Grecia e creditori internazionali hanno trovato stamane l’accordo per un nuovo piano di salvataggio, che permetterà ad Atene di scongiurare il "default" e rimanere nell’Eurozona. Previsti prestiti per più di 80 miliardi di euro in cambio di un ampio pacchetto di misure economiche e riforme. Per il ministro delle finanze greco, Tsakalotos, mancano ancora dei dettagli minori, mentre l'Unione Europea fa sapere chi tratta di un accordo "tecnico" e non ancora "politico". I dettagli nel servizio di Michele Raviart:
L’accordo sul terzo piano di salvataggio per la Grecia è arrivato dopo 18 ore di trattative. Sono 35 le misure prioritarie che il governo di Atene dovrà applicare per ricevere prestiti e sostenere le prossime scadenze, la più incombente delle quali il 20 agosto, quando la Grecia dovrà rimborsare 3,5 miliardi alla Bce. Cambierà il sistema fiscale, con l’eliminazione delle agevolazioni per le isole – a partire dalla fine del 2016 – e per i carburanti a uso agricolo. Saranno gradualmente abolite le pensioni anticipate e l’età minima sarà innalzata a 67 anni. Riformata la pubblica amministrazione e rafforzati i controlli anti-evasione fiscale. Su proposta dell’Osce, sarà attuato un programma di privatizzazioni e ricapitalizzate le banche, mentre il mercato dell’energia sarà pienamente liberalizzato entro il 2018. A livello di bilancio, la Grecia potrà mantenere un deficit primario – al netto quindi degli interessi sul debito – dello 0,25% nel 2015, cifra che aumenterà progressivamente di anno in anno fino ad arrivare al 3,5% nel 2018. L’intesa dovrà essere ora sottoscritta dall’Eurogruppo.
Servirà tutto questo a riportare stabilità economica in Grecia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Angelo Baglioni, docente di Economia Politica all’Università Cattolica di Milano:
R. – Purtroppo, credo che nel lungo periodo non servirà a molto, nel senso che i problemi di fondo, cioè la bassa crescita, perdureranno. L’accordo serve a superare le scadenze finanziarie immediate nei prossimi mesi e nei prossimi tre anni. Quindi, serve fondamentalmente a evitare che la Grecia sia insolvente nei confronti della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale.
D. – Analizzando alcuni dei provvedimenti adottati da Atene nell’ambito di questo accordo, balza subito in evidenza, finalmente, la riforma delle pensioni e altri provvedimenti che evidenziano la buona volontà del Paese ellenico…
R. – È chiaro che la riforma delle pensioni, o la lotta all’evasione fiscale, sono cose positive. Altre lo sono molto meno. L’aumento dell’Iva e l’abolizione dell’Iva agevolata nelle isole sono cose che ostacoleranno i consumi e quindi si aggiungeranno a una serie di provvedimenti restrittivi che hanno causato la recessione del Paese negli ultimi anni. Quindi, credo sarà molto difficile che l’economia reale greca alla lunga si riprenda.
D. – Questo vuol dire che, prima o poi, saremo di fronte a un altro problema Grecia?
R. – Temo di sì, dato che si prosegue sulla linea della cosiddetta “dell’austerità”. Questa linea non ha portato a una riduzione del rapporto tra debito e reddito nazionale della Grecia, come tra l’altro anche in altri Paesi.
D. – Questo accordo, guardando alle cose interne della Grecia, va un po’ a tradire quanto Tsipras e il suo partito Syriza avevano promesso in campagna elettorale?
R. – Ovviamente, se inseriamo oltre a quelle economiche anche le variabili politiche, c’è da tener conto del fatto che questo accordo vale, varrà, e sarà rispettato finché sostanzialmente Tsipras sarà al governo. Quindi, da questo punto di vista per avere un po’ di stabilità, bisognerebbe che Tsipras rimanesse al governo, o, meglio, che si facesse un governo di unità nazionale che dia stabilità a questo accordo almeno per i prossimi tre anni.
M.F.G Fonte Radio Vaticana
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