I risultati degli scavi
archeologici presentati presso L'Auditorium S.Carlo di
Albenga sono stati ottenuti dal Pontificio Istituto di
Archeologia Cristiana al San Calocero di Albenga in
collaborazione con l’universita’ di Aix-Marseille e il
contributo della Fondazione Lamboglia, sotto la direzione del
prof. Philippe Pergola . La giornata di studio ha visto
presenti numerosi ricercatori ed esperti , oltre ad un folto
gruppo di giovani collaboratori alle ricerche.
Una giornata molto importante
per la cultura locale e in particolari modo per quella ingauna
infatti, la cultura archeologica Albenganese è ritenuta
importante a livello internazionale. Il prof. Olof Brandt del
Pontificio Istituto, in collaborazione con il personale e i mezzi del
Politecnico di Milano, ha svolto nel Battistero un rilievo
tridimensionale con tecnologie d'avanguardia. Il professor Pergola ha relazionato in lingua straniera con gli astanti e il dott. Valente del Politecnico di Milano ha successivamente illustrato le tecniche innovative utilizzate per la rilevazione dei siti di S. Calocero e del Battistero per documentare direttamente gli scavi attraverso la Fotogrammetria, cioè l’unione di diverse immagini che danno un risultato 3D. Si tratta di una tecnologia di costi molto elevati e con una risposta interpretativa dei dati ricavati piuttosto lunga, ma già usata in altri siti molto importanti.
Il responso sul mistero dell’ inumata prona con l' approfondimento sull’evoluzione dei lavori da parte del dott. Stefano Roascio archeologo nominato Presidente della Commissione Tecnica alla Cultura per la Regione Liguria e della la dottoressa Elena Dellù ci ha fatto chiarezza . È ancora presto per parlare di vampiri e streghe, in quanto le sepolture anomale sono abbastanza frequenti. La Dottoressa Dellù ha comparato il ritrovamento di Albenga con altri rinvenimenti in Lombardia e a Bologna,dove furono usati rituali più macabri, ad esempio : chiodi conficcati nel corpo o in testa, piedi tagliati e naturalmente la faccia a terra.
Molto utile è l’apporto dell'antropologia che aiuta gli archeologi in quanto studia i rituali in uso in tutta Italia e all'estero. Poiché anticamente si riteneva che l’anima dopo la morte uscisse dalla bocca, quando essa poteva essere "di disturbo" ai mortali ecco che si procedeva ponendo un sasso in bocca al defunto oppure trafiggendo la testa con un chiodo onde evitare il ritorno nel mondo dell’anima negativa. In qualche caso si poteva parlare di un segno di carità cristiana.
La Dott. Caroline Arcini, dell'ufficio nazionale del Patrimonio culturale della Svezia, ha rilevato un filo conduttore comune nelle sepolture prone consultando la letteratura per fare il primo catalogo di tali sepolture , nel mondo,e trovando le descrizioni di più di 600 corpi in 215 luoghi di sepoltura, dal Perù al Sud Corea, satabilendo che a partire da 26000 anni fa fino alla prima guerra mondiale, queste cosiddette sepolture prone includono gli uomini, le donne ed i bambini, benchè la maggioranza fossero uomini. Le sepolture a faccia in giù si sono presentate in tutte le specie di tombe, compreso le singole, le doppie e le tombe di massa.
Nelle posizioni con parecchie sepolture prone, i morti sono stati inumati spesso in tombe poco profonde verso il bordo del cimitero, la maggior parte di loro senza bare.
Tale fenomeno ha varie spiegazioni possibili, ha sostenuto la Arcini .Ad alcuni corpi avevano i legati insieme mani e piedi, sostenendo che si trattasse di criminali o prigionieri di guerra.
Altre sepolture indicano che tale pratica era collegata alla condizione sociale, come nel caso di 80 corpi ritrovati in un cimitero messicano datato fra il 1150 e il 850 a.C. In quel luogo, 6 uomini furono trovati seduti nelle loro tombe, mentre gli altri 74 furono trovati in una posizione prona.
Potrebbe essere che i primi quelli sepolti in una posizione seduta, fossero alti sacerdoti e gli altri fossero di rango sociale più basso.
L'archeologa evidenzia come il conflitto religioso e culturale fosse un altro altro fattore potenziale.
La maggior frequenza di sepolture prone in Svezia, ad esempio, risale al periodo dei Vichinghi, quando il Cristianesimo arrivò in tale regione, dice la Dott. Arcini. I Vichinghi pagani non accettavano coloro che si convertirono al Cristianesimo e può essere che ne seppellissero i corpi in modo che venisse riflessa la loro avversione, come ad esempio le suore che infrangevano la regola e le streghe condannate.
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