OGGI 2 GIUGNO, PENSANDO AI MARÓ
Rileggendo il metodo dialettico di Socrate proprio oggi che è la Festa delle Forze Armate, non ho potuto non collegare la figura di Socrate il quale mette in luce quale fu la sua causa della sua condanna e che gli costò la vita, ai nostri Marò. Qual'è la connessione? Quella che è soggiunta a me e che sottolineo essere puramente personale, condivisibile o meno, è che liberarsi di lui, di Socrate, significava liberarsi dal dover mettere a nudo la propria anima poichè dice Platone : chiunque gli stia vicino e si metta in contatto con lui a ragionare e qualunque sia il soggetto della trattazione, è inevitabilmente costretto a continuare finchè non cada a rendere conto di se stesso.Così per i nostri due militari trattenuti in uno stato dove vige la pena di morte ( contraria alla nostra identità italiana ), dimenticarli, equivale a voler far morire la nostra coscienza, e quindi al " non pensiamoci più ". Ma ormai il processo del pensiero rivolto a loro è in atto ed è inarrestabile. Non si può fermare in alcun modo perchè la dimenticanza, cioè la soppressione del loro ricordo, non può fermare il processo di chi come noi li ricordiamo e siamo in tantissimi che ogni giorno ne parliamo. E a questo proposito voglio ricordare le parole che Platone mette in moto al suo maestro con la seguente profezia : Io dico, o cittadini che mi avete ucciso ( nel caso dei Marò, dimenticati , uccisi dal ricordo ) , che una vendetta ricadrà su di voi...assai più grave di quella per la quale vi siete vendicati di me uccidendomi. Oggi avete fatto questo nella speranza che vi sareste liberati dal dover rendere conto della vostra vita, invece succederà il contrario....Non più solo io ma molti saranno a domandarvene conto.....E saranno più ostinati quanto più sono giovani e tanto più voi ve ne sdegnerete ....
Con questo intendo dire che il ricordo dei due nostri Fucilieri, non si potrà spegnere in tutti e che saranno i giovani che chiederanno conto di questo, perchè come per lo scopritore dell’autocoscienza che viene condannato a morte non soltanto in stato di innocenza, ma essendo convinto di avere fatto del bene alla città, così è per i Marò, sicuri della stessa cosa. Come Socrate con grande dignità accettò la condanna, così loro stanno accettando in tutta obbedienza la lontananza dalle loro famiglie. Anche loro hanno vissuto credendo nella giustizia e rispettando le leggi e come per Socrate, l'accettare questo loro pericoloso esilio è un a dimostrazione di coerenza in ciò che hanno creduto e che continuano a credere. Non deludiamoli. Riportiamoli a casa!
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