domenica 28 febbraio 2021

"CHE C**** CI FACCIAMO IN EUROPA? QUI IMPRESE ROVINATE, IN GERMANIA RIPAGANO 100% DANNI!" ▷ Malvezzi


GUARDA L'INTERVISTA COMPLETA: 1 - LA RIVELAZIONE DEL PROF MALVEZZI ▷ L'ITALIA HA GIÀ PAGATO IL SUO INTERO DEBITO PUBBLICO IN INTERESSI → https://youtu.be/KJ_BrQlnExg 2 - "CHE C**** CI FACCIAMO IN EUROPA? QUI IMPRESE ROVINATE, IN GERMANIA RIPAGANO 100% DANNI!" ▷ Malvezzi → https://youtu.be/Wcy9oztWigE Ci sono un’italiano e un #tedesco. Il primo a causa dell’emergenza economica provocata dal #Covid prende l’8% del fatturato perso nell’arco di sette mesi. Il secondo ha diritto subito al 100% del differenziale tra #incassi e spese per “calamità naturali”. Una barzelletta firmata #UnioneEuropea, che farebbe ridere se non facesse piangere più di 100mila aziende nostrane sull’orlo del lastrico. C’è poco da ridere, anche con un #Draghi al Governo, visto che continuano le restrizioni e l’alternarsi delle varie colorazioni delle regioni italiane: cambiano i colori e cambia anche la pesantezza del portafoglio degli #imprenditori, ormai inesorabilmente più leggero da un anno, ma che rifiaterebbe, se solo non si tornasse ai #lockdown a singhiozzo dall’oggi al domani. ▷ ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE: https://bit.ly/2MeYWI7 ▷ ULTERIORI APPROFONDIMENTI SU: https://www.radioradio.it/ Perché il #virus può uccidere lo 0,6% degli infetti, ma l’#emergenza economica rischia di uccidere un intero comparto che, ricordiamolo, crea la ricchezza e l’eccellenza italiana con cui da decenni (o forse da secoli) ci andiamo vantando in giro per il mondo. Un discorso che sembra non toccare le istruzioni, tantomeno quelle sovranazionali, che anzi sembrano voler continuare con questo sistema che non permette alle imprese (italiane) di rifiatare. I numeri sono chiari, li hanno analizzati in diretta con noi il Professor #ValerioMalvezzi e il Dottor Roberto Forte. Ecco l’intervista da Francesco Vergovich e #FabioDuranti.

Radio Radio TV


 

sabato 27 febbraio 2021

Piccoli genocidi crescono

 




Testo di Cassandra63

Derek Mahon, il vero autore dello slogan, era un poeta nordirlandese che è morto a 78 anni lo scorso ottobre.

https://freeanimals-freeanimals.blogspot.com/2021/02/piccoli-genocidi-crescono.html

 

giovedì 25 febbraio 2021

Merano: Obbligati a fare il tampone per uscire dalla città blindata

 di Diego Fusaro

“Covid, scatta obbligo tampone per entrare e uscire da Merano”, così leggiamo su Ansa.it. L’esempio di Merano in Alto Adige è solo l’ultima escogitazione di un Sistema di sorveglianza biopolitica destinato a diventare totale e, di più, totalitario.

Obbligati a fare il tampone per uscire dalla città ...

In nome del paradigma biosecuritario che ci chiede di rinunziare a sempre nuove quote di libertà per avere in cambio la sicurezza della nostra vita, stiamo procedendo speditamente e senza alcuna forma di protesta – che pure sarebbe indispensabile – verso un disumano modello di dispotismo che è insieme tecnico, scientifico e medico. Si tratta peraltro di un dispotismo che si rivela sempre più palesemente tale nella misura in cui pretende di amministrare (come già sta facendo) senza riserve o zone franche, la mera vita.

La stessa società autoproclamata “aperta” che fino a ieri celebrava il mondo borderless e la libera circolazione deregolamentata delle merci e delle persone mercificate, ora si chiude dietro la forma specificamente medico-scientifica del muro: il cordone sanitario, la barriera dei tamponi. Entra solo chi può dimostrare con tampone di “essere puro”. Dialetticamente la open-society di Popper si rovescia in società del lockdown e dei muri terapeutici.

Ovviamente, e come sempre, chi osasse dissentire rispetto a questo paradigma neototalitario non sarebbe trattato e considerato come un partigiano della libertà e della democrazia (nel frattempo requisite dal sistema tecno-repressivo ovunque dilagante), al contrario, proprio grazie al trionfo del paradigma medico-scientifico, verrebbe svilito e diffamato con la più oscena delle categorie politiche della nostra galassia presente: quella del “negazionismo”.

Una categoria mediante la quale – lo sappiamo – si trasforma automaticamente il dissenziente in un intoccabile, da trattare con le stesse modalità con cui si trattano gli “untori”. La pratica del dialogo viene in tal maniera sostituita con quella della ostracizzazione immediata. Non deve infatti sfuggire che nell’ordine del discorso oggi imperante, non esistono mai dissidenti che si battono per la libertà soppressa: esistono sempre e solo miserrimi negazionisti che, nemici giurati della scienza “sacralizzata”, rappresentano con la loro irresponsabile condotta un pericolo per la salute pubblica.

Come disse disinvoltamente un noto medico millimetricamente allineato con il terapeuticamente corretto, “la disinformazione uccide quanto il virus“. La conseguenza di questo teorema, non esplicitata perché autoevidente, è che il dissidente, in quanto diffusore di disinformazione, deve essere messo nelle condizioni di non poter parlare, dacché ne va della salute pubblica.

Per questo, non mi stancherò di dirlo, il primo gesto da compiere è con tutta evidenza quello di un recupero di uno spazio sovrano della critica, o più precisamente di una critica che sappia dirigersi sagittalmente contro l’ordine del discorso “terapeuticamente corretto”, che sappia smascherare la portata politica di una visione del mondo che si camuffa dietro il lessico sacralizzato della medicina e della scienza, per portare avanti – in realtà – un progetto di ristrutturazione integrale della società, dell’economia, della politica e della nostra vita.

Articolo di Diego Fusaro – RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano

Fonte: www.radioradio.it

https://www.conoscenzealconfine.it/merano-obbligati-a-fare-il-tampone-per-uscire-dalla-citta-blindata/

mercoledì 24 febbraio 2021

Corsa contro il tempo: Draghi e la liberazione dell’Italia

 Saranno delusi, i tanti italiani che avevano sperato – con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi – di veder sparire da subito almeno alcuni dei simboli più deteriori dell’emergenza, come l’increscioso coprifuoco alle ore 22 (misura “di guerra”, difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico costituzionale). Meno sorprendente, invece, la proroga del divieto di spostamento tra Regioni: una concessione transitoria al “partito del rigore”, in cambio della rinuncia a imporre l’ennesimo, catastrofico lockdown, invocato a gran voce dai falchi come Walter Ricciardi, appena premiato da Papa Bergoglio con la nomina nella Pontificia Accademia della Vita. Succede in Italia, il paese sull’orlo del baratro dove la politica si è arresa al super-tecnocrate Draghi, e dove Marco Travaglio offre la seguente spiegazione, destinata all’infanzia: uno “sfasciacarrozze” con appena il 2% del consensi (Renzi) ha osato mandare a casa il governo più bello del mondo, guidato dal leader più carismatico della storia nazionale, stracarico di onori e successi, invidiatoci dal resto del pianeta.

Su altri organi del mainstream, invece, la musica sta cambiando: in un solo giorno, il 23 febbraio, la “Repubblica” degli Agnelli-Elkann (ben equipaggiati da Conte con iniezioni di miliardi e persino lucrose commesse per produrre mascherine) riesce a presentare nell’edizione online Walter Ricciardiben tre titoli dissonanti, rispetto alla canzone intonata nel 2020, per un anno intero. Primo titolo: meglio 4 persone al ristorante che 24 a casa, dice il presidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana. Accanto a Fontana, le mascherine sotto accusa: la metà delle Ffp2 cinesi è irregolare e non protegge dal virus. Ristoranti protagonisti anche nel terzo titolo, stavolta con l’aggiunta di un video: i carabinieri si sono tolti il casco per solidarietà coi ristoratori, affluiti a piazza Montecitorio per protestare contro la perdurante chiusura serale dei locali. C’è anche un quarto titolo, che menziona un altro leghista, il ministro Giorgetti: ha convocato le aziende farmaceutiche nazionali per impostare la produzione italiana dei vaccini e quindi accelerare il piano vaccinale.

Scontato anche questo, purtroppo: i vaccini vengono presentati come l’unica possibile via d’uscita, oggi, per mettere fine a un’emergenza anomala, largamente gonfiata da numeri controversi e sicuramente aggravata dalla devastante negligenza del precedente governo-meraviglia, quello rimpianto da Travaglio: se si lasciano i malati a casa senza cure per giorni, poi è inevitabile che sugli ospedali (già in affanno per i tagli degli ultimi anni) si riversi una massa ingente di pazienti ormai gravi. Mentre Travaglio dormiva, infatti, nel 2020 è accaduto esattamente questo: il ministero della sanità ha regolarmente ignorato i medici che segnalavano la scoperta di terapie efficaci, tranquillamente somministrabili a domicilio. E il ministro (anziché usare l’estate per attrezzare una adeguata risposta territoriale in autunno, sulla base dei farmaci disponibili) ha perso tempo a scrivere un libro grottesco e auto-Marco Travagliocelebrativo, che poi non ha neppure osato far distribuire nelle librerie. Una delle maggiori iatture, per gli italiani, è che il ministro di Conte sia rimasto al suo posto, almeno per ora, anche con Draghi.

A parte Travaglio e la fascia più puerile dei lettori, a pochi è sfuggito il senso dell’operazione-Draghi: recuperare il Parlamento, con l’appoggio del maggior numero possibile dei partiti. Obiettivo: consentire una loro possibile riabilitazione, dopo i disastri che hanno commesso, facendo infatti registrare due record europei (quello delle vittime del Covid e quello delle vittime socio-economiche dello stato d’emergenza, abbandonate al loro destino da un governo incapace di tamponare le falle). Ora si favoleggia dei 209 miliardi del Recovery Plan, che Conte non era riuscito a presentare in modo credibile. Ma 200 miliardi di euro erano il “minimo sindacale” che serviva all’Italia, già prima del Covid, per rimettersi in piedi. Nel solo 2020, poi, Conte è riuscito a bruciare 160 miliardi (in gran parte forniti dalla Bce) per misure non risolutive, destinate a tradursi in quello che Draghi chiama “debito cattivo”, cioè pesante e improduttivo.

Sempre i più sprovveduti possono immaginare che Draghi sia stato richiamato in servizio solo per non sprecare almeno i 209 miliardi in arrivo: ma si tratta di una minima parte del suo mandato. La prima riguarda la pandemia. Tema: come uscire, alla velocità della luce, dall’emergenza. Il sistema mondiale (che ha sovragestito il Covid fin dall’inizio) ha già pronta la risposta: se ne esce solo coi vaccini. Ovvio l’atteggiamento di Draghi: facciamo in modo, allora, che questi vaccini vengano finalmente forniti, in modo da poter dichiarare cessato l’allarme. E’ evidente che i vaccini possono essere una soluzione solo tattica e contingente (oggi pressoché inevitabile, per Draghi, dopo un anno vissuto a senso unico). Ma non è scritto da nessuna parte che si debba trattare col vaccino un virus super-influenzale. E se domani ne Massimo Galli, tifoso del lockdowncomparisse un altro? Il precedente è pericoloso: se irrompe un virus all’anno, la medicina rinuncia a curare i malati e ripiega sui soli vaccini, la cui efficacia e sicurezza è ancora da dimostrare? E’ evidente la manipolazione in atto, su scala planetaria, che mira a ridurre la nostra libertà. Se arrivano il Covid-20, poi il 21, il 22 e così via, che si fa? Ogni volta si chiude il paese per un anno, pregando che arrivi il salvifico vaccino?

Solo un cieco può non vedere il gioco perverso, l’oculata regia che sovrintende alla malagestione della cosiddetta pandemia, declinata come una sorta di “golpe bianco”, su scala mondiale, da filiere di potere che in questi decenni hanno imposto le crisi finanziarie, gli opachi terrorismi domestici, le peggiori guerre imperiali e l’esplosione del business vaccinale di Big Pharma, accanto ad altri spettacolari fenomeni come l’illusionismo climatico, utilizzato per lanciare l’ultima versione della mondializzazione, in salsa “green”, sotto il ferreo controllo delle multinazionali finanziarie. Con il Covid, il super-potere neoliberista ha giocato particolarmente sporco, provando cioè ad approfittare del panico mediatico-sanitario per imporre restrizioni a carattere tendenzialmente permanente, dalla didattica alla distanza al telelavoro, trasformando il distanziamento (sanitario, sociale, antropologico) in condizione post-umana a cui rassegnarsi. E tutto questo, per via di un virus che – a detta degli scienziati – è altamente contagioso ma scarsamente letale, nella maggior parte dei casi asintomatico o curabile con facilità.

Sfrattata dalla storia, negli ultimi decenni l’Italia è scivolata nelle ultimissime posizioni del G20: cacciata dalla Libia, maltrattata dall’Unione Europea. Siamo il paese a cui Emmanuel Macron (ricevuto coi massimi onori in Vaticano) scaricava migranti, dopo averli fatti manganellare dalla polizia, salvo poi definire “disgustosa” la politica del Salvini di ieri, quello “gialloverde”. Oggi, è come se le lancette del conto alla rovescia di fossero fermate. I fobici – che non capiscono perché Draghi sieda a Palazzo Chigi – temono che l’ex capo della Bce si trasformi nello spietato liquiditatore di quel che resta del paese (come se non vedessero che bastava Conte, semmai, a garantire all’Italia la rovina Carabinieri a Roma il 22 febbraio solidarizzano coi ristoratoriterminale). Sistemata l’emergenza – per ora solo con i vaccini, purtroppo – Draghi dovrà certo fornire una versione sensata del Recovery. Ma non sarà che un primissimo passo, verso la vera posta in gioco: cancellare il paradigma del rigore, giocando sul filo dell’equivoco, di fronte a un mostro come l’eurocrazia (da cui Draghi, non a caso, proviene).

In altre parole: l’Italia sembra un avamposto della possibile resistenza, planetaria, contro il “golpe-fantasma”, condotto attraverso la sovragestione dell’emergenza sanitaria. Impossibile uscirne in pochi giorni. Ma, come paiono suggerire gli stessi carabinieri a Montecitorio, nel frattempo occorrono anche gesti forti, di rottura: come ad esempio la riapertura in sicurezza dei ristoranti, al più presto, prima che il collasso dell’economia diventi irreversibile. Si tratta di una corsa contro il tempo: non è possibile “convertire” in pochi giorni gli stessi partiti che, fino a ieri, fingevano di credere (insieme ai Travaglio di tutta penisola) che la crisi fosse inevitabile, così come la resa di fronte al Covid, tradotta in termini di lockdown, a costo di affondare il paese. La scommessa di Draghi, probabilmente, si giocherà nel giro di poche settimane: limitare i danni, azzerare il panico, indurre i media a raccontare un’altra storia. E prepararsi allo scontro, quello vero: contro le baronie feudali del Nord Europa, che temono il risveglio dell’Italia.

https://www.libreidee.org/2021/02/corsa-contro-il-tempo-draghi-e-la-liberazione-dellitalia/

martedì 23 febbraio 2021

Affari & lockdown: tra Ricciardi, Arcuri e Papa Bergoglio

 Insieme agli indimenticabili Conte e Speranza, gli altri due personaggi-simbolo del tragico “lockdown infinito” che ha devastato l’Italia sono Walter Ricciardi, l’uomo che fermerebbe sempre il paese a qualsiasi costo, e Domenico Arcuri, il super-commissario travolto dalle polemiche per i suoi troppi fallimenti costosissimi: dalle mascherine comprate a peso d’oro ai vaccini in ritardo, fino ai padiglioni “faraonici” fatti allestire nelle piazze per una campagna vaccinale che tuttora procede a rilento, paralizzando la riapertura. Il terzo uomo in qualche modo legato alle restrizioni, cui ha dato un sostanziale avallo, è il pontefice: Bergoglio, che ha invaso il campo della politica demonizzando come “non etico” chi dovesse rifiutare la vaccinazione anti-Covid, non ha battuto ciglio quando “l’avvocato del popolo” ha tenuto in casa gli italiani persino a Natale, costringendo i cattolici a rinunciare anche alla tradizionale messa di mezzanotte. In pochi hanno notato che Ricciardi, profeta del massimo rigore insieme al clinico milanese Massimo Galli, è stato appena nominato nella Pontificia Accademia della Vita: fresco di nomina, si è premurato – per l’ennesima volta – di invocare il lockdown generale, stavolta con l’alibi delle “varianti” del virus.

Sulla terribile “variante inglese”, è stato l’ospedale Sacco di Milano a smentire clamorosamente lo stesso Galli, che aveva parlato di “reparti pieni di varianti”, con il rischio di avere “mille morti al giorno”. Per il Sacco, ospedale nel quale lo stesso Galli lavora, la situazione è invece Roberto Speranzasotto controllo: i pazienti affetti da “variante inglese” sarebbero appena 5 in tutto. Una speculazione allarmistica che esaspera un osservatore come Massimo Mazzucco: non potendo più esibire i numeri spaventosi della primavera – dice, in web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights” – prima hanno spostato il discorso sui tamponi per parlare di “casi” e “contagi” (fingendo di non sapere che si tratta per lo più di soggetti asintomatici) giusto per evocare la paura della “seconda ondata”. E adesso, esaurita anche quella – con numeri assai meno preoccupanti della prima – si parla ormai solo di “varianti”, come se ci trovassimo di fronte a una minaccia senza scampo. Tra parentesi: continua il silenzio televisivo sulle cure, che esistono e funzionano. Conclude Mazzucco: se venisse meno la grande paura, andrebbe in fumo anche il mega-business dei vaccini. Anche a questo, probabilmente, serve il terrore suscitato da Ricciardi, il suggeritore di Speranza.

«La nomina fatta da parte di Bergoglio è sembrata una sorta di endorsement vaticana alla strategia vaccinale del ministro Speranza e del suo Richelieu», scrive sul suo blog il dottor Paolo Gulisano, epidemiologo e scrittore. «D’altra parte dietro le mura leonine le vaccinazioni anti-Covid col vaccino Pfizer fervono da settimane, ed è già stato realizzato il discusso “tesserino vaccinale” che dimostra l’avvenuta vaccinazione». Appena nominato, Ricciardi si è affrettato a richiedere il lockdown: tutti in casa, uscendo solo per vaccinarsi? «A fronte della  costante diminuzione di casi e di decessi, qual è il motivo che dovrebbe portare alla serrata totale del paese?», si domanda Gulisano. Per Ricciardi, così come per i virologi catastrofisti onnipresenti sui media, la colpa è delle “varianti”. «Questa è la nuova parola-chiave della strategia della paura: ci sono le varianti. Ormai non si parla nemmeno di una possibile “terza ondata”: è ondata continua, inarrestabile. Uno tsunami di L'epidemiologo Paolo Gulisanomicidiali varianti». Falso: «In realtà, il Covid fin dai primi mesi si è caratterizzato per le sue numerose varianti, la gran parte delle quali non ha determinato forme più gravi o aggressive della malattia».

Come possono documentare i clinici, aggiunge Gulisano, le forme attuali di Covid presentano una gamma di diverse manifestazioni cliniche, che vanno dalla dermatite alle mialgie, ma ciò che porta a situazione di gravità clinica (fino al decesso) è sempre l’insufficienza respiratoria acuta. «E qui nulla è cambiato: i malati, quando vengono curati con le terapie adeguate, dagli antinfiammatori Fans e steroidei, con antibiotici e altri presidi terapeutici, rispondono come prima». Un dubbio: le “varianti” potrebbero rendere inefficaci i vaccini? E nel caso, «in attesa di ulteriori nuovi vaccini ancora tutti da realizzare, si torna a quella che per Ricciardi è l’unica soluzione: la segregazione totale». Tutti in casa, ad aspettare che passi la nottata? «Ci attendono dunque tempi grami», avverte sempre Gulisano: «Occorrono ancora tante lacrime e sangue, perché come il consulente del ministro Speranza ha dichiarato poco tempo fa, siamo in guerra e siamo ancora nel 1941. Il ’45 è molto lontano».

E intanto, quindi, avanti con le tre armi: lockdown duro, tracciamento dei casi (che secondo Ricciardi bisogna ripristinare in modo massiccio) e vaccinazioni, che bisogna fare in un numero di 300.000 al giorno, oltre due milioni alla settimana. «Un numero surreale, di vaccini teorici ancora non disponibili». Ma attenzione: «Ricciardi si propone di interloquire direttamente con Draghi, per convincerlo della bontà delle sue teorie». In questa fase di interregno tra il precedente governo Conte e l’attuale, «Ricciardi sembra volersi fare largo e andare oltre lo stesso ministro, di cui pure è consulente: una sorta di sottosegretario al Covid, con la benedizione da oltre Tevere». L’auspicio, scrive Gulisano, è che invece il ministero della salute «possa avvalersi di un vero sottosegretario, possibilmente competente, e che operi una svolta nella gestione della crisi sanitaria senza infliggere nuove sofferenze ad un paese che non ne ha affatto bisogno». Però non sarà facile liberarsi di Ricciardi, rafforzato dalla nomina di Bergoglio: professore di igiene, il consulente «non vanta, tra le sue pubblicazioni scientifiche, alcun intervento su temi quali l’aborto, l’eutanasia, il controllo delle nascite».

Quanto all’altro ramo dell’emergenza Covid – quello gestionale, affidato ad Arcuri – forse i tempi potrebbero essere più brevi: il governo Draghi potrebbe fare a meno del super-commissario a fine marzo, alla scadenza naturale del suo mandato (rinnovato da Conte nei mesi scorsi). Oggi, Arcuri si dichiara addirittura “parte lesa”, di fronte allo scandalo dei presunti compensi-ombra, alle spalle della struttura commissariale, per le primissime forniture di mascherine: un traffico che si sostiene si sarebbe svolto a insaputa di Arcuri, da cui dipendevano i fondi governativi. In autunno «si auguravano un nuovo lockdown per potersi arricchire nuovamente sulla pandemia», scrive “Libero“. «E’ quanto emerge da una inquietante intercettazione pubblicata sul “Giornale”». Testualmente: «Speriamo che a novembre Bergoglioesploda», si legge, in riferimento a una nuova chiusura totale del paese. La Procura di Roma parla di «lucrosi affari» sull’epidemia, a partire dall’affidamento di 1,25 miliardi di euro, da parte di Arcuri, a tre consorzi cinesi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine, tramite alcuni intermediari italiani.

L’intercettazione citata da “Libero” riguarda uno degli indagati, Jorge Solis, che tra le altre cose dice: «Questo è un lavoro che si fa senza valigetta». Al di là di come si svilupperanno le indagini in corso, cioè coinvolgendo o invece scagionando Arcuri, emerge – anche su questo fronte – il deficit di trasparenza che (con l’alibi emergenziale) ha contraddistinto ogni decisione politica, dall’imposizione del primo lockdown alla “strategia del terrore” attuata con la piena collaborazione dei media, tra dossier-fantasma, numeri gonfiati e medici “silenziati” dopo aver spiegato come guarire dal Covid, senza bisogno di ricorrere ai vaccini. Una colossale montatura, allestita attorno alle vittime (reali) dell’epidemia super-influenzale, la cui misteriosa origine non è ancora stata chiarita. Evidenti invece gli effetti ottenuti: una quasi-mutazione antropologica dell’umanità, prima spaventata e poi costretta a subire restrizioni inaudite, destinate – nelle intenzioni degli strateghi del terrore – a diventare permanenti, magari anche con il placet dei palazzi vaticani.

https://www.libreidee.org/2021/02/affari-lockdown-tra-ricciardi-arcuri-e-papa-bergoglio/

lunedì 22 febbraio 2021

Il discorso di Draghi è una dichiarazione di guerra all’Italia

 

21/02/2021 - “Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”. Se dovessimo prendere solo la parte finale del discorso di insediamento di Mario Draghi, ci sarebbe quasi da spellarsi le mani dagli applausi. Peccato che il finale ad effetto non basti a spazzare tutta la polvere che il nuovo premier nemmeno si sogna di nascondere sotto al tappeto. E’ tutta lì, in mezzo alla stanza. A ricordarci che, nonostante i facili entusiasmi di qualcuno, il fresco inquilino di Palazzo Chigi non è qui a salvare l’Italia.


La retorica sui “salvataggi”, specie dopo la disastrosa esperienza del governo Monti, dovrebbe aver insegnato qualcosa. Invece no, se siamo ancora qui a farci prendere per il naso da chi vorrebbe cullarci tra le braccia di mamma Unione Europea. Il sogno fa presto – lo si vede ogni giorno – a trasformarsi in incubo. E il discorso di Draghi è lì a ricordarcelo.


A partire dai giudici dal sapore fideistico sulla moneta unica, con quella “irreversibilità della scelta dell’euro” scandita dal neo presidente con fare quasi ieratico. L’euro non si può mettere in discussione: cosa aspettarsi, d’altronde, da parti di chi la valuta comune l’ha salvata? Fatto stilizzato sì, ma a che prezzo? Quello dell’impossibilità, da parte degli Stati nazionali aderenti a quel buco nero chiamato eurozona, di poter anche solo pensare di agire in termini di politica economica. Tanto più nei momenti in cui c’è stato (e c’è) davvero bisogno, come quelli dai quali stiamo uscendo. Ammesso che si riesca a farlo, se non al costo di una desertificazione che lascerà dietro di sé solo macerie.
La “distruzione creatrice” (che distrugge e basta) nel discorso di Draghi

Il presidente del Consiglio sembra esserne perfettamente conscio quando dice che “sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”. La distruzione creatrice al suo massimo: prima costringi le attività a chiudere, poi gli dai meno che un’elemosina e infine le sacrifichi. In purezza, come fosse la cosa più naturale di questo mondo. Secondo il discorso di Draghi, insomma, per un ristoratore che a fronte di mesi di chiusura forzata (non per sua scelta, incapacità o per la natura stessa del settore) ha ricevuto una mancetta insufficiente a coprire anche solo i costi fissi, il “cambiamento” sarebbe? Abbassare la saracinesca e riciclarsi a fare il rider? Nessuna novità: le sue linee d’ispirazione erano già note.

Poteva finire qui, sarebbe stato sufficiente. Draghi, nel suo discorso, va ancora più in profondità nel tracciare la guida programmatica dell’esecutivo che si appresta a condurre. Sempre più verso Bruxelles e i suoi desiderata, ca va sans dire. Ecco allora che ritorna la noiosa filastrocca sulle sovranità che, una volta cedute (con annesso tocco lirico del “non c’è sovranità nella solitudine”), vanno ad essere riacquisite sotto forma di “sovranità condivisa”. Peccato che, con in ultimo le magrissime figure rimediate dalla Commissione Ue nei confronti dei colossi farmaceutici, la somma non faccia mai il totale. Al contrario: più sovranità si cede – ormai è sotto gli occhi di tutti – più questa ne risulta depotenziata.
Il Recovery Plan sarà un inchino a Bruxelles

Da qui la necessità di dover mettere mano al Recovery Plan nazionale, uno dei motivi all’origine della caduta del Conte bis. Come? Aderendo pienamente ai diktat comunitari: “Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva”, illustra Draghi nel prosieguo del discorso.

Se qualcuno pensa che il grosso delle spese – parliamo del fatto che buona parte delle risorse (sempre a nostro carico) del Recovery Fund andranno al capitolo rivoluzione verde e transizione ecologica – non abbiano nulla a che vedere con le priorità dell’Italia, dal sostegno dei redditi e della domanda interna, passando per la deindustrializzazione galoppante e conseguente disoccupazione in doppia cifra, si metta l’animo in pace: è esattamente così. Perché così si vuole che sia.

Filippo Burla

https://www.ilprimatonazionale.it/economia/discorso-draghi-dichiarazione-guerra-italia-182977/

https://ilsapereepotere2.blogspot.com/2021/02/il-discorso-di-draghi-e-una.html#more

venerdì 19 febbraio 2021

Aldo Maria Valli: "Viganò spiegò per tempo a Bergoglio chi fosse McCarrick, l'amico di Biden..."


Il giornalista Aldo Maria Valli presenta in esclusiva su Vox Italia Tv l'ultimo libro di mons. Viganò "l'Ora della Prova". Un testo corposo e importante dove vengono chiariti in termini molto precisi i termini della rottura fra lo stesso Viganò e Papa Francesco. Oltre alla puntuale denuncia di uomini e comportamenti così gravi da generare scandalo e sconcerto fra i fedeli, il testo contiene una serie di spunti dottrinali e teologici di prim'ordine


 

mercoledì 17 febbraio 2021

Spunta la Nuova Variante “più pericolosa”: il prossimo passo sarà farvi odiare la Libertà!

 di Diego Fusaro

Ebbene sì, vi è una novità degna della massima attenzione che ça va sans dire, si iscrive nel registro narrativo del nuovo regime emergenziale terapeutico legato al Covid-19.

Risultato immagini per variante della variante inglese covid

La notizia viene diffusa da tutti i principali quotidiani – non soltanto italiani – in data 16 febbraio 2021. Così ad esempio leggiamo su La StampaScoperta una ‘nuova’ variante inglese, stavolta potrebbe sfuggire ai vaccini: ecco quali sono le più pericolose. Vaccino AstraZeneca verso uso a 65 anni”.

Ecco dunque che, secondo quanto apprendiamo dal quotidiano sabaudo, abbiamo una variante della variante. Sì, perché già quella albionica d’Inghilterra era la variante del coronavirus. Una variante – ci dicevano – ancor più contagiosa rispetto a quella canonica, si diceva addirittura del 50% più contagiosa, come ricorderete.

Bene, come se ciò non bastasse, adesso abbiamo la variante della variante che, come si dice su La Stampa, potrebbe sfuggire ai vaccini, e quindi vanificare (aggiungiamo noi) l’intera opera di vaccinazione di massa che è partita già da dicembre 2020 su tutto il territorio europeo. In cosa consiste questa “variante della variante” non è ancora chiaro a tutti, ad ogni modo possiamo già dire con sicurezza che provocherà ancor più danni della versione canonica del coronavirus, nonché di quella che ormai definiremmo la prima variante inglese.

Insomma, siate pronti: è partita la nuova ondata. Sì, la nuova ondata di terrorismo mediatico prodromico rispetto al prossimo imminente lockdown. Il copione è sempre invariabilmente il medesimo: dapprima creano senso di insicurezza generale, mediante una narrazione unificata che delinea lo scenario peggiore possibile, poi risolvono suddetto senso di insicurezza togliendovi libertà e diritti a colpi di lockdown “assassini”, e quindi rinvigorendo sempre da capo il paradigma biosecuritario, quello che vi rimuove libertà e diritti ma lo fa per garantirvi – si dice – la sicurezza della vita.

Ebbene, quando le scene delle forze dell’ordine che disperdono ogni umano abbraccio, ogni assemblea di uomini e donne, ogni gesto di contatto affettivo, vi avranno convinto che questa “disumanità spacciata come salvifica” sia un bene, allora e solo allora sarà tutto davvero perduto e loro avranno vinto.

Saranno, come nel noto romanzo “1984” di George Orwell, riusciti a far sì che amiate il “Grande Fratello”, il nuovo regime terapeutico che vi porta via tutto ma dice di farlo per il vostro bene e quindi vi convince a volerne sempre di più, pensando che sia non solo la soluzione migliore, ma anche la sola possibile.

Siamo ormai entrati in una sorta di spirale che procede sempre più speditamente, che sempre più celermente rimuove diritti e libertà e che sempre più intensifica tanto il suo ordine del discorso egemonico, quanto le sue pratiche liberticide, che vanno non soltanto a rimuovere geneticamente la libertà, ma che – paradosso dei paradossi – con lo scopo proclamato di proteggere la vostra vita, la stanno in realtà annientando sempre più. Perché la vita – diceva Nietzsche – è pericolo, e chi volesse togliere il pericolo del tutto avrebbe perciò stesso non già prodotto la protezione della vita, bensì il suo annientamento.

Articolo di Diego Fusaro – RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano

Fonte: www.radioradio.it

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