Questa è una democrazia, anche se un po’ per modo di dire, e non c’è niente d’eversivo nel diffondere opinioni antipolitiche, che una loro ragion d’essere (tra MOSE ed EXPO e «mafia criminale») dopotutto ce l’hanno. […]
Se è un eversore Salvini perché sbraita contro zingari e negher, se è un eversore Beppe Grillo perché zompa e urla sul palco dei comizi come un indemoniato, che cosa avrebbe dovuto dire un presidente della repubblica, temporibus illis, del partito comunista italiano, la formazione filosovietica e anticapitalistica,decisa ad abbattere lo stato borghese, di cui Giorgio Napolitano è stato per tutta la vita un dirigente supremo? […]
O cosa dire d’un presidente della repubblica accusato (da testimoni, anche autorevoli) d’aver preparato, per di più nell’ombra, come un congiurato da operetta, la caduta d’un governo democraticamente elettoper sostituirlo con un governo che piaceva a lui? Con le accuse di eversione è bene andarci piano – chi le lancia, allo scopo di scavare la fossa agli altri, rischia di caderci dentro lui. […]
Eversori sono i politici corrotti e i banditi loro amici. Gli «antipolitici» e i loro amici opinion maker «irresponsabili» non hanno niente in comune con mafiosi e terroristi. Si può essere antieuropeisti – che per Napolitano è l’accusa (al solito) più grave – senza incappare per questo in uno psicoreato stile 1984 (Nineteen Eighty-Four, il romanzo di George Orwel, ndr).
(Diego Gabutti, Italia Oggi, 12 Dicembre 2014)
Nessun commento:
Posta un commento