lunedì 25 luglio 2016

I sauditi dietro il golpe turco


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I SAUDITI SAPEVANO
La fonte è Mujtahidd (@mujtahidd), un account twitter dietro il quale si cela un informatore saudita ben inserito nei meandri dei palazzi di Abu Dhabi e Ryad e con forti connessioni con le famiglie reali del Golfo; è lui a svelare che il colpo di Stato ad Ankara vedrebbe il coinvolgimento degli Emirati Arabi e dell’Arabia Saudita.
In modo particolare, emergono le figure dei due ministri della Difesa: Mohammed bin Zayed Al Nahyan (principe ereditario di Abu Dhabi) e il giovane Moḥammad bin Salmānmembro della famiglia Saudi e anche vice Primo Ministro Saudita che avrebbero saputo in anticipo del colpo di Stato.
Quest’ultimo, secondo la fonte, starebbe ora cercando di coprire “lo scandalo” pagando profumatamente i turchi per il loro silenzio.
Il coinvolgimento delle monarchie del Golfo è confermato anche da fonti iranianesecondo l’agenzia Fars il ministro degli esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, in una riunione a porte chiuse avrebbe espresso il suo rammarico per il fatto che“alcuni paesi come Arabia e Qatar si siano interessati alla vittoria dei golpisti contro un governo legalmente eletto”.
Anche a Gerusalemme sono convinti che il golpe turco abbia un’origine saudita. Lo confermano fonti dell’intelligence israeliana citate da Aaron Klein.
Ma perché i regnanti sauditi (o esponenti di quei regimi) avrebbero cercato di abbattere il governo di Erdogan? Non certo per impedire una svolta islamista della Turchia (leitmotiv dei media occidentali), considerando che i paesi del Golfo rappresentano il volto più oscurantista, intollerante e integralista dell’Islam.
La ragione va probabilmente cercata all’interno della crisi siriana e della decisione della Turchia di ripristinare le relazioni con la Russia di Putin e accettare i piani di pace che prevedono il mantenimento del regime di Assad all’interno di una nuova cornice del Medio Oriente.
LA SIRIA IN PILLOLE
La guerra in Siria, al di là della retorica democratica con cui è stata infarcita dalla manipolazione occidentale, è in realtà l’ultimo tassello di un progetto complessivo di stravolgimento del Medio Oriente orchestrato dagli Usa e dai loro alleati sauditi. L’obiettivo non era quello di “liberare l’oppresso popolo siriano” da una dittatura che era comunque più tollerante di molte di quelle in Medio Oriente, ma abbattere il regime di Assad (sciita-alawita e filo iraniano), inventando l’ennesima “guerra civile di laboratorio” (come per la Libia)travestendo da ribelli moderati le bande di Al Qaeda finanziate e armate dall’Occidente; e mentre i ribelli moderati agivano dall’interno, dall’esterno avanzava la minaccia islamista dell’Isis, in una manovra a tenaglia con l’obiettivo di far deflagrare la Siria.
Sono state le monarchie saudite ad aver finanziato l’Isis (con l’aiuto dell’intelligence americana) e ad aver appoggiato il progetto di un Califfato (entità di matrice ideologica wahabita) garanzia della loro espansione nel Mediterraneo.
Progetto che si è interrotto solo con l’intervento militare russo (al fianco dell’alleato siriano) che ha cambiato lo scenario di guerra causando l’inizio della sconfitta del Califfato e costringendo a quel punto l’Occidente ad iniziare sul serio la guerra alle bande di  mercenari jihadisti fino ad allora tollerate.
 D’altro canto, il ruolo dell’Arabia Saudita come dispensatore di terrorismo islamico (da Al Qaeda all’Isis) e diffusore di integralismo nelle comunità mussulmane europee, l’abbiamo già spiegato in questo articolo.
IL RUOLO DEGLI USA?
Washington non ha avuto un ruolo attivo nel tentato Golpe ma è probabile che ambienti dell’amministrazione americana fossero a conoscenza di ciò che stava accadendo e, semplicemente, abbiano aspettato di capire come sarebbe andata a finire. Il ritardo con cui Obama ha condannato il colpo di Stato (praticamente a fallimento compiuto), ne potrebbe essere una prova.
Inoltre è ormai assodato che una funzione importante nel golpe l’abbia svolta l’aviazione turca di stanza nella base Nato di Inçirlik; è impossibile pensare che i vertici dell’Alleanza Atlantica (e quindi Washington) non sapessero di quello che avveniva in una della basi più strategiche che la Nato ha nel mondo (la base ospita una dozzina di US-B61 bombe a nucleari all’idrogeno). Non a caso la base di Inçirlik (al pari di quella di Aviano in Italia) è una base difesa direttamente dalle forze di sicurezza americane e non da quelle del paese ospitante.
Da non tralasciare un altro fatto, stranamente profetico: nel marzo scorso l’American Enterprise Institute, il più influente think tank americano, espressione delle politica estera Usa, pubblicava una articolo di Michael Rubin, uno dei migliori esperti di Medio Oriente, dal titolo emblematico: “Potrebbe esserci un colpo di Stato in Turchia?” in cui immaginava tra l’altro un rovesciamento di regime grazie ad un golpe militare con il sostanziale e tacito accordo americano.
NON FU UN AUTOGOL(PE)
Il Golpe turco non è stato un autoGol(pe) di Erdogan. Esso s’inserisce all’interno delle convulsioni del Medio Oriente, generate dalle Primavere Arabe e dalle guerre umanitarie condotte dall’Occidente che hanno scardinato l’assetto precedente e ora dalla crisi siriana.
L’ambiguità turca, l’aggressività mai celata dei signori dei petrodollari, il dilagare dell’integralismo e la disgregazione di interi assetti statali, l’incognita di Israele, l’esodo migratorio in Europa, rendono questa regione sempre più polveriera del mondo.
Ciò che emerge è la sensazione che gli Stati Uniti  non abbiano la minima capacità di definire il loro ruolo in questa fase e con queste leadership. Forse per l’Europa è il tempo di individuare nuovi equilibri e nuove alleanze a difesa dei propri interessi strategici se non vuole essere travolta dalla storia.
Giampaolo Rossi
fonte http://blog.ilgiornale.it/rossi/2016/07/21/i-sauditi-dietro-il-golpe-turco/

sabato 23 luglio 2016

Sparatoria Monaco, il SAP: «Mancano agenti. L'Isis colpirà anche in Italia» (Agenzie di stampa)


GERMANIA: TONELLI (SAP), MANCANO 45MILA AGENTI, ISIS COLPIRA' IN ITALIA
'Stanziare subito risorse per formazione antiterrorismo, equipaggiamenti ed organici'
"Quello che sta accadendo a Monaco di Baviera certifica che le denunce che da oltre due anni stiamo veicolando nella quasi indifferenza delle istituzioni deputate alla sicurezza dei cittadini, sono rimaste lettera morta. Gli ultimi governi italiani sono stati miopi, anteponendo alla sicurezza del Paese, il primo dovere di uno Stato, le logiche della spending review". Così in una nota Gianni TONELLI, segretario generale del Sap, sindacato autonomo di Polizia. "Renzi e Alfano devono immediatamente dare mandato al Prefetto Gabrielli, Capo della polizia e Direttore del Dipartimento della Pubblica sicurezza, di rivalutare tutte le nostre proposte in termini di formazione, equipaggiamenti ed organici; stanziando le somme necessarie per un corso di formazione antiterrorismo per tutte le donne e gli uomini in divisa su strada (15mila solo nella polizia di Stato); equipaggiando i dipendenti con armi e giubbotti antiproiettile per arma lunga; sbloccando il turnover al 100% e invertendo la tendenza per colmare il vuoto di organico (almeno 45mila uomini) in tutte le Forze dell'Ordine: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato"."La sicurezza di una Nazione - continua TONELLI - si produce con uomini, equipaggiamenti, risorse e professionalità. E' necessario prevenire anziché curare, perché l'emergenza causata dall'integralismo islamico sta colpendo tutto l'Occidente e non preserverà il nostro Paese. Non vorremmo mai trovarci nella condizione, in futuro, di dover puntare il dito contro qualcuno, ed è per questo che il governo deve procedere in questa direzione. Le nostre denunce sono state sempre represse illecitamente, sospendendo quattro poliziotti che avevano detto la verità; anche in questa direzione ci aspettiamo un segnale di giustizia. Siamo in guerra, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto. E la 'guerra' va combattuta mettendo la sicurezza al primo posto nella scala delle priorità", conclude TONELLI.
fonte AdnKronos

Alfano, i super poliziotti e… l'Avtomat Kalashnikov, l'Osservatore d'Italia intervista Tonelli

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Un fucile d'assalto economico, maneggevole, equilibrato, scevro da inceppamenti, che spara una micidiale cartuccia cal. 7,62x39
di Roberto Ragone
Di questi giorni la dichiarazione del Ministro dell’Interno Alfano, riportata da alcuni quotidiani, in relazione alla recente strage di Nizza, e in più agli episodi di terrorismo 'fai da te' che si stanno verificando in Europa. In pratica il Ministro esorta gli appartenenti alle forze di Polizia ad essere in servizio anche durante i turni di riposo, cosa questa che che già succede da anzitempo, da parte di agenti di Polizia e di Carabinieri, specialmente nel corso di rapine a supermercati e uffici postali. Secondo Alfano, non bisogna lasciare a casa la pistola d’ordinanza, ma averla sempre con sé. Il Ministro parla di poliziotti ‘super armati’, facendo intendere che oggi i singoli agenti siano dotati di armi più efficienti di quelle ormai obsolete di cui disponevano quando Gianni Tonelli, segretario del SAP, ha intrapreso il suo chilometrico sciopero della fame. Non sono molti quelli che vanno in giro disarmati, ma crediamo che il senso di responsabilità di un agente di P. S. sia sufficiente a spingerlo ad essere sempre efficiente ed armato, visti i tempi. 

Di questo abbiamo, come al solito, voluto chiedere un parere al segretario del SAP  Gianni Tonelli.


Dottor Tonelli, quando Alfano dice che i poliziotti devono essere super armati, questo è un effetto del suo sciopero della fame, vi hanno dato armamenti nuovi, oppure è una fantasia del Ministro?
Evidentemente Alfano voleva intendere che i poliziotti sono armati delle migliori intenzioni, della migliore volontà e del miglior spirito di servizio verso la comunità, forse anche in maniera un po’ irresponsabile, perché non si tirano indietro, nonostante la situazione sia come quella di prima. I caschi sono marci, i giubbotti antiproiettile sono scaduti, e quelli che sono stati distribuiti in sostituzione di quelli scaduti sono inidonei a fermare palle sparate in armi lunghe,(AK47, ndr) oramai di uso comune  presso non solo i terroristi, ma anche nella criminalità organizzata e dalla criminalità comune, come dimostrano gli ultimi colpi che hanno cercato di fare, come l’assalto al caveau della Mondialpol a Sassari, e ai due furgoni postali a Cesena e a Pescara. Forse Alfano intende questo quando parla di poliziotti super armati.

Si parla tanto di accorpamenti. Addirittura i Carabinieri verrebbero accorpati alla Polizia, formando insieme un corpo di Polizia di secondo livello. Lei che può dire in merito?
Che ci sia un’anomalia nel sistema Italia, dove ci sono sette Corpi di Polizia, cinque dello Stato e due degli Enti locali, è indiscutibile e indubbio che si debba procedere ad una razionalizzazione. Piuttosto che accorpare Carabinieri e Polizia, manterrei questi due Corpi e vedrei di lavorare su tutti gli altri, tranne uno solo, quello della Polizia Locale. E’ comunque indiscutibile che bisogni procedere ad una razionalizzazione, perché mancano 45.000 uomini, abbiamo degli enormi problemi logistici, quindi, se non si vuole provvedere con dei tagli lineari che non fanno altro che debilitare tutto l’apparato, dobbiamo sicuramente mettere mano ad una riforma. Mantenere in una città otto centrali operative, otto sistemi di scritture contabili, otto uffici del personale, otto uffici per il vestiario, otto uffici per gli automezzi, otto mense, eccetera eccetera eccetera, ha un significato soltanto campanilistico, oppure serve solo a preservare gli interessi delle gerarchie per innestare percorsi di carriera e mantenere prebende, privilegi e posizioni di potere. 

Per concludere: a prescindere dai tempi in cui viviamo, quando per andare ad assistere ad uno spettacolo pirotecnico si può perdere la vita, come è accaduto a Nizza, possiamo facilmente rilevare che le 'superarmi' di cui parla l'onorevole Alfano sono solo una sua buona intenzione, e questo nonostante le varie indicazioni e richieste di un ammodernamento delle forze di P. S. pervenute al Ministro da più parti. Che poi siano stati distribuiti giubbotti antiproiettile insufficienti sotto il profilo della balistica terminale, questo denota assoluta mancanza di preparazione. E' noto a tutti, basta leggere i giornali o seguire le notizie in TV, che sia la malavita, più o meno organizzata, che i terroristi adoperano un'arma che viene ancor oggi prodotta in Russia in milioni di pezzi, il famigerato AK 47, abbreviazione di Avtomat Kalashnikov, anno di nascita 1947. Arma progettata da un signore che si chiamava Mikhail Kalashnikov, un fucile d'assalto economico, maneggevole, equilibrato, scevro da inceppamenti, che spara una micidiale cartuccia cal. 7,62x39, ed è oggi reperibile facilmente sul mercato clandestino, dato che tutte le guerre in cui si è adoperato ne hanno messo a disposizione una riserva praticamente illimitata, a cominciare dalla ex-Jugoslavia. Sarebbe bene che i giubbotti antiproiettile in dotazione alla Polizia, e non solo, fossero adeguati a questo tipo di armamento. Non si può risparmiare sulla pelle degli agenti delle forze dell'ordine. Una vita umana vale sicuramente molto di più della differenza di prezzo fra un giubbotto antiproiettile destinAto a fermare palle di pistola e di uno che possa neutralizzare una cartuccia come quella dell'AK 47.
fonte http://www.osservatoreitalia.it/index.asp?art=7763

LA SUPERTRUFFA DELLA CREAZIONE BANCARIA DEL DENARO


"IL PRESTATO NON PREESISTE AL PRESTITO" Questa è la frase magica per capire la supertruffa della creazione bancaria del denaro.
Per capirci, definiremo "Falsario cattivo, nero" colui che stampa denaro fuori dal circuito bancario, mentre "falsario onesto, bianco" quello che lo stampa all'interno della banca. Che si chiami Draghi o altro poco importa: falsario rimane.
Il falsario nero li crea in cantina, il falsario bianco li crea sottole mentite spoglie della BCE, sotto il tetto dei Unicredit nella filiale del paesino dove abiti tu che ci leggi. Tutti falsari, ma solo il falsario nero viene combattuto dal potere costituito con la plausibile giustificazione che si arricchisce senza dare nulla in cambio.
Ma non è proprio vero. Il falsario infatti mette denaro in circolazione supplendo ad una carenza attuale di liquidità gravissima, aumentando quindi la liquidità in circolazione e di fatto migliorando l'economia, che ora sta soffrendo per mancanza di liquidità.
Il falsario "stand alone" inoltre, immette denaro in circolazione senza chiedere garanzie a chi lo dà, e suoi soldi diventano proprietà di chi li ha ricevuti in cambio di un bene o servizio.
Le banche invece, oltre a prestarli invece di darli dopo averli creati dal nulla, ovvero cedendo il possesso ma non la proprietà, oltre aver chiesto al creditore garanzie illegittime poichè date in cambio non di denaro proprio bensì di denaro farlocco, creato ad hoc senza sforzi nè garazie proprie, oltre a non metterli in bilancio come evidenzia il geniale Marco Saba, indebitano per sempre chi li utilizza con interessi globalmente impagabili.
E come non bastasse, con la scusa di proteggerci dall''ìnflazione, i falsari bianchi hanno creato una situazione di gravissima carenza di liquidità che sta facendo fallire la nostra economia e fiorire quella bancaria e finanziaria.
Sotto molti punti di vista il falsario bianco è quindi ben peggio del falsario nero.
Anzi, un buon falsario nero sarebbe di enorme utilità per l'economia attuale, in quanto le banche, monopoliste legalizzate della creazione di denaro, stanno approfittando di tale monopolio per attuare una stretta creditizia che le avvantaggia rispetto a chi il denaro invece non può crearlo. Creare denaro nero sarebbe tra l'altro l'unico modo per sanare il debito pubblico, che come sappiamo è impagabile poichè per pagarlo dovremmo creare nuovo denaro a debito con interesse, aumentando il debito pubblico invece di abbatterlo. Di fatto, un falsario nero che creasse 2.100 miliardi ci permetterebbe di redimerci dal nostro debito pubblico con un'azione profondamente cristiana (rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori). Chi danneggerebbe? Solo il sistema bancario.
Perchè di fatto le cose si sono invertite: il vero falsario è la banca, il vero riciclaggio à l'immissione in circolo dei proventi dell'attività bancaria sfuggita dal controllo del popolo ed in mano all'elite globale, al solito 1%; la legalità finanziaria oggi è totalmente e profondamente illegale sotto il punto di vista della giustizia.
Tutti i dollari sono falsi, tutti gli Euro sono falsi, creati da falsari bianchi, da delinquenti in doppiopetto osannati dalla stampa di loro proprietà.
Detto ciò, o diventiamo tutti falsari neri, ma dopo un pò ci sarebbe un casino immane e supereremmo la quantità di denaro necessaria a far girare l'economia, o arrestiamo i falsari bianchi e creiamo da italiani liberi una moneta libera dal debito, di proprietà dei cittadini, distribuita in quantità adeguata per facilitare lo scambio di beni e servizi mantenendo costanti i prezzi e l'occupazione. Si chiama Euflazione, e non è un'utopia.

Antonio Miclavez


Dal 30 aprile al 6 giugno scorso ho partecipato a 4 assemblee di azionisti delle banche per contestare la creazione di 860 miliardi di Euro senza che tale provvista venisse registrata nella contabilita' e nel bilancio ufficiale delle tre banche considerate: Carige, Intesa Sanpaolo e Unicredit.

In un paese normale, i giornali avrebbero riportato la notizia in prima pagina. Non e' una novita' il fatto che le banche creino denaro virtuale ogni volta che estendono il credito, ma quello che ho voluto puntualizzare e' che tale creazione a primo beneficio della stessa banca, che utilizza tale denaro prestandolo essendone proprietaria, deve essere contabilizzata, altrimenti il denaro virtuale nasce in nero e tale rimane nei circuiti interbancari.

Gia' nel 1931, nella Memoria relativa a recenti pubblicazioni sullo svolgimento del piano quinquennale dei sovieti, Enrico Cuccia scriveva: "la Russia non ha alcuna delle cosiddette entrate 'invisibili' dei paesi capitalistici" (Vedi: Cuccia e il segreto di Mediobanca, di Giorgio La Malfa, Feltrinelli, 2014, pag. 66).

Ma il riferimento piu' recente lo si trova nel bollettino della Banca d'Inghilterra del marzo 2014 dove, senza mezzi termini, si spiega che le banche creano denaro facendo prestiti e che quindi nascono prima I prestiti e di seguito i depositi, al contrario di quanto comunemente creduto.

Sicche' l'unico vero rischio che corrono le banche e' che il popolo - al quale spetterebbe la sovranita' in un regime davvero democratico - si accorga dell'inganno crudele che permette all'anonima banchieri di signoreggiare sullo stesso senza possibilita' di ribellione alcuna, giacche' lo Stato stesso, alla fine della seconda guerra mondiale contro i banchieri, venne disegnato cosi', apposta per.

Poiche' quindi tutto il denaro circolante rappresenta un enorme tributo invisibile ed esentasse a favore della piramide bancaria, lo Stato e' ridotto ad esattore impudente delle stesse vittime che la sua abdicazione alla sovranita' monetaria - e di conseguenza ad altre sovranita' minori - ha contribuito e contribuisce tutt'ora a creare.

Se calcoliamo in modo prudenziale a 1.400 miliardi di euro all'anno la torta della creazione monetaria, ci rendiamo conto che qualora venisse tassata con una aliquota tipo IRES al 27,5%, lo Stato potrebbe recuperare qualcosa come 385 miliardi dI euro di tasse all'anno, andando in notevole disavanzo. E' ovvio che qualsiasi regione, edotta di questo scandalo, avrebbe interesse ad invocare l'autodeterminazione e la separazione da uno Stato cosi' profondamente corrotto: ne va della sopravvivenza economica del suo popolo! Molto meno ovvia appare la codardia dei politici che ignorano a nostre spese quello che succedera' continuando cosi'.

Lascio all'ottimismo del pubblico immaginare le possibili conseguenze.

MARCO SABA.

venerdì 15 luglio 2016

MALEDETTI IPOCRITI! Di Sergio Fucito


MALEDETTI IPOCRITI!
.... noi i salafiti ed i wahabiti li sosteniamo in tutti i modi .... economicamente .... militarmente .... diplomaticamente .... roboanti dichiarazioni dopo ogni strage ed il giorno successivo grandissimi affari con loro.
Per essere precisi però noi alcuni musulmani li combattiamo veramente .... sono proprio quelli che lottano strenuamente contro la feccia salafita coccolata dall'occidente ed armata dall'Arabia Saudita e dal Quatar .... al legittimo governo siriano facciamo l'embargo ed ai tagliagole wahabiti che insanguinano la Siria da 4 anni forniamo armi ed appoggio ..... gli Hezbollah che mischiano sangue cristiano e musulmano versandolo insieme per combattere i nostri stessi nemici li cataloghiamo come organizzazione criminale (per compiacere Israele) .... in Egitto appoggiamo spudoratamente i salafiti Fratelli Musulmani contro il governo LAICO di Al-Sisi .... Fratelli Musulmani che hanno addirittura un loro rappresentante nel parlamento italiano eletto tra le file del PD .... gli iracheni ricevono un appoggio "solo di facciata" ed i loro leader hanno più volte accusato la NATO di arrmare sottobanco i loro nemici dell'ISIS che occupano quasi la metà del loro territorio .... l'Iran è sotto minaccia un giorno si e l'altro pure .... Basta essere islamici LAICI .... MODERNI ed MULTICONFESSIONALI per entrare nel mirino degli USA e dell'Europa!
LE COSE QUINDI IN UN PROSSIMO FUTURO SARANNO SOLO DUE ..... O IN EUROPA VINCERANNO LE ELEZIONI I PARTITI NAZIONALISTI RIBALTANDO LE ATTUALI ALLEANZE O DOVREMO ABITUARCI ALLA MORTE PER STRADA DI GRAN PARTE DEL NOSTRO POPOLO ..... 
MALEDETTI CRIMINALI IPOCRITI CHE CI STATE PORTANDO A QUESTA FINE .... DAVANTI AI MORTI CAUSATI DALLE VOSTRE SCELTE CRIMINALI ..... ABBIATE ALMENO LA COMPIACENZA DI TACERE!
Sergio Fucito

GLI ESPERTI DI ISLAM. Di Roberto Tollini




DOPO L'ATTENTATO A NIZZA E' TUTTO UN CORO... DI ESPERTI... DI ANTITERRORISMO... ANCHE DI ISLAM... TUTTI ESPERTI... ANCHE DI CORANO, QUELLO MAI LETTO... TUTTI A FARE ANALISI...AD INVEIRE... MA POCHI RIESCONO A VEDERE... NON SONO ACCECATI... DIETRO IL TERRORISMO C'E' L'ARABIA SAUDITA... DIETRO L'ARABIA SAUDITA C'E' L'OCCIDENTE... I CUI GOVERNANTI ADESSO PIANGONO... LACRIME DI COCCODRILLO... A MORIRE NON SONO MAI NE' LORO E NE' I LORO FIGLI... MUORE IL POPOLO... SOLO LUI... PER COLPA DEI LORO GOVERNI CRIMINALI... QUELLI CHE PIANGONO... ATTENTI FINGONO...
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SEMPRE SUI SOLITI FILO-FILO
OGNI VOLTA CHE ZETA ZETA SI ADDENTRA NEL CAMPO MINATO DELL'ISLAM O DI ALTRI SCOTTANTI ARGOMENTI CHE RIGUARDANO LE MODALITA' DELLA "GESTIONE" DEL MONDO OCCIDENTALE, ED ANCHE DI ALTRI PAESI CHE DI OCCIDENTE NON NE VOGLIONO SENTIRE PARLARE, DA PARTE DEI STELLA E STRISCE, CHE ZETA ZETA CHIAMA AMABILMENTE I "MASTICA-MASTICA" PER LA LORO FINE ABITUDINE DI MASTICARE, MENO QUANDO DORMONO, DELLA PURA GOMMA NAZIONALE (QUELLA LORO), IMMEDIATAMENTE MOLTI, IN MAGGIOR PARTE UOMINI DI SANI LIBERI COSTUMI E VOCAZIONI (COSI SEMBRANO) MA PORTATORI DI UN AMORE ACRITICO PER I LORO BENIAMINI ALLA JOHN WAYNE (QUELLO CHE MASSACRAVA SULLO SCHERMO I "FEROCI", "ASSASSINI", "PAGANI", "TORTURATORI", "SELVAGGI", "SPORCHI" PELLEROSSA... CIOE' COLORO CHE INVECE FURONO "GENOCIDIATI" DALLE GIACCHE BLU... E QUESTA NON FU FINZIONE CINEMATOGRAFICA...) , ED ANCHE MOLTE DONNE, CHE DOVREBBERO MOSTRARE DI POSSEDERE ALTRI STILI, PER ESEMPIO QUELLI CHE FURONO CONSONI ALLE DONNE LIBERE GRECHE E ALLE MATRONE ROMANE, VISTO CHE PARLANO SEMPRE E NON IN MANIERA PERTINENTE DI CIVILTA' OCCIDENTALE (AGGIUNGENDO ANCHE LA MITICA PAROLA "GIUDEO-CRISTIANA...),
COSTORO, COME PUNTI DA TARANTOLE, IMMEDIATAMENTE SI SENTONO INVESTITI DALLA FUNZIONE DI PALADINI DELLA CIVILTA' GIUDEO-CRISTIANA IN SALSA AMERICANA,CHE IN ITALIA, A QUANTO PARE, SPETTA SOLO AD UN "VERO" OCCIDENTALE, UN EGIZIANO EX-MUSULMANO ED EX-COMPAGNO FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO...
SPESSO IL MITE LI IGNORA VOLUTAMENTE... NON RISPONDE AI LORO COMMENTI, TANTO SONO SEMPRE UGUALI... MA OGNI TANTO RISPONDE SOLO PER IMPARTIRE LA SOLITA LEZIONE, QUELLA CHE BISOGNA ESSERE SEMPRE INDIPENDENTI NEI PROPRI GIUDIZI... ED ANCHE LIBERI INTERIORMENTE... TROPPO AMORE (PER I SOLITI BENIAMINI) ACCECA...
ZETA ZETA, COME MOLTI SANNO, NON E' NE'' OCCIDENTALE E NE' ORIENTALE... CIO' GLI PERMETTE DI AVERE UN'A VISIONE DI INSIEME E LIBERA DA PREGIUDIZI SULL'ISLAM E SU ALTRI SCOTTANTI TEMI... CHIAMIAMOLA VISIONE "STRATEGICA"... MOLTI COMMENTI INVECE HANNO IL CARATTERE DI "TATTICO" CIOE' CITANO SINGOLI EPISODI ESTRAPOLANDOLI DAL CONTESTO... LA SOLITA STORIA TRITA E RITRITA CHE SI TROVA NEI GIORNALI " INDIPENDENTI" ITALIANI, IL GIORNALE E LIBERO QUOTIDIANO IN TESTA...
MOLTI NON SANNO CHE QUESTE TESTATE CHE SI DISTINGUONO PER IL LORO SETTARISMO ANTI-ISLAMICO QUELLO CHE FA VOLUTE CONFUSIONI FRA ISLAM MODERATO (CHE AFFERMANO CON SICUMERA CHE NON ESISTE), E IL FONDAMENTALISMO NELLE SUE VARIANTI MA CHE TUTTE SI RICONDUCONO ALL'EX ARABIA FELIX, ATTUALE ALLEATA E PARTNER ECONOMICI DEGLI USA, DI INDIPENDENTE NON HANNO NIENTE...
IL GIORNALE FU FONDATO E FINANZIATO ADDIRITTURA DA UN ISRAELIANO, DAN SEGRE E IL GRUPPO CHE FA CAPO AI DUE "LIBERI" QUOTIDIANI VEDONO LA GOLDMAN-SACHS DETENERE DELLE COSPICUE QUOTE...
QUESTA SUPERFICIALE INFORMAZIONE, TRATTA SIA DAI QUOTIDIANI "INTERESSATI" A FOMENTARE UN CERTO CLIMA DA SCONTRO DELLE CIVILTA', SIA DAI LIBRI, ARTICOLI, DISCORSI, CONFERENZE DI MAGDI ALLAM PORTA I VARI SIMPATIZZANTI (QUASI SEMPRE DEI FILO-FILO AMERICANI E FILO-FILO ISRAELIANI) A SPARARE SEMPRE LE STESSE CARTUCCE, NON SI STANCANO MAI...
ED ECCO SEMPRE RISPUNTARE L'INFIBULAZIONE PRATICATA, SECONDO LORO, DA TUTTE LE DONNE MUSULMANE", QUANDO SI SA CHE E' UNA PRATICA PRE-ISLAMICA E PRE-CRISTIANA PRATICATA SOLO IN CERTE PARTI DELL'AFRICA, CON PERCENTUALI VARIABILI MA SEMPRE ALLARMANTI, SIA IN PAESI ISLAMICI CHE CRISTIANI...
DI QUESTE DICERIE CHE, VEDONO IL CORANO E TUTTO L'ISLAM APPROVARE E INCORAGGIARE DETTA PRATICA, HA FATTO PIAZZA PULITA, IN UNA CONFERENZA AL CAIRO, ANCHE EMMA BONINO E I RAPPORTI DELL'ONU...
PER CIO' CHE CONCERNE IL PERICOLO ISLAM ESSO E' REALE, MA SOPRATUTTO PER I PAESI ISLAMICI MODERATI CHE NON VOGLIONO SENTIRE PARLARE DI FONDAMENTALISMO IN TESTA LA SIRIA DI ASSAD, QUELLA CHE LA CARA AMERICA VORREBBE RIDOTTA COME LEI O I SUOI ALLEATI HANNO RIDOTTO L'IRAQ E LA LIBIA...
SI FA NOTARE CHE LE FORZE ARMATE DELL'IRAQ E DELLA LIBIA, CHE AVEVANO ARTIGLIERIA, DIVISIONI CORAZZATE, AEREI ED ALTRO FURONO COMPLETAMENTE DISTRUTTE DAGLI ANGLO-FRANCO-AMERICANI IN POCHE SETTIMANE... ORA L'ISIS IMPAZZA SU DIVERSI SCACCHIERI DA DIVERSI ANNI... NON HA NE' ARTIGLIERIA, NE' DIVISIONI CORAZZATE, NE' AVIAZIONE... EPPURE... GIA' QUESTO, SOMMATO ALLE VARIE DICHIARAZIONI AMERICANE E FRANCESI CHE DIMOSTRANO CHE L'ISIS E' SOLO UN UTILE STRUMENTO DESTABILIZZATORE DI VARIE AREE DIMOSTRANO LA CATTIVA COSCIENZA DI TANTI PORTATORI DI ACQUA AL SOLITO MULINO STELLE E STRISCE ...
ORA CHE UN ACCORTO (AL SUO PORTAFOGLIO) EGIZIANO SIA DIVENTATO IL PALADINO DELL'OCCIDENTE LIBERO E "GIUDEO-CRISTIANO" LA DICE LUNGA... TUTTI AFFERMANO CHE QUESTE SONO LE NOSTRE RADICI, ZZ DICE CHE LE NOSTRE RADICE SONO NELLA GRECIA E NELLA ROMA CLASSICA... MA OGNUNO LA VEDE COME VUOLE VEDERLA... DICEVAMO DELL'EGIZIANO, E' EVIDENTE CHE STA MANIPOLANDO, ANCHE IL CORANO CHE E' UN LIBRO COME LA BIBBIA E PER CERTI VERSI MENO "SANGUINARIO", PER FOMENTARE UN CERTO ODIO... IL SIGNOR ALLAM FU PLATEALMENTE SMENTITO DURANTE UNA CONFERENZA FATTA ALLA S.S.E. DA ZZ... FARFUGLIO'... SI CONFUSE... CITO' PASSI CHE NON ESISTEVANO, ALTRI CHE AVEVA CAMBIATO... O CHE AVEVA APPOSITAMENTE DECONTESTUALIZZATO...
ZZ PARLA QUANDO SA ED HA IL PUDORE DI TACERE QUANDO NON SA... 40 ANNI DI ININTERROTTI STUDI LO PORTA AD ESSERE PRUDENTE NELLE SUE AFFERMAZIONI... SI AUGURA CHE QUESTA PRUDENZA POSSA VENIRE ADOTTATA ANCHE DAI SOLITI LETTORI DI LIBERO QUOTIDIANO CHE PROPRIO LIBERO NON E'...
COSI PARLO' ZETA ZETA
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P.S.
I SOLITI FILO-FILO POTREBBERO PER FAVORE RISPONDERE AD UNA DOMANDA DI ZZ?... GRAZIE... MA CHE CI FACEVA BERNARD HENRY LEVY, PORTA PAROLA DELL'EX PRESIDENTE FRANCESE SARKOZY, IN LIBIA CON I FONDAMENTALISTI E IL SENATORE AMERICANO MC CAIN SIA IN LIBIA CHE IN SIRIA SEMPRE CON I FONDAMENTALISTI?... QUESTO E' L'OCCIDENTE, A PAROLE E SUI GIORNALETTI DICE DI COMBATTERE L'ISLAM RADICALE, NEI FATTI CI VA A BRACCETTO E DISTRUGGE GLI STATI MUSULMANI LAICI MODERATI CHE DETTO FONDAMENTALISMO LO HANNO SEMPRE COMBATTUTO... CON I FATTI... PER FAVORE...
Roberto Tollini
fonte https://www.facebook.com/zoroastro.zarathustra.7/posts/1765253650357013

mercoledì 13 luglio 2016

Non è un Paese per pendolari: ecco le prove di una vergogna italiana


2,8 milioni di passeggeri si spostano ogni giorno su treni regionali. Le tariffe crescono, non gli investimenti. In Puglia, due treni su tre hanno più di vent’anni. E come se non bastasse, truffe, ruberie e arresti da Nord a Sud
di Luca Rinaldi

Sono studenti, pendolari e anziani le vittime dello scontro frontale tra due treni avvenuto ieri in Puglia. Gente che probabilmente un’auto non ce l’aveva o che non se la sarebbe potuta permettere. Una condizione comune ai 2,8 milioni di pendolari che ogni mattina affollano i treni italiani e che non trovano una infrastruttura adeguata agli spostamenti.

ALTA E BASSA VELOCITA’

È pure vero, come vedremo più avanti, che il tratto su cui si è verificato l'incidente era gestito da un privato a cui erano in capo gare di appatlo e sicurezza, ma la realtà ferroviaria italiana è facilmente decifrabile. Da una parte, dunque, c’è l’alta velocità tra Salerno, Roma, Torino e Milano con una offerta in aumento del 7%, dall’altra arrancano su materiale rotabile spesso non all’altezza i 3.290 treni regionali e Intercity. Ai primi, per dire, è andato e andrà il grosso degli investimenti: nell’ultimo aggiornamento del contratto di programma su 8,9 miliardi sbloccati 4,6, quindi circa due terzi, finiscono nelle tratte ad alta velocità Brescia-Verona-Padova, Terzo Valico, Torino-Lione, Napoli-Bari e accesso al Brennero, il resto, per l’ammodernamento tecnologico e il potenziamento delle linee ordinarie sparse in tutta Italia.

Le due velocità ci sono e si fanno sentire, mettendo in pericolo la vita dei viaggiatori. Il caso di Corato è lì a dimostrarlo, senza dimenticare i 32 morti del disastro ferroviario alla stazione di Viareggio dopo il deragliamento di un carro cisterna con Gpl di un treno merci. In 19 anni, dal disastro del pendolino del 1997, sono stati 84 i morti sui treni italiani e 398 i feriti. La maggior parte di questi su linee regionali.

I LAVORI MAI PARTITI PER IL RADDOPPIO SUL TRATTO ANDRIA-CORATO

Fatalità o meno (i dati dell’Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria parlano di sedici collisioni tra treni in nove anni) chiunque tutti i giorni si ritrovi su un treno regionale deve fare i conti con ritardi, disagi e binari unici, proprio come quello nel tratto tra Corato e Andria, gestito dalle Ferrovie del Nord Barese (gruppo Ferrotramvie Spa il cui pacchetto di maggioranza è posseduto dalla famiglia Pasquini). Eppure i soldi per il raddoppio del binario c’erano. Da anni.

Cronoprogramma
Dal cronoprogramma di Ferrotramviaria Spa
Il raddoppio per 13 chilometri del binario sulla tratta Corato – Barletta, figlio di un progetto finanziato con fondi europei, sarebbe già dovuto essere operativo. Almeno stando al cronoprogramma che si può rintracciare anche sul sito della stessa Ferrotramviaria che ha in concessione il tratto. Oltre il danno la beffa, perché in realtà i lavori non sono mai partiti e la scadenza del bando era stata addirittura prorogata al prossimo 19 luglio.

BINARI E TRENI DI SERIE A E DI SERIE B

Eppure guardando ai dati quel binario unico non è una eccezione. Uno studio pubblicato nel 2013 dal professor Ugo Arrigo rileva come i binari in media per chilometro di rete siano 1,5. Un numero che in quattro anni non si è praticamente mosso.

Le linee ad alta velocità e ad alta capacità mettono in campo materiali e treni relativamente giovani, il discorso cambia quando si passa ai treni regionali. Negli ultimi cinque anni si è assistito su queste direttrici a un continuo taglio dei servizi con un costante aumento delle tariffe. Per rimanere alla Puglia, ha rilevato Legambiente nel suo report Pendolaria 2015, i servizi sono stati tagliati per il 3,6%, mentre le tariffe sono aumentate dell’11,3%.

Materiale Rotabile
Fonte: Pendolaria 2015 - Legambiente
Il 45% dei 3.300 treni che viaggiano nelle regioni hanno più di vent’anni e il materiale rotabile ha un’età media di 18,6 anni. In alcune regioni però si raggiungono picchi ben più alti. La stessa Puglia ha un parco treni con il 64,4% dei treni con più di vent’anni e un materiale rotabile che ha raggiunto in media i 23 anni di vita.

Un altro dato rilevante è la presenza, ancora forte, delle vetture diesel che sono 1.106. Vetture che si trovano dalla Sicilia alla Lombardia passando ancora una volta dalla Puglia che su 144 treni ne ha 75 diesel. Da sud a nord problemi e ritardi sono all’ordine del giorno. Legambiente ha censito le dieci peggiori linee d’Italia: sono la Roma-Lido, Alifana e Circumvesuviana, la Chiasso-Rho, Verona Rovigo, Reggio Calabria-Taranto, Taranto-Potenza-Salerno, Novara-Varallo, Orte-Foligno-Fabriano e la Genova Acqui Terme.

TRA SCANDALI E CAMBI DI MANAGER

Il tratto Andria-Corato è nella disponibilità della società Ferrotramvie Spa, che ora avrà presumibilmente il suo da fare a rendere conto sui ritardi dei lavori riguardanti il raddoppio del binario da 31 milioni di euro. Tuttavia non sono pochi gli scandali che hanno coinvolto i manager della strada ferrata.

Ancora in Puglia ha tenuto banco nei mesi scorsi il caso di Ferrovie Sud Est che fra 311 milioni di debiti e un migliaio di cause di lavoro in atto, ha visto Luigi Fiorillo, amministratore unico dell’azienda portarsi a casa 13,7 milioni di euro tra co.co.co. e incarichi autoaffidati. Questo almeno è quanto sostiene la procura di Bari.


Un caso che però non è isolato. Basti dare un occhio alle cronache locali di mezza Italia per leggere storie di creste e assegnazioni più o meno allegre. In Lombardia Ferrovie Nord ha visto i presidente Norberto Achille finire a processo con le accuse di peculato e truffa aggravata. Insomma, gestioni della cosa, anche pubblica, che sembrano tutt’altro che virtuose ed efficienti.
fonte http://www.linkiesta.it/it/article/2016/07/13/non-e-un-paese-per-pendolari-ecco-le-prove-di-una-vergogna-italiana/31159/

Diabete, tra due anni arriva il pancreas artificiale



Nuove speranze per i 422 milioni di persone nel mondo che soffrono di diabete. Stando a una review appena pubblicata sulla rivistaDiabetologia da due esperti dello Uk National Institute for Health Research, infatti, potrebbe arrivare presto sul mercato – addirittura entro due anni – il primo pancreas artificiale, un dispositivo in grado di controllare in modo intelligente i livelli di glicemia e regolare di conseguenza il rilascio di insulina nell’organismo. Ne abbiamo parlato con Angelo Avogaro, ordinario dell’Università di Padova, uno dei pochi centri al mondo che si occupa, per l’appunto, di ricerca nel campo del pancreas artificiale.

Il pancreas artificiale sarà presto disponibile. Sembra una terapia molto promettente: come funziona?
“Si tratta un device costituito in maniera molto semplice. Consiste in una micropompa (o microinfusore) che contiene l’insulina. Lamicropompa viene comandata da un dispositivo palmare in cui è stato inserito un programma per il rilascio dell’insulina. L’apparecchio comunica con un sensore della glicemia che viene applicato sulla pancia e legge la glicemia minuto per minuto. Il sensore invia dati allo dispositivo tramite bluetooth, e l’apparecchio, grazie a un algoritmo interno, elabora i dati e riesce a fare delle previsioni di quelle che saranno le variazioni della glicemia. In base a queste previsioni il palmare “ordina” al microinfusore di iniettare dosi precise di insulina”.

Quindi qual è la grande differenza tra un normale microinfusore e un pancreas artificiale?
“Facciamo un passo indietro e prendiamo ad esempio il diabete di tipo 1, dove l’unica terapia è quella insulinica perché si tratta di una malattia autoimmune che distrugge le cellule beta, quelle che producono insulina, determinando una carenza assoluta dell’ormone. In alcuni pazienti si può pensare di applicare un rilascio di insulina continuo tramite un microinfusore, che ha, a differenza delle normali iniezioni, la possibilità di programmare la somministrazione grazie a una componente elettronica. Però con un normale microinfusore il paziente deve decidere la quantità di insulina da somministrarsi, mentre il pancreas artificiale pensa per il paziente. Esistono anche dei serbatoi di insulina che si possono inserire all’interno del corpo, in particolare nel peritoneo, però spesso comportano problemi di infezione e altre complicazioni”.

In chiave moderna, ha senso parlare di terapie personalizzate nel trattamento del diabete?
“La parola personalizzazione è un po’ abusata in questo periodo. Diciamo che già trent’anni fa lo si dava abbastanza per scontato: non si può applicare una terapia che non osservi le linee guida delle varie società scientifiche, dalle quali già emerge che esiste un farmaco per ogni paziente. Inoltre la terapia va sempre applicata in funzione di vari parametri, come l’età del paziente, la sua autonomia, il contesto familiare, le patologie associate. Questo modo di intervenire è già una personalizzazione della terapia. Ma il discorso vale soprattutto per il diabete di tipo 2, caratterizzato da una difficoltà dell’insulina a svolgere le sue azioni. Nel tipo 2 esiste anche un’alterazione della secrezione insulinica: le cellule beta hanno difficoltà a produrre l’ormone in risposta alle variazioni della glicemia nel sangue. Sono quindi necessarie terapie diverse rispetto al diabete di tipo 1 che, come già detto, è una malattia autoimmune e l’unico approccio è la terapia insulinica”.

Quanto è importante fare prevenzione?
“È fondamentale, anche se nei pazienti di tipo 1 parlare di prevenzione è dura perché si tratta di una malattia autoimmune. Mentre per il diabete di tipo 2 la prevenzione conta tantissimo. Ci sono per esempio degli studi che dimostrano che adottando degli stili di vita sani si può ridurre in maniera significativa l’incidenza del tipo 2, dove infatti coesiste una forte obesità, che è al tempo stesso un fattore predisponente e un fattore aggravante della malattia. Quindi per esempio dieta, attività fisica o comunque uno stile di vita salubre riescono a ritardare la comparsa del diabete. Certo, se una persona continua a ingrassare o se ha familiarità è chiaro che la comparsa del diabete è ineluttabile. Ma parlare di dieta è sempre complicato perché entrano in campo molti fattori. Di sicuro muoversi, assumere una dieta sana e smettere di fumare può essere d’aiuto”.


Fonte : Galileo

Marilina Lince Grassi



martedì 12 luglio 2016

C’è vita dopo la morte? Sì, lo dimostrano più di 1.000 geni


Uno studio dall'Università di Southampton che ha effettuato test per quattro anni su 2060 pazienti che hanno subito un arresto cardiaco afferma che c'è vita dopo la morte.
Ovviamente, sottolinea Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, non in senso metafisico come intendono gli esperti, che sostengono che anche quando il cervello cessa di funzionare ed il corpo è clinicamente morto, la coscienza può continuare. Il 40% di coloro che sono sopravvissuti ad un arresto cardiaco evocano una sensazione strana di coscienza.

Il dottor Sam Parnia, che ha condotto lo studio ed è attualmente presso l'Università di New York, lo ha spiegato al Daily Mail: "i test effettuati sin qui suggeriscono che, nei primi minuti dopo la morte, la coscienza non è schiacciata. Non sappiamo se essa svanisce dopo, ma immediatamente dopo la morte, noi siamo ancora consapevoli.
Il cervello non si ferma quando il cuore cessa di battere".
Finora, è stato stimato che coloro che hanno segnalato esperienze di vita dopo la morte erano ritenute vittime "di allucinazioni".
Il 39% dei pazienti intervistati per lo studio si ricorda di essere consapevole di quello che gli è accaduto sino ad arrivare così a mantenere tutti i dettagli. Il 46% ha segnalato una sensazione di paura o persecuzione, il 9% ha sperimentato un'esperienza vicina alla morte e il 2% ha detto di essere pienamente consapevole e di ricordare, in qualche modo, di essere "uscito" dal proprio corpo.
Si ricordano con precisione cosa hanno visto e sentito dopo che il loro cuore si era fermato.
Il dottor Parnia ha così concluso: "la morte non è un momento specifico, ma un processo potenzialmente reversibile che si verifica dopo una grave malattia o un incidente ed il cuore, polmoni e cervello smettono di funzionare.
Molti tentativi sono stati fatti per invertire questo processo, chiamato 'arresto cardiaco'. Ma se non è possibile, noi lo chiamiamo morte".
Questo studio ha voluto indagare "obiettivamente" cosa succede dopo la morte. E senza essere in grado di dimostrare cosa sostengono i pazienti, ha rilevato ciò che è impossibile ripudiare.


La University of Washington che su BiorXiv hanno pubblicato lo studio intitolato “Accurate Predictions of Postmortem Interval Using Linear Regression Analyses of Gene Meter Expression Data” attraverso il quale ci spiegano come siano giunti alla loro conclusione.

Nobles e i suoi colleghi hanno cercato di identificare il momento esatto in cui sopraggiunge la morte di un essere vivente analizzandone l'espressione di centinaia di geni upregolati (aumento di una componente cellulare), nello specifico i soggetti presi in analisi sono stati alcuni esemplari di pesce zebra e di topi. Dai dati raccolti, i ricercatori sono riusciti ad identificare 1.063 geni che si riattivavano o attivavano in seguito alla morte degli animali, stiamo parlando di un arco temporale che varia da 24 ore fino quattro giorni dopo il decesso, come nel caso del pesce zebra.


I geni che “prendevano vita” erano quelli coinvolti in alcuni compiti specifici per il corpo, come stimolare l'infiammazione, attivare il sistema immunitario o contrastare lo stress. Ma non solo. Ciò che ha lasciato a bocca aperta i ricercatori è stata l'attivazione di alcuni geni fondamentali per lo sviluppo e la formazione dell'embrione che, durante il corso della vita, restano latenti. Altri geni coinvolti sono stati quelli considerati “promotori” dello sviluppo del cancro. Proprio quest'ultimo aspetto potrebbe spiegare come mai le persone che ricevono il trapianto da una persona appena deceduta siano più a rischio tumori.


A cosa serve questo studio? Quanto scoperto permetterà a livello forense di identificare meglio l'esatto momento della morte e a livello scientifico di migliorare le procedure per i trapianti di organi. E, come dice lo stesso autore Noble, “questo studio dimostra che è possibile avere più informazioni sulla vita studiando la morte”.

Fonte : FanPage / Sportello dei Diritti

Marilina Lince Grassi




lunedì 11 luglio 2016

Tre stelle per un Pianeta



La conoscenza sempre più profonda dell'Universo ci sta abituando all'idea che le meraviglie del cosmo superano, spesso e volentieri, la più fervida immaginazione umana: e così, dopo aver scoperto che i pianeti come Tatooine non esistono soltanto nella realtà di Luke Skywalker, adesso scopriamo addirittura che possono esserci mondi che, a seconda della stagione, sperimentano tripli tramonti e triple albe in una giornata sola.

HD 131399Ab, il pianeta con tre Soli

Sì, perché il pianeta HD 131399Ab, recentemente individuato dagli astronomi della University of Arizona di Tucson, ha un'orbita allargata che conduce attorno ad un sistema stellare triplo. Collocato a circa 340 anni luce dalla Terra, in direzione della costellazione del Centauro, questo mondo straordinario ha circa 16 milioni di anni d'età, un fatto questo che ne fa uno dei più giovani esopianeti osservati direttamente. Con una temperatura di circa 580 gradi Celsius e una massa pari a circa quattro volte quella di Giove, HD 131399Ab rappresenta uno dei più freddi e uno dei meno massicci pianeti dei quali si sia ottenuta un'immagine diretta.

L'orbita del pianeta dura circa 550 anni terrestri e, per la sua metà, è accompagnata dalla vista di tre stelle in cielo, con le due più deboli sempre più vicine tra loro e con la loro apparente distanza dalla stella più brillante che muta durante l'anno, a causa del movimento.

In questo modo, HD 131399Ab mostra una varietà di paesaggi veramente ricca: per la gran parte dell'anno, le stelle appaiono vicine nel cielo, sorgono e tramontano assieme, offrendo alternanza tra giorno e notte. Lungo la sua orbita, però, il pianeta vedrà le stelle distanziarsi (apparentemente) sempre più le une dalle altre, fino a quando non si troverà in una situazione per cui il tramonto dell'una coincide con l'alba dell'altra: questo accade per circa un quarto dell'orbita e, quindi, per circa 140 anni terrestri.

Il sistema stellare HD 131399

Numerose osservazioni, nel tempo, sono state necessarie per determinare con precisione quale fosse la traiettoria del Pianeta tra le sue stelle madri. Tra simulazioni e osservazioni si è concluso che la stella più brillante HD 131399A, che è più massiccia del Sole di circa l'80%, ha due stelle meno massicce, B e C, che ruotano attorno, ad una distanza di circa 300 Unità Astronomiche (cioè, 300 volte la distanza media tra Terra e Sole). B e C, inoltre, ruotano l'una intorno all'altra ad una distanza pari a quella che separa il Sole da Saturno (ossia 10 Unità Astronomiche).


Il pianeta HD 131399Ab, quindi, orbita attorno alla stella A a circa 80 UA (ossia con un'orbita doppia a quella di Plutone), trovandosi quindi a un terzo della distanza che c'è tra A e le altre due stelle. Gli astronomi specificano che c'è una varietà di scenari orbitali possibili.


Ma un sistema del genere è stabile? Gli autori non si sbilanciano e spiegano saranno necessarie altre osservazioni, già pianificate, per rispondere a questo ed altri interrogativi relativi alla misura dell'orbita.


La scoperta è stata effettuata grazie a SPHERE (Spectro-Polarimetric High-Contrast Exoplanet Research Instrument) parte del Very Large Telescope dell'European Southern Observatory, situato nel deserto cileno di Atacama. I dettagli del lavoro sono stati pubblicati da Science.

Fonte Fanpage Scienza

Marilina Lince Grassi







domenica 10 luglio 2016

CNR: Dimostrato il legame tra sviluppo cerebrale e comportamenti antisociali



Il cervello degli adolescenti con gravi comportamenti antisociali è molto differente dal punto di vista anatomico rispetto a quello degli adolescenti che non mostrano tali comportamenti. A dimostrarlo, una nuova ricerca internazionale condotta in collaborazione da l’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’ e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Nello studio ‘Mapping the structural organization of the brain in conduct disorder: replication of findings in two independent samples’ delle Università di Cambridge e Southampton, pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Child Psychology and Psychiatry, gli scienziati italiani e inglesi hanno utilizzato metodiche di risonanza magnetica per visualizzare la struttura cerebrale di adolescenti maschi con diagnosi di disturbo della condotta sociale, un grave problema neuropsichiatrico caratterizzato da estrema aggressività, uso ripetuto di armi e droghe e comportamenti menzogneri e fraudolenti.

“Nello specifico, abbiamo studiato lo sviluppo coordinato di numerose regioni del cervello, prendendo in riferimento in particolare lo spessore della corteccia cerebrale”, dice Luca Passamonti dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr (Ibfm-Cnr), attualmente in forza all’Università di Cambridge. “L’idea alla base dello studio è che le regioni cerebrali che si sviluppano in modo simile abbiano spessori corticali di livello comparabile. Studi precedenti, nostri e di altri gruppi di ricerca, avevano già dimostrato che l’amigdala degli adolescenti con gravi disturbi della condotta sociale presenta anomalie rispetto a quella di soggetti di pari età che non dimostrano tali comportamenti. Tuttavia, ritenevamo troppo semplicistico ricondurre problematiche della condotta così complesse ad anomalie in una singola regione cerebrale, ancorché importante come l’amigdala, e infatti i nostri ultimi dati hanno chiaramente mostrato che il disturbo della condotta sociale coinvolge moltissime regioni del cervello che presentano cambiamenti anatomici di natura complessa e sfaccettata”.
Lo studio è stato promosso e finanziato dal Wellcome Trust e Medical Research Council nel Regno Unito. I ricercatori hanno reclutato 58 adolescenti maschi con disturbo della condotta sociale (33 partecipanti nella forma che emerge nella fanciullezza, 25 nella forma che compare durante la fase adolescenziale) e 25 individui non affetti da malattie neuropsichiatriche, di età compresa tra 16 e 21 anni. I ricercatori hanno trovato che le persone con il disturbo del primo tipo, rispetto ai soggetti di controllo, mostravano un elevato numero di correlazioni nella corteccia cerebrale che potrebbe dipendere da anomalie dello sviluppo, cioè da una ridotta perdita di spessore della corteccia che normalmente si osserva con gli anni. I giovani con disturbo che emerge durante l’adolescenza presentavano un minor numero di tali correlazioni e questo potrebbe riflettere uno specifico problema di sviluppo, ad esempio l’incapacità di selezionare le connessioni simpatiche più forti e durature.
I risultati ottenuti sono stati replicati e confermati in un altro campione di 37 individui con disturbo e 32 individui di controllo, tutti maschi di età tra 13 e 18 anni, reclutati all’Università di Southampton.

“Le differenze che abbiamo riscontrato dimostrano che gran parte del cervello è coinvolto in questa malattia neuropsichiatrica – commenta Graeme Fairchild del Dipartimento di psicologia dell’Università di Southampton -. Il disturbo della condotta sociale è un reale problema cerebrale e non, come alcuni ancora sostengono, semplicemente una forma di esagerata ribellione alle regole della società. I risultati dimostrano anche che ci sono differenze cerebrali molto significative tra gli individui che sviluppano tale disturbo nella fanciullezza o durante l’adolescenza”.
“Non c’è stato mai alcun dubbio che malattie come l’Alzheimer siano dipendenti da gravi disturbi del cervello soprattutto perché le metodiche di risonanza magnetica ci hanno sempre permesso di visualizzare tali danni, anche nei singoli pazienti”, aggiunge Nicola Toschi, docente in fisica applicata all’Università di Roma ‘Tor Vergata’. “Tuttavia, prima del nostro studio, non eravamo stati mai in grado di visualizzare in modo chiaro le diffuse anomalie anatomiche che sono presenti nel cervello degli adolescenti con il disturbo della condotta sociale”.
Rimane ancora da stabilire la combinazione di fattori genetici ed ambientali che possa portare alle anomalie cerebrali osservate. I ricercatori confidano che i risultati ottenuti possano portare allo sviluppo di marcatori oggettivi che consentano di monitorare in modo preciso l’andamento dei disturbi della condotta sociale e soprattutto l’efficacia dei trattamenti disponibili.

“Ora che siamo capaci di produrre una mappa delle anomalie nell’intero cervello degli adolescenti con disturbo della condotta sociale potremmo, in un futuro non troppo lontano, vedere se le terapie disponibili siano capaci di influenzare la maturazione del cervello e di ridurre tali comportamenti”, conclude Ian Goodyer del Dipartimento di psichiatria dell’Università di Cambridge.

Fonte : Le Scienze

Marilina Lince Grassi


8 competenze digitali dobbiamo insegnare ai nostri figli



L'impatto sociale ed economico della tecnologia è diffusa e accelerando. La velocità e il volume di informazioni sono aumentati in modo esponenziale. Gli esperti prevedono che il 90% di tutta la popolazione sarà connesso a Internet entro 10 anni . Con l'internet delle cose, saranno presto uniti i mondi digitali e fisici. Questi cambiamenti annunciano interessanti possibilità. Ma creano anche l'incertezza. E i nostri ragazzi sono al centro di questo cambiamento dinamico.


I bambini stanno utilizzando le tecnologie digitali e dei media in età sempre più giovani e per periodi di tempo più lunghi. Si spendono una media di sette ore al giorno davanti allo schermo - da televisori e computer, ai telefoni cellulari e vari dispositivi digitali. Questo è più che il tempo che i bambini trascorrono con i loro genitori oa scuola. Come tale, può avere un impatto significativo sulla loro salute e il benessere. Quali sono i contenuti digitali che consumano, che si incontrano on-line e quanto tempo spendono sullo schermo - tutti questi fattori notevolmente influenzare lo sviluppo globale dei bambini.


Il mondo digitale è una vasta distesa di apprendimento e di intrattenimento. Ma è in questo mondo digitale che i bambini sono anche esposti a molti rischi, come il cyberbullismo, la dipendenza da tecnologia, contenuti osceni e violenti, la radicalizzazione, frodi e furti di dati. Il problema risiede nella natura veloce e in continua evoluzione del mondo digitale, dove una corretta governance di Internet e le politiche per la tutela dei minori sono lenti per recuperare il ritardo, rendendoli inefficaci.


Inoltre, vi è la differenza di età digitale. La tecnologia come i bambini l'uso è molto diverso dagli adulti. Questo divario rende difficile per i genitori e gli educatori per comprendere appieno i rischi e le minacce che i bambini potrebbero affrontare in linea. Di conseguenza, gli adulti possono sentirsi in grado di consigliare i bambini sull'uso sicuro e responsabile delle tecnologie digitali. Allo stesso modo, questa lacuna dà luogo a diverse prospettive di quello che è considerato un comportamento accettabile.


Quindi, come possiamo, come genitori, educatori e dirigenti, preparare i nostri figli per l'era digitale? Senza dubbio, è fondamentale per noi di dotarli di intelligenza digitale .


Intelligenza digitale o "DQ" è l'insieme di abilità sociali, emotive e cognitive che consentono alle persone di affrontare le sfide e adattarsi alle esigenze della vita digitale. Queste abilità possono in generale essere suddivisi in otto aree interconnesse:


Identità digitale: La possibilità di creare e gestire la propria identità online e la reputazione. Ciò comprende la consapevolezza del proprio personaggio online e la gestione degli impatti a breve termine e lungo termine della propria presenza online.


Uso digitale: La capacità di utilizzare dispositivi e supporti digitali, tra cui la padronanza del controllo al fine di raggiungere un sano equilibrio tra la vita online e offline.


Sicurezza digitale: La capacità di gestire i rischi on-line (ad esempio bullismo, governare, radicalizzazione), così come contenuti problematici (ad esempio, la violenza e l'oscenità), e per evitare e limitare tali rischi.


Sicurezza digitale: La capacità di rilevare le minacce informatiche (ad esempio hacking, truffe, malware), per comprendere le migliori pratiche e di utilizzare strumenti di sicurezza adeguati per la protezione dei dati.


Intelligenza emotiva digitale: La capacità di essere empatici e costruire buoni rapporti con altri utenti online.


La comunicazione digitale: la capacità di comunicare e collaborare con gli altri che utilizzano tecnologie digitali e dei media.


L'alfabetizzazione digitale: La capacità di trovare, valutare, utilizzare, condividere e creare contenuti, nonché la competenza nel pensiero computazionale.


Dei diritti digitali: La capacità di comprendere e sostenere i diritti personali e legali, tra cui il diritto alla privacy, la proprietà intellettuale, la libertà di parola e di protezione da discorsi di odio.


Soprattutto, l'acquisizione di queste abilità deve essere radicato in valori umani desiderabili come il rispetto, l'empatia e la prudenza. Questi valori facilitano l'uso sapiente e responsabile della tecnologia - un attributo che segnerà il futuro leader di domani. Infatti, coltivare l'intelligenza digitale fondata su valori umani è essenziale per i nostri bambini a diventare padroni della tecnologia invece di essere masterizzato da esso.

Marilina Lince Grassi

Fonte : World Economic Forum

8 competenze digitali dobbiamo insegnare ai nostri figli



L'impatto sociale ed economico della tecnologia è diffusa e accelerando. La velocità e il volume di informazioni sono aumentati in modo esponenziale. Gli esperti prevedono che il 90% di tutta la popolazione sarà connesso a Internet entro 10 anni . Con l'internet delle cose, saranno presto uniti i mondi digitali e fisici. Questi cambiamenti annunciano interessanti possibilità. Ma creano anche l'incertezza. E i nostri ragazzi sono al centro di questo cambiamento dinamico.


I bambini stanno utilizzando le tecnologie digitali e dei media in età sempre più giovani e per periodi di tempo più lunghi. Si spendono una media di sette ore al giorno davanti allo schermo - da televisori e computer, ai telefoni cellulari e vari dispositivi digitali. Questo è più che il tempo che i bambini trascorrono con i loro genitori oa scuola. Come tale, può avere un impatto significativo sulla loro salute e il benessere. Quali sono i contenuti digitali che consumano, che si incontrano on-line e quanto tempo spendono sullo schermo - tutti questi fattori notevolmente influenzare lo sviluppo globale dei bambini.


Il mondo digitale è una vasta distesa di apprendimento e di intrattenimento. Ma è in questo mondo digitale che i bambini sono anche esposti a molti rischi, come il cyberbullismo, la dipendenza da tecnologia, contenuti osceni e violenti, la radicalizzazione, frodi e furti di dati. Il problema risiede nella natura veloce e in continua evoluzione del mondo digitale, dove una corretta governance di Internet e le politiche per la tutela dei minori sono lenti per recuperare il ritardo, rendendoli inefficaci.


Inoltre, vi è la differenza di età digitale. La tecnologia come i bambini l'uso è molto diverso dagli adulti. Questo divario rende difficile per i genitori e gli educatori per comprendere appieno i rischi e le minacce che i bambini potrebbero affrontare in linea. Di conseguenza, gli adulti possono sentirsi in grado di consigliare i bambini sull'uso sicuro e responsabile delle tecnologie digitali. Allo stesso modo, questa lacuna dà luogo a diverse prospettive di quello che è considerato un comportamento accettabile.


Quindi, come possiamo, come genitori, educatori e dirigenti, preparare i nostri figli per l'era digitale? Senza dubbio, è fondamentale per noi di dotarli di intelligenza digitale .


Intelligenza digitale o "DQ" è l'insieme di abilità sociali, emotive e cognitive che consentono alle persone di affrontare le sfide e adattarsi alle esigenze della vita digitale. Queste abilità possono in generale essere suddivisi in otto aree interconnesse:


Identità digitale: La possibilità di creare e gestire la propria identità online e la reputazione. Ciò comprende la consapevolezza del proprio personaggio online e la gestione degli impatti a breve termine e lungo termine della propria presenza online.


Uso digitale: La capacità di utilizzare dispositivi e supporti digitali, tra cui la padronanza del controllo al fine di raggiungere un sano equilibrio tra la vita online e offline.


Sicurezza digitale: La capacità di gestire i rischi on-line (ad esempio bullismo, governare, radicalizzazione), così come contenuti problematici (ad esempio, la violenza e l'oscenità), e per evitare e limitare tali rischi.


Sicurezza digitale: La capacità di rilevare le minacce informatiche (ad esempio hacking, truffe, malware), per comprendere le migliori pratiche e di utilizzare strumenti di sicurezza adeguati per la protezione dei dati.


Intelligenza emotiva digitale: La capacità di essere empatici e costruire buoni rapporti con altri utenti online.


La comunicazione digitale: la capacità di comunicare e collaborare con gli altri che utilizzano tecnologie digitali e dei media.


L'alfabetizzazione digitale: La capacità di trovare, valutare, utilizzare, condividere e creare contenuti, nonché la competenza nel pensiero computazionale.


Dei diritti digitali: La capacità di comprendere e sostenere i diritti personali e legali, tra cui il diritto alla privacy, la proprietà intellettuale, la libertà di parola e di protezione da discorsi di odio.


Soprattutto, l'acquisizione di queste abilità deve essere radicato in valori umani desiderabili come il rispetto, l'empatia e la prudenza. Questi valori facilitano l'uso sapiente e responsabile della tecnologia - un attributo che segnerà il futuro leader di domani. Infatti, coltivare l'intelligenza digitale fondata su valori umani è essenziale per i nostri bambini a diventare padroni della tecnologia invece di essere masterizzato da esso.

Marilina Lince Grassi

Fonte : World Economic Forum

Biografie - Marcello Lippi



Nasce a Viareggio la notte del 11 aprile 1948 (ma viene registrato all'anagrafe il 12 aprile): Marcello Romeo Lippi rappresenta al meglio la tipologia dell'allenatore-manager, il capofila moderno di quella razza di allenatori che non sanno stare solamente sul prato dei campi da calcio ma sanno anche districarsi al meglio di fronte a telecamere o consigli di squadra, grazie anche a doti di cultura e signorilità che si lasciano alle spalle la vecchia immagine dell'allenatore uso solamente alle panchine.



Sposato e con due figli, da giocatore viene ricordato soprattutto come un buon libero della Sampdoria. Proprio con le giovanili del club blucerchiato, comincia la sua faticosa carriera di allenatore, passata in gran parte fra i vari club minori d'Italia. Poi, nella stagione 1992-93, si segnala un buon campionato con l'Atalanta, quindi il sesto posto a Napoli ancora oggi ricordato fra gli enciclopedici tifosi partenopei.




Qual è, però, l'anno fondamentale nella carriera di Lippi? Decisamente il 1994 quando, dopo una così lunga gavetta, passata a viaggiare fra i vari campi da calcio disseminati sul suolo italico, approda finalmente alla panchina della Juventus. Una squadra che, a dire il vero, gli ha subito portato fortuna. L'avvio, infatti, è favoloso: non solo la sua guida viene battezzata da uno scudetto vinto seduta stante quell'anno stesso, ma nelle successive cinque stagioni, il "miracolo" (si fa per dire, considerando che Lippi si trova alle prese con una squadra blasonata come la Juve), si ripete per altre due volte. Una media da fare invidia a chiunque.



A questo, poi, si devono aggiungere una Champions League (per alcuni tifosi un riconoscimento ancora più importante dello stesso scudetto), una Supercoppa europea, l'Intercontinentale, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane. Come si suol dire: tanto di cappello. Certo, dare tutto il merito a Lippi non sarebbe fare giustizia al quadro complessivo del momento. Quella infatti era la Juventus di fuoriclasse come, tanto per citare l'uomo-squadra di quegli anni, Gianluca Vialli.



Come tutte le cose, però, anche l'idillio di Lippi con la Signora prima o poi doveva finire. La crisi si comincia ad intravedere all'inizio della stagione 1998-99, culminata in una pesante sconfitta casalinga contro il Parma. Le critiche su di lui cominciano a fioccare e Lippi, uomo notoriamente estremamente suscettibile, decide di lasciare quella squadra che a lui deve così tanto.



Fortunatamente non resta a piedi. Ormai il suo valore è noto e sono numerosi i club che se lo contendono. Uno su tutti gli ha puntato gli occhi addosso da tempo: l'Inter di Moratti; una squadra allora in grave crisi di identità e bisognosa di una guida carismatica che ne risollevi le sorti. Purtroppo, la crisi che erode la compagine milanese ha radici molto profonde, e non basta certo un pur ottimo allenatore a risolvere, come fosse una panacea, tutti i mali. Nell'Inter di allora vi erano problemi di spogliatoio, di rapporti fra giocatori e società, nonché attriti all'interno dello stesso team dirigenziale. Tutte problematiche che si riflettevano poi in concreto sull'andamento del gioco e sui risultati.



A farne le spese, come sempre, è il Mister in questione, costretto a sempre più tese e onerose conferenze stampa. Succede dopo l'eliminazione nel preliminare di Champions League, così come dopo la prima giornata di campionato, dove i neroazzurri subiscono un'umiliante sconfitta a Reggio Calabria.



Dopo il declino, l'inesorabile esonero.



Poi ecco di nuovo la Juventus, con la quale vince lo scudetto 2001/2002 (strappandolo all'Inter nell'ultima giornata di campionato) e lo scudetto 2002/2003 (27esimo per la Juventus).



Dopo la grande delusione della nazionale agli europei di Portogallo 2004, Marcello Lippi è subentrato alla guida degli azzurri, sostituendo Giovanni Trapattoni.



Due anni di intenso lavoro, in cui Lippi ha puntato a forgiare prima di tutto un gruppo coeso, hanno portato a un risultato straordinario e storico: ai mondiali di Germania 2006 la nazionale di Lippi si laurea con grande merito Campione del mondo, per la quarta volta nella sua storia.



A solo poche ore di distanza dalla conquista del trofeo e dalla grande festa celebrativa, Lippi annuncia le sue dimissioni da CT azzurro. Il suo successore viene nominato dopo pochi giorni: è Roberto Donadoni. Dopo l'uscita dell'Italia ai quarti di finale degli Europei del 2008, Donadoni viene sostituito e Lippi torna a sedere in azzurro, per guidare la nazionale verso i mondiali del 2010. Purtroppo la sua squadra questa volta delude, e non supera nemmeno il girone che porta alle fasi finali.



Nel mese di aprile 2012, dopo essere stato corteggiato per lungo tempo, viene convinto a tornare ad allenare: la squadra è quella cinese del Guangzhou Evergrande (della città di Canton) e a convincerlo è il multimilionario proprietario Xu Jiayin. Alla fine di ottobre dello stesso anno porta la squadra a vincere il campionato cinese. Diventa "eroe dei due mondi" quando all'inizio del mese di novembre 2013 porta i cinesi del Guangzhou a vincere la Coppa d'Asia: mai nessuno aveva vinto i tornei più prestigiosi di due continenti diversi.

Marilina Lince Grassi

Fonte : Biografie


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