martedì 8 maggio 2018

IL COMPLOTTO GIUDAICO-MASSONICO CONTRO LA CHIESA ROMANA




Introduzione

Abbiamo già visto come la teoria del complotto del giudaismo-religione contro la Chiesa di Cristo non sia un'invenzione dell'antisemitismo moderno, ma sia già divinamente rivelata nel Vangelo di Giovanni (Gv 9, 22): «I giudei cospiravano di espellere dalla sinagoga chiunque riconoscesse che Gesù era il Cristo». Cospirare, come già si è detto 2, è sinonimo di congiurare, complottare; e anche in molti altri luoghi della Sacra Scrittura ritroviamo la teoria della congiura dell'ebraismo contro il cristianesimo.

Come negli Atti (At 23, 12-15): «Si riunirono alcuni dei giudei e fecero voto con giuramento di non toccare né cibo né bevanda fino a che non avessero ucciso Paolo. Ed erano più di quaranta quelli che avevano fatto questa congiura ("qui hanc conjurationem fecerant")».
Nei quattro Vangeli quasi ovunque si legge del complotto ordito dal giudaismo contro Gesù:


«I farisei [...] tennero consiglio contro Gesù sul modo di ucciderlo» (Mt 12, 14);


«Si riunirono i capi dei sacerdoti e gli Anziani del popolo nel palazzo di [...] Caifa, e tennero consiglio, per poter catturare con inganno Gesù, e ucciderlo» (Mt 26, 3-5);


«I farisei [...] tennero consiglio [...] contro Gesù, intorno al modo di ucciderlo» (Mc 3, 6); «I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di prendere Gesù con inganno e di ucciderlo» (Mc 14, 1);


«I prìncipi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di uccidere Gesù» (Lc 22, 2);


«I giudei perseguitavano Gesù [...], sempre più cercavano di ucciderlo» (Gv 5, 16-18);


«Da quel giorno decisero di ucciderlo» (Gv 15, 53).




Sopra: il sommo sacerdote Caifa dà a Giuda i trenta denari


d'argento pattuiti, il prezzo per il tradimento del Maestro.


Anche negli Atti si legge spesso del complotto ordito per uccidere San Paolo:


«I giudei si riunirono in consiglio e decisero di ucciderlo» (At 9, 23);


«I giudei sobillarono i principali uomini della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo» (At 13, 50);

«I giudei gli tesero insidie durante la navigazione» (At 20, 3);

«Gli tendevano insidie per ucciderlo durante il viaggio» (At 25).

Tale odio contro Cristo si riversa nel corso dei secoli specialmente contro il suo Vicario in terra, il Papa. Il 10 gennaio 1937 il giornale ebraico di New York, Freiheit, scriveva:

«Secondo la religione giudaica, il Papa è il nemico del popolo ebraico solo per il fatto che è il capo della Chiesa cattolica. Il giudaismo si oppone al cristianesimo in generale e alla Chiesa cattolica in particolare» 3.

Anche l'Episcopato spagnolo ricordava tale verità in una lettera del 1° giugno 1939:

«Il presente conflitto (la guerra civile spagnola; N.d.R.) è uno dei più terribili ingaggiati dall'anticristo, cioè dal giudaismo, contro la Chiesa cattolica [...].
L'ebraismo usa soprattutto due armi, una segreta, la Massoneria, l'altra manifesta e dichiarata, il comunismo» 4.


Il Loyer infine scriveva:

«Non vi può essere dubbio sull'esistenza di tre gruppi che tendono alla conquista [...] del mondo intero [...]. Essi sono: il gruppo ebraico, il gruppo occultista e il gruppo massonico [...]. Il gruppo massonico è in alcuni Paesi veicolo di odio settario, in altri è agenzia per la diffusione [...] dell'indifferentismo religioso e del liberalismo disfattista [...]. Il gruppo occultista, sotto la maschera di un discutibile misticismo, contribuisce alla corruzione morale [...].
Il gruppo ebraico è il più segreto di tutti, agisce dietro le quinte della politica internazionale [...] e si serve degli altri due gruppi per la sua [...] sistemazione definitiva. Tutti questi gruppi sono tra loro uniti e lavorano in pieno accordo su un punto: la Chiesa cattolica di Cristo deve essere distrutta [...]. L'odio contro la Chiesa li unisce tutti insieme» 5.




L'Episcopato spagnolo, in piena guerra civile, considerava dunque «il comunismo l'arma manifesta del giudaismo e la Massoneria la sua arma segreta», evidenziando quegli stretti rapporti tra ebraismo e Massoneria che sono già stati oggetto di un precedente articolo 6.
Tutti gli storici, a qualunque area ideologica appartengano, evidenziano d'altro canto l'origine ebraica di Karl Marx (1818-1883) 7.


Senza seguire coloro che in questo solo fatto vedono la radice della persecuzione anticattolica del marxismo, avallando la loro tesi con l'origine ebraica degli esponenti comunisti più importanti prima e dopo la Rivoluzione russa del 1917 8, o con la loro appartenenza a Logge massoniche 9, dobbiamo però riconoscere nella dottrina marxista il fondamento talmudico, come già ben evidenziò lo storico ebreo Bernard Lazare (1865-1903):


«Marx, discendente da una famiglia di rabbini […], ereditò tutta la forza logica dei suoi avi, fu talmudista lucido e chiaro [...], applicò le sue qualità native di esegeta alla critica dell'economia politica. Fu animato da quel vecchio materialismo ebraico che sognò sempre un paradiso realizzato sulla terra [...]. Fu anche un aspro polemista e prese questo dono del sarcasmo e dell'invettiva [...] alle fonti ebraiche» 10.



Karl Marx


Bernard Lazare




Il complotto contro la Chiesa

Maurice Pinay scriveva nel 1962:

«Si sta compiendo (con il Concilio Vaticano II) la più perversa cospirazione contro la santa Chiesa [...]. Sembrerà [...] incredibile a coloro che ignorano questa cospirazione che tali forze anticristiane contino di avere, dentro le gerarchie della Chiesa, una vera "quinta colonna" di agenti controllati dalla Massoneria, dal comunismo e dal potere occulto che li governa.
Tali agenti sarebbero tra quei Cardinali, Arcivescovi e Vescovi che formano una specie di ala progressista dentro il Concilio» 11.




L'edizione in lingua spagnola del libro di Pinay.



La tattica che la «quinta colonna» avrebbe dovuto seguire, sarebbe stata quella di spingere il Concilio Vaticano II (1962-1965) a contraddire ciò che la Chiesa romana ha sempre insegnato, per farle perdere così autorità sui fedeli e per «provare» che la Chiesa di Roma non è divina; infatti, un'istituzione che si contraddice non può essere divina.

A tal fine, «fra le manovre che si prepararono, risalta [...] il mutamento di attitudine riguardo i giudei reprobi» 12. Ora, è proprio la Sinagoga talmudica ad avere il più grande interesse a dimostrare che la Chiesa romana non è divina e che, perciò, la vera Chiesa di Dio è ancora la Sinagoga ebraica, non soppiantata dalla Chiesa di Cristo.

La «quinta colonna»

Mons. Antonio De Castro Mayer (1904-1991) pubblicò un'interessante lettera pastorale sulla «quinta colonna» riportata dalla rivista Sodalitium 13, nella quale sosteneva che l'anti-Chiesa non vuole collocare tutti i suoi seguaci nelle file apertamente eterodosse, ma che, anzi, ha sempre cercato il modo di disporre i suoi elementi in gran numero all'interno della Chiesa cattolica, con lo scopo di rovinarla dal di dentro.
Tali agenti della «quinta colonna», infatti, miravano a fare all'interno della Chiesa il gioco dei suoi avversari: essi avevano cioè il compito di introdursi nei posti chiave, soprattutto nei Sogli episcopali. In tal modo, l'eresia cercava di infiltrarsi il più profondamente possibile nelle viscere stesse della Chiesa, per poter un giorno insegnare con l'apparente autorità (materiale, non formale) della Chiesa gli errori da questa condannati. La «quinta colonna», però, una volta smascherata cerca di produrre una «terza forza» che non si dichiari apertamente amica della «quinta colonna» ormai smascherata, ma che le fornisca le condizioni indispensabili per poter sopravvivere e non essere del tutto espulsa dalla Chiesa.


Mons. Antonio De Castro Mayer,
Vescovo di Campos (Brasile).


I suppositi della «terza forza» non dovranno mai dichiararsi apertamente amici della «quinta colonna» nemica della Chiesa, ma neppure dovranno mai combatterla; al massimo, dovranno fingere di combattere l'errore, senza attaccare l'errante. Essi, in sostanza, sotto apparenza di moderazione e prudenza, sono devoti alla causa dei nemici della Chiesa, ossia della «quinta colonna».
Il loro principio dottrinale è il mantenimento della pace a qualunque costo; la pace, anzi, è per loro il valore sommo cui si può sacrificare ogni cosa, anche la purezza della fede. Conclude il documento:

«La pace è reale solo quando è alimentata dalla linfa della verità. In caso contrario, è una superficie di tenue vernice sotto la quale la divisione delle intelligenze alimenta e ravviva convulsioni talora vulcaniche» 14.

Tale infiltrazione di una «quinta colonna» mascherata nelle file cattoliche ha conosciuto il suo massimo sviluppo con la crisi modernista. Papa San Pio X (1835-1914) nell'Enciclica Pascendi Dominici gregis (dell'8 settembre 1907) spiegava come il modernista, a differenza di tutti gli altri eretici, non voleva uscire dalla Chiesa, ma restarvi per cambiarla dal di dentro.

È nel romanzo Il Santo 15, di Antonio Fogazzaro (1842-1911) - messo all'Indice con l'accusa di modernismo - che si ritrova dettagliatamente descritto l'intento dei modernisti di costruire una società segreta in seno alla Chiesa per impadronirsi dei principali posti della Gerarchia e trasformare la Chiesa in una sorta di società filantropica. A ben vedere vi si possono ritrovare tutte le tattiche di penetrazione all'interno della Chiesa nelle precise descrizioni delle riunioni 16, nell'enunciazione delle grandi speranze di rinnovamento, di apertura ai principî liberali 17.



Sopra: Antonio Fogazzaro e il suo romanzo Il Santo.


Il sogno di Fogazzaro si è - purtroppo - realizzato nel Concilio Vaticano II, vera «quinta colonna» all'interno della Chiesa romana, e con la falsa restaurazione di Giovanni Paolo II (1920-2005) e Joseph Ratzinger, vera «terza forza», per coprire e far accettare il Concilio alla luce della Tradizione. Poco prima che iniziasse il Concilio un gruppo di prelati e laici «controrivoluzionari» diedero alle stampe, sotto lo pseudonimo di Maurice Pinay, un libro veramente profetico, che allora fece molto rumore e che fu anche citato da Renzo de Felice (1929-1996) nella prefazione al libro di Roberto Piperno intitolato L'antisemitismo moderno 18.




Sopra: Roberto Piperno e il suo libro L'antisemitismo moderno.


L'Inquisizione o la legittima difesa della Chiesa contro la congiura giudaico-massonica

La politica inquisitoriale della Chiesa cattolica fu non soltanto teologicamente fondata 19, ma anche di sommo beneficio per i popoli. Se grazie alla Santa Inquisizione si riuscì nel passato a sventare il complotto plurisecolare dell'ebraismo contro la Chiesa di Cristo, ora, con la sua abolizione operata dalla «quinta colonna», la minaccia si è fatta più grave. Anche gli storici ebrei più seri ammettono la funzione positiva di molti aspetti del sistema dell'Inquisizione. Cecil Roth (1899-1970), ad esempio, scrive:

«Bisogna riconoscere che, dal suo punto di vista, l'Inquisizione era giusta. Raramente procedeva senza una base seria; e quando una cosa era in marcia, l'obiettivo ultimo era di ottenere una confessione completa che, unita all'espressione del pentimento, avrebbe salvato le vittime dai tormenti eterni. I castighi imposti erano considerati più un'espiazione che una punizione»20.




Sopra: lo storico ebreo Cecil Roth e la sua opera Storia del popolo ebraico, da cui è stata tratta la citazione.

La Chiesa non vuole imporre la fede con le armi, ma vuole difendere la fede e i frutti spirituali e sociali che ha portato nel mondo, dalla minaccia del complotto della contro-Chiesa; anzi, fu solo per salvaguardare la cristianità da tale pericolo, che dovette ricorrere a mezzi straordinari.
Una delle armi predilette dal giudaismo fu senz'altro quella dell'infiltrazione dei falsi convertiti, i cosiddetti «marrani», all'interno della Chiesa per poterla in qualche modo asservire - se mai fosse possibile - alla Sinagoga.


La cristianità intera era minacciata di morte qualora non avesse reagito energicamente a tale infiltrazione segreta ed esiziale. Da questa esigenza di autodifesa nacque la Santa Inquisizione: essa si serviva di indagini caratterizzate da un'estrema riservatezza e discrezione, non potendosi combattere un'organizzazione segreta con delle attività palesi. Già nel 1184,

«Papa Lucio III [...] obbligò i Vescovi a visitare una o due volte l'anno [...] le parrocchie contaminate dall'eresia, per sentire, sotto il vincolo del giuramento, le testimonianze di persone degne di fede [...]. Denunce, accuse [...] bastavano all'inquisitore per citare a comparire dinanzi a sé persone compromesse [...]. Le deposizioni dei testimoni erano comunicate agli imputati, ma i loro nomi erano tenuti nascosti per tema di rappresaglie. I calunniatori e i falsi testimoni erano duramente puniti» 21.



Sopra: Papa Lucio III.


Dal fatto che l'Inquisizione proteggeva l'informatore mantenendone segreto il nome, si evince che la Chiesa si servì di informatori segreti 22. Il lettore saprà certamente che il Sodalitium Pianum, fondato da Mons. Umberto Benigni (1862-1934) in onore di San Pio V (1504-1572), raccoglieva le prove sugli infiltrati e sui modernisti, vale a dire inquisiva nascostamente Vescovi e sacerdoti sospetti di modernismo e ne informava il Papa in persona, senza ricorrere ad interrogatori, ma solo raccogliendo prove con indagini, paragonabili a quelle di polizia, svolte dai singoli prelati o fedeli integralmente cattolici.4

«Molto si grida contro il Santo Padre, quasi fosse stata un'associazione malefica. La cosa non può non sbigottire: […] non (si) arriverà mai a comprendere come [...] si possa giungere a ritenere che il poliziotto che segue inosservato le manovre disoneste del ladro [...] debba considerarsi un individuo scorretto [...] e non piuttosto un difensore dell'ordine [...], e per qual mai più ancora occulta ragione il malfattore smascherato dovrebbe essere ritenuto una povera vittima. È poi del tutto normale che a volte il controllo coinvolga anche persone innocenti, così come i carabinieri, dopo una rapina in banca, controllano tutte le auto di tipo analogo a quella usata dai rapinatori in fuga.
Chi mai potrà [...] definire scorretto un siffatto modo di procedere se non appunto il ladro»? 23.




Mons. U. Benigni



Papa San Pio V


La «quinta colonna» ebraica nel clero

Uno dei motivi della momentanea vittoria della Rivoluzione sulle forze del bene è che queste combattono contro i tentacoli della piovra e non contro il suo capo.
Per tentacoli intendo il comunismo e la Massoneria, per capo il giudaismo. È sorprendente come la «quinta colonna» sia riuscita ad infiltrarsi nella Chiesa sotto Giovanni XXIII (1881-1963) - si pensi ai vari De Lubac, Congar, Küng 24 condannati da Pio XII (1876-1958) e chiamati da Roncalli come «periti» al Concilio - e a prendere saldamente in mano le redini del Concilio per dirigerlo a proprio piacimento, facendogli proclamare il panteismo, l'unità trascendente di tutte le religioni e il diritto, per l'errore, alla libertà 25.

Ma da chi è formata questa cosiddetta «quinta colonna»? Risponde il Pinay: «Essa è formata anche dai discendenti degli ebrei convertitisi nei secoli al cristianesimo, che però hanno praticato la religione di Cristo in forma solo apparente» 26; cioè nell'intimo del loro cuore questi falsi convertiti hanno mantenuto la loro fede talmudica e hanno celebrato i loro riti «organizzandosi in sinagoghe segretissime, che hanno funzionato clandestinamente durante i secoli» 27.
Sono interessanti, a questo proposito, le direttive che il Consiglio supremo della diaspora, sito in Gerusalemme, dava agli ebrei di Arles nel 1489:

«Carissimi fratelli in Mosé [...] ci dite che il re di Francia vuole che diventiate cristiani; fatelo [...], ma mantenete sempre la legge mosaica 28nel vostro cuore [...]. Fate in modo che i vostri figli divengano chierici e canonici, poiché così rovineranno la Chiesa» 29.



Sopra: Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II.


È evidente, quindi, che uno degli sforzi maggiori dell'ebraismo è stato quello di introdurre dei «marrani» nei seminari, onde, divenuti sacerdoti, potessero scalare tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica 30, fino a salire sul Soglio pontificio - come si augurava il Nubius - e far fare così la Rivoluzione agli stessi cattolici attoniti, disorientati, angosciati, impotenti, come di fatto, purtroppo, è successo con il Vaticano II.

Il supremo attentato: un «Papa» secondo i bisogni della giudeo-Massoneria

«Già nel 1824, il capo "Vendita Suprema" Nubius così scriveva al Volpe: "Noi dobbiamo giungere con piccoli mezzi graduati [...] al trionfo dell'idea rivoluzionaria per mezzo di un Papa".
Quello che la sétta desiderava non era un Papa massone [...]. Che cosa voleva essa? Lo dicono le Istruzioni: [...] "un Papa secondo i nostri bisogni"» 31.




Sopra: locandina che i massoni della Gran Loggia delle Filippine hanno diffuso dando il loro benvenuto a Francesco I in occasione della sua visita in quel Paese avvenuta dal 15 al 19 gennaio 2015. «La Gran Loggia dei massoni liberi e accettati delle Filippine da il benvenuto a papa Francesco, il papa della misericordia e della compassione».

Che cosa significa esattamente l'espressione «un Papa per i nostri bisogni»?
È semplice: un «Papa» che non è iscritto alla Massoneria, ma che appartenga alla sétta per le idee che ha accolto nel suo intelletto, e cioè il naturalismo, il razionalismo, il liberalismo, il pluralismo, la tolleranza per principio, il non-esclusivismo: in breve, il complesso di idee emanate dalla Massoneria. Tale «Papa» non apparterrebbe al corpo della Massoneria, ma alla sua anima.

Infatti, come nella Chiesa di Cristo si distingue il corpo dall'anima, e si sa che uno può appartenere al corpo senza appartenere all'anima e viceversa, così è per la Massoneria: il corpo sono le Logge, e vi appartengono coloro che vi sono iscritti, l'anima sono le idee, il liberalismo e la tolleranza. Tutti coloro che le professano appartengono all'anima della sétta. Un «Papa» siffatto farà sì che il clero cammini sotto la bandiera massonica, credendo di camminare sotto quella del Vicario di Cristo e la sétta vedrà così realizzato il suo sogno di fare la Rivoluzione «in cappa e tiara» 32.


Origini della «quinta colonna» e sua azione

L'ebraismo, che dopo la dispersione ha dovuto trasformarsi in sétta segreta 33, è quindi antico quasi quanto il cristianesimo.

«L'ebreo, quando è riuscito ad infiltrarsi nella cittadella del suo nemico, lavora senza posa, ubbidendo agli ordini [...] delle organizzazioni ebraiche che mirano ad ottenere dal di dentro il dominio sul popolo di cui si prefiggono la conquista» 34.




Sopra: giudaizzazione della Chiesa cattolica; una delle tante fotografie in cui Paolo VI indossa l'Ephod, un paramento che indossava il sommo sacerdote ebraico.

Il giudaismo tenterà, quindi, con ogni mezzo di esercitare il controllo sulle organizzazioni religiose nemiche (cattoliche) per poi disintegrarle; una volta ottenute le cariche ecclesiastiche, le utilizza per sviluppare i proprî piani di dominio universale, come sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi, con il nome di Nuovo Ordine Mondiale (N.O.M.).

Oltre ad introdursi nelle fila del clero con lo scopo di scalare la Gerarchia ecclesiastica fino al vertice della Chiesa 35, gli infiltrati della «quinta colonna» cercano anche di creare i cosiddetti santoni secolari laici. Tramite i mass media il lavoro dell'ebraismo è finalizzato a creare un alone di consenso e di popolarità per alcuni «sacerdoti laici». È un dovere cristiano provare la sincerità di coloro che si proclamano apostoli e denunciarli se non lo sono.

«Cristo Nostro Signore e gli Apostoli considerarono che è minor male smascherare in tempo i traditori e quindi evitare che essi continuino a tradire causando danni mortali alla Chiesa, che nascondere le cose per timore dello scandalo […]. Coloro che pur essendo in possibilità di parlare tacciono per indolenza o [...] per vigliaccheria, sono rei di tradimento e condividono con gli ecclesiastici della "quinta colonna" la responsabilità della catastrofe» 36.




«Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse:

"Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni"?. E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo» (Mt 26, 14-16).

San Paolo stesso, d'altronde, ritenne necessario avvisare i Vescovi che tra loro sarebbero sorti lupi feroci, che non avrebbero perdonato al gregge di Cristo, e che tra gli stessi Vescovi si sarebbero levati uomini che avrebbero detto cose perverse per fare dei proseliti («periculis in falsis fratribus»).
Nostro Signor Gesù Cristo nel Vangelo ci mette in guardia contro i «lupi rapaci vestiti da agnello» (Mt 7, 15), ammonendoci di essere vigilanti e sempre in guardia contro il «pericolo interno», e avvertendoci che «è necessario che avvengano degli scandali».

È significativo che meno la Santa Inquisizione ha potuto lavorare liberamente e più hanno trionfato le varie eresie ispirate dall'ebraismo; purtroppo, con il Concilio Vaticano II è stato permesso ai lupi vestiti da agnello di introdursi nell'alto clero e di utilizzare l'autorità (materiale, non formale) per schiacciare i difensori della Chiesa, sia chierici che laici.
Non ci si deve meravigliare di questa infiltrazione che Cristo permette nella Chiesa. Il Vangelo, in fondo, ce ne dà un esempio classico, quello di Giuda, uno dei dodici Apostoli, che tradì Cristo per trenta denari. Forse si sbagliò Gesù nel scegliere Giuda? No! Gesù volle darci un esempio e un ammonimento.



Volle farci constatare che il maggior pericolo che corre la Chiesa è quello di essere venduta al giudaismo per trenta denari dagli alti prelati della Chiesa stessa: infatti, altri Giuda sono sorti nel corso bimillenario della storia della Chiesa, e altri ancora ne sorgeranno. I fedeli perciò non devono scandalizzarsi se parliamo del complotto contro la Chiesa che ha potuto realizzarsi nel Concilio Vaticano II grazie al tradimento dei più alti prelati, soprattutto di Giovanni XXIII e Paolo VI (1897-1978). La Chiesa, nel passato, è sempre riuscita a vincere il più grave pericolo, quello della «quinta colonna», grazie ad un clero virtuoso e combattivo e ad un laicato fedelmente sottomesso ad esso.

Purtroppo, con il Concilio Vaticano II, gli agenti giudaico-massonici hanno occupato i posti di comando e hanno attuato quella rivoluzione che ha gettato lo scompiglio tra il clero e il laicato cattolico. È nostro dovere combattere - con l'aiuto di Dio - l'azione dissolutrice della «quinta colonna» che ormai ha invaso la Chiesa di Cristo, e ciò per un misterioso disegno del Redentore che, come ha voluto che durante la Passione la sua Umanità soffrisse terribilmente e la sua Divinità fosse completamente nascosta ed eclissata, così ha permesso dopo duemila anni che il suo Corpo Mistico soffrisse un'analoga e terribile Passione, che il suo elemento divino si eclissasse e che apparisse solo quello umano, totalmente martoriato, quasi irriconoscibile.



Sopra: il barone Yves Marsaudon (1899-1984), membro della Gran Loggia di Francia,amico intimo di Giovanni XXIII, nel suo libro L'œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition scrive (pag. 121) parlando del Vaticano II: «A tale proposito, si può veramente parlare di rivoluzione partita dalle nostre Logge massoniche che si è estesa magnificamente sotto il Duomo di San Pietro».




In occasione della morte di Giovanni XXIII, il 3 giugno 1963, la Massoneria messicana comprò uno spazio sul quotidiano El Informador (del 4 giugno 1963) per esprimere il suo lutto. 
A sinistra,il necrologio originale della Gran Loggia Occidentale. A lato, la nostra traduzione.


La nostra speranza è riposta nella SS.ma Vergine Maria, che sola, il Sabato santo, conservò la fede nella divinità di Cristo, che rianimò gli Apostoli e li predispose a ricevere la forza dello Spirito Santo, onde pieni di coraggio potessero predicare in tutto il mondo il Cristo crocefisso, «scandalo per i giudei e follia per i pagani» (1 Cor 1, 21). Che la Madonna Santissima interceda per noi e che ci dia la possibilità di cantare un giorno come fecero i nostri avi a Lepanto: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria sacratissimi Rosarii, victores fecit».


In che modo i cripto-ebrei (o falsi cristiani) cercano di penetrare nella Chiesa

Abbiamo visto che per conquistare la cristianità l'ebraismo considerò indispensabile impadronirsi nascostamente e a poco a poco della Chiesa di Cristo, e per ottenere tale scopo si valse di diverse tattiche, dalle persecuzioni palesi alle infiltrazioni nascoste.
La Chiesa rispose con l'Inquisizione che si serviva di informatori probi e segreti, e questo spiega l'odio insanabile degli ebrei e dei massoni contro l'Inquisizione, e specialmente contro quella spagnola.

«Gli ebrei, numerosissimi in Spagna, vi avevano raggiunto una posizione preponderante grazie alla loro abilità commerciale. La loro arroganza, il loro lusso e le loro ricchezze, oltre la pratica dell'usura, eccitarono contro di essi l'esasperazione pubblica [...]. Molti (di essi) passarono al cristianesimo. Ma troppo spesso tali conversioni erano provocate dall'interesse o dalla paura, senza condurre a mutazione di costumi; molti di questi "conversos" o "marranos" [...] praticavano di nascosto i riti ebraici [...], sicché furono ritenuti dagli spagnoli peggiori di coloro che non si erano convertiti» 37.




Sopra: fotografia scattata nel 1970 di una famiglia di israeliti falsamente convertiti (marranos) mentre preparano la Pasqua ebraica.

Occorre precisare e ribadire che la legittima difesa della Chiesa nei confronti dell'ebraismo non va mai confusa con l'antisemitismo razzista, da essa sempre condannato dal Magistero.
L'Inquisizione non ha mai perseguitato persone di sangue ebraico in quanto tali, ma ha vigilato su quegli ebrei che si convertivano falsamente e apparentemente al cristianesimo, restando però, nel loro intimo, legati alla religione ebraica. La Chiesa ha sempre accolto con grande gioia gli ebrei diventati sinceramentecristiani e ha dato loro compiti molto importanti nella ricerca dei falsi convertiti.

Con questa ricerca costoro provavano che la loro conversione era sincera, e se così non era, la Chiesa si premurava di difendere i suoi figli dalla loro nefasta influenza.
I primi due inquisitori generali, Tomás de Torquemada (1420-1498) e Diego de Deza(1443-1523) erano di razza ebraica, così come (da parte materna) lo stesso re Ferdinando d'Aragona (1452-1516), che affidò proprio ad ebrei sinceramente convertiti l'indagine sui marrani.



Sopra: da sinistra, i domenicani inquisitori generali Tomàs de Toquemada e Diego de Deza


L'Inquisizione non aveva dunque nulla di razzista: essa smascherò i falsi convertiti e nello stesso tempo infuse grande fiducia ai veri convertiti, diminuendo perciò l'avversione dei «vecchi cristiani» verso gli ebrei in genere e dando la dovuta tranquillità a quelli sinceramente cristianizzati, non più esposti ad indiscriminate reazioni popolari. L'Inquisizione corresse in tal modo alcune esagerazioni del popolo cristiano, che riteneva indebitamente che il sangue ebraico significasse, sempre e comunque, una falsa conversione.

Molti ignorano che due grandi santi spagnoli, Santa Teresa d'Avila (1515-1582) e San Giovanni della Croce (1542-1591), erano di sangue ebraico; ora, nessuno può dubitare della sincerità della loro fede, anche perché canonizzati infallibilmente dalla Chiesa. Questo significa che, per la Chiesa, il vero convertito è un cristiano come tutti gli altri, mentre il falso convertito va individuato e smascherato per il danno che arreca alla fede.

«Che l'Inquisizione non colpisse la razza ebraica in quanto tale è chiaro [...]. Essa passava in rassegna non già le origini e il sangue, bensì le condanne degli ascendenti fino ai nonni [...].
Non diversamente la nostra amministrazione, fino a pochi anni fa, prendeva in esame la condotta dei prossimi ascendenti e, in generale, degli stretti congiunti dei candidati ad uffici pubblici delicati, come la magistratura e i carabinieri» 38.



Sopra: da sinistra, Santa Tersa d'Avila e San Giovanni della Croce, i fondatori dell'Ordine carmalitano. 


Infatti, nella Chiesa di Cristo - come insegna San Paolo - «non vi è più giudeo né greco, schiavo né libero, ma tutti sono uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28); ma, al tempo stesso, essa vigila che al suo interno non si infiltrino falsi convertiti. Ogni interdizione dagli uffici è sempre stata comminata dalla Chiesa in base a motivazioni squisitamente religiose, mai razziali o genetiche, come ammette anche lo storico ebreo Paul Johnson:

«Nella Spagna del XV secolo un ebreo non poteva essere perseguitato [...] perché era nato ebreo o perché erano nati ebrei i suoi genitori; bisognava dimostrare che praticava ancora il giudaismo in qualche forma segreta» 39



Sopra: lo storico israelita Paul Johnson.


I vari Santi che hanno liberato la Chiesa dal pericolo del giudaismo

La Provvidenza di Dio è sempre venuta in aiuto alla sua Chiesa, inviandole e suscitandole uomini capaci di sacrificare tutto per la sua salvezza, uomini che, ispirati e sorretti da Dio, sanno valutare la gravità del complotto che minaccia palesemente od occultamente la Chiesa, e, spinti dallo Spirito Santo, sono pronti a lanciarsi, con disinteresse, nella lotta contro la Sinagoga talmudica e i suoi suppositi.

Questi uomini sono i Santi che intercedono per noi, e ai quali dobbiamo domandare la forza per combattere fino all'ultimo la buona battaglia contro i nemici della Chiesa. Nel corso dei secoli si sono contraddistinti, tra i tanti, Sant'Ireneo, Sant'Atanasio, San Giovanni Crisostomo, Sant'Ambrogio, San Cirillo di Alessandria, Sant'Isidoro di Siviglia, San Felice, Sant'Agobardo e molti altri. Cerchiamo ora di studiare brevemente alcune delle figure più significative di questa
lotta tra Chiesa e Sinagoga:

- San Gregorio VII (1010-1085): in una lettera al re Alfonso di Castiglia (1040-1109) affermava chiaramente:

«Ammoniamo Vostra Altezza che cessi di tollerare che i giudei governino i cristiani [...]. Giacché il permettere che i cristiani siano subordinati [...] è come opprimere la Chiesa di Dio ed esaltare la Sinagoga di Satana» 40.

- Sant'Ambrogio (339-397): quando le turbe cristiane, indignate per le cattive azioni degli ebrei appiccarono il fuoco alla sinagoga di Milano, proclamò:

«Sono stato io ad appiccare il fuoco alla sinagoga, o per lo meno ordinai ai cristiani che lo facessero [...]. Ho bruciato per giudizio di Dio» 41.

- San Tommaso d'Aquino (1225-1274) scriveva alla duchessa di Brabante che «de jure era lecito costringere gli ebrei, in quanto deicidi, a vivere in perpetua schiavitù» 42.


San Gregorio VII




Sant'Ambrogio




S. Tommaso d'Aquino

- Giovanni Duns Scoto (1265-1308) «suggerì che i giudei fossero trasferiti su un'isola dove potessero praticare la loro religione fino alla loro conversione» 43.

- San Luigi di Francia (1214-1270) diceva che qualora gli ebrei oltraggiassero la religione cattolica, la miglior cosa da fare sarebbe stata di affondare loro una spada nel corpo 44.

- Sant'Atanasio (295-373) sosteneva che «i giudei non sono più il popolo di Dio, ma i capi di Sodoma e Gomorra» 45.



Duns Scoto





San Luigi di Francia



Sant'Atanasio 


- San Giovanni Crisostomo (344-407) li definiva:
«Assassini, lussuriosi, rapaci, voraci, perfidi, ladroni 46». «Dio odia i giudei perché odia il male e i giudei dopo aver crocifisso Cristo Nostro Signore si dedicarono a commettere i più grandi mali» 47.



San Giovanni Crisostomo.


- Mons. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) diceva degli ebrei «Oh razza maledetta [...]. Il sangue che avete versato vi perseguiterà fino ai vostri più remoti discendenti» 48.

- Papa San Pio V (1504-1572): nel primo anno del suo pontificato, allarmato dall'azione sovversiva degli ebrei, li obbligò a portare un distintivo visibile che li distinguesse dai cristiani. E il Pinay, osserva a questo proposito che «se fosse vissuto ai nostri tempi[...] i gerarchi che sono al servizio della Sinagoga [...] lo avrebbero condannato come razzista e antisemita» 49.

- San Gregorio di Nissa (335-395) accusa gli ebrei di essere «assassini del Signore, dei Profeti, nemici di Dio [...] nemici della fede dei loro Padri [...], assemblea demoniaca» 50.


- Papa Leone XIII (1810-1903)I: di lui l'Enciclopedia Judaica Castellana scrive:

«Leone XIII fu uno dei pontefici più illustri, ma non perdonò mai ai giudei l'appoggio che essi dettero al liberalismo [...], e ha identificato gli ebrei con la Massoneria» 51.



Mons. Bossuet



S. Gregorio di Nissa



Leone XIII

Un Cardinale cripto-ebreo usurpa il Papato

Il fine della «quinta colonna» cripto-giudaica infiltratasi nel clero è sempre stato quello di poter arrivare ad occupare materialmente il Soglio di Pietro, collocandovi un cripto-ebreo o falso convertito, che asservisse gli uomini della Chiesa agli interessi e ai piani più segreti del giudaismo. Questa mèta fu sul punto di essere raggiunta nel 1130. Il rabbino Louis Israel Newman (1893-1972) scrive che «il fattore principale che preparò l'esplosione dell'eresia giudaizzante nel sec. XII fu l'elezione al Soglio pontificio di Anacleto II, membro del casato ebraico dei Pierleoni, avvenuta nel 1130» 52. «Il Cardinale Pierleoni e i suoi seguaci, stavano adoperandosi in ogni modo per giungere al Soglio pontificio alla morte del Papa (Onorio II); i Cardinali e gli altri ecclesiastici meglio orientati e più fedeli alla Santa Chiesa erano giustamente allarmati, convinti come erano che il Pierleoni praticasse segretamente il giudaismo e che, con la sua elevazione al Soglio pontificio, la Chiesa sarebbe caduta tra gli artigli del suo secolare nemico» 53.



Sopra: il rabbino Louis Israel Newman.


Il professor Brezzi, a sua volta scrive: 

«Appartenente ad una delle più celebri famiglie di Roma, Pietro Pierleoni, nipote di un ebreo convertito al tempo di Leone IX […] divenne Cardinale sotto Pasquale II [...]. Alla morte del Papa (Onorio II), lo scisma da lungo tempo in preparazione scoppiò violento. Il 14 febbraio 1130, sepolto [...] Onorio II, un gruppo di Cardinali elesse [...] Gregorio di Sant'Angelo [...].
Intronizzato in Laterano, ove prese il nome di Innocenzo II, il Papa si chiuse nella fortezza dei Frangipane. Ma Pietro Pierleoni e i suoi amici [...] procedettero [...] ad una nuova scelta [...].
Venne eletto Pietro e si chiamò Anacleto II. Seguirono tumulti, molto oro fu distribuito da parte dei ricchi Pierleoni [...]. 

Per vari anni seguirono le discussioni, i Concilî, le lotte in Roma; molta influenza ebbe San Bernardo, aperto fautore di Innocenzo [...]. La morte di Anacleto II (25 gennaio 1138) risolse la vertenza. Infatti, un tentativo di rinnovare lo scisma con l'elezione di Vittore IV fallì: la questione della legittimità rimasta in principio oscura agli stessi contemporanei, fu chiarita dal riconoscimento universale della Chiesa in favore di Innocenzo» 54.




Le amicizie ebraico-cristiane

Oggi, tra i mezzi più validi adottati dal giudaismo per impedire l'autodifesa cristiana, spicca particolarmente la creazione di confraternite o «amicizie ebraico-cristiane» che hanno conosciuto un grande impulso e un particolare sviluppo durante e dopo il Concilio, nei lavori preparatori di Nostra Ætate, fino a giungere all'abbraccio, nella sinagoga di Roma, tra Giovanni Paolo II e il rabbino capo Elio Toaff (1915-2015) nel 1986, al riconoscimento degli ebrei quali «fratelli maggiori» (della Chiesa conciliare) e dello Stato di Israele da parte del Vaticano nel 1993; riconoscimento che, come ammette L'Osservatore Romano 55, «è impregnato dello spirito del Vaticano II». Ora, per dirla col Pinay 56,
«debbono essere sempre considerati sospetti di cripto-giudaismo quei sacerdoti o prelati che con insistenza fanno il gioco della Sinagoga [...]. Chiunque infatti è di aiuto ai peggiori nemici di Cristo [...] non può essere che uno di questi ebrei nascosti».



13 aprile 1986: Giovanni Paolo II si reca in visita alla sinagoga di Roma.

Tutti quelli che, coscientemente o meno, si prestano a questo gioco, sono in sostanza gli «utili idioti» dell'ebraismo. Ben se ne accorse il Sant'Uffizio, che il 25 maggio del 1928 promulgò un documento di condanna dell'Associazione «Amici di Israele» 57. Scrive La Civiltà Cattolica:



«Iniziata sotto ottimi auspici e con sinceri intenti di apostolato [...] la società "Amici di Israele" venne purtroppo trascorrendo, quasi insensibilmente [...] dal primitivo intento, in parecchie esagerazioni o deviazioni [...]. L'idea di una istituzione speciale per la difficile conversione degli ebrei, col titolo parziale di "Amici di Israele", dava luogo a qualche apprensione o incertezza, perciò anche ad un giusto riserbo da parte nostra; d'altro canto, tuttavia, l'adesione esplicita e pubblica [...] anche di non pochi Vescovi e Cardinali [...] doveva essere [...] bastevole a sgomberarci d’ogni timore [...].
Ma, tornando al punto a cui ci richiama il documento al pericolo giudaico, esso minaccia il mondo intero per le sue perniciose infiltrazioni o ingerenze nefaste, particolarmente nei popoli cristiani, e più specialmente nei cattolici e nei latini, dove le cecità del vecchio liberalismo ha maggiormente favorito gli ebrei, mentre perseguitava i religiosi e i cattolici soprattutto [...].
Sono essi (i massoni) che hanno preparato [...] con la generazione dei figli di Giuda, contro i cattolici e il clero, la persecuzione religiosa e quella lotta anticristiana che fu il triste fondo di tutto il moto liberalesco e massonico» 58


Conclusione

Scriveva profeticamente il Pinay poco prima che iniziassero i lavori del Concilio Vaticano II:

«Se la Santa Chiesa giungesse alla stipulazione di un patto col giudaismo, contraddirà se stessa e perderà la sua autorità sui fedeli [...]. Non può essere escluso che agenti ebrei introdottisi nella Gerarchia della Chiesa, sottopongano all'esame del Concilio Vaticano II [...] un progetto di convenzione col quale sperano di riuscire a crearsi un alone di simpatia e di comprensione»59.



Sopra: 31 marzo 1963: il rabbino Abraham Joshua Heschel incontra il Cardinale Augustin Bea.

Quest'ultimo ebbe un ruolo importante nella stesura della Dichiarazione conciliare Nostra Ætate
facendo da intermediario tra l'associazione ebraico-massonica B'nai B'rith di New York e la Santa Sede. Secondo molti autori, il gesuita Augustin Bea era di origine ebraica.


Ora, noi sappiamo che, proprio perché divina, la Chiesa non può contraddire se stessa, mentre le sue membra, anche le principali (i Vescovi), in quanto umane, possono contraddire l'insegnamento di Cristo (come fece Giuda), e abbiamo assistito sgomenti alla realizzazione del piano ordito dai cripto-ebrei durante il Vaticano II e il pontificato di Giovanni Paolo II. Ma è con Giovanni XXIII e con Paolo VI che ha inizio, in modo talora subdolo e occulto, la rivoluzione all'interno della Chiesa.



«Ci si domanda come Paolo VI sia riuscito là dove tutti i nemici della Chiesa hanno fallito.
La spiegazione è facile: questi ultimi hanno attaccato la Chiesa dal di fuori, mentre con Montini è stata corrosa, poco a poco, dal di dentro [...]. Ma come mai davanti ad un tale risultato ("l'autodemolizione della Chiesa", come Paolo VI stesso l'ha definita) gli occhi non ci si sono aperti? Anche qui la spiegazione è facile: il geniale doppio gioco di Paolo VI ha accecato tutti 60.
Ad esempio, andare all'ONU per confessare la sua fede nella Carta dei Diritti dell'Uomo [...] e poi confessare la sua fede in Dio secondo il Credo cattolico. Alcuni pretendono che Paolo VI non governasse la Chiesa (ma fosse governato da una mafia di cattivi consiglieri che lo circondavano). È falso! Egli governava con una mano ferma quando si trattò di rompere con la Tradizione, pur difendendola a parole [...]. Nessun Papa ha avuto l'audacia di sopprimere il Sant'Uffizio [...].
Nessun Papa ha imposto, con una tal forza, una riforma del Conclave, escludendo tutti i Cardinali con più di ottant'anni! Nessun Papa ha avuto l'audacia straordinaria di imporre una "messa" rivoluzionaria [...]. Ma perché - ci domandiamo - lo stesso Papa dei "motu proprio" energici quando si tratta di distruggere la Tradizione, perde la sua autorità quando si tratta di condannare le eresie? Mai una misura per difendere la Chiesa contro coloro che l’attaccano [...].
Il piano progressista o modernista era stato preparato con cura molto tempo prima [...]. In breve, noi ci troviamo in presenza di un piano letteralmente demoniaco di sovversione mondiale nel senso profondo del termine [...]. Questo piano Paolo VI lo sta applicando alla lettera, nei minimi dettagli, conformandosi strettamente al piano dei modernisti esposto da San Pio X nella "Pascendi" e lo ha applicato a velocità accelerata per porci irreversibilmente davanti al fatto compiuto, prima che una resistenza abbia potuto organizzarsi [...]. Il Concilio Vaticano II segna il punto di passaggio dalla Tradizione al modernismo [...]. Col Vaticano II siamo passati da una religione cristiana tradizionale ad una pseudo-religione umanitaria [...] ripiena di concetti massonici. 

Riassumendo:

- 1. Vi è un antagonismo di fondo tra Paolo VI e i Papi che lo hanno preceduto (escluso Giovanni XXIII; N.d.R.);

- 2. Il Vaticano II ha significato la rottura con la Tradizione della Chiesa;

- 3. Questo Concilio ha avuto nel campo religioso lo stesso ruolo che il 1789 ha avuto nel campo politico;

- 4. Dopo il Vaticano II una nuova religione si sta sostituendo alla tradizionale.

[...] San Pio X aveva previsto tutto ciò quando scriveva nella "Pascendi": "Gli artefici dell'errore non bisogna cercarli oggi tra i nemici dichiarati. Essi si nascondono [...] nel seno stesso e nel cuore della Chiesa: parliamo di un gran numero [...] di preti che, sotto l'apparenza di amore per la Chiesa [...], impregnati fino al midollo del veleno dell'errore attinto dagli avversari della fede cattolica, si pongono [...] come rinnovatori della Chiesa"» 61.

Si possono conoscere alcuni aspetti della personalità cripto-ebraica di Karol Wojtyla attraverso il libro di Gian Franco Svidercoschi Lettera ad
un amico ebreo 62, dove, tra l'altro si legge che «Lolek (Karol Wojtyla) era l'attore principale [...] e la sua prima "maestra" era stata Ginka Beer, una ragazza ebrea con stupendi occhi neri e [...] una bravissima attrice» 63.

E ancora che quando nel 1965, ormai vescovo a Roma per seguire i lavori del Concilio, incontra il suo vecchio amico ebreo Jerzy Kluger (1921-2011), lo abbraccia, lo guarda fisso negli occhi e lo sorprende con le sue parole: «Un giorno ebrei e cristiani potranno ritrovarsi così» 64. E così si arriva al 1986, quando

«l'amico cattolico è il primo papa dopo duemila anni che entra in una sinagoga, la sinagoga di Roma. Dove, di fronte all'amico ebreo presente nel tempio, ripete la condanna del Concilio contro ogni forma di antisemitismo e dichiara gli ebrei "fratelli maggiori nella fede di Abramo"» 65.



Sopra: Gerusalemme, anno 2000: Giovanni Paolo II incontra l'amico d'infanzia ebreo Jerzy Kluger.


Proprio lui che da giovane sacerdote non aveva voluto battezzare un bambino ebreo.
Ma occorre chiedersi se a un siffatto cambiamento di atteggiamento da parte cattolica nei confronti degli ebrei, corrisponda per converso un analogo mutamento di posizioni da parte ebraica. 
La risposta è del tutto negativa: non si nota nessun cambiamento di attitudine nei confronti di Nostro Signor Gesù Cristo e del cristianesimo. È molto significativo, a questo riguardo, un articolo comparso recentemente sulla rivista della Comunità Israelitica di Roma, Shalom, che pure è considerata tra quelle «liberali»:



«Che l'origine dell'antisemitismo risieda nell'insegnamento della Chiesa appare fuor di dubbio [...]. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno dovuto vincere molte resistenze prima di riuscire ad imporre una revisione delle tradizionali posizioni cristiane sull'ebraismo [...].
Gesù, sulla cui vicenda le notizie storiche sono estremamente scarse e quelle più attendibili sono ricavabili dal Talmud, nacque visse e predicò da ebreo [...].
Nulla di quanto disse o fece si distaccò mai dall'ortodossia ebraica [...]. I Vangeli [...] sono [...] dal punto di vista storico, scarsamente attendibili [...]. Oggi sembra abbastanza acquisito che il cristianesimo sia stato per così dire preparato, alcuni decenni dopo la morte di Gesù, dai quattro evangelisti, e fondato, ancora più tardi da Paolo, il divulgatore di un cristianesimo che con Gesù non aveva niente a che fare [...]. Né re, né aspirante Messia fu Gesù, ma un ebreo ribelle alla dominazione romana.
Ma perché [...] gli evangelisti [...] e in seguito Paolo avvolsero il cristianesimo in un incarto antisemita? La ragione [...] è politica [...]. Per sottrarsi alle conseguenze dell'animosità romana, prima gli evangelisti, poi, in modo più organizzato Paolo [...] vollero prendere le distanze dai giudei.
Per compiacere i romani dissero quindi che Gesù era stato crocefisso [...] su istigazione giudaica [...]. In occasione della Pasqua ebraica, quella in cui secondo la mitologia cristiana avvenne il deicidio» 66



Sulla copertina della Shalom (febbraio 2010) Benedetto XVI stringe compiaciuto una copia della rivista che lo ritrae insieme al rabbino capo Riccardo Di Segni.

Ecco che la religione cattolica apostolica e romana viene declassata a rango di mitologia, senza che nessuna «autorità» ecclesiastica abbia nulla da dire, con buona pace di tanti ecumenici moderni «amici di Israele» e senza che nessuna autorità statale, proprio in base al Decreto Mancino, dimostri quello zelo nel riscontrare gli elementi di discriminazione religiosa che è così pronta a colpire da parte cattolica. 

Tutto questo lungo discorso riporta al problema dell'autorità, al fatto cioè che i Papi del Concilio abbiano solo materialmente l'autorità, ma non formalmente, altrimenti saremmo costretti ad ammettere - absit! - che le porte dell'inferno abbiano prevalso, (poiché la Chiesa si è contraddetta e quindi non è divina), oppure che l'insegnamento del Concilio Vaticano II è conforme alla dottrina tradizionale della Chiesa, il che è contrario all'evidenza. Pio XII nell'Enciclica Mystici Corporis (29 giugno 1943) scrisse: «Cristo, benché non visto, presiede e conduce i Concili della sua Chiesa».

È dunque una ben debole trovata la teoria del Concilio solo pastorale e non divinamente assistito, per eludere il problema ben più grave della vacanza formale dell'autorità; se Roncalli e Montini, che lo hanno presieduto, sono Papi, se Giovanni Paolo II, che lo ha applicato è Papa, allora è Cristo che «ha presieduto e guidato il Concilio», e il suo insegnamento non può essere erroneo.
Ma se si constata che l'insegnamento conciliare è erroneo, allora i suoi Pontefici non sono formalmente tali, non sono i Vicari di Gesù ma dei Caifa.


Sopra: scultura marmorea di Benedetto Antelami (1150-1230) conservata nel Duomo di Parma che ben riassume la dottrina della Chiesa cattolica sull'ebraismo: mentre Cristo viene deposto dalla Croce, un angelo scende dal cielo e obbliga la Sinagoga a piegare il capo e a riconoscere il Messia.

Alla luce di tutto ciò risulta praticamente impossibile capire appieno i problemi della «Chiesa conciliare» senza capire a fondo il complotto contro la Chiesa romana. Purtroppo, il nemico, per un misterioso permesso di Dio, è riuscito ad operare la rivoluzione; tutto ciò ha provocato una gran confusione presso i cattolici fedeli, che hanno cercato di opporsi all'«autodemolizione della Chiesa», a prezzo di una gran divisione al loro interno.

Se, per certi versi, è naturale che, senza autorità, i fedeli si dividano («colpirò il pastore pastore e il gregge sarà disperso», dicono le Scritture), sarebbe invece auspicabile che, contro un nemico temibile ed infido, il quale cerca con ogni mezzo di dividere i fedeli per meglio assoggettarli, si potesse trovare quella indispensabile unità nella Verità che sola può garantire la vittoria finale.
La cosa è difficile, soprattutto perché manca quella autorità unica e vera che è il Papa: ciò non toglie che sia doveroso unirsi per combattere il «nemico» di Cristo e della sua Chiesa. A noi non resta che pregare nella speranza di poter un giorno cantare nuovamente tutti insieme: «Roma immortale di Martiri e di Santi».


Questa immagine, estratta dal Messale Romano pre-conciliare, raffigura Cristo Sommo Sacerdote.
Ai suoi piedi, oltre a Melchisedech, c'è il sommo sacerdote del Tempio ebraico; Cristo è la realtàb di due sacrifici dell'Antico Testamento che erano figura del Sacrificio di Cristo sulla Croce.

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Note

1 Articolo estratto dalla rivista Sodalitium, Anno X, nº 2, maggio 1994.

2 Vedi Dizionari Devoto-Oli, Zingarelli, Cortellazzozoli, Battaglia, ecc...

3 Cfr. P. Loyer, in Revue Internationale des Sociétées Secrètes, 13 aprile 1930, Parigi, pag. 352.

4 Ibid.

5 Ibid.

6 Cfr. Sodalitium, nº 34, pagg. 18-34.

7 Vedi, ad esempio, C. L. Ottino, voce «Marx», in Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, vol. XII, pagg. 139-142, Torino 1970. Sul sovvertimento dei valori cristiani operati dal comunismo vedi:

- J. Daujat, Conoscere il comunismo, Il Falco, Milano 1979;

- P. Calliari, Trattato di demologia, C.E.C.C., Vigodarzere 1992, pag. 249;

- J. Bordiot, Le pouvoir occulte fourrier du comminisme («Il potere occulto foriero del comunismo»), Chiré, Chiré en Montreuil 1976;

- E. Maleny, Histoire du socialisme européen («Storia del socialismo europeo»);

- Miroir de l'histoire, nº 16, maggio 1951;

- J. Ousset, Le marxisme leninisme («Il marxismo leninismo»), La Cité Catholique, Québec 1960;

- L. De Poncins, Histoire du communisme («Storia del comunismo»), Chiré en Montreuil 1973;

- D. Mc Lellan, Guida a Marx, BUR, Milano 1978;

- Salluste, Les origines secrètes du bolchevisme: H. Heine et C. Marx («Le origini segret del comunismo: H. Heine e C. Marx»), J. Tallandier, Paris;

- J. Meinvielle, Le judaisme dans le mistère de l'histoire («L'ebraismo nel mistero della storia»), Éd. Saint Jeanne d’Arc, Les Guillot 1983;

- A. Besancon, Le origini intellettuali del leninismo. Filosofia religione scienza gnosi o ideologia?, Sansoni, Firenze 1978.

8 Per constatare la presenza ebraica nel movimento marxista, vedasi anche F. Pierini, Gramsci e la storiologia della Rivoluzione, Ed. Paoline, Roma 1978.

9 La rivista del Grand'Oriente d'Italia asserisce che Marx fu iniziato alla Massoneria presso la Loggia «Apollo» di Colonia (cfr. Hiram, nº 5, 1990, pag. 114).

10 Cfr. B. Lazare, L'antisemitisme («L'antisemitismo»), Documents et Témoignages, Vienna 1969, pagg. 162-170.

11 Cfr. M. Pinay, Complotto contro la Chiesa, Roma 1962, pag. 1.

12 Ibid., pag. 3.

13 Cfr. Sodalitium, nº 10, pagg. 22-29.

14 Cfr. Mons. A. de Castro Mayer, La terza forza, in Sodalitium, n° 10, pag. 29.

15 Su questo argomento si veda anche J. Ousset, Pour qu'Il règne («Affinché Egli regni»), Parigi 1970, pagg. 197-257.

16 Cfr. A. Fogazzaro, Il Santo, Oscar Mondadori, Milano 1989. Pietro Maironi, ritiratosi dal mondo dopo una visione e divenuto monaco benedettino laico, nonostante gli sforzi, non riesce a dimenticare Jeanne. Fattosi eremita a Subiaco col nome di Benedetto, Pietro, il «santo laico», arriva fino al Papa per esporgli un programma di rinnovamento della Chiesa, ispirato alle dottrine del modernismo, ma si scontra con il conservatorismo della Curia romana che lo ritiene un sovvertitore pericoloso. Muore assistito da Jeanne. Su Fogazzaro vedi:

- S. Jacomuzzi, voce «A. Fogazzaro», in Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, vol. VIII, pag. 117-121, Torino 1968;

- G. Cattaneo, voce «A. Fogazzaro», in Storia della letteratura italiana, vol. VIII, pag. 414-427, Garzanti, Milano 1968;

- Gallarati-Scotti, Vita di A. Fogazzaro.

Su Il Santo vedi gli articoli introduttivi al romanzo, in op. cit.

Sull'azione occulta del modernismo si vedano:

- P. Ambrosini s.j., Occultismo e modernismo, Tipografia Arcivescovile, Bologna 1907;

- A. Roncuzzi, L'impossibile secolarismo, cap. III, Ed. Marzorati, Milano 1970;

- F. Petrocchi, «Il "Leonardo" e il modernismo», in Critica letteraria, nº 54, pagg. 9-61, nº 53 pagg. 705-745, Napoli 1986-87, Ed. Loffredo.

17 A Roma, il Fogazzaro era solito frequentare le riunioni che si tenevano in casa di Pio Molajoni, in piazza Rondanini, dove incontrava don Romolo Murri, il Minocchi, il Fracassini, il Valdambrini, il Ghignini, il Buonaiuti, il Clementi, il Genocchi, don Brizio, padre Semeria, ecc..., cioè il meglio del modernismo italiano. Il Nardi afferma che proprio in quelle adunanze il Fogazzaro trovava un serbatoio di figure per il romanzo: se ne Il Santo si sostituisce piazza Rondanini con Via della Vite, ci si ritrova in casa Molajoni. È superfluo ricordare i suoi rapporti con il Loisy, col Tyrrell, con Mons. Bonomelli e con i più noti modernisti dell'epoca. Scrive il Croce su questo romanzo. «Il Fogazzaro si lascia vedere, in primo luogo, nelle sue velleità di consigliere di riforme alla Chiesa, di ammorbidimenti e ammodernamenti da introdurre nelle credenze, di ibride escogitazioni dottrinali e pratiche [...]. Il Fogazzaro, senza rendersene conto - e ciò dimostra la fiacchezza confusionaria della sua logica - enuncia proposizioni che, ammesse, distruggerebbero le pretese, non solo del cattolicesimo, ma di qualsiasi religione rivelata; giacché egli pensa che "un uomo può negare Dio? Senza essere veramente ateo, e senza meritare la morte eterna, quando nega quel Dio che gli è proposto in una forma ripugnante al suo intelletto, ma poi ama la Verità, ama il Bene, ama gli uomini, pratica questi amori". Ché in effetti, nessun uomo, nessun filosofo, nega Dio, ma nega soltanto questa o quella forma inadeguata, mitologica e contraddittoria in cui l'idea di Dio venga presentata» (cfr. La letteratura della nuova Italia, VI, Laterza, Bari 1950).

18 Cfr. R. Piperno, L'antisemitismo moderno, con introduzione di Renzo de Felice, Ed Cappelli, Rocca San Casciano, 1964, pag. 75.

19 Cfr. Sodalitium, nº 5, pagg. 14-23. Vedi anche K. Bihlmer-T. Tuchle, Storia della Chiesa, vol. II, «Il Medioevo», Morcelliana, Brescia 1982; M. Di Alatri, Eretici ed Inquisitori in Italia, Vol. I, «Il Duecento», Istituto storico dei Cappuccini, Roma.

20 Cfr. C. Roth, Storia del Popolo ebraico, Ed. Silva, Milano 1962, pag. 447.

21 Cfr. G. Mollat, voce «Inquisizione», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1951, vol. VII, coll. 43-45.

22 «Vim vi repellere licet»? Ossia: è lecito respingere la forza con la forza? Alla subdola obiezione che il cristiano non può difendersi ma deve sempre offrire l'altra guancia, secondo il detto evangelico, la vera morale cattolica insegna che di fronte ad un ingiusto aggressore si può e si deve resistere, e che la frase di Gesù è un'iperbole, nel senso che insegna a perdonare le offese ricevute, ma non proibisce la legittima difesa, che fa parte del diritto naturale. Gesù stesso reagì contro i mercanti nel Tempio e contro il servo di Anna, ad insegnarci che, se dobbiamo perdonare le offese personali, non possiamo non reagire di fronte all'offesa fatta a Dio. Per questo dobbiamo lottare contro le macchinazioni dei nemici della Chiesa, senza lasciarci legare da un falso concetto di carità. Vedi anche San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, II II. Q. II, a. 3.

23 Cfr. C. A. Agnoli-P. Taufer, La Santa Inquisizione, Ed. Civiltà, Brescia 1989, pag. 75.

24 Cfr. Sodalitium, nº 25, pagg. 13-22; nº 27, pagg. 24-29.

25 Cfr. Sodalitium, nº 20, pagg. 7-11; n° 22; pagg. 20-24, nº 23 pagg. 12-17.

26 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 264.

27 Ibid.

28 Per mosaica si intenda talmudica.

29 Un esempio terrificante di infiltrazioni ebraiche nell'alto clero è quello di Mons. Clemente Riva, Vescovo ausiliario di Roma, che dichiara alla rivista della Comunità israelitica di Roma: «Vorrei ricordare le parole di un grande rabbino, il quale disse una volta che "la fede di Cristo" (cioè l'ebraismo, che sarebbe stata la fede di Gesù; N.d.R.) ci unisce, la fede in Cristo ci divide» (cfr. Shalom, gennaio 1994, pag. 3).

30 Cfr. H. Delassus, Il problema dell'ora presente, Desclée, Roma 1907, vol. I, pag. 291.

31 Cfr. H. Delassus, La conjuration antichrétienne («La congiura anticristiana»), Desclée, Lille 1940. pagg. 490-501.

32 Ibid.

33 Cfr. Sodalitium, nº 34, pagg. 18-34.

34 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 279.

35 E qui si vede quanto sia falsa la tesi anticlericale, che fa risalire solo e soltanto al clero la responsabilità dell'attuale crisi nella Chiesa e non invece agli agenti giudaico-massonici della «quinta colonna» che hanno imposto al clero fedele la Rivoluzione conciliare.

36 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 279.

37 Cfr. G. Mollat, voce «Inquisizione spagnola», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1951, vol. VII, col 48. Vedi anche:

- M. Kamen, L'Inquisizione spagnola, Feltrinelli. Milano 1966;

- A. S. Turberville, L'Inquisizione spagnola, Feltrinelli, Milano 1957;

- B. Bennassar, Storia dell'Inquisizione spagnola, Rizzoli, Milano 1980.

38 Cfr. C. A. Agnoli-P. Taufer, op. cit., pag. 94.

39 Cfr. P. Johnson, Storia degli ebrei, Longanesi, Milano 1991, pag. 250.

40 Cfr. San Gregorio VII, Regesta IX.

41 Cfr. Sant'Ambrogio, Lettera all'imperatore Teodosio.

42 Cfr. San Tommaso d'Aquino, De regimine Judeorum.

43 Cfr. J. S. Raisin, Gentile Reactions to Jewish Ideals («Reazioni gentili di fronte agli ideali ebraici»), Philosophical Library, New York 1953, cap. XXI, pag. 525.

44 Ibid., cap. XVII, pagg. 482-483.

45 Cfr. Sant'Atanasio, Trattato De Incarnazione, 40, 7.

46 Cfr. San Giovanni Crisostomo, Contra Judeos, passim.

47 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 586.

48 Cfr. Mons. J. B. Bossuet, Sermone del Venerdi Santo, in Œuvres, vol. II, pag. 628.

49 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 590.

50 Cfr. San Gregorio di Nissa, Oratio in Christi Resurrectionem.

51 Cfr. Enciclopedia Judaica Castellana, voce «Papas», vol. VIII, pag. 351.

52 Cfr. L. I. Necuman, Jewish Inflence on Christian Movements Reform («L'influenza ebraica nei movimenti cristiani di riforma»), 1925, vol. II, IV-1, pag. 248.

53 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 541.

54 Cfr. P. Brezzi, voce «Anacleto II», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948, vol. I, coll. 1126-1128. Un caso analogo si verificò con il Card. Morone († 1580); cfr. Don F. Ricossa, L'eresia ai vertici della Chiesa, in Sodalitium, nº 36, pagg. 33-47. Chi volesse approfondire il caso Pierleoni può consultare lo studio particolarmente approfondito e dotato di una ricca bibliografia ragionata di P. F. Palumbo, Lo Scisma del MCXXX, Roma 1942.

55 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1° gennaio 1994, pag. 1.

56 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 599.

57 Cfr. La Civiltà Cattolica, vol. II, pag. 171.

58 Cfr. La Civiltà Cattolica, 1928, vol. II, quad. 1870, del 12 maggio 1928, pagg. 339-340.

59 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 603.

60 E quello di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ancora di più.

61 L. De Poncins, Christianisme et Franc-Maçonnerie («Cristianesimo e Massoneria»), D.P.F., Chiré-en-Montreuil, 1975, pagg. 283-292.

- Sul pontificato di Giovanni XXIII vedi gli articoli di don F. Ricossa Il Papa del Concilio, in Sodalitium, dal nº 22.

- Il pensiero di Giovanni Paolo II è stato analizzato in Vita e pensiero di Karol Wojtyla, di don F. Ricossa, in Sodalitium, n. 19. pagg. 10-19.

- Notevole interesse rivestono anche i seguenti libri:

- D. Leroux, Pietro, mi ami tu?, Ed. Gotica, Ferrara 1989;

- J. Dormann, L'etrange théologie de Jean Paul II («La strana teologia di Giovanni Paolo II»), Éd. Fideliter, Eguelshardt 1992.

62 Cfr. G .F. Svidercoschi, Lettera ad un amico ebreo, Ed. Mondadori, Milano 1993.

63 Ibid., pag. 26.

64 Ibid., pag. 97.

65 Ibid., pag. 101.

66 Cfr. L. F., «Quei sudditi troppo leali di Roma», in Shalom, nº 9, ottobre 1993, pagg. 18-19.

Fonte:
http://fuoridimatrix.blogspot.it/

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