NON BASTA UNA TELEFONATA DI CIRCOSTANZA DI RENZI AL PREMIER INDIANO
La vicenda di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, sequestrate in Siria da un commando, a quanto pare addirittura vicino all’ISIS, giustamente preoccupa tutto il Paese. Ma fa tornare alla mente anche il sequestro semilegale dei nostri due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India dal febbraio 2012 senza che tre governi siano riusciti a ottenere la loro liberazione.
COOPERANTI – Mentre speriamo che la vicenda delle due cooperanti finisca in modo positivo – anche se l’assassinio videoregistrato del giornalista americano James Foley oggettivamente fa venire i brividi – mi sembra giusto ritornare sulla vicenda dei marò vittime, in modo particolare, dell’inefficienza del governo dei tecnici capeggiati dal prof Mario Monti.
MARÒ – Tutti ormai conosciamo la vicenda, le ridicole assicurazioni delle autorità indiane, le titubanze dei nostri governi, il ping pong dei vari processi e delle varie accuse. Dei marò si sono occupati anche i governi di Enrico Letta e Matteo Renzi, la cui azione però non è andata al di là di superficiali contatti diplomatici e frasi di circostanza. Recentemente anche Renzi ha contribuito alla diplomazia del telefono, parlando direttamente col primo ministro indiano, Narendra Modi. Risultato? Secondo un comunicato di palazzo Chigi il premier indiano ha incoraggiato «la parte italiana a permettere un proseguimento del cammino del processo indiano» e sottolineato che «la giustizia indiana è libera, giusta e indipendente» e «considererà tutti gli aspetti» del caso. Cioè un bel niente. Uno spot di qualche tempo fa diceva che una telefonata salva la vita; questa non ha risolto assolutamente nulla.
DE MISTURA – Siamo rimasti alla situazione di due anni fa, quando la gestione della vicenda era affidata all’allora sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura. Quest’ultimo portò il governo italiano alla decisione di rispedire in India i due marò, che avevano ottenuto dalle autorità indiane un permesso per le feste di Natale. Mai decisione fu più controproducente, visto che la situazione, dopo tanto tempo, non si è sbloccata. Alla decisione contribuirono in molti: in testa l’allora premier, Monti. Che, a quanto pare, si consultò anche con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Formalmente l’Italia aveva accettato di rispedire in India i due fucilieri dopo aver avuto assicurazione che essi ”non correvano alcun rischio di arresto” e che il ”loro processo in India non rientrava nei rarissimi casi in cui è prevista l’applicazione della pena di morte”. In realtà molti ambienti italiani e internazionali e autorevoli quotidiani europei (il Guardian ad esempio) sostennero, a ragion veduta, che il ritorno in India dei marò era dovuto, oltre che alle evidenti conseguenze diplomatiche e di immagine per l’Italia, soprattutto alla necessità di salvaguardare ingenti interessi commerciali in ballo tra i due Paesi.
FIGURACCIA – Abbiamo fatto e continuiamo a fare una figuraccia planetaria sotto il profilo diplomatico e inoltre i nostri governanti hanno maturato un enorme debito morale nei confronti dei nostri due fucilieri e delle loro famiglie. Renzi, in quest’occasione, non ha ancora mostrato il piglio autoritario che ha esibito in eventi meno importanti. Sarebbe giunta finalmente l’ora di un suo intervento deciso e risolutivo.
(Fonte)
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento