«Ho rapito le ragazze e le venderemo al mercato in nome di
Allah». Il leader dei Boko Haram, il folle Abubakar Shekau, attraverso
un video di 57 minuti rivendica il rapimento delle oltre 223 adolescenti
sequestrate il 14 aprile scorso dalla scuola Chibok high school del
Borno, in Nigeria.
“Le venderemo come schiave”. Nel filmato di quasi
un’ora il leader dei Boko Haram rivendica il sequestro delle oltre 200
ragazze e rivela il destino ad esse riservato. Alcune sarebbero già in
Ciad e Camerun, acquistate per 12 euro ciascuna. “Nel nome di Allah”.
Aldo Madia- 6 maggio 2014
fonte: http://www.remocontro.it
Accade a Chibok, nello Stato di Borno nel Nord-Est della Nigeria. Le
giovani sequestrate, tutte fra i 12 e i 17 anni, avrebbero dovuto
sostenere nei giorni seguenti gli esami annuali per il diploma Waec,
comune ai Paesi africani anglofili.
In previsione di questo appuntamento il Governo centrale di Abuja
aveva dispiegato rinforzi militari che erano stati uccisi dagli
assalitori.
L’episodio, oltre allo sdegno internazionale, sta provocando
un’ondata di manifestazioni contro la formazione islamica jihadista ma
anche contro l’inadeguatezza del Governo Federale, ostaggio da oltre
cinque anni del gruppo proveniente dal Nord del Paese a stragrande
maggioranza musulmana.
Il Presidente Jonathan Goodluck non dà certo prova di grande impegno
facendo trascorrere ben dieci giorni dall’evento prima di convocare e
presiedere un Vertice di Sicurezza Nazionale dei 36 stati nigeriani,
compresi i 12 del Nord a guida islamica.
Maggiore sorpresa viene dall’accordo raggiunto all’unanimità dai
presenti al vertice, ‘statisti’ secondo i quali non si tratta di una
guerra di religione ma di un attacco a tutti i nigeriani e che come tale
deve essere trattata.
Cioè i lavori si chiudono concordando il nulla dopo 5 anni di vuoto.
Come se fra il sequestro di oltre 300 giovani studentesse e il
Vertice di sicurezza -nel giro di pochi giorni- i Boko Haram non
avessero eseguito anche un duplice attentato con auto-bombe al terminal
degli autobus a Nyahiya, alla periferia della capitale Abuja, provocando
70 morti e decine di feriti.
La follia criminale dei Boko Haram e l’inconsistenza di un governo quasi altrettanto colpevole.
Non un impegno concreto, non una proposta per una campagna non solo
militare ma anche politica per depotenziare quel bacino di malessere
sociale da cui i Boko Haram attingono i militanti provenienti non a caso
dagli Stati del Nord-Est del Borno, dello Yobe e dell’Adamawa, fra i
più poveri fra quelli islamici.
Prevale lo scontro politico per l’autoconservazione dei benefici
derivanti dalla posizione e dal ruolo acquisito fra il People’s
Democratic Party al potere e i leader dell’opposizione dell’All
Progressive Congress.
Collusione politica e inerzia degli apparati di sicurezza.
Utile a capire la fotografa del Paese che ne fa il World Economic Forum.
La Nigeria ha le potenzialità per essere una delle prossime economie
emergenti indicate come MINT, acronimo di Messico, Indonesia, Nigeria e
Turchia.
Con una crescita economica trainata dal petrolio, Abuja è il primo
produttore del Continente e contemporaneamente è uno dei tre Paesi più
poveri al mondo con una disuguaglianza economica fra il Nord musulmano,
povero e altamente instabile, e la zona meridionale cristiano-animista
ricchissima di petrolio e gas.
Secondo la Banca Mondiale la corruzione assorbe l’80% delle entrate
energetiche e solo l’1% va alla popolazione il cui 61% vive con meno di 1
dollaro al giorno.
La metà della popolazione è priva di energia elettrica,
infrastrutture e servizi sono sottosviluppati e la disoccupazione è al
24% con punte del 47% fra i giovani al di sotto dei 30 anni.
Ora, grazie anche alla provocazione video del pazzo criminale che
dedica la vendita delle ragazze come schiave alle gloria di Allah,
qualcosa deve accadere.
Dagli Stati Uniti si attivano campagne di solidarietà sui social
network e persino della Casa Bianca con lo slogan Bring Back Our Girls.
Lo stesso Segretario di Stato John Kerry si impegna a fornire un
tangibile sostegno come fatto negli anni 2007 – 2008 nel contrasto al
Movement of the Emancipation of the Niger Delta, responsabile di decine
di sequestri in danno di lavoratori e responsabili di Aziende straniere
impegnate nel settore energetico.
Sostegno che consentì lo smantellamento militare del MEND e dell’area di supporto logistico.
Ultimo elemento su cui riflettere, la possibilità che il sequestro
delle giovani alunne sia parte di una campagna islamista di aggressione
all’istruzione femminile a livello internazionale.
I segnali ci sono. I Taleban pakistani sparano alla testa la
quindicenne Malala Yousefzai perché promuove l’istruzione femminile.
In Afghanistan e alcune aree dell’India molte alunne sono state aggredite con l’acido in faccia.
In Nigeria nel solo 2013 i Boko Haram hanno distrutto oltre 50 scuole.
Delegittimazione di genere frutto di una visione integralista fuori dal tempo e dalla ragione.
Aldo Madia- 6 maggio 2014
fonte: http://www.remocontro.it
Nessun commento:
Posta un commento