Non credo alla teoria, mirabilmente spiegata da Roberto Saviano giorni fa, secondo la quale un'Italia imbarbarita sfoga la propria frustrazione su Greta e Vanessa e un presunto riscatto per il semplice fatto che sono giovani e donne.
E non lo credo perché ormai nel nostro paese la gioventù non è più un semplice dato anagrafico ma un merito e comunque mai una colpa. Solo che essere giovani non è una botta di fortuna che ti capita e alla quale l'universo mondo creato si deve inchinare e alla quale, nella fattispecie, deve perdonare. Essere giovani è una tappa obbligata se si vuole diventare vecchi. Non si può difendere o battagliare la gioventù per posizione ideologica, dovrebbe essere ovvio. Mi pare non lo sia.
Non credo nemmeno che tutto questo furore, a volte anche di bassissima lega (con la minuscola, non sia mai) dipenda dal fatto che Greta e Vanessa siano donne: Rosella Urru è una donna, Clementina Cantoni è una donna, Simona Pari e Simona Torretta sono donne e in tutti questi casi, nonostante il solito manipolo di polemici per principio, ho letto più sollievo che frustrazione quando sono state rilasciate. Solo per Giuliana Sgrena, la cui liberazione costò la vita a Nicola Calipari, ci furono reazioni tanto rabbiose. Ma Giuliana Sgrena scriveva (e scrive) per un giornale che rappresenta solo una parte del paese. Una parte da sempre in minoranza e che ha il naturale dono (a mio modesto avviso, pregio) di fare imbestialire la maggioranza. Giuliana Sgrena non poteva essere la 'donna di tutti', e infatti non lo fu.
Ma queste due ragazzine avrebbero invece potuto essere 'le figlie di tutti' e non lo sono state. Perché?
Non mi piace semplificare una faccenda complicata come questa licenziandola con un banale 'perché gli italiani sono diventati un popolo che odia il bene'. Gli italiani sono sempre quelli: sono quelli che imprecano perché gli arrivano in casa gli immigrati ma poi (nella grande maggioranza dei casi) una mano se possono gliela danno (e molto spesso anche se non possono). Gli italiani oggi però sono molto più poveri di quanto non lo fossero alcuni anni fa e la miseria di pane, tocca ammetterlo, immiserisce anche molte anime un tempo linde e luccicanti. Se il tuo Stato ti sottopone a una pressione fiscale da dittatura latinoamericana e in cambio ti dà pochi servizi e molte promesse va a finire che ti stanchi e te la prendi con quello che riesci a vedere.
E Vanessa e Greta erano visibili come un prete nella neve: pagare per loro agli italiani non andava per niente bene (ammesso e non concesso che così sia avvenuto, e a sentire il ministro Gentiloni da Lilli Gruber venerdì 16 gennaio che a domanda diretta si produceva in un funambolico mirror climbing conclusosi tirando in ballo questioni più alte e legate ai Servizi, un paio di dubbi sono venuti a molti).
Lasciando stare le intercettazioni dei ROS, secondo le quali Greta e Vanessa non erano andate in Siria al solo scopo di portare latte in polvere e omogeneizzati, queste due signorine cresciute a nebbia e idealismo si sono comportate in maniera avventata. Partire per una zona di guerra senza avvisare la Farnesina lo si fa solo in due casi: il primo se non glielo si vuole far sapere perché ciò che si va a fare non è limpidissimo, il secondo se si è degli sprovveduti. Preferisco sposare la seconda ipotesi.
Non solo: se si va in zone di guerra ci si va preparati alla guerra e non è che quando la guerra ti arriva con un kalashinkov in fronte dici 'ma guarda la sfortuna'. Ed essere preparati alla guerra non è una roba che viene naturale a una donna occidentale (ma anche a un uomo, eh) della profonda Lombardia. Non basta studiare, leggere blogger dissidenti e testimonianze più o meno dirette per essere pronte all'orrore e al pericolo. E purtroppo per Greta e Vanessa non bastano nemmeno gli ideali di giustizia e libertà (ammesso che da questi fossero animate).
Morale della favola: ben pochi italiani oggi si sentono i genitori di queste due ragazze partite per la Siria avvolte in una bandiera faziosa e riviste, mesi dopo, vestite di nero e con gli occhi piantati in terra. Perché la faziosità, lo schierarsi da una parte o dall'altra (in una guerra di cui per altro non si capisce niente e nella quale i buoni del lunedì sono i cattivi del martedì e di nuovo i buoni del giovedì) comporta l'alienamento delle umane simpatie.
Chi si arma del bene, in una guerra, non lo fa aiutando una parte piuttosto che un'altra. Questo non è amore per il bene, questa è partigianeria coperta da un niqab.
pubblicato da Marilina Fenice Grassi
fonte ----- >http://www.huffingtonpost.it/deborah-dirani/greta-vanessa-figlie-tutti_b_6499448.html
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