, dev'essere rifinanziato, e in tempi di spending review sarà difficile trovare le risorse necessarie. Dall'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, è stato lanciato un appello al governo perché intervenga con un piano per il 2014, ma intervenire non è facile.
Un appello perché la gestione dell'emergenza sia affidata allo Sprar (e non, come è capitato nei momenti più congestionati, appoggiandosi alle prefetture) è giunto da una lettera aperta di Arci e Caritas: "La vicenda della cosiddetta Emergenza Nord Africa è emblematica di un approccio che non paga: non si assicurano condizioni dignitose a tutti i richiedenti asilo, si coinvolgono alberghi e altre strutture inadeguate, si creano tensioni con organizzazioni locali che pure sarebbero disponibili ad accogliere. Evitiamo di fare anche quest’anno gli stessi errori."


Per il momento dal Viminale è stato annunciato un incremento del numero delle commissioni ministeriali che vaglieranno le singole richieste d'asilo, con l'obiettivo di dimezzare i tempi (e i costi) della permanenza dei richiedenti sul suolo italiano. In seconda battuta, il governo punta sul Semestre europeo per stimolare l'avvio della missione europea che dovrebbe subentrare a Mare Nostrum nella regolamentazione dell'accoglienza nei paesi dell'Unione di rifugiati e clandestini. È evidente che una politica coordinata tra i vari stati europei che si affacciano sul Mediterraneo redistribuirebbe l'onere più equamente l'onere di politiche molto costose, ma dopo l'ondata di emozione seguita a tragedie come quella di Lampedusa la solidarietà degli altri membri dell'Unione - soprattutto dei paesi del Nord - sembra affievolirsi.


Serve uno sforzo comune per gestire al meglio l'emergenza, come annuncia anche Angelino Alfano: "In Nordafrica - spiega il ministro dell'Interno - ci sono fino a 600.000 persone che scappano dalle guerre, sono nelle mani di trafficanti di morte e sono pronte ad arrivare in Italia." Un problema di cui l'Europa deve contribuire a trovare la soluzione: "A Lampedusa ho visto novanta persone morte, tra cui una mamma col bimbo attaccato al grembo. Ho promesso che mai e poi mai avrei smesso di parlare di frontiera euopea, non la dobbiamo difendere da soli ma la deve difendere l'Europa."

F35, marò, Nato: in politica estera il cambio di passo non c’è




In politica estera, il cambio di passo non c’è stato. Nonostante Matteo Renzi tenda a trasformare in marcia trionfale ogni suo atto. Le visite di presentazione –a Parigi, a Berlino, a Bruxelles- e gli esordi accelerati sulle scene della governance europea e mondiale, un Vertice europeo straordinario sulla crisi ucraina e uno ordinario, il G7 anti-Russia dell’Aja e il Vertice sulla sicurezza nucleare, si sono svolti all’insegna delle buone maniere istituzionali: il nuovo venuto ha ricevuto attestati di fiducia preventivi e ha ricambiato con dichiarazioni di allineamento all’ordine internazionale.
Poi c’è stata la visita a Roma del presidente Usa Barack Obama: il clou del colloquio in Vaticano con papa Francesco e, nel contorno, gli incontri con Napolitano e Renzi e l’escursione al Colosseo, ufficialmente senza ‘do ut des’.
Però, la tentazione, che non è solo renziana, di mettere tutto in positivo, anche quello che è normale o che non lo è proprio, contagia l’attuale governo anche in politica estera, o almeno su temi attinenti la politica estera. Dove approssimazione e sbruffoneria sono caratteristiche poco apprezzate. Facciamo tre esempi, gli F35, i marò, la Nato.


Gli F35 – Li compriamo? Non li compriamo? Quanti ne compriamo? Credo che nessuno (di noi, pubblico) l’abbia capito; e, in fondo, credo che nessuno di loro (premier e ministri) lo sappia. E, certo, i pistolotti di Obama sui ‘costi della libertà’ hanno complicato una situazione già intricata: impegni presi, interessi settoriali, imperativi economici, visioni politiche, opportunità elettorali. Ci sono casi –molti- in cui, ad avere una linea e a dichiararla, ci si guadagna, almeno in rispetto e coerenza. Se no, pare che ti fai portare dalla corrente –e, magari, è proprio così-.
I marò – La magistratura indiana imbocca quella che, fino a un po’ di tempo fa, era la via maestra dell’Italia: niente anti-terrorismo, giustizia ordinaria. Però, nel frattempo, l’Italia ha spostato l’accento sulla giurisdizione internazionale. Ma l’una cosa è in contraddizione con l’altra: se punti sull’arbitrato, non t’importa chi abbia il pallino in India; mentre, se stai al gioco delle corti indiane, ne riconosci la competenza.
Ora, il governo chiede l’immediato ritorno dei due marò, che sono accusati d’avere ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati, mentre erano in servizio anti-pirateria a bordo d’una nave container italiana in acque internazionali –l’episodio risale al febbraio 2012-. L’India prende ancora tempo, probabilmente quanto basta per fare passare le elezioni, che stanno per iniziare, ma che laggiù durano un mese e mezzo.
La Nato L’Alleanza atlantica ha scelto il suo nuovo segretario generale: l’ex premier norvegese Jens Stoltenberg, laburista –il premier all’epoca delle stragi a Oslo e sull’isola di Utoja, luglio 2011. L’Italia incassa, anzi –dice il ministro degli Esteri Federica Mogherini- “dà il suo contributo all’unanimità”.
Peccato, però, che l’Italia avesse dal 2012 indicato una propria candidatura, quella dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, sostenuto dai Governi Monti e Letta e mai apertamente ‘scaricato’ da Renzi, anche se l’emergere in extremis dell’ipotesi su una candidatura di consolazione per Letta l’aveva fortemente indebolito –in genere, mosse del genere affossano un candidato e bruciano l’altro-.
Forse, Frattini era già ‘spacciato’ quando qualcuno ha provato la carta Letta. E, forse, Stoltenberg è la scelta migliore, fra quelle prospettate. Ma maggiore chiarezza non avrebbe danneggiato l’Italia. E il tentativo di apparire fra i grandi elettori del norvegese vincitore appare come minimo ingenuo.

di  Giampiero gramaglia - 30 marzo 2014
fonte: il fatto quotidiano.it
 
 
 

“CASO MARÒ”: L’ITALIA CHIEDE AIUTO A “MAMMA AMERICA”





Dopo tanto agitarsi e farsi vedere sicuri di sé, l’Italia, da sola, non riesce nemmeno a riportare a casa due soldati di Marina.
Alla fine chiediamo aiuto alla “mamma”, l’America. (1)
Si ha un bel dire di voler “internazionalizzare” la questione. Siamo noi stessi, col nostro comportamento in giro per il mondo, che ci attiriamo queste figurette.
Se invece di far dire sostanzialmente al ministro degli Esteri che la Russia, sulla Crimea e l’Ucraina, deve “collaborare”, si tenesse nel debito conto che c’è la maggior parte del mondo (Russia, Cina, India) che non ne vuol sapere dell’unilateralismo americano ed occidentale, certamente intratterremmo migliori rapporti anche con l’India stessa, senza alcun bisogno di “internazionalizzare” alcunché.
Invece, intestardendosi nel voler considerare come l’oracolo la sola “comunità internazionale” (gli Stati Uniti ed i loro “alleati”), si fa questa fine.
Il “caso Marò”, insomma, non si sblocca fintanto che si continua a tenere bordone all’Occidente. L’India, discreta alleata di Mosca (sin dall’era sovietica), e rifiutatasi di firmare di firmare le “sanzioni” occidentali alla Siria e all’Iran… non può non tenerne conto.
Ma l’India è anche buon acquirente di armi dall’America, così adesso speriamo di uscire dal pantano facendo esercitare qualche pressione? Anche se, a dir la verità, è più il venditore che ha bisogno dell’acquirente, il quale può sempre rivolgersi a Russia e Cina per quote maggiori del relativo capitolo di spesa.




L’America, poi, in questa storia dei soldati di Marina italiani imbarcati su naviglio civile nell’Oceano Indiano, porta una grave responsabilità, perché aleggia più che un sospetto sull’aver essa stessa aver alimentato il fenomeno della “pirateria” somala con l’obiettivo di farsi attribuire, dalla “comunità internazionale”, il ruolo di “gendarme” anche in quell’area strategicamente così importante che è l’Oceano Indiano.
Insomma, la solita manfrina: creare il problema per fornirne la “soluzione”.
Oltretutto, ci si mostra allegramente incuranti del fatto che questa situazione, che prende a pretesto un episodio se vogliamo “marginale”, mette in seria difficoltà le nostre commesse militari stipulate con Nuova Delhi, a tutto vantaggio del nostro famoso “alleato”. Ma l’Italia non deve appunto sparire come grande potenza industriale?
Così, tra il serio e il faceto – al di là delle manfrine della giustizia indiana (che però non possono essere spiegate con le imminenti elezioni) – siamo ridotti a giocare con le parole, definendo con sufficienza “processino” quello che adesso, spavaldamente, non accettiamo più, fiduciosi che la “mamma” ci aiuterà anche questa volta, così come ci ha “liberato” costantemente dal 1945 ad oggi, passando per la morte di Mattei e Moro, l’eliminazione della classe dirigente sovranista con l’operazione “Mani pulite”, fino al “processo d’integrazione europeo” in corso che sancirà l’annessione pura e semplice dell’Italia e dell’Europa nella “Comunità Euro-Atlantica”.
Siamo, a ben vedere, una Nazione di eterni bambini, che da soli “non ce la fanno”. Possiamo quindi indignarci ancora quando ci definiscono “l’Italietta”?


Enrico Galoppini - 29/03/2014

fonte: http://www.eurasia-rivista.org

edoardo-medini.blogspot.com 

domenica 30 marzo 2014

Papa Francesco, ci pensi Lei a Latorre e Girone



30 Marzo 2014, Papa Francesco per favore preghi Lei per i Marò Latorre e Girone, se aspettiamo che se ne occupi l' esecutivo Renzi....

Tocca ancora ai cittadini comuni tenere alta l' attenzione sui due Fucilieri di Marina Latorre e Girone sequestrati da 25 mesi in india con la complicità e l' indifferenza delle più alte cariche dello stato dal febbraio 2012 ad oggi. Questa mattina tutto il mondo Cattolico ha potuto vedere la catastrofe voluta dal governo Monti e continuata da Letta sotto l' indifferenza del Presidente della Repubblica.

Riesce molto difficile accettare il silenzio/assenso da parte del nostro governo su questo sequestro, questa è sicuramente una vicenda che meriterebbe un inchiesta da parte della magistratura sui responsabili, ma sicuramente lo scandalo verrà insabbiato con la complicità dei media che continuano ad ignorare e nascondere, se non disinformare su questa vicenda, in un paese veramente civile e  democratico si sarebbe subito aperta una commissione d' inchiesta su chi ha dato gli ordini di sbarco dalla Lexie, su chi li ha rispediti in india, sul perchè il Presidente Napolitano, Monti e Di Paola hanno assecondato l' india in questo sequestro.

Ad oggi ci tocca sentire ulteriori frasi di comodo da parte del vecchio mascherato da nuovo, il buon Renzi ha attaccato con le solite frasi di circostanza al suo insediamento, ma poi di fatto ha proseguito sulla linea voluta dai poteri forti, ovvero lasciare il pallino del gioco in mano al macchiavelico De Mistura, lo stesso fallimentare temporeggiatore voluto da Monti a reggere il gioco indiano dal primo giorno e poi sempre lasciato a far danni da tutti i governi che nel frattempo si son succeduti, un detto sportivo recita " squadra che vince non si cambia " e credo che per questi signori la vittoria sia in vista, il loro obbiettivo era lasciarli in ostaggio per fini elettorali interni indiani in cambio di qualcosa, forse altre commesse multimilionarie per le nostre aziende dopo che sull' affare degli elicotteri si è creato grande imbarazzo per l' inchiesta delle tangenti agli amici del partito al potere (il partito del congresso  di Sonia Gandhi), sin da subito è entrata in gioco l' azione di squadra dei poteri forti, invece di aprire un inchiesta sul reale accadimento dei fatti le tv e i giornali Italiani si limitavano a passare la versione indiana nonostante essa appare ormai inverosimile visto che la "pistola fumante" non è stata mai trovata anzi...


Sono 750 giorni che l' accusa non riesce a dimostrare quello che asserisce, ora è in atto una perdita di tempo con i continui rinvii e per di più i nostri politici ci continuano a prendere in giro, vedi ad esempio la balla sull' interessamento di Obama, la balla sulla " vittoria " del ricorso che dovrà essere discusso tra altre quattro settimane di fronte alla corte suprema indiana, adesso che sono prossime le elezioni europee e quelle amministrative in molti comuni Italiani tutti i partiti si accingono a sfruttare la vicenda per fini elettorali , ma ancora nessuno ha presentato un interrogazione parlamentare per accertare le responsabilità di chi ha permesso tutto questo, chissà dove è finito l' ammiraglio lacrime di coccodrillo Di Paola, lo stanno tenendo sottotraccia per poi premiarlo con altri incarichi quando ci saremo scordati di tutto ? 
quando si aprirà una vera inchiesta ? quando qualcuno dei colpevoli sarà deceduto per potergli assegnare tutta la colpa ?
ma la cosa più importante è questa, quando sarà riconosciuta la piena innocenza di Latorre e Girone e sopratutto quando potranno tornare a casa ? 
Che altra tortura dovranno subire questi due fieri servitori della Patria ?

Caro Papa Francesco preghi Lei insieme a noi tutti per Massimiliano e Salvatore, se aspettiamo una soluzione dal nostro governo...

Per i nostri marò arriva (in ritardo) una vittoria di Pirro


La Corte suprema indiana ci dà ragione quando ormai  è inutile: i tempi si allungano e il clima politico peggiora


La Corte suprema indiana sospende il processo ai marò dando ragione all'Italia, ma oramai è tardi. Dopo tre governi romani con linee diverse e contraddittorie il nuovo esecutivo ha deciso di intraprendere la via della «internazionalizzazione» non riconoscendo più la giurisdizione indiana.




Questa linea della fermezza doveva essere adottata fin dall'inizio quando ai marò fu ordinato di consegnassi nelle grinfie della polizia del Kerala scendendo dalla nave italiana Enrica Lexie, che difendevano dai pirati. Sempre meglio che mai farlo adesso, dopo due anni di madornali errori, ma il rischio è che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornino a casa con i capelli bianchi. Insomma una sentenza che è solo una vittoria di pirro, visto che arriva troppo tardi, dopo che abbiamo già deciso di non riconoscere la giuridizione indiana. Nell'udienza di ieri la Corte suprema di New Delhi ha dato ragione al ricorso della difesa dei marò contro l'utilizzo della Nia, la polizia antiterrorismo, nel delicato caso. Secondo i legali dei fucilieri di Marina la decisione è un punto per l'Italia che «contesta in toto il diritto dell'India a condurre l'inchiesta e a giudicare i marò». In realtà la Corte suprema ha solo stoppato il processo rinviandolo di quattro settimane per permettere al governo indiano e alla stessa Nia di presentare le loro controdeduzioni. Il caso verrà affrontato in maggio, ma a causa delle ferie estive una decisione finale sul ricorso italiano non arriverà prima di luglio o agosto.
Un ulteriore allungamento dei tempi che servirà a spostare il processo oltre le fatidiche elezioni indiane con gli ultranazionalisti mangia-marò dati per favoriti. Il punto a favore dell'Italia ha un significato relativo dopo la decisione del governo Renzi di seguire la via internazionale. I marò non si sono presentati in aula e tantomeno lo faranno in futuro. L'Italia non riconosce più la giurisdizione indiana, che ci ha fregato innumerevoli volte. Il problema è che i marò rimangono incastrati in India fra le mura dell'ambasciata e difficilmente sarà possibile farli rientrare in Italia. Una beffa dopo oltre 25 mesi dalle accuse di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. Il governo Monti ha calato le brache rimandando i marò in India quando avremo dovuti tenerli in Italia per processarli in un nostro tribunale o chiedendo un arbitrato internazionale. In seguito con il governo Letta, l'allora ministro degli Esteri, Emma Bonino, si era tuffata nel processo in India sperando che fosse giusto e celere.


 Altro errore madornale di valutazione che l'inviato speciale del governo italiano Staffan De Mistura ha difeso a spada tratta come tutte le altre decisioni sbagliate e contraddittorie di questi ultimi due anni. Adesso, come se nulla fosse, si fa argine sulla linea del Piave della «internazionalizzazione», in passato respinta con sdegno a più riprese. Chi paga sono i marò e le loro famiglie, ma i politici, dopo la decisione della Corte suprema favorevole all'Italia dichiarano a gran voce «che non basta». Fra gli altri pure Pierferdinando Casini, che di fronte alla vergognosa decisione di Monti di rimandare i marò in India il 22 marzo 2013 non alzò un dito, anzi difese la «nobile» scelta della parola data a Delhi.
Dopo l'appello caduto nel vuoto di Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia, per candidare i marò alle europee ci riprova Elio Vito. «Cari Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e leader dell'opposizione, e Matteo Renzi, segretario del Partito democratico e presidente del Consiglio, - scrive in una lettera aperta in vista del voto per Strasburgo il presidente della Commissione difesa della Camera - con autentico spirito bipartisan i due principali partiti offrano ciascuno una candidatura a Latorre e a Girone, impegnandosi per la loro elezione, senza richiedere alcuna adesione politica». Una mossa che dimostrerebbe simbolicamente come l'interesse e la dignità nazionale valgano di più di qualsiasi divisione.


CASO MARO’/ Toni Capuozzo: una caporetto della giustizia indiana



“La Corte Suprema di Nuova Delhi ha ammesso il ricorso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone perché quello che sta emergendo è una caporetto della giustizia indiana. La mossa è di sospendere tutto fino alle prossime elezioni, per poi rimandare i due marò in Italia in modo a sbarazzarsi di una patata bollente”. Lo sottolinea Toni Capuozzo, direttore di “Terrà!” in onda su Rete 4. Latorre e Girone si erano appellati contro la scelta di utilizzare la polizia Nia antiterrorismo per condurre le indagini sul caso dell’Enrica Lexie. Il ricorso “contesta in toto il diritto dell’India a condurre l’inchiesta e a giudicare i marò”. Ferruccio de Bortoli ha scritto sul suo profilo Twitter: “I marò sempre più nelle mani della giustizia indiana, arbitrato internazionale lontano”.
Capuozzo, che cosa ne pensa della scelta della Corte suprema di accogliere il ricorso dei marò?
Si tratta di una svolta improvvisa e di qualcosa di clamorosamente nuovo, in quanto ciò comporta uno slittamento delle udienze a dopo le elezioni. La Nia ha più volte dato segnali di non voler arrivare a un processo, in quanto non ha in mano alcuna prova credibile per poter gestire un processo che inevitabilmente avrà una certa rilevanza internazionale. Gli inquirenti indiani hanno in mano le fotografie e il filmato dell’incidente avvenuto alla petroliera Enrica Lexie. Hanno sequestrato macchine fotografiche e telecamere a bordo, e al fine di presentare un capo d’accusa al processo si è reso obbligatorio il fatto di esibire questi documenti.

Quali sono le conseguenze?
Se ciò che emerge da queste immagini è il fatto che la Lexie non ha incrociato il Saint Anthony bensì un altro peschereccio, significa servire su un piatto d’argento le prove dell’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tutto ciò che sta avvenendo è un’enorme Caporetto indiana, pur con ben poco merito da parte dell’Italia. Ciò non è avvenuto grazie al lavoro dei precedenti governi, né tantomeno della voce dura sull’arbitrato internazionale. E’ un’implosione dell’implosione dell’impianto accusatorio indiano.
Perché è così sicuro che immagini e filmati provino l’innocenza dei marò?
Sono diversi gli elementi a documentarlo. Il capitano del peschereccio Saint’Anthony per esempio ha dichiarato a caldo che l’incidente era avvenuto alle 21.30, mentre quello che ha coinvolto l’Enrica Lexie si è verificato alle 16.30. Inoltre non si capisce perché gli inquirenti indiani, dopo avere messo le mani su foto e video, abbiano scelto di non utilizzarne i contenuti neppure in una fase istruttoria del procedimento. Ciò testimonia che è un filmato che va a discolpa dei marò.
Chi è il vero responsabile di questa caporetto dell’India?
I risultati dell’udienza documentano un palleggiamento di responsabilità, in quanto la giustizia indiana di fatto sta dicendo al governo che è stato quest’ultimo ad avere creato il problema e ora sta a lui risolverlo per via extragiudiziaria. La vicenda è stata cioè gestita male innanzitutto da un punto di vista politico. Il ministro della Difesa indiano, A. K. Antony, è stato uno dei grandi accusatori di Latorre e Girone, ed è considerato una figura incorruttibile. Con suo grande disappunto, è stato citato però come testimone nella vicenda delle tangenti di Finmeccanica e non verrà ricandidato.
Che cosa farà a questo punto il governo indiano?
L’Italia procederà sui tempi lunghi dell’arbitrato internazionale. Con buona probabilità, per la prima volta dall’indipendenza dell’India, le elezioni sanciranno la fine del potere del Partito del Congresso fondato da Gandhi. Al suo posto saliranno al governo i nazionalisti del Bharatiya Janata Party. Nella finestra che si aprirà nell’alternanza tra i due partiti politici, l’India potrebbe anche concedere una libertà provvisoria ai due marò per sbarazzarsi di una presenza che si sta trasformando in una vera e propria patata bollente.
INT. Toni Capuozzo

(Pietro Vernizzi)
fonte: http://www.ilsussidiario.net/
 

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