2,8 milioni di passeggeri si spostano ogni giorno su treni
regionali. Le tariffe crescono, non gli investimenti. In Puglia, due treni su
tre hanno più di vent’anni. E come se non bastasse, truffe, ruberie e arresti
da Nord a Sud
di Luca Rinaldi
Sono studenti, pendolari e anziani le vittime dello scontro
frontale tra due treni avvenuto ieri in Puglia. Gente che probabilmente un’auto
non ce l’aveva o che non se la sarebbe potuta permettere. Una condizione comune
ai 2,8 milioni di pendolari che ogni mattina affollano i treni italiani e che
non trovano una infrastruttura adeguata agli spostamenti.
ALTA E BASSA VELOCITA’
È pure vero, come vedremo più avanti, che il tratto su cui
si è verificato l'incidente era gestito da un privato a cui erano in capo gare
di appatlo e sicurezza, ma la realtà ferroviaria italiana è facilmente
decifrabile. Da una parte, dunque, c’è l’alta velocità tra Salerno, Roma,
Torino e Milano con una offerta in aumento del 7%, dall’altra arrancano su
materiale rotabile spesso non all’altezza i 3.290 treni regionali e Intercity.
Ai primi, per dire, è andato e andrà il grosso degli investimenti: nell’ultimo
aggiornamento del contratto di programma su 8,9 miliardi sbloccati 4,6, quindi
circa due terzi, finiscono nelle tratte ad alta velocità Brescia-Verona-Padova,
Terzo Valico, Torino-Lione, Napoli-Bari e accesso al Brennero, il resto, per
l’ammodernamento tecnologico e il potenziamento delle linee ordinarie sparse in
tutta Italia.
Le due velocità ci sono e si fanno sentire, mettendo in
pericolo la vita dei viaggiatori. Il caso di Corato è lì a dimostrarlo, senza
dimenticare i 32 morti del disastro ferroviario alla stazione di Viareggio dopo
il deragliamento di un carro cisterna con Gpl di un treno merci. In 19 anni,
dal disastro del pendolino del 1997, sono stati 84 i morti sui treni italiani e
398 i feriti. La maggior parte di questi su linee regionali.
I LAVORI MAI PARTITI PER IL RADDOPPIO SUL TRATTO
ANDRIA-CORATO
Fatalità o meno (i dati dell’Agenzia Nazionale della
Sicurezza Ferroviaria parlano di sedici collisioni tra treni in nove anni)
chiunque tutti i giorni si ritrovi su un treno regionale deve fare i conti con
ritardi, disagi e binari unici, proprio come quello nel tratto tra Corato e
Andria, gestito dalle Ferrovie del Nord Barese (gruppo Ferrotramvie Spa il cui
pacchetto di maggioranza è posseduto dalla famiglia Pasquini). Eppure i soldi
per il raddoppio del binario c’erano. Da anni.
Cronoprogramma
Dal cronoprogramma di Ferrotramviaria Spa
Il raddoppio per 13 chilometri del binario sulla tratta
Corato – Barletta, figlio di un progetto finanziato con fondi europei, sarebbe
già dovuto essere operativo. Almeno stando al cronoprogramma che si può
rintracciare anche sul sito della stessa Ferrotramviaria che ha in concessione
il tratto. Oltre il danno la beffa, perché in realtà i lavori non sono mai
partiti e la scadenza del bando era stata addirittura prorogata al prossimo 19
luglio.
BINARI E TRENI DI SERIE A E DI SERIE B
Eppure guardando ai dati quel binario unico non è una eccezione.
Uno studio pubblicato nel 2013 dal professor Ugo Arrigo rileva come i binari in
media per chilometro di rete siano 1,5. Un numero che in quattro anni non si è
praticamente mosso.
Le linee ad alta velocità e ad alta capacità mettono in
campo materiali e treni relativamente giovani, il discorso cambia quando si
passa ai treni regionali. Negli ultimi cinque anni si è assistito su queste
direttrici a un continuo taglio dei servizi con un costante aumento delle
tariffe. Per rimanere alla Puglia, ha rilevato Legambiente nel suo report
Pendolaria 2015, i servizi sono stati tagliati per il 3,6%, mentre le tariffe
sono aumentate dell’11,3%.
Materiale Rotabile
Fonte: Pendolaria 2015 - Legambiente
Il 45% dei 3.300 treni che viaggiano nelle regioni hanno più
di vent’anni e il materiale rotabile ha un’età media di 18,6 anni. In alcune
regioni però si raggiungono picchi ben più alti. La stessa Puglia ha un parco
treni con il 64,4% dei treni con più di vent’anni e un materiale rotabile che
ha raggiunto in media i 23 anni di vita.
Un altro dato rilevante è la presenza, ancora forte, delle
vetture diesel che sono 1.106. Vetture che si trovano dalla Sicilia alla
Lombardia passando ancora una volta dalla Puglia che su 144 treni ne ha 75
diesel. Da sud a nord problemi e ritardi sono all’ordine del giorno.
Legambiente ha censito le dieci peggiori linee d’Italia: sono la Roma-Lido,
Alifana e Circumvesuviana, la Chiasso-Rho, Verona Rovigo, Reggio
Calabria-Taranto, Taranto-Potenza-Salerno, Novara-Varallo, Orte-Foligno-Fabriano
e la Genova Acqui Terme.
TRA SCANDALI E CAMBI DI MANAGER
Il tratto Andria-Corato è nella disponibilità della società
Ferrotramvie Spa, che ora avrà presumibilmente il suo da fare a rendere conto
sui ritardi dei lavori riguardanti il raddoppio del binario da 31 milioni di
euro. Tuttavia non sono pochi gli scandali che hanno coinvolto i manager della
strada ferrata.
Ancora in Puglia ha tenuto banco nei mesi scorsi il caso di
Ferrovie Sud Est che fra 311 milioni di debiti e un migliaio di cause di lavoro
in atto, ha visto Luigi Fiorillo, amministratore unico dell’azienda portarsi a
casa 13,7 milioni di euro tra co.co.co. e incarichi autoaffidati. Questo almeno
è quanto sostiene la procura di Bari.
Un caso che però non è isolato. Basti dare un occhio alle
cronache locali di mezza Italia per leggere storie di creste e assegnazioni più
o meno allegre. In Lombardia Ferrovie Nord ha visto i presidente Norberto
Achille finire a processo con le accuse di peculato e truffa aggravata.
Insomma, gestioni della cosa, anche pubblica, che sembrano tutt’altro che
virtuose ed efficienti.
fonte http://www.linkiesta.it/it/article/2016/07/13/non-e-un-paese-per-pendolari-ecco-le-prove-di-una-vergogna-italiana/31159/
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