venerdì 25 settembre 2015

Il discorso di Papa Francesco all'Assemblea delle Nazioni Unite - Video

Storico discorso del Papa al Congresso degli Stati Uniti d’America. Francesco, primo Pontefice in questa sede, ha parlato a tutti gli americani di accoglienza e dialogo per la costruzione del bene comune. “Sono un figlio di questo grande continente” ha detto. In un lungo intervento, più volte applaudito, ha esortato all’accoglienza, al rispetto delle libertà, esprimendosi contro ogni violenza, la pena di morte, il commercio di armi e un’economia che prevalga sull’uomo. Migliaia di persone hanno salutato il Papa all'arrivo a Capitol Hill e quando si è affacciato dal "Balcone di saluto dei presidenti", che guarda l’area monumentale del National Mall. Da qui il Papa ha benedetto e salutato la folla. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti: 

Il Papa parla alla Plenaria del Congresso degli Stati Uniti dopo il lungo applauso e l’entusiasmo che lo ha accolto. Standing ovation e applausi in molti punti del suo discorso a partire dal saluto: sono contento di essere nella “terra dei liberi e casa dei valorosi”.

Il compito dei parlamentari
“Sono un figlio di questo grande continente”, dice presentando immediatamente le sfide che ha la politica, che hanno i delegati eletti ovvero il perseguimento del bene comune, il favorire l’unità e proteggere chi è vulnerabile. Traccia un parallelismo con Mosè e sottolinea che, come al Patriarca e legislatore del popolo d’Israele, ai parlamentari è richiesto “di proteggere, con gli strumenti della legge, l’immagine e la somiglianza modellate da Dio su ogni volto umano”:

“Today I would like not only to address you, but through you the entire people of the United States...
Oggi vorrei rivolgermi non solo a voi, ma, attraverso di voi, all’intero popolo degli Stati Uniti...".

Il bene condiviso
Uomini e donne - dice il Papa - che “non si preoccupano semplicemente di pagare le tasse”, ma costruiscono, “sostengono”, giorno dopo giorno, “la vita della società”, dando “una mano a chi ha più bisogno”. Poi, guarda alle radici degli Stati Uniti e lega la realtà di oggi ai sacrifici di sempre, anche a costo della vita, per un futuro migliore, per un bene condiviso e cita gli americani: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton:

“A people with this spirit can live through many crises, tensions and conflicts, while always finding the resources to move forward...
“Un popolo con questo spirito può attraversare molte crisi, tensioni e conflitti, mentre sempre sarà in grado di trovare la forza per andare avanti e farlo con dignità”.

Abraham Lincoln
Nel 150.mo anniversario dell’assassinio del custode della libertà, il presidente Lincoln, il Papa sottolinea che un futuro di libertà “richiede amore per il bene comune e collaborazione in uno spirito di sussidiarietà e solidarietà”. Francesco mostra preoccupazione per quella che definisce l’inquietante odierna situazione sociale e politica del mondo:

“Our world is increasingly a place of violent conflict, hatred and brutal atrocities, committed even in the name of God and of religion....
"Il nostro mondo è sempre più un luogo di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome di Dio e della religione. Sappiamo che nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico".

Centrale per il Papa è salvaguardare la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali, ma senza cadere nelle polarizzazioni: “Solo bene solo male”, “giusti e peccatori”. “Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini - rimarca - è il modo migliore di prendere il loro posto e questo - aggiunge - è qualcosa che voi, come popolo, rifiutate”:

“Our response must instead be one of hope and healing, of peace and justice...
La nostra risposta, invece, dev’essere una risposta di speranza e di guarigione, di pace e di giustizia, questo “per risolvere le molte crisi economiche e geopolitiche” in atto.

Gli sforzi esorta Francesco devono “puntare a restaurare la pace, rimediare agli errori, mantenere gli impegni e così promuovere il benessere degli individui e dei popoli”. In questa costruzione fondamentale, parte importante è anche la voce della fede “che cerca di far emergere il meglio in ogni persona e in ogni società”. E contribuisce a eliminare le nuove forme globali di schiavitù, “nate da gravi ingiustizie le quali possono essere superate solo grazie a nuove politiche e a nuove forme di consenso sociale”.

Se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza. “Politica - dice - è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità”.

Pensando alla marcia che Martin Luther King ha guidato da Selma a Montgomery per i pieni diritti civili e politici per gli afroamericani. Parla di un “sogno” che continua ad ispirare milioni di persone che negli ultimi secoli sono giunti in questa terra:

“We, the people of this continent, are not fearful of foreigners, because most of us were once foreigners...
Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati".

“Educhiamo le nuove generazioni a non voltare le spalle al loro “prossimo” – legge – pure sottolineando che i flussi di rifugiati sono di proporzioni che non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Una sfida per il Papa che non deve spaventare per dare una risposta che sia umana, giusta e e fraterna”. “Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te”, dice:

“In a word, if we want security, let us give security; if we want life, let us give life; if we want opportunities, let us provide opportunities...
In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità".

Da qui il "no" netto alla pena di morte:

“Every human person is endowed with an inalienable dignity, and society can only benefit from the rehabilitation of those convicted of crimes...
Ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini".

Poi menzionando la serva di Dio Dorothy Day, che ha fondato il "Catholic Worker Movement", esempio di impegno sociale e giustizia “per far uscire la gente dalla povertà estrema”, Francesco rimarca che in tempi di crisi e “di difficoltà economica non si deve perdere lo spirito di solidarietà globale” e portare la speranza a chi intrappolato nel “cerchio della povertà” e della fame.

Fondamentale per spezzare questa catena “un’economia che cerca di essere moderna, inclusiva e sostenibile”, al “servizio al bene comune” e rispettosa del Creato. Più volte ha citato la sua Enciclica “Laudato si'”:

“Now is the time for courageous actions and strategies, aimed at implementing a ‘culture of care’...
Ora è il momento di azioni coraggiose e strategie dirette a implementare una “cultura della cura”. Il Papa esorta a prendersi cura della natura, a combattere la povertà anche orientando tecnologie e limitando i poteri.

Tratteggiando la figura del monaco cistercense Thomas Merton, uomo di preghiera, un pensatore - precisa - che ha sfidato le certezze del suo tempo promuovendo la “pace tra popoli e religioni”. Ha esortato alla costruzione di ponti riferendosi indirettamente ai rinnovati rapporti Cuba-Usa:

“A good political leader always opts to initiate processes rather than possessing spaces...
Un buon leader politico opta sempre per iniziare processi, più che possedere spazi - continua il Papa tra gli applausi - Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo".

Ha condannato i profitti derivanti dalla vendita di armi. Un denaro intriso di sangue, spesso innocente:

“In the face of this shameful and culpable silence, it is our duty to confront the problem and to stop the arms trade...
Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi".

Poi, lo sguardo del Papa va al Meeting Mondiale delle famiglie di Filadelfia dove sarà sabato e domenica. Ribadisce la centralità della “famiglia nella costruzione di questo Paese”. "Io posso solo riproporre - aggiunge - l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare". Eppure, non ha nascosto Francesco la preoccupazione per nuove minacce verso questa realtà che “forse come mai in precedenza” la assediano dall’interno e dall’esterno:

“Fundamental relationships are being called into question, as is the very basis of marriage and the family...
Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia".

Volgendosi ai giovani, ha rimarcato che vivono in una cultura che li spinge a non formare una famiglia, “perché mancano loro possibilità per il futuro” o perché disorientati, “intrappolati” a volte “in un labirinto senza speranza, segnato da violenze, abusi e disperazione”. “I loro problemi - dice - sono i nostri problemi”.

Quindi, tornando a citare Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Merton a sottolineare le radici degli Stati Uniti nella grandezza di una nazione che è tale quando difende la libertà, consente alla gente di “sognare” pieni diritti per tutti, quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, il dialogo e semina pace:

“It is my desire that this spirit continue to develop and grow, so that as many young people as possible can inherit and dwell in a land...
Il mio auspicio è che questo spirito continui a svilupparsi e a crescere, in modo che il maggior numero possibile di giovani possa ereditare e dimorare in una terra che ha ispirato così tante persone a sognare. Dio benedica l’America!".

Emozionante poi il saluto in spagnolo alla folla radunata davanti al balcone di Capitol Hill, nell’area monumentale del National Mall. Il Papa si è rivolto ai bambini “i più importanti”, ha detto poi ha benedetto tutti e chiesto sostegno per questo viaggio:

“Y les pido, por favor, a ustedes que recen por mí y, si entre ustedes hay algunos que no creen o no pueden rezar...
“E vi chiedo per favore di pregare per me e se tra di voi c’è qualcuno che non crede o non può pregare, vi chiedo per favore che mi auguri cose buone”.

Fonte Radio Vaticana

LINCE

Discorso di Papa Francesco all’Assemblea delle Nazioni Unite 25 settembre 2015

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Un mantello dell'invisibilità per tutte le forme



Una pellicola dallo spessore nanometrico crea un mantello dell'invisibilità che, a differenza di analoghi dispositivi finora realizzati, può essere sagomato attorno a oggetti di qualsiasi forma. Il nuovo mantello, inoltre, elimina un difetto dei modelli precedenti, ovvero annulla la differenza di fase fra la luce dello sfondo e quella proveniente dalla zona in cui si trova l'oggetto occultato, che indirettamente poteva segnalare la presenza del mantello.

Un nuovo "mantello dell'invisibilità" è stato messo a punto da ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory e dell'Università della California a Berkeley che firmano un articolo pubblicato su "Science". Le principali novità rispetto ad altri dispositivi di questo tipo già realizzati riguardano la capacità di adattarsi alla perfezione alla forma dell'oggetto da nascondere e il superamento di un limite ottico presente nei mantelli già sviluppati.

Nei mantelli per l'invisibilità classici, la luce proveniente da una sorgente dietro l'oggetto viene curvata e instradata da un metamateriale (ossia un materiale con strutture che non esistono in natura e permettono di deviare il percorso di diversi tipi di onde) in modo da aggirare l'oggetto da nascondere, come se fosse trasparente. Ma anche la luce incidente sul mantello deve essere deviata, altrimenti l'immagine dello sfondo e quella del mantello si sovrapporrebbero. In questo modo l'oggetto coperto da mantello diventa effettivamente invisibile.

Tuttavia fra la luce incidente deflessa dal mantello e la luce che proviene dallo sfondo si verifica una leggera differenza di fase, per cui pur essendo invisibile l'oggetto sotto il mantello, si può notare che nell'immagine complessiva "qualcosa non va", ossia in qualche modo ci si può accorgere della presenza del mantello.


Un nuovo "mantello dell'invisibilità" è stato messo a punto da ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory e dell'Università della California a Berkeley che firmano un articolo pubblicato su "Science". Le principali novità rispetto ad altri dispositivi di questo tipo già realizzati riguardano la capacità di adattarsi alla perfezione alla forma dell'oggetto da nascondere e il superamento di un limite ottico presente nei mantelli già sviluppati.

Nei mantelli per l'invisibilità classici, la luce proveniente da una sorgente dietro l'oggetto viene curvata e instradata da un metamateriale (ossia un materiale con strutture che non esistono in natura e permettono di deviare il percorso di diversi tipi di onde) in modo da aggirare l'oggetto da nascondere, come se fosse trasparente. Ma anche la luce incidente sul mantello deve essere deviata, altrimenti l'immagine dello sfondo e quella del mantello si sovrapporrebbero. In questo modo l'oggetto coperto da mantello diventa effettivamente invisibile.

Tuttavia fra la luce incidente deflessa dal mantello e la luce che proviene dallo sfondo si verifica una leggera differenza di fase, per cui pur essendo invisibile l'oggetto sotto il mantello, si può notare che nell'immagine complessiva "qualcosa non va", ossia in qualche modo ci si può accorgere della presenza del mantello.

La possibilità di sintonizzare le nanoantenne permette di mantenere una perfetta corrispondenza fra la fase della luce deviata da queste antenne nanoscopiche e quella che avrebbe la luce se fosse riflessa normalmente (a sinistra). Nei mantelli classici si verifica invece un leggero sfasamento (a destra). (Cortesia Xiang Zhang et al./Science/AAAS)Il nuovo dispositivo messo a punto da Xiang Zhang e colleghi pone rimedio proprio a questo problema, grazia alla realizzazione di una sottile pellicola - che ha appena 80 nanometri di spessore - su cui sono disposte schiere di minuscole particelle d'oro di differenti dimensioni (che comunque non eccedono il micrometro) nanostrutturate come metamateriali..

Queste nanostrutture sono state appositamente modellate dai ricercatori per avere proprietà elettromagnetiche che non si trovano in natura. Inoltre le nanostrutture consentono di regolare - attraverso impulsi elettromagnetici - la fase della luce riflessa e di quella deviata in modo da non differire da quella che avrebbe se venisse riflessa normalmente.

Grazie alla regolabilità delle nanoantenne, non importa la forma dell'oggetto su cui viene deposta la pellicola, essendo possibile "risintonizzare" le diverse nanoantenne in modo che la fase del raggio deflesso da ciascuna di esse sia quello corretto. Ciò non è possibile con le nanostrutture dei mantelli classici, che hanno una forma a prisma prefissata, e sono in grado di funzionare in modo corretto solo se sono disposte in piano; una caratteristica questa che ne rende problematica la conformabilità.

Il prototipo del nuovo mantello realizzato da Xiang Zhang e colleghi è molto piccolo - ha permesso di nascondere efficacemente oggetti di dimensioni paragonabili a due cellule. Ma la nuova tecnica adottata per la sua produzione promette di rendere scalabile il mantello fino a dimensioni macroscopiche.

Fonte Le Scienze


La storia d'amore fra Howard e Laura rinchiusa in una canzone, la loro fin sul letto di morte

Un video commuovente, pubblicato il 12 settembre da Erin Solari, nipote della coppia.
 Howard decide di intonare per la sua amata giunta agli ultimi giorni di vita, la loro canzone d'amore: con un filo di voce e una fortissima intensità emotiva , Howard le canta “You'll never know”, canzone d'amore popolare negli anni '40 e '50. Sono immagini che scaldano il cuore e commuovono specialmente in questo mondo materialista. L'anziano canta tra le lacrime che si asciuga  passando la mano sotto gli occhiali per poi tornare ad accarezzare il collo della suo grande amore.

« nonna Laura è in una struttura ospedaliera per i suoi ultimi giorni di vita –  scrive Erin su Facebook - Ho avuto la fortuna di catturare questo prezioso momento di fusione dei loro cuori. Nonno Howard   le canta la loro canzone d'amore, la stessa che la confortò quando lui andò a combattere nella seconda guerra mondiale. Ricordo quando, per il 50° anniversario delle loro nozze, hanno rinnovato i voti e hanno intonato questo motivo per tutti i presenti». Ma adesso Laura è troppo debole per cantare e interrompe il suo amato per pochi e preziosissimi sospiri d'amore che Howard porterà per sempre con sé.
Questo amore riscalda ancora il cuore dopo 73 anni dal sì sull'altare.

E chi non sogna un amore così?

Lince





sabato 19 settembre 2015

IL COMANDANTE ALFA - CUORE DI RONDINE

Video - INTERVISTA AL COMANDANTE ALFA al Secolo XIX

Video - AGORÀ - INTERVISTA AL COMANDANTE ALFA






Il comandante Alfa, tra i fondatori del Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, è un siciliano dalla voce ferma, mimetizzato per ragioni di sicurezza, ha spiegato come si entra a far parte di quel corpo elitario, arruolandosi nel reggimento Tuscania – avendo superato test molto severi – dopo 5 mesi di corso e 1 anno di affiancamento ad agenti esperti. I membri del reparto non sono dei Rambo, ma persone con qualità di base che vengono sviluppate con un addestramento serio. Dopo 38 anni di servizio, Alfa è sempre più convinto della scelta che ha fatto perché consapevole dell’utilità del Gis e convinto della vocazione che lo tiene anche a lungo lontano dalla famiglia: assicurare i delinquenti alla giustizia, senza fare giustizia.

Sotto l’apparente durezza, si cela un uomo che ancora si emoziona a ricordare episodi come il sequestro della bimba Patrizia Tacchella di 8 anni o il collega Enzo Fregosi caduto a Nassiriya.

L’incursore spiega che uno dei loro compiti è non lasciarsi alle spalle né morti né feriti e che il coraggio consiste nel non lasciarsi sopraffare dalla paura.


Di fronte ad eventi come l’Expo e il Giubileo, la squadra è pronta ad agire 24 ore su 24, con determinazione e passione per il proprio lavoro.


Fonte Levante News


LINCE




venerdì 18 settembre 2015

L'Europa sta perdendo il controllo del proprio destino?




La mossa dei burocrati di Bruxelles volta a costringere i paesi europei a spalancare le loro frontiere – chiedendogli di offrire ai migranti indumenti, cibo, alloggio e assistenza sanitaria per un periodo indefinito di tempo – non solo rappresenta un'audace usurpazione della sovranità nazionale, ma incoraggia altresì milioni di altri migranti provenienti dal mondo arabo a iniziare a dirigersi verso l'Europa.


"Stiamo affrontando una crisi di profughi, una crisi migratoria. (...) Non dimentichiamo che coloro che arrivano qui sono cresciuti con una religione diversa e hanno una cultura radicalmente differente. Quasi tutti non sono cristiani, ma musulmani. La questione è importante perché l'Europa e l'identità europea hanno radici cristiane. Non è già preoccupante in sé che il cristianesimo europeo non sia quasi più capace di mantenere l'Europa nel sistema dei valori cristiani? Se si perde di vista questo, l'idea dell'Europa potrebbe diventare di importanza secondaria nel suo stesso continente." – Il premier ungherese Viktor Orbán.


"Il continente sta vivendo massicci spostamenti di popolazione senza precedenti dal periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Ma in questo caso non sono gli europei a compiere questi spostamenti di massa. (...) Il controllo dei propri confini è una delle caratteristiche – e delle responsabilità – più importanti di uno Stato moderno. I paesi perdono il controllo del proprio destino e cessano di esistere quando non riescono a controllare chi arriva." – Arthur Chrenkoff, New York Obesrver


Le statistiche mostrano che delle 625.920 persone che hanno presentato domanda di asilo nell'Unione Europea, solo il 29,5 per cento arriva dalla Siria, dall'Afghanistan e dall'Iraq.


"Se qui non vi piace, andatevene." – Il presidente della Repubblica ceca Milos Zeman che commenta il fatto che nessuno ha invitato i migranti nel suo paese, ma una volta arrivati, essi devono rispettare le norme ceche altrimenti se ne possono andare.


"La lezione per gli Stati Uniti è che ridurre la nostra influenza globale non accresce la pace e la sicurezza internazionale. Proprio il contrario. Il ritiro di Obama dal Medio Oriente, il suo disinteresse per la continua avanzata dello Stato islamico o la sua resa al programma nucleare iraniano, fanno parte di un disegno più ampio." – Ambasciatore John R. Bolton, Fox News Opinion.


"Poiché la Slovacchia è un paese cristiano, non possiamo tollerare un afflusso di 300.000-400-000 immigrati musulmani che potrebbero cominciare a costruire moschee in tutto il nostro territorio e a cercare di cambiare la natura, la cultura e i valori dello Stato. (...) Se non si comincia a dire la verità sulla migrazione, non faremo passi avanti." – Il premier slovacco Robert Fico.


La Commissione europea, il potente braccio amministrativo dell'Unione Europea, ha presentato un piano controverso che obbligherebbe i paesi membri dell'UE ad accettare 160.000 migranti e profughi provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa.


La mossa dei burocrati di Bruxelles volta a costringere i paesi europei a spalancare le loro frontiere – chiedendogli di offrire ai migranti indumenti, cibo, alloggio e assistenza sanitaria per un periodo indefinito di tempo – non solo rappresenta un'audace usurpazione della sovranità nazionale, ma incoraggia altresì milioni di altri migranti provenienti dal mondo arabo a iniziare a dirigersi verso l'Europa.


La proposta sulla migrazione, annunciata il 9 settembre, "ricollocherebbe" 120.000 migranti attualmente presenti in Grecia, Ungheria e Italia in altri paesi dell'Unione Europea. Questa proposta si somma alla precedente proposta della Commissione del maggio scorso di ricollocare 40.000 migranti siriani ed eritrei dall'Italia e dalla Grecia.


La cancelliera tedesca Angela Merkel, la cui politica dell'immigrazione della "porta aperta" è ritenuta parzialmente responsabile di favorire l'afflusso dei migranti in Europa, ha già avvisato che il piano della Commissione europea è "solo un primo passo" e che l'Europa potrebbe dover accettare numeri sempre maggiori. Il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha detto che la Germania potrebbe accogliere 500.000 profughi all'anno per "diversi anni".


Non è ancora chiaro quanti migranti che arrivano in Europa siano rifugiati in fuga dalle zone di guerra e quanti siano migranti economici in cerca di una vita migliore in Occidente. Le statistiche mostrano che delle 625.920 persone che hanno presentato domanda di asilo nell'Unione Europea, solo il 29,5 per cento arriva dalla Siria, dall'Afghanistan e dall'Iraq.


I funzionari tedeschi ammettono che il 40 per cento dei migranti giunti nel paese nel 2015 provengono da paesi balcanici come l'Albania, il Kosovo e la Serbia, il che significa che almeno la metà di coloro che sono entrati in Germania quest'anno sono migranti economici in fuga dalla povertà e non dalla guerra.


Gli osservatori critici descrivono in termini apocalittici il caos della migrazione che sta travolgendo l'Europa e parlano di "un'inarrestabile rivoluzione demografica", "uno scenario da Armageddon" e di "un esodo di proporzioni bibliche".


Quella che segue è una selezioni di citazioni e commenti espressi da una serie di capi politici e di opinion leader europei, e non solo, sulle conseguenze di un'immigrazione sfrenata dal mondo musulmano.


In Gran Bretagna, l'euroscettico Nigel Farage, leader del Partito per l'indipendenza del Regno Unito (Ukip), parlando dai microfoni del programma radiofonico Today della BBC Radio 4 hadetto:


"Il nostro problema è che abbiamo aperto la porta a un esodo di dimensioni bibliche di milioni e milioni di rifugiati. Abbiamo perso di vista che cosa significa essere un rifugiato. Quanti milioni ne vuole accettare l'Europa? Questo è l'interrogativo.

"I veri profughi tendono a essere gruppi di persone, gruppi etnici o religiosi vittime di persecuzioni, che fuggono per timore di perdere la vita. Il problema che abbiamo adesso è che se si guarda alla definizione della politica comune in materia di asilo dell'Unione Europea, essa include chiunque sia in fuga da un paese dilaniato dalla guerra, e annovera anche chi fugge da una situazione di povertà estrema".


L'eurodeputata britannica Janice Atkinson ha asserito:


"Nessuno ha votato per l'immigrazione illegale. Tantissime persone ci hanno messo qui per opporci a essa. Le centinaia di migliaia di immigranti clandestini che sommergono le nostre frontiere e le nostre capacità di far fronte alla situazione sono esattamente questo: illegali.

"Cerchiamo di essere chiari su un'altra cosa: nonostante ciò che ripetono l'industria dei diritti umani e il gran numero di lobby e di enti di beneficenza finanziati dai contribuenti, questa non è una crisi dei rifugiati, ma una massiccia crisi dell'immigrazione illegale che deve essere contrastata per quella che è".


Lo scrittore e giornalista Peter Hitchens, in un saggio dal titolo "Non salveremo i profughi distruggendo il nostro paese", ha scritto:


"In realtà, non possiamo fare quello che ci pare di questo paese. Lo abbiamo ereditato dai nostri genitori e nonni, e abbiamo il dovere di consegnarlo ai nostri figli e nipoti, preferibilmente migliorato e di certo non danneggiato. Questa è una delle responsabilità più pesanti che abbiamo mai avuto. Non possiamo darlo via d'impulso a dei perfetti sconosciuti, perché ci fa sentire bene con noi stessi... .

"Grazie a un migliaio di anni di pace ininterrotta, abbiamo sviluppato livelli sorprendenti di fiducia, sicurezza e libertà. (...) Sono stupito di come lo stiamo regalando senza la minima preoccupazione.

"I nostri vantaggi dipendono molto dal nostro passato comune, dalle tradizioni ereditate, dalle abitudini e dai ricordi. I nuovi arrivati possono imparare tutto questo, ma solo se arrivano in numero esiguo. L'immigrazione di massa implica che ci adattiamo a loro, quando dovrebbero essere loro ad adattarsi a noi... .

"Così ora, in base a uno spasmo emotivo, travestito da civiltà e generosità, diremo che abbandoniamo questa eredità e decliniamo il nostro obbligo di trasmetterla, come gli eredi spossati e buoni a nulla di una vecchia eredità, che lasciano che la grande casa e la tenuta vadano in rovina?

"Non riesco a capire il senso né la giustizia nel permettere che queste cose diventino un pretesto per un'inarrestabile rivoluzione demografica, in cui l'Europa (tra cui, ahimè, le nostre isole) mescola la propria cultura e l'economia al Nord Africa e al Medio Oriente. Se lasciamo che questo accada, l'Europa perderebbe quasi tutte le cose che inducono gli altri a voler vivere qui".


L'eurodeputato britannico Daniel Hannon ha avvertito che la politica tedesca dell'immigrazione della "porta aperta" avvicina sempre più i migranti al Vecchio Continente. Egli ha scritto:


"La convinzione che la Germania stia allentando la propria politica è destinata a portare a un livello di migrazione che supera qualsiasi cosa vista finora. I profughi e i migranti economici saranno messi rapidamente insieme. Alcuni saranno calpestati e qualche barcone verrà rovesciato. Ma molti altri raggiungeranno l'Italia e la Grecia. Alla fine, i paesi membri dell'UE che sono in prima linea smetteranno di cercare di far rispettare le regole e saluteranno con la mano i nuovi arrivi sul loro territorio, mentre altri cercheranno sempre più numerosi di tentare la traversata".


Il londinese Financial Times ha lamentato la mancanza di una risposta europea univoca alla crisi migratoria:


"Questa è stata una triste estate per gli ideali europei. Da un blocco basato sulla ricerca della pace sono emerse immagini terribili di profughi morti soffocati nelle piazzole di sosta delle autostrade, di squallidi campi di fortuna, di bambini morti annegati e trascinati a riva, di centri di accoglienza in fiamme, di numeri di registrazione scritti sugli avambracci, di poliziotti con le divise nere che spruzzano spray al peperoncino sulle famiglie in fuga dalla guerra. Il Vecchio Continente è sommerso da richiedenti asilo, ma mancano le funzioni centrali per far fronte a essi. L'Europa è divisa su cosa fare. Costruire muri più alti? Stendere tappetini di benvenuto? È un problema nazionale o dovrebbe essere un fardello da condividere?


Il politologo inglese Anthony Glees ha accusato il governo tedesco di totale ipocrisia per aver chiesto alla Grecia di agire conformemente alla legislazione dell'UE per ottenere un piano di salvataggio finanziario, ma quello stesso governo tedesco ha ignorato unilateralmente il diritto comunitario di aprire le frontiere europee alle centinaia di migliaia di migranti provenienti dal mondo musulmano. Egli ha detto:


"Le placche tettoniche dell'Europa si muoveranno se la Germania si comporta come uno Stato hippy, guidato solo dai sentimenti. Il premier David Cameron ha detto, a giusto titolo, che il Regno Unito deve agire non solo con il cuore, ma anche con la testa. E allora ci si chiede: 'Se Frau Merkel ora persegue questa politica, che è ben diversa da quella perseguita nei confronti della Grecia, dove andremo a finire?' Il Regno Unito già interviene militarmente nella lotta contro il cosiddetto Stato islamico. La Germania, però, mantiene le distanze da queste cose. Ma poi al contempo dice alla gente disperata proveniente dalla Siria e dall'Iraq di recarsi nella Repubblica federale tedesca, e questo per molti britannici è privo di senso. Questa situazione sembra non avere fine!

"Credo che ancora la Germania nutra dei sentimenti storici che sono completamente assenti in Gran Bretagna. Può darsi che nel 2015, si ricordi ancora cosa sia accaduto con i profughi prima della Seconda guerra mondiale (1938-1939). Ma nel Regno Unito, dove non solo stiamo combattendo il terrorismo, affrontando la questione dei migranti economici, ma stiamo anche fronteggiando il problema umanitario, l'approccio tedesco sembra superficiale e non accuratamente ponderato, soprattutto quando i tedeschi non rispetteranno le regole. A prescindere da cosa si pensi del governo ungherese, le regole sono regole, e se la Germania non le rispetterà, l'intera Unione Europea rischia di sgretolarsi.


A Bruxelles, l'autoproclamata capitale dell'Europa, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha insistito sul fatto che l'immigrazione dai paesi musulmani costituirebbe una soluzione al declino demografico del Vecchio Continente. Egli ha detto:


"Non dimentichiamo che siamo un continente che invecchia e affronta un declino demografico. Avremo bisogno di talenti. Col tempo, l'immigrazione deve essere trasformata da un problema a una risorsa ben gestita. A tal fine, la Commissione europea presenterà un pacchetto ben concepito sull'immigrazione legale entro l'inizio del 2016".


Nel suo discorso del 9 settembre sul cosiddetto Stato dell'Unione Europea, Juncker ha asseritoche non esiste alcuna differenza tra migranti cristiani, ebrei e musulmani. Egli ha chiosato:


"L'Europa in passato ha commesso l'errore di distinguere tra ebrei, cristiani e musulmani. Non ci sono distinzioni di religione, credo o filosofia quando si è rifugiati".


Sebbene la disoccupazione sia dilagante in seno all'UE, soprattutto tra i giovani europei, Juncker ha detto:


"Sono fortemente favorevole a far lavorare i rifugiati ospitati nei Paesi europei e permettere loro di guadagnarsi da vivere. Il lavoro è dignità (...) pertanto, dobbiamo fare di tutto per cambiare la nostra legislazione nazionale al fine di permettere ai profughi, ai migranti, di lavorare sin dal primo giorno del loro arrivo in Europa".


Nella Repubblica ceca, il presidente Milos Zeman ha affermato che nessuno ha invitato i migranti nel suo paese, ma una volta arrivati, essi devono rispettare le norme ceche altrimenti se ne possono andare. Egli ha asserito:


"Se qui non vi piace, andatevene. Qualcuno potrebbe considerare queste parole come un appello agli istinti umani più biechi, ma questa è la stessa posizione condivisa dagli ungheresi che hanno costruito una recinzione lungo il confine con la Serbia, così come gli americani che hanno costruito una barriera di separazione al confine con il Messico".


In Danimarca, Andreas Kamm, il segretario generale del Danish Refugee Council (Dansk Flygtningehjælp), ha avvertito che l'attuale crisi dei rifugiati potrebbe portare al crollo totale della società europea. In un'intervista al quotidiano Jyllands-Posten, Kamm ha detto che l'Europa si trova di fronte a "uno scenario da Armageddon". E ha aggiunto:


"Stiamo assistendo a uno squilibrio storico tra le cifre molto elevate di profughi e migranti e la capacità globale di fornire loro protezione e assistenza. Stiamo correndo il rischio che i conflitti tra i migranti e le popolazioni autoctone sfuggano di mano e si intensifichino. La risposta non può essere che l'Europa importa popolazioni in eccesso. Non possiamo essere obbligati a distruggere la nostra società".

Il ministro delle Finanze danese Claus Hjort Frederiksen ha dichiarato: "Sono indignato per il fatto che i paesi arabi che sono pieni di soldi accolgono solo pochi rifugiati. Paesi come l'Arabia Saudita. È del




tutto scandaloso".




In Germania, il ministro degli Interni Thomas de Maizière, in un'intervista a Die Zeit ha detto:







"La crisi della migrazione presenta una sfida formidabile. È più ampia di quanto avessimo pensato – socialmente, politicamente, economicamente, culturalmente. (...) Ora, avremo centinaia di migliaia di musulmani con un background arabo. Secondo quanto mi ha detto il mio collega francese, questa è una differenza significativa per quanto riguarda l'integrazione. (...) Mi è stato detto che tra il 15 e il 20 per cento dei migranti adulto è analfabeta.




"Dobbiamo abituarci all'idea che il nostro paese sta cambiando. Le scuole, la polizia, gli alloggi, i tribunali, l'assistenza sanitaria, ovunque! Abbiamo bisogno di un emendamento alla Costituzione. E tutto questo deve accadere molto rapidamente, nel giro di qualche settimana! Questo richiederà un enorme cambiamento nella nostra mentalità radicata".




In un'intervista a Politico, Josef Joffe, un intellettuale ebreo-tedesco in genere molto arguto che è editore e direttore del quotidiano Die Zelt, sembrava del tutto ignaro delle conseguenze a lungo termine dell'importazione di centinaia di migliaia di musulmani in Germania quando ha asserito:







"È un vero miracolo. La nostra figura emblematica di rifugiato è ora il medico siriano che combina il livello d'istruzione con l'obbligo morale, data l'indicibile crudeltà contro i civili nella guerra siriana. La Germania, come i paesi di colonizzazione inglese, si sta trasformando in un Einwanderungsland, un paese di immigrazione, che accetta differenti razze, religioni, e origini. Così la Germania si sta evolvendo in un una specie di America, dove non occorre essere nati americani, ma lo si può diventare. È una rivoluzione mentale ed emotiva.




In Ungheria, il premier Viktor Orbán ha messo in guardia dalle "conseguenze esplosive" di uno scontro culturale tra l'Europa e i migranti provenienti dal mondo musulmano. In un saggio pubblicato il 3 settembre dalla casa editrice Frankfurter Allgemeine Zeitung, Orbán ha scritto:







"Per capire ciò che dobbiamo fare, occorre cogliere la vera natura della situazione in cui ci troviamo. L'Europa non è nella morsa del 'problema dei profughi' o di 'una situazione di rifugiati', ma il continente europeo è minacciato da un'ondata crescente di migrazione dell'era moderna. La circolazione delle persone avviene su scala immensa, e da una prospettiva europea il numero dei potenziali immigrati futuri sembra illimitato.




"Ogni giorno che passa si vede che centinaia di migliaia di persone si presentano ai nostri confini, e altre milioni intendono partire per l'Europa, mosse da motivi economici...




"Dobbiamo riconoscere che la sconsiderata politica dell'UE in materia di immigrazione è responsabile di questa situazione. L'irresponsabilità è tipica di ogni politico europeo che promette una vita migliore agli immigrati e li incoraggia a lasciarsi ogni cosa alle spalle e a mettere a rischio la vita cercando di raggiungere l'Europa. Se il Vecchio Continente non fa ritorno al buon senso, si ritroverà stremato nella battaglia per il suo destino...




"Non dimentichiamo che coloro che arrivano qui sono cresciuti con una religione diversa e hanno una cultura radicalmente differente. Quasi tutti non sono cristiani, ma musulmani. La questione è importante perché l'Europa e l'identità europea hanno radici cristiane. Non è già preoccupante in sé che il cristianesimo europeo non sia quasi più capace di mantenere l'Europa nel sistema dei valori cristiani? Se si perde di vista questo, l'idea dell'Europa potrebbe diventare di importanza secondaria nel suo stesso continente".




Facendo riferimento all'occupazione dell'Ungheria da parte dell'Impero ottomano dal 1541 al 1699, Orbán ha detto:







"Penso che abbiamo il diritto di decidere se vogliamo o no un gran numero di musulmani nel nostro paese. Non ci piacciano le conseguenze di avere numerose comunità islamiche come in altri paesi e non vedo perché ci debbano costringere a creare modalità di convivenza su cui noi non siamo d'accordo. Questa è un'esperienza storica per noi".




Secondo Zoltán Kovács, un portavoce del governo ungherese di centro-destra, la risposta dell'Unione Europea alla crisi è un completo fallimento. Egli ha dichiarato:







"L'UE non distingue tra coloro che hanno reale bisogno di aiuto. I veri profughi vengono accostati ai migranti economici. Non siamo di fronte a una crisi di rifugiati, ma a una crisi della migrazione. La gente arriva qui da un centinaio di paesi di tutto il mondo. È del tutto inaccettabile che i mezzi illegali di movimento siano ora istituzionalizzati".




In Slovacchia, il premier Robert Fico ha detto che il 95 per cento dei cosiddetti profughi è costituito in realtà da migranti economici:







"Non assisteremo a questa follia con le braccia spalancate ripetendo che accetteremo tutti, indipendentemente dal fatto che siano immigrati economici o no. Se non si comincia a dire la verità sulla migrazione, non faremo passi avanti".




Fico ha anche lanciato un monito sulle conseguenze di una sfrenata immigrazione musulmana. Egli ha dichiarato:







"Poiché la Slovacchia è un paese cristiano, non possiamo tollerare un afflusso di 300.000-400-000 immigrati musulmani che potrebbero cominciare a costruire moschee in tutto il nostro territorio e a cercare di cambiare la natura, la cultura e i valori dello Stato".




Negli Stati Uniti, l'ambasciatore John Bolton ha fatto presente che la crisi migratoria europea è anche un problema dell'America. Egli ha scritto:







"Mentre gli americani possono credere che l'Europa, da tempo sprezzante del nostro acceso dibattito sui problemi dei controlli delle frontiere, sta avendo ciò che si merita, dobbiamo comunque concentrarci sulle potenziali minacce e le lezioni applicabili a noi.




"Una causa cruciale dell'aumento dell'immigrazione illegale in Europa è il crescente caos in tutto il Medio Oriente. Questa anarchia diffusa deriva, sostanzialmente, dalla deliberata politica di Barack Obama del 'leading from behind' volta a ridurre l'attenzione e il coinvolgimento degli Stati Uniti nella regione. Quando la presenza americana diminuisce ovunque nel mondo, qualunque ordine minimo e stabilità esistente possono rapidamente svanire...




"Da anni, la causa centrale degli spostamenti di massa in Europa è di natura economica: i nordafricani hanno attraversato lo Stretto di Gibilterra o si sono diretti verso Francia o Italia. I turchi e gli arabi sono entrati dalla Grecia e dall'Europa Orientale. Una volta giunti nell'Unione Europea, grazie all'accordo di Schengen, le barriere sono ora quasi inesistenti e, come negli Stati Uniti, i clandestini possono viaggiare liberamente...




"La diffusione del terrorismo, i conflitti armati e il crollo dell'autorità politica in Medio Oriente sono ormai potenti fattori causali che sono sullo stesso piano o superano le permanenti disparità economiche. L'Europa teme di essere sopraffatta dalle masse di gente in movimento, perdendo così il controllo sulle decisioni su chi accogliere e chi allontanare. Queste preoccupazioni sono legittime, ma ci sono anche rischi più profondi. Rispecchiando le preoccupazioni di Washington, c'è una grave e crescente minaccia posta dal terrorismo islamista che si nasconde nella marea di gente in cerca di rifugio.




"La lezione per gli Stati Uniti è che ridurre la nostra influenza globale non accresce la pace e la sicurezza internazionale. Proprio il contrario. Il ritiro di Obama dal Medio Oriente, il suo disinteresse per la continua avanzata dello Stato islamico o la sua resa al programma nucleare iraniano, fanno parte di un disegno più ampio. Il problema dell'immigrazione illegale in Europa è anche un nostro problema".




In un articolo apparso su New York Observer, Arthur Chrenkoff ha scritto:







"Mentre la torrida estate europea cede il passo all'autunno, il continente sta vivendo massicci spostamenti di popolazione senza precedenti dal periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Ma in questo caso non sono gli europei a compiere questi spostamenti di massa. Man mano che centinaia di migliaia di persone continuano ad arrivare alle porte dell'Europa e affollano le sue strade e le linee ferroviarie, molti commentatori conservatori ravvisano un parallelo storico più adatto e inquietante nel Völkerwanderung ovvero 'le peregrinazioni dei popoli' che preannunciarono la caduta dell'Impero romano circa sedici secoli fa. Gli europei hanno memorie storiche di lunga data...




"Mentre riflettiamo sulle vivide immagini diffuse dai media di imbarcazioni e treni traboccanti di esseri umani disperati, è importante tenere a mente due cose. Innanzitutto, la maggioranza dei 350.000-400.000 migranti che sono arrivati quest'anno in Europa (queste sono le cifre conosciute, ma non si sa quanti ne siano entrati furtivamente) non è siriana. Infatti, lo sono meno di un terzo, e il resto proviene dai paesi africani, mediorientali e sud-asiatici. In secondo luogo, la maggior parte sembra essere single, giovani uomini in apparente buona salute, che si sono spostati per motivi di ordine economico, e non per paura di essere uccisi o perseguitati.




"Quello che sta accadendo in Europa non è tanto, o almeno non è principalmente, una crisi dei rifugiati, ma una crisi delle politiche europee in materia di immigrazione".




Chrenkoff lo ha sintetizzato in questo modo:







"Il controllo dei propri confini è una delle caratteristiche – e delle responsabilità – più importanti di uno Stato moderno. I paesi perdono il controllo del proprio destino e cessano di esistere quando non riescono a controllare chi arriva."




Fonte Gatestone Institute

Lince



mercoledì 16 settembre 2015

ProVita. Urgente firmare petizione contro Gender a scuola



Bisogna contrastare l’ideologia gender che minaccia la scuola italiana. E’ l’esortazione dell’Associazione ProVita Onlus che, insieme all’Associazione Italiana Genitori (AGe), l’Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche (AGeSC), il Movimento per la Vita e Giuristi per la Vita, sostiene una petizione che sarà inviata alle massime cariche istituzionali italiane. Le organizzazioni pro-life denunciano che l’Unar, l’Ufficio anti discriminazioni raziali, dal 2013 ha avviato una strategia nazionale che diffonde questa ideologia spesso sotto forma di corsi sulla discriminazione, affettività e sessualità. Massimiliano Menichetti ha intervistato Andrea Fiore, portavoce di Pro-Vita Onlus:

audio ---- >  http://media02.radiovaticana.va/audio/audio2/mp3/00466692.mp3
R. – Abbiamo lanciato questa petizione a fine dicembre e chiediamo alle autorità, in particolare al ministro dell’Istruzione, alla presidenza della Repubblica, al presidente del Consiglio, anzitutto di disapplicare questa strategia dell’Unar e poi di emanare tutta una serie di direttive per fare in modo che attuali o eventuali progetti futuri ispirati al gender nelle scuole non possano avviarsi. Tra l’altro, chiediamo soprattutto che venga riconosciuto il diritto dei genitori a essere informati: questo è fondamentale, perché sia questa strategia nazionale, sia i progetti gender vengono fatti senza cercare la collaborazione o a totale insaputa dei genitori.

D. – Come accadde nel 2013, quando il governo Monti firmò l’avvio di questa strategia che peraltro termina quest’anno…

R. – E’ stata redatta cercando la collaborazione di decine di associazioni Lgbt – lesbo, gay, bisex, transgender – ma senza alcuna associazione in rappresentanza delle istanze della famiglia.

D. – Il gender, lo ricordiamo, afferma in sintesi: non sono maschio o femmina in base al sesso biologico, con cui sono nato, ma – dice - io sono ciò che mi sento di essere. Che succede concretamente nelle scuole?

R. – La strategia nazionale afferma a chiare lettere che bisogna favorire nelle scuole, il cosiddetto “empowerment Lgbt”, cioè favorire l’ingresso anche, ad esempio, di transessuali tra gli insegnanti. Stanno anche girando delle favole nelle scuole che mostrano la pretesa normalità di famiglie con due mamme o due papà che ricorrono all’utero in affitto per avere un figlio che, ricordiamo, è reato nel nostro Paese. Tutto questo viene mostrato come assoluta normalità.

D. – Nelle scuole, in sostanza, si possono trovare dei corsi che sotto il "cappello" della non discriminazione in realtà propongono l’ideologia gender…

R. – E’ chiaro che bisogna educare i bambini a non discriminare, non fare violenza, non insultare nessuno, per qualsiasi motivo. Altra cosa è questo capitolo di promozione del gender che bisogna assolutamente fermare.

D. – Cioè voi dite: nessuna discriminazione nei confronti della realtà omosessuale, ma non si può sovvertire nelle scuole il dato che in natura un bambino nasce dall’unione di un uomo e di una donna…

R. – Sì. E’ chiaro che scatta la rilevanza sociale quando si cerca di imporre un’ideologia, che tra l’altro non viene sentita come propria, neanche da molti omosessuali, che non si identificano in questa ideologia Lgbt o comunque del gender.

D. – Le famiglie che possono fare concretamente?

R. – Battersi contro questa ideologia, ad esempio informando altre mamme, riunendosi e ottenendo informazioni dagli insegnanti, e dai presidi, chiedendo di essere informati... E' un diritto. E’ importante informarsi su tutti i progetti e in particolare sui progetti relativi all’affettività, la sessualità… Non dimenticate che la scuola deve avere il vostro consenso.

D . – Come si fa a firmare la vostra petizione?

R. – Si può trovare sul nostro sito, quindi www.notizieprovita.it. Molte altre associazioni – la lista è sempre più lunga – hanno aderito. Speriamo di arrivare alle 100 mila firme entro fine febbraio, che è un traguardo importante. E speriamo di aver anche un colloquio con alcune delle autorità a cui la petizione è indirizzata.


Fonte Radio Vaticana




martedì 15 settembre 2015

Spiegate le differenze tra i volti di umani e quelli degli scimpanzé



La faccia di uno scimpanzé è decisamente diversa da quella di un essere umano, nonostante la vicina parentela. A chiarire le differenze tra i loro volti arriva oggi uno studio di antropologia cellulare dei ricercatori della Stanford University Medical Centre, che ha studiato i possibili cambiamenti strutturali che si osservano in due specie con un patrimonio genetico quasi identico.

Secondo la ricerca, la chiave è nella regolazione dell’espressione genica dei geni coinvolti nello sviluppo del viso, cioè quanto, quando e dove vengono espressi. I ricercatori hanno infatti scoperto che gli scimpanzé e gli esseri umani esprimono diversi livelli di proteine note per controllare lo sviluppo delle parti del viso, tra cui quelle coinvolte nella mascella, nella lunghezza del naso e nella pigmentazione della pelle.

“Stiamo cercando di capire i cambiamenti nel nostro Dna che si sono verificati durante la recente evoluzione e ci reso diversi dalle scimmie”, ha spiegato Joanna Wysocka, coautorice dello studio. “In particolare, siamo interessati alle strutture cranio-facciali, che hanno subito una serie di adattamenti nella forma della testa, nel posizionamento degli occhi e nella struttura facciale che ci permettono di ospitare un cervello più grande, camminare in posizione eretta e persino utilizzare la nostra laringe per il discorso complesso”.

I ricercatori si sono concentrati sulle aree di Dna note come regioni enhancer, regioni che controllano quando, dove e quanto i geni sono espressi, regolando la frequenza di trascrizione del gene che correlato anche attraverso il legame con alcune proteine. Ma le diverse modalità delle proteine di legarsi a queste regioni enhancer durante lo sviluppo potrebbero spiegare le differenze morfologiche tra esseri umani e scimpanzé?

Per rispondere a questa domanda i ricercatori per prima cosa hanno dovuto ottenere le cellule della cresta neurale, cellule specializzate presenti solo nello sviluppo molto precoce dei primati (negli esseri umani compaiono circa cinque settimane dopo il concepimento). Anche se la loro prima apparizione avviene lungo quello che poi diventerà il midollo spinale, le cellule della cresta neurale migrano nel tempo per influenzare la morfologia del viso e si differenziano poi in osso, cartilagine e tessuto connettivo della testa. “Queste cellule sono uniche”, ha spiegato Sara Prescott, tra gli autori del paper “ e se vogliamo capire che cosa rende le facce umane e dello scimpanzé diverse, dobbiamo guardare all’origine. L’accesso ai primi tipi di cellule, come quelle della cresta neurale può essere molto difficile, soprattutto quando si studiano i primati”. Per ottenere questo tipo di cellule, i ricercatori hanno utilizzato cellule staminali pluripotenti indotte, o cellule IPS, quindi generate artificialmente a partire da una cellula somatica adulta di scimpanzé, e poi di essere umano.

Poiché le cellule IPS possono essere portate a diventare altri tessuti, Prescott e suoi colleghi le hanno modificate in cellule della cresta neurale. Hanno quindi esaminato le regioni enhancer in tutto il genoma, alla ricerca di quelle che non erano solamente attive -e quindi coinvolte nello sviluppo craniofacciale- ma anche di quelle i cui gradi di attività sembravano variare tra le cellule umane e scimpanzé. “La maggior parte degli elementi regolatori sono gli stessi tra le due specie”, ha spiegato Wysocka: “ma abbiamo notato alcune differenze. In particolare, abbiamo trovato circa 1.000 regioni enhancer che abbiamo chiamato ‘species-biased’ (specie-orientate), nel senso che sono più attive in una specie o nell’altra”.

In particolare, i ricercatori hanno scoperto che due geni, PAX3 e PAX7, noti per influenzare la forma, la lunghezza del muso e la pigmentazione della pelle nei topi sono stati espressi a livelli più alti negli scimpanzé rispetto agli esseri umani. Al contrario, un altro gene noto per essere coinvolto nel determinare la forma dei becchi dei fringuelli e dei pesci ciclidi era espresso a livelli più elevati nell’essere umano che negli scimpanzé. Nei topi, la sovra-espressione di questo gene, BMP4, nelle cellule della cresta neurale, provoca un significativo cambiamento nelle forma del viso, cioè un arrotondamento del cranio e degli occhi che sono più vicini alla parte anteriore del viso, come avviene nella specie umana.

“Ora stiamo studiando alcune di queste più interessanti regioni enhancer ‘specie-orientate’, per capire meglio il loro impatto sulle differenze morfologiche”, ha concluso Wysocka: “Sta diventando chiaro che questi percorsi cellulari possono essere utilizzati in molti modi per influenzare la forma del viso”.

Riferimenti: Cell DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.cell.2015.08.036


Fonte Galileo




ExoMars: così l’Italia andrà su Marte

L'Italia sta per andare su Marte a bordo del lander Schiaparelli all'interno del progetto ExoMars. Il ruolo italiano è quello di perforare la superficie per estrarne dalle profondità i campioni da analizzare. L'obiettivo è quello di cercare tracce della vita e nuovi indizi sulla composizione del pianeta rosso.


L'Italia arriverà su Marte attraverso la tecnologia Tecnomare, azienda controllata al 100% da Eni, confermando il proprio ruolo protagonista nell'alta ingegneria aerospaziale: la stessa tecnologia che è già approdata con Philae sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, ora è stata perfezionata per affrontare le condizioni estreme del lavoro su Marte e ricavarne informazioni preziose per il futuro della ricerca. ExoMars atterrerà sul pianeta rosso nel 2019.L’Italia sta per andare su Marte. Va a cercare vita, o almeno a tentare di capire cosa sia davvero Marte e come l’uomo possa metterci su i propri piedi. A portare l’Italia su Marte sarà l’azienda Tecnomare (controllata al 100% da Eni), all’interno di un progetto coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana e denominato ExoMars. Un progetto estremamente importante e ambizioso, ma per molti versi nemmeno clamoroso: la stessa Tecnomare ha già portato l’ingegneria tricolore sulla cometa Rosetta al termine di un viaggio lunghissimo ed al fine di compiere una sessione di lavoro estremamente complessa.




Rosetta è stata la palestra da cui nasce il progetto ExoMars all’interno del programma ESA Aurora. Come da indicazioni della stessa ASI (componente italiana all’interno dell’European Space Agency), la missione marziana si divide in due fasi: nella prima, prevista per gennaio 2016, «una sonda (TGO) resterà nell’orbita di Marte per indagare la presenza di metano e altri gas presenti nell’atmosfera, possibili indizi di una presenza di vita attiva, mentre un modulo (EDM), contenente la stazione meteo (Dreams) ed altri strumenti, atterrerà su Marte»; la seconda fase, prevista per il maggio 2018, prevede l’atterraggio su Marte di un rover capace di agire autonomamente e dotato di strumenti per penetrare ed analizzare il suolo.

La sfida è di altissimo livello, insomma: il “robot” deve essere in grado di raggiungere Marte, atterrarvi autonomamente, analizzare lo spazio circostante, muovercisi in sicurezza e quindi penetrarne la superficie. La parte successiva è quella più prettamente scientifica: il carotaggio è funzionale all’analisi del terreno per la comprensione di molti aspetti relativi al pianeta rosso: la sua storia, la sua evoluzione, il suo passato e l’effettiva possibilità di trovarvi tracce di vita. Le condizioni di Marte sono infatti tali per cui, se la vita c’è, con ogni probabilità si trova al di sotto della superficie. Penetrare il sottosuolo significa pertanto andare alla ricerca di tracce laddove con maggior possibilità se ne possono trovare.


I principali obiettivi scientifici della missione sono la ricerca di tracce di vita passata e presente su Marte, la caratterizzazione geochimica del pianeta, la conoscenza dell’ambiente marziano e dei suoi aspetti geofisici e l’identificazione dei possibili rischi per le future missioni umane.



Prima la cometa

Il progetto ExoMars inizia molti anni prima. La tecnologia che approderà sul pianeta rosso, infatti, è figlia delle intuizioni che hanno portato un rover sulla superficie di una cometa. La tecnologia oggi ancorata a Rosetta arriva dai medesimi laboratori ed ha la medesima finalità: perforare e analizzare il terreno, lavorando in condizioni estreme e senza la possibilità di conoscere a priori il contesto nel quale avverrà un carotaggio profondo ben 2 metri.


Tecnomare ha curato la progettazione e la realizzazione del drill che perforerà il suolo e che anzitempo aveva già graffiato la superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko attraverso Philae. A capo della missione una donna italiana: Amalia Ercoli-Finzi, grande sostenitrice degli investimenti lungimiranti nella ricerca scientifica e della necessità di coltivare risorse nel mondo dell’ingegneria, ha dimostrato come l’Italia possa avere un ruolo d’eccellenza nel settore firmando una delle missioni spaziali più iconiche ed importanti degli ultimi anni. Ma il lungo viaggio verso Rosetta (con la tecnologia italiana “ibernata” per dieci lunghi anni in attesa dell’arrivo) è soltanto una metafora del lungo lavoro che sta dietro la ricerca scientifica:Marte è il vero obiettivo, e l’Italia sarà nuovamente presente per mettere a frutto quanto sviluppato durante la missione antecedente.


<<A me sono sempre piaciute le comete, sono una delle cose più belle del mondo. Io dico sempre che il Padreterno, quando le ha create, stava sorridendo >>Amalia Ercoli-Finzi

Obiettivo Marte

Il lander che atterrerà su Marte è denominato Schiaparelli in omaggio all’astronomo saviglianese che pubblicò ricerche approfondite che teorizzavano per la prima volta i “canali di Marte”: un progetto con forti tracce di DNA italiano, insomma, dall’ispirazione ai finanziamenti, passando per ricerca e sviluppo degli elementi chiave della spedizione. Se le tesi di Schiaparelli ebbero un impatto fortissimo sulle speculazioni relative alla possibilità di vita sul pianeta rosso, il nuovo lander sviluppato con tecnologie Eni potrebbe dare risposte importanti sul medesimo quesito. O potrà almeno portare l’uomo alla domanda successiva: quali problemi occorre affrontare affinché l’uomo possa un giorno arrivare su Marte? Quali pericoli vanno scongiurati e quali sono le risorse a cui poter attingere sul pianeta per ipotizzarvi una colonia in pianta stabile?

Domande ambiziose, la cui risposta va però scomposta in molti piccoli elementi: ExoMars dovrà riuscire ad atterrare, dovrà identificare l’area per le perforazioni e dovrà quindi iniziare il proprio lavoro. Il braccio meccanico è modulare e tale da arrivare ad una profondità massima pari a 2 metri. Ed è esattamente in questa fase che la tecnologia Eni-Tecnomare avrà ruolo da protagonista.

I test effettuati sulla Terra hanno simulato le condizioni di lavoro marziane, portando i meccanismi sotto stress per valutare i loro margini di operatività in remoto sotto i comandi del ROCC (Rover Operations Control Centre). Il Drill raccoglierà campioni della dimensione approssimativa di 3×1 cm, i quali saranno trasferiti al Rover Payload Module per essere smembrati e analizzati. Il Drill è peraltro dotato di uno spettrometro a infrarossi miniaturizzato (denominato Ma-Miss) con il quale osservare le pareti del terreno perforato e ricavarne i primi dati da inviare sulla Terra. Essendo impossibile prevedere a priori la tipologia e la consistenza del terreno, il robot è progettato per compiere in sequenza protocollata una serie di operazioni che prevedono l’estrazione di almeno 17 campioni per 7 cicli di esperimenti e 2 perforazioni in profondità.
Strumenti di perforazione Eni per il progetto ExoMars


L’unità Schiaparelli (240 cm di diametro per 600 Kg di peso, con struttura in alluminio e fibra di carbonio) arriverà su Marte al termine di un viaggio lungo 9 mesi: i sistemi saranno accesi poche ore prima dell’impatto con l’atmosfera marziana, il cui approccio sarà alla velocità approssimativa di 5,8 km/s. Il viaggio va pianificato con estremo anticipo poiché le condizioni ideali per il distacco da Terra si verificano soltanto ogni 26 mesi (valutazione compiuta sulla base dell’orbita dei due pianeti) ed i tempi debbono essere pertanto estremamente circostanziati per evitare di perdere il treno con l’invio pianificato. La responsabilità sulle spalle dell’ESA è peraltro forte, poiché Schiaparelli potrebbe essere il primo lander europeo a toccare la superficie marziana al termine di un atterraggio controllato: un obiettivo ad altissima difficoltà e di grande importanza, in grado di portare le ricerche sui pianeti del sistema solare ad un nuovo livello. L’impatto con l’atmosfera sarà ad una altezza di 120 km dal suolo, con una decelerazione improvvisa da 35 a 5 Mach. Un apposito paracadute contribuirà a rallentare il modulo, il quale attiverà infine uno speciale sistema di atterraggio basato su propulsori per arrivare al suolo senza danni per le attrezzature trasportate.
ExoMars, spedizioni 2016 e 2018

La prima spedizione ExoMars 2016 avrà lo scopo di analizzare l’atmosfera marziana in cerca di metano: il gas è infatti indizio di metabolismo, il che potrebbe fornire importanti tasselli nella ricerca di forme di vita sul pianeta. La seconda spedizione, ExoMars 2018, avrà invece lo scopo di cercare altre tracce in profondità, laddove le condizioni potrebbero essere favorevoli a garantire, se non la vita, quantomeno la conservazione delle sue tracce passate. Quest’ultima fase del progetto sarà utile altresì a simulare l’atterraggio sul pianeta, fornendo così importante feedback al fine di raccogliere le informazioni necessarie per la buona riuscita del successivo arrivo del rover. Da sempre l’atterraggio su Marte è costellato di difficoltà e di fallimenti, motivo per cui la prudenza della missione europea denota l’importanza di un progetto che non lascia nulla al caso. Il lancio avverrà in entrambi i casi su lanciatore Proton del team russo Roscosmos.




Fin da ora il punto dell’atterraggio della spedizione 2018 è stato scelto in virtù di speciali caratteristiche geologiche ipotizzate a seguito degli scatti fotografici ottenuti. Uno degli indizi principali che ha suggerito la scelta della “Meridiani Planum” per l’atterraggio è la presenza di ruggine: sulla terra l’ossido di ferro è sinonimo di presenza d’acqua, mentre su Marte sarà un trapano italiano a doverne cercare le tracce in profondità. L’altitudine dovrebbe inoltre essere ideale per massimizzare la possibilità di ottenere risultati importanti dai campioni di terreno estratti. Interessante è notare come i dati relativi all’altitudine sono ricavati dalle misurazioni del Mars Orbiter Laser Altimeter (MOLA), punta di diamante di una spedizione NASA datata 1996 ed attiva fino al 2001 nel campionamento dell’intera superficie del pianeta rosso: è chiara la natura transnazionale della ricerca e delle esplorazioni, fil rouge che lega assieme tutte le nazioni che partecipano a questi fondamentali slanci oltre i limiti finora esplorati.

Una volta effettuato l’atterraggio, gli spostamenti saranno stabiliti in base ad una scelta basata sulla statistica e sull’analisi ravvicinata del contesto: una serie di strumentazioni di bordo misurerà i parametri del terreno circostante e si deciderà così dove avviare le perforazioni.


Meridiani Planum: dove l’Italia atterrerà su Marte (immagine: NASA, MOLA Science Team).
Perché andare su Marte?

In nessun caso la ricerca è completamente fine a sé stessa: lo sono i fini, ma non gli strumenti per finanziarla e portarne avanti i pesantissimi investimenti. Le interpolazioni venutesi a creare attorno a progetti di questo tipo hanno perà una ricaduta diretta sulle attività delle aziende interessate, il che offre alle missioni spaziali un interesse fondamentale, fatto di sperimentazioni e alta ingegneria. Nel caso di Eni, il lavoro compiuto su Rosetta ed all’interno di ExoMars diventano know-how aziendale prestigioso, sfruttato in progetti quali Clean Sea o nello sviluppo di nuove tecnologie di perforazione.


Per Eni il settore Ricerca e Sviluppo (R&D) rappresenta un investimento, non un costo. Lo dimostra il fatto che il valore generato nell’anno equivale a 4-5 volte la spesa sostenuta. La produzione di idrocarburi localizzati in aree di frontiera tecnologica (acque profonde, zone artiche, strutture geologiche com­plesse e aree sensibili) rappresenta un forte stimolo per l’industria petrolifera ad ampliare il proprio portafoglio tecnologico. È pertanto cruciale essere in grado di esplorare e sviluppare in modo efficace e sostenibile le aree di frontiera, come le acque profonde e ultra-profonde (deep e ultra-deep water), generalmente caratterizzate da condizioni geologiche e ambientali sfidanti.

Andare su Marte è un obiettivo di altissimo profilo, con grande valenza sociale e scientifica. Le aziende che vi si impegnano debbono assorbire forti investimenti con ricadute di lunghissimo periodo, ma la cui eccellenza ricompensa ampiamente lo sforzo compiuto. Il fatto che su Schiaparelli ci sia una forte impronta italiana è pertanto un motivo d’orgoglio che va ben oltre la sola computazione economica o di opportunità: c’è un significato alto che sfugge a qualsiasi calcolo, ma che non può sfuggire alle valutazioni più profonde e ampie sull’operazione. Perché racconta un’Italia fatta di eccellenze. Un’Italia che, soprattutto, sa ancora sognare.

Fonte WEBNEWS

Alla luce del sole - Film completo sugli ultimi anni di Don Pino Puglisi



Alla luce del sole è un film drammatico del 2005, diretto dal regista Roberto Faenza (n. 1943), che narra gli ultimi tre anni di vita e di attività di don Giuseppe Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Un uomo che "sparava" dritto, dovere inflessibile nella denuncia ed alieno da ogni compromesso. Con gesti concreti, dedicandosi al recupero dei bambini del quartiere per sottrarli alla mafia, don Puglisi era diventato una presenza scomoda, un simbolo, un freno alla corruzione.

Il film è uscito nelle sale italiane il 21 gennaio 2005.




Trama

Don Pino Puglisi, un sacerdote, viene inviato il 29 settembre 1990, dall'arcivescovo di Palermo,Salvatore Pappalardo (1910 - 1996) ad occuparsi della Parrocchia di San Gaetano nel quartiere degradato di Brancaccio, alle porte della città. Lì trova una tragica realtà: ragazzi che inneggiano alla mafia e bambini che diventano manovali o killer di Cosa nostra.

In meno di due anni, don Pino riesce a costruire un Centro di accoglienza "Padre Nostro" che diventa un punto di riferimento per i giovani e le famiglie della parrocchia e, con l'aiuto di un gruppo di volontari, giorno dopo giorno, raccoglie decine di ragazzi per toglierli dalla strada, e quindi dalla mafia. Presto capisce che per incidere in quel tessuto così disgregato bisogna fare e dare di più. Significava scontrarsi contro l'inerzia e l'incomprensione della burocrazia locale: per avere una rete fognaria, una scuola, un distretto sanitario, tutte cose che a Brancaccio mancano da sempre. Inevitabilmente, però, il suo percorso lo porta a entrare in conflitto con gli interessi del potere mafioso, che da decenni domina la vita quotidiana del quartiere.

Sono gli anni delle stragi di Capaci e di Via d'Amelio, dove nello spazio di pochi mesi perdono la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme alle rispettive scorte. Proprio gli stessi clan che organizzano gli eccidi si trovano di fronte quel prete indomabile e coraggioso, quel parroco che insegna ai ragazzi a credere in un mondo diverso, a non sottostare alla sopraffazione. Lo avvertono: bruciano le case dei suoi collaboratori, incendiano la chiesa; lo minacciano, cercano di fare il vuoto attorno a lui, ma la sua fede non cede alle intimidazioni.

Ed allora per toglierlo di mezzo non resta che la strada della viltà estrema. Don Pino viene assassinato il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56° compleanno, nel momento esatto in cui Roberto Baggio segnava un gol per l'Italia e tutta la città era davanti al televisore... Il sacerdote viene assassinato, perché sottraendo i bambini alla strada, li sottraeva al reclutamento dei boss, che nel rione di Brancaccio, dove era nato, hanno creato da tempo immemorabile un vero e proprio vivaio di manovalanza criminale.

Il film si conclude con tanti bambini riuniti in chiesa davanti alla bara di don Pino. Domenico, incaricato della sua uccisione, si toglierà la vita buttandosi con il motorino.


Fonte Cathopedia






il film completo






lunedì 14 settembre 2015

Papa: promuovere economia dell'onestà di fronte a corruzione




Umanizzare l’economia, unendo l’efficienza con la solidarietà e lottando contro la “corruzione”. È l’esortazione di Papa Francesco ai dirigenti, ai dipendenti, con i familiari, della Banca di Credito Cooperativo di Roma, nel sessantesimo di fondazione dell’istituto. Ai circa 7 mila presenti in Aula Paolo VI, accompagnati dal presidente Francesco Liberati, il Pontefice ha pure parlato di un uso “solidale e sociale del denaro”, perché - ha detto - “non comanda il capitale sugli uomini, ma gli uomini sul capitale”. Il servizio di Giada Aquilino:

Economia dell'onestà
Una “sana e prudente” gestione vale “sempre e per tutti”: l’obiettivo dev’essere “far crescere l’economia dell’onestà”. Papa Francesco parla ai dipendenti della Banca di Credito Cooperativo di Roma, attiva anche nel resto del Lazio e in Abruzzo, la “più grande in Italia”, e sottolinea come il loro lavoro sia “un mestiere delicato”, che richiede “grande rigore”:

“Economia dell’onestà, in questo tempo in cui l’aria della corruzione viene dappertutto. A voi è chiesto non solo di essere onesti - questo è normale - ma di diffondere e radicare l’onestà in tutto l’ambiente. Una lotta contro la corruzione”.

Persona al centro, non Dio denaro
La banca cooperativa, spiega, deve avere “qualcosa in più”: cercare di “umanizzare l’economia, unire l’efficienza con la solidarietà”. Punti di partenza, ricorda, sono il “valore” degli esseri umani e la “vita delle famiglie”, perché al centro dell’impegno dev’esserci sempre “la persona, non il Dio denaro”:

“Non comanda il capitale sugli uomini, ma gli uomini sul capitale”.

Fare insieme e per gli altri
È il Papa dell’enciclica “Laudato si’” ad auspicare un uso “solidale e sociale del denaro” e a ricordare che una cooperativa può diventare anche “una grande impresa”, ma la sua missione è un’altra:

“La sfida più importante è crescere continuando ad essere una vera cooperativa, anzi, diventandolo ancora di più. E’ una vera sfida! Questo significa favorire la partecipazione attiva dei soci. Fare insieme e fare per gli altri”.

Affrontare i problemi con le proprie forze
Un altro carattere di tali realtà è la “sussidiarietà”, messa in pratica - nota il Pontefice - quando sono state affrontate “le difficoltà della crisi”: le cooperative l’hanno fatto con i propri mezzi, “riunendo le forze e non a spese degli altri”.

“Questo è sussidiarietà: non pesare sulle istituzioni e quindi sul Paese quando si possono affrontare i problemi con le proprie forze, con responsabilità”.

Allargare l'orizzonte
L’esortazione di Francesco è dunque ad andare avanti “nel cammino di integrazione delle banche di credito cooperativo in Italia”:

“Non solo perché, come si dice, l’unione fa la forza, ma perché bisogna pensare più in grande, allargare l’orizzonte”.

In tale prospettiva Francesco cita le risorse “importanti” destinate da tali banche alla beneficenza e alla mutualità, una consuetudine - dice - tipica “delle buone cooperative”:

“Vi incoraggio anche a curare come il reddito viene prodotto, con quale attenzione a tenere sempre al centro le persone, i giovani, le famiglie”.

Il lavoro dà dignità
Perché lo spirito delle iniziative di cooperazione, prosegue, rimane sempre “valido”:

“La Bcc può essere il nucleo intorno a cui si costruisce una grande rete per far nascere imprese che diano occupazione: ci sono tanti senza lavoro… Imprese che diano occupazione per sostenere le famiglie, per sperimentare il microcredito e altri modi di umanizzare l’economia e soprattutto per dare l’opportunità che ogni uomo e ogni donna abbiano la dignità, quella dignità che dà il lavoro”!


Fonte Radio Vaticana







domenica 13 settembre 2015

Papa: clima, questione di giustizia e solidarietà verso i poveri



I cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e l’aumento degli eventi metereologici estremi indicano che “il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato”. Papa Francesco torna sul tema a lui caro della salvaguarda dell’ambiente, in occasione dell’udienza ai partecipanti all’Incontro della Fondazione per lo sviluppo sostenibile su Giustizia ambientale e cambiamenti climatici. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Cambiamenti climatici colpiscono soprattutto i più poveri
Quello della salvaguardia dell’ambiente è un tema “la cui importanza e urgenza non possono essere esagerate”. Nel suo discorso Francesco riporta la sua inquietudine nei confronti di quel bene comune che è il clima, “oggi gravemente minacciato”, come dimostrano fenomeni “oggetto di grande attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica, e attorno ai quali sono in corso accesi dibattiti scientifici e politici, da cui è andato emergendo un consenso diffuso, anche se non unanime”. Perché dobbiamo occuparcene? E’ la domanda di Francesco: perché le ricadute dei cambiamenti climatici sono sociali e perché – risponde lui stesso – “sono i più poveri a patirne con maggiore durezza le conseguenze!”:

“La questione del clima è una questione di giustizia; e anche di solidarietà, che dalla giustizia non va mai separata. È in gioco la dignità di ognuno, come popoli, come comunità, come donne e uomini”.

Dovere per le generazioni future
Nelle mani degli uomini c’è un potere senza precedenti dato da scienza e tecnologia, per questo “è nostro dovere, verso l’umanità intera e in particolare verso i più poveri e le generazioni future, utilizzarlo per il bene comune”:

“Pur tra le molte contraddizioni del nostro tempo, abbiamo ragioni sufficienti per alimentare la speranza di riuscire a farlo. E da questa speranza dobbiamo lasciarci guidare. Nell’adempiere questo impegno, auguro a ciascuno di voi di sperimentare il gusto di partecipare ad azioni che trasmettono vita. La gioia del Vangelo dimora anche qui”.

Il grande nemico è l'ipocrisia
“In che modo – chiede ancora il Papa – possiamo esercitare la nostra responsabilità, la nostra solidarietà, la nostra dignità di persone e cittadini del mondo?”:

“Ognuno è chiamato a rispondere personalmente, nella misura che gli compete in base al ruolo che occupa nella famiglia, nel mondo del lavoro, dell’economia e della ricerca, nella società civile e nelle istituzioni. Non sfoderando improbabili ricette: nessuno le ha! Piuttosto offrendo quanto ha capito al dialogo e accettando che il proprio apporto sia messo in discussione: a tutti è richiesto un contributo in vista di un risultato che non può essere che frutto di un lavoro comune. Il grande nemico qui è l’ipocrisia”.

Possano far udire la propria voce i più poveri
Francesco torna sulla sua Enciclica Laudato si’, per riproporre questo dialogo come “unica via” per “cercare soluzioni davvero efficaci”. Un dialogo che dovrà “essere ispirato da una visione tanto trasparente quanto ampia”, che dovrà includere “tutte le parti in causa, anche quelle che più facilmente restano ai margini dei processi istituzionali” e che sia segnato da incontri tra esponenti di “rilievo di mondi diversi”, come la “religione e la politica, l’attività economica e la ricerca scientifica in molteplici settori, le organizzazioni internazionali e quelle impegnate nella lotta alla povertà”:

“Rivolgo a tutti un pressante invito a compiere ogni sforzo perché ai tavoli in cui si cerca il modo per risolvere l’unica e complessa crisi socio-ambientale possano far udire la propria voce i più poveri, tra i Paesi e tra gli esseri umani: è anche questo un dovere di giustizia ambientale. Di fronte all’emergenza dei cambiamenti climatici e con lo sguardo rivolto ai cruciali appuntamenti che nei prossimi mesi li affronteranno – l’approvazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite alla fine di questo mese e soprattutto la COP 21 di Parigi a inizio dicembre – mi sento di proporre che questo dialogo diventi un’autentica alleanza per arrivare ad accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci”.

Impegno personale del Papa e di tutta la Chiesa
Francesco, in conclusione, garantisce il suo “sostegno personale e di tutta la Chiesa” a partire dalla preghiera, chiedendo a Dio di benedire il comune sforzo, “perché l’umanità sappia finalmente dare ascolto al grido della terra e dei più poveri tra coloro che la abitano, e prendersene cura”:

“Oggi la nostra madre terra è fra i tanti esclusi che gridano al cielo per l’aiuto. La nostra madre terra è una esclusa”.

Soltanto ascoltando questo grido “la creazione si avvicinerà sempre di più alla casa comune che l’unico Padre ha immaginato come dono per la famiglia universale delle sue creature”.

Fonte : Radio Vaticana




mercoledì 9 settembre 2015

UNO STILE DI VITA...IL MIO! JAIDO!

QUESTO E' SEMPRE STATO E' E SEMPRE SARA' IL MIO MODO DI VIVERE!


Userai bene la Spada, quando riuscirai a sentire il movimento anche restando completamente immobile.
All’inizio l’arma diverrà tutt’uno con la mano che l’impugna,
poi tutt’uno con il cuore così che diventi arma anche un filo d’erba,
infine dall’assenza dell’arma nella mano e nel cuore, il guerriero sarà in pace.




- Felicità è quando ciò che pensi, che dici e che fai sono in armonia.
-Coltiva tre cose: la bontà, la saggezza e l’amicizia.
-Cerca tre cose: la verità, filosofia e comprensione.
-Ama tre cose: le buone maniere, il valore ed il servizio.
-Governa tre cose: il carattere, la lingua e la condotta.
-Apprezza tre cose: la cordialità, l’allegria e la decenza.
-Difendi tre cose: l’onore, gli amici e i deboli.
-Ammira tre cose: il talento, la dignità e la grazia. (!!!)
-Escludi tre cose: l’ignoranza, l’offesa e l’invidia.
-Combatti tre cose: la bugia, l’odio e la calunnia.(!!!)
-Conserva tre cose: la salute, il prestigio e il buon umore.
(Jiddu Krishnamurti)





LA MIA REGOLA di vita:

義, : Onestà e Giustizia

Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

勇, : Coraggio

Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

仁, Jin: Compassione

L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.


礼, Rei: Gentile Cortesia

I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.

誠,: Completa Sincerità

Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

名誉, : Onore

Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.


忠義, : Dovere e Lealtà

Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.


LINCE
 !!




sabato 5 settembre 2015

ULTIMA SERATA DELLA MANIFESTAZIONE VARAZZE E' LIRICA 2015

Ieri sera 4 Settembre si è svolto l'ultimo appuntamento, della manifestazione “Varazze è Lirica”, organizzata dall’Associazione Culturale Coro Polifonico Beato Jacopo da Varagine in collaborazione con l' assessorato alla cultura e voluta dall’amministrazione del Comune di Varazze, e giunta ormai all’ottava edizione grazie all'attenta guida del Direttore Artistico, il M° Giovanni Musso in collaborazione con la D.ssa Tina Berio, presidentessa della Associazione organizzatrice che dichiara : siamo veramente soddisfatti e orgogliosi per il risultato ottenuto e le splendide serate con grandissimi interpreti che ci hanno coinvolto in spettacoli entusiasmanti, emozionanti ed indimenticabili con un pubblico sempre molto numeroso attento e letteralmente estasiato.

Ieri sera è stata la volta del Grande Concerto di chiusura che, come da tradizione, si è tenuto col Coro Polifonico Beato Jacopo il quale si è fuso come ogni anno con un' altro Coro che in questa occasione è stata la CORALE ANTONIO VIVALDI di SANNAZZARO DE BURGONDI – PAVIA il cui Direttore è il M° Gian Marco Moncalieri,dando vita così ad una serata memorabile e chiudendo nel migliore dei modi Varazze è Lirica 2015.” Insieme in un unica ensemble ,oltre ad aver eseguito splendide melodie tratte da Opere molto famose, i due cori accompagnati al pianoforte dai Maestri Mauro Cossu e Giovanni Musso (che si è diviso nei ruoli di Direttore del Coro e di pianista) , si sono esibiti anche due solisti di eccezionale bravura : la soprano YUKARI KOBAYASHI e il Tenore SILVANO SANTAGATA . Il programma della serata è stato il seguente : V. Bellini dall’Opera Norma, Casta Diva; G. Verdi dall’Opera I Lombardi alla prima crociata, O Signore dal tetto natio, dall’Opera Il Trovatore, Vedi le fosche notturne spoglie, dall’Opera “Macbeth”, Patria oppressa; G. Puccini dall’Opera “Turandot”, Nessun dorma; G. Verdi dall’Opera La forza del destino, La vergine degli angeli, dall’Opera Nabucco, Va’ Pensiero e Gli arredi festivi, dall’Opera “La Traviata”, Addio del passato, Coro di zingarelle e mattadori e Brindisi. Voglio ricordare con un breve curriculum la storia del Coro Beato Jacopo :

Il Coro Polifonico “Beato Jacopo da Varagine" è nato per volere di un gruppo di amici per amore della musica nel 1993 e si è costituito Associazione Culturale non a scopo di lucro nel 1995.

In questi anni di intensa attività ha tenuto numerosi concerti ottenendo unanimi consensi di pubblico e di critica nelle maggiori città Italiane e all'Estero.

Nel 1996 è stato invitato a Siena a partecipare ed organizzare le manifestazioni musicali per i festeggiamenti Nazionali ed Internazionali del XXV° del Dottorato di S.Caterina da Siena, Patrona d’Italia; alla presenza del delegato papale M.R. Card. Agostino Casaroli.

Nel 1997 in collaborazione con il Comune di Varazze ha organizzato la stagione musicale estiva intitolata “Stanottenote”, trenta concerti nei vari generi musicali: Classica, Jazz, Rock, Pop, Lirica e Corale.

Ha partecipato a varie rassegne corali tra le quali: “Voci del Reno” a Bologna, Festival della Sainte Baume, “XIV Rassegna Corale S.Cecilia” a Nocera Umbra, V° Edizione della Rassegna “Soli Deo Gloria” a Reggio Emilia, IV° Edizione della Rassegna Corale “Cantare e Portare la Croce” Savona, I° edizione de “R...estate in Coro” ad Albisola Marina.

Nel Novembre 2005 con il Coro Polifonico Claudio Monteverdi di Genova e i Solisti di Fama Internazionale il Tenore Ottavio Garaventa e il Soprano Annalisa Raspagliosi esegue nella Cattedrale di Genova alla presenza di Sua Eminenza Card.Tarcisio Bertone il concerto “La Religiosità nel Melodramma”. A seguito del grande successo ottenuto lo stesso concerto è stato richiesto ed eseguito in varie città italiane.

Dall'anno 2008 ha ideato e organizzato in collaborazione con il Comune di Varazze la stagione musicale “Varazze è Lirica”, manifestazione ricca di appuntamenti di grande livello, fiore all'occhiello il Premio Città di Varazze-Francesco Cilea ai grandi interpreti della Lirica. Albo d'Oro del Premio Città di Varazze-Francesco Cilea: anno 2008 Raina Kabaivanska, anno 2009 Leo Nucci, anno 2010 Luciana Serra e Ottavio Garaventa, anno 2011 Renato Bruson, anno 2012 Luisa Maragliano, anno 2013 Magda Olivero e Rolando Panerai, anno 2014 Mirella Freni.

La formazione musicale è composta da trentacinque coristi e si avvale anche dell'eventuale collaborazione di orchestrali facenti parte delle maggiori orchestre liguri.

Ha collaborato e tuttora collabora con strumentisti, cori polifonici e cantanti di chiara fama. Il repertorio proposto spazia dal 1700 ai giorni nostri, dal genere sacro al profano, dall’operistico al popolare allo spiritual. Il coro, a seconda del repertorio proposto o richiesto ha varie possibilità di proporsi al pubblico: Coro e Organo, Coro Organo Pianoforte e Percussioni, Coro e Orchestra d’Archi, Coro e Orchestra con l’eventuale presenza di affermati solisti (strumentisti o cantanti) .

L'elenco dunque dei grandi cantanti che hanno ricevuto il Premio Città di Varazze come detto in precedenza è il seguente :

Raina Kabaivanska - Leo Nucci 2009;

Luciana Serra - Ottavio Garaventa 2010

Renato Bruson - Luisa Maragliano 2012

Madga Olivero - Rolando Panerai 2013

Mirella Freni 2014

e quest'anno 2015 Nicola Martinucci

Ed ora vi presento un'assaggio della serata mettendovi a disposizione alcuni dei brani eseguiti :

apertura : Inno di Mameli


a seguire........ Casta Diva



La Vergine degli Angeli 











Coro di zingarelle e mattadori

Avviso i miei lettori che questo articolo sarà aggiornato nei prossimi giorni con nuovi video , LINCE

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