Caro Giordano, tempo fa, davanti all'ingresso dell'Accademia Navale di Livorno, si è svolta una manifestazione per la liberazione dei marò.
Dopo
alcuni minuti è stato chiuso il cancello di ingresso e «a protezione
dell'Accademia» è arrivata un'auto dei carabinieri. Sempre in Accademia
Navale, con recenti disposizioni, è stato vietato ai parenti dei
decorati al valor militare della Seconda guerra mondiale di fregiarsi
delle medaglie. In questi giorni, dopo tre anni dalla incarcerazione dei
due marinai, qualche buon italiano ha messo alcune coccarde gialle sui
lampioni e sui portoni all'interno dell'Accademia, non sono state
gradite e sono state rimosse. Il problema sono gli italiani, non gli
indiani.
Alessandro Orsini - Livorno
Alessandro Orsini - Livorno
Sì,
lo penso anch'io, caro Orsini. Lei crede che gli Statì Uniti avrebbero
mai accettato questo supplizio infinito, con rinvii e controrinvii dei
processi? Pensa che avrebbero lasciato per tre anni due loro soldati in
terra straniera? Pensa che non avrebbero organizzato un'azione di
recupero, un volo spettacolare degli Apache o una missione di Navy Seals
per riportarli a casa? E pensa che, se fossero tornati dalle loro
famiglie per il Natale, glieli avrebbero poi rispediti indietro come un
pacco non desiderato? Ha ragione: U problema non sono gli indiani. Il
problema sono gli italiani. Il problema è il nostro rapporto, mai
risolto, con le forze armate. Non siamo capaci di difendere i nostri
marò per lo stesso motivo per cui gli ammiragli della nostra Marina
vanno in giro a parlare come se fossero i capi dell'organizzazione del
Buon Samaritano e poi mandano i loro militari disarmati nelle braccia
dei terroristi (caso della motovedetta). Questo Paese è stato intontito a
suon di falso pacifismo, antimilitarismo, buonismo d'accatto. Per anni
chi diceva di stare dalla parte dell'esercito era sospettato di
filo-golpismo, tendenza colonnelli della Grecia. Parlare di patria era
vietato. La difesa dei confini era affidata alle marce della pace con la
bandiera arcobaleno e guai a dire che se un nemico ti attacca, tu puoi
essere il più buono del mondo, ma hai solo due possibilità: o rispondere
a modo o soccombere. Non l'hanno mai capita, non la vogliono capire. E
dunque ora paghiamo il conto di questa prolungata follia culturale.
Diciamolo chiaramente: non abbiamo mai difeso i marò come avremmo dovuto
perché, in fondo, una parte rilevante di questo Paese si vergogna di
chi veste una divisa e rischia la vita per difenderci. È difficile da
ammettere, ma è così.
Purtroppo ha piena ragione!
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