Era dai tempi di Mario Monti che i due premier non parlavano dei due Marò e ieri Pittibimbo ha riallacciato i contatti con New Delhi. Buona notizia, ma l’India prende tempo: “D’accordo a mantenere un dialogo ravvicinato a tutti i livelli, ma l’Italia permetta il proseguimento del processo”
Una telefonata che potrebbe rovesciare una situazione assolutamente ingarbugliata. Matteo Renzi ha parlato ieri, per la prima volta, con il nuovo premier dell’India, Narendra Modi. Ovviamente i due premier hanno parlato dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Finora non era mai accaduto. E già questo segnale di disgelo fa ben sperare.
«I due leader -riferisce una nota di palazzo Chigi - oltre ad affrontare il caso dei due fucilieri di Marina, hanno condiviso l’importanza di un rilancio dei rapporti bilaterali tra due grandi democrazie, sia per quanto riguarda gli scambi, sia per la cooperazione internazionale, e nel quadro Ue». Ovvio, poi, l’auspicio per una «rapida soluzione positiva della vicenda».
Fondamentale, però, è quel che filtra dall’India. Ebbene: «Una soluzione giusta e rapida è nell’interesse reciproco», ha sottolineato il premier indiano. «D’accordo a mantenere un dialogo ravvicinato a tutti i livelli», concludeva la nota ufficiale di New Delhi.
Incoraggiante. Anche se poi Modi non ha mancato di rimarcare: «La giustizia indiana è libera, giusta e indipendente», «considererà tutti gli aspetti del caso», «invitiamo la parte italiana a permettere un proseguimento del cammino del processo indiano». Con i suoi tempi lunghi, ha pure aggiunto.
La telefonata potrebbe essere una svolta. Si vedrà. Comunque s’è rotto il ghiaccio. Tra Italia e India, infatti, da oltre un anno era sceso il gelo assoluto. I governi non si erano più parlati dopo due telefonate di Mario Monti all’allora premier Manmohan Singh, nel marzo e poi nell’aprile del 2012, e dopo un incontro tra Enrico Letta e Singh a margine di un incontro internazionale in Russia, nel settembre 2013.
Da allora nessun contatto diretto di così alto livello. Eppure era indispensabile riallacciare il filo del dialogo. Ne era convinta il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che una settimana fa era in India. In quell’occasione, la Pinotti usò parole sibilline: «La possibilità di un accordo fra i due governi sarebbe l’elemento più auspicabile. Abbiamo bisogno e speriamo ci possa essere un’interlocuzione con il governo indiano, altrimenti siamo pronti a internazionalizzare la vicenda».
La Pinotti, confortata anche dall’ambasciatore Daniele Mancini, era rientrata in Italia convinta che la soluzione del caso dovesse essere «politica», non giudiziaria. E che solo l’impegno diretto di Renzi avrebbe potuto sbloccare l’impasse. Da giorni negli ambienti dell’ambasciata si ipotizza una soluzione «win-win», ovvero con entrambi i governi vincenti. E nessun perdente.
(F. Grignetti per La Stampa tratto daFonte)
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