Il San Marco, chi lo ama,
chi no e chi…se ne dimentica
La vergognosa vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone ormai non fa più notizia. I motivi sono tanti ma non è questo il punto.
Il punto è che se da un lato la stampa pilotata non si sbottona e non ne parla,
una buona parte del popolo italiano ne è quasi infastidito. Succede così che
una cerimonia solenne quale il cambio del Comandante del Presidio Militare di
Brindisi e Comandante della Brigata Marina San Marco, la stessa alla quale
appartengono Max e Salvo, venga ignorata quasi del tutto dagli organi di
informazione locali. Premesso che la cosa ha una rilevanza assoluta,
trattandosi del cambio della massima autorità militare della città, è opinabile
la scelta degli organi di informazione (?) di snobbare la cosa. Brindisi ha una
presenza importante di militari tutti quasi esclusivamente appartenenti al San
Marco e il reparto è la punta di diamante della Marina Militare Italiana. Basta
fare una ricerca sul web per rendersi conto che della cerimonia di ieri non c’è
notizia. Sorge il dubbio più che fondato che ci si improvvisi un po’ troppo spesso
nell’informazione locale.
Tornando a quella che è la questione dei due fucilieri, vale
la pena ricordarlo, che in questi tre anni la pubblica amministrazione non ha
mai fatto nulla di spontaneo per tenere accesi i riflettori sulla vicenda.
Semmai il Comune ha solo preso parte, piuttosto goffamente, a manifestazioni
organizzate da altri soggetti, associazioni d’arma o privati cittadini. Lo
stesso striscione che campeggia sulla facciata di palazzo di città, è
iniziativa privata alla quale l’Amministrazione Comunale non ha potuto dire di
no. Così come anche il banner posizionato sul Monumento Nazionale al Marinaio,
dove ogni anno si ricordano tutti i dispersi in mare, è iniziativa del Gruppo
Nazionale Leone di San Marco. Suona strano che la città che da 41 anni ospita
il glorioso “Battaglione”, come lo chiamano ancora i brindisini avanti con gli
anni, sia arrivato tra gli ultimi comuni d’Italia a dimostrare solidarietà ai
due Leoni. Il San Marco viene però invocato a gran voce quando ci sono
emergenze immigrati, il San Marco ha ospitato l’evento d’apertura delle
manifestazioni sportive per “Brindisi città dello sport 2014”. Il San Marco,
per dirla in poche parole c’è solo quando serve. Se da un lato
l’Amministrazione pubblica non fa la sua parte, dall’altro la popolazione ci
mette il carico da 100! Manifestazioni pro marò disertate e pullman in partenza
per le manifestazioni romane semi vuoti. E non c’è mai un motivo valido, a
parte l’impossibilità economica. Non si spiega però il fenomeno basket che vede
centinaia di persone seguire in trasferta la squadra. Insomma, due pesi e due
misure con l’aggravante che il San Marco è una nostra realtà nella quale
trovano occupazione molti brindisini e soprattutto il San Marco dovrebbe
rendere orgogliosi i brindisini che non hanno più motivi per sentirsi tali. La
città è allo sbando totale sotto tutti i punti di vista, ma se ci facciamo
sfuggire anche i sacri valori di Patria e Onore, allora siamo alla fine. Le
giornate “Caserme aperte”, sono scarsamente sfruttate, salvo poi rivendicare la
proprietà dei Castelli Alfonsino e Svevo (quest’ultimo sede della Brigata). La
città vorrebbe prenderne il possesso mandando via i militari, dimenticando che
gli stessi militari accorrono in soccorso in caso di calamità ed emergenze di
ogni tipo. Ma qui si tratta di puro antimilitarismo che spesso non è
accompagnato da ideologie, lo si pratica a prescindere. Sarebbe opportuno
spiegare ai giovani, la storia delle nostre Forze Armate, il sacrificio di
tanti uomini in nome della libertà. Sarebbe bello poter ripristinare il
servizio di leva, scuola di vita e di buona educazione, sarebbe bello vedere
sventolare la bandiera tricolore tutto l’anno su nostri balconi, sarebbe bello
che al loro rientro Max e Salvo trovassero un’Italia diversa, legata da un
unico filo di attaccamento alla Patria e alla Bandiera, sarebbe veramente bello…mi
si aggroviglia lo stomaco nel vedere questa disaffezione alla bandiera. Siamo
italiani a tempo determinato. Stiamo perdendo la capacità di imporci, perché un
popolo diviso sulla propria storia, sulla propria cultura, sulle proprie
tradizioni, un popolo diviso sul destino di due suoi figli, non è un popolo
forte, è facilmente attaccabile e a rischio di estinzione…siamo su questa
strada ahimè. Ma siamo sempre in tempo per tornare indietro!
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