Anni di dolore e di incertezze si pagano. Anche con la salute. Massimiliano Latorre, ingiustamente trattenuto in India con accuse infamanti, insieme al commilitone Salvatore Girone, è stato colpito da un grave malore: una ischemia cerebrale.
Il ministero della Difesa ha comunicato che il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre «ha accusato un malore che ne ha reso necessario il ricovero nel dipartimento di neurologia di un ospedale di New Delhi, ove tuttora è trattenuto in osservazione». Il dicastero ha poi sottolineato che «i sanitari si sono dichiarati soddisfatti di come ha reagito alle prime cure». Certo le condizioni del marò non sono tranquillizzanti.
Una testimonianza diretta arriva dalla famiglia di Girone. «Sono in contatto con mio fratello da ieri sera - ha spiegato Alessandro Girone, fratello del marò Salvatore - ci sentiamo da quanto è accaduto il fatto. Lui mi ha detto che la situazione è abbastanza seria: Massimiliano ha avuto un ictus in una zona profonda del cervello».
«Ora - ha aggiunto Alessandro Girone - bisogna tenerlo sotto controllo, perché, ripeto, la situazione è abbastanza seria e delicata».
«Massimiliano si è svegliato, ha parlato - ha aggiunto ancora Girone - ma non ha ancora recuperato al cento per cento. Vediamo nelle prossime ore e speriamo che tutto vada per il meglio: ce lo auguriamo di cuore».
«Purtroppo - ha voluto precisare il fratello del fuciliere barese - queste sono conseguenze di tutto quello che stanno passando e dei tempi così lunghi che devono ancora attendere. Speriamo - ha concluso - che si risolva tutto nel più breve tempo possibile».
Altre notizie sulle condizioni del marinaio italiano arrivano da Giulia Latorre, figlia del marò, che ha affidato a Facebook il suo sfogo. Le sue parole, piene di amarezza, hanno suscitato numerose polemiche e, nella serata di ieri, la figlia di Latorre ha reso non più disponibile la sua pagina Facebook. Il profilo è tornato successivamente online con ringraziamenti per tutti coloro che sostengono il padre.
Dopo le notizie sulla salute di Massimiliano Latorre il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si è recata immediatamente in India «per accertarsi di persona delle condizioni di salute di Latorre ed essere vicina ai nostri fucilieri di Marina e alle loro famiglie». E il premier Matteo Renzi si è informato al telefono con il ministro della Difesa Pinotti, sulle condizioni di salute di Massilimiano Latorre, è stato reso noto da fonti di palazzo Chigi. La decisione del ministro della Difesa di volare in India è stata presa di concerto con lo stesso premier.
Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha invece contattato la compagna del fuciliere, Paola Moschetti, per esprimerle il sostegno suo e del governo: «Sono vicina a Massimiliano Latorre cui auguro con tutto il cuore di rimettersi al più presto. Seguiamo ogni giorno il caso dei due fucilieri di Marina con l’obiettivo di riportarli in Italia: per il governo è una priorità. E come sempre, il ministero degli Esteri e tutte le sue strutture sono al lavoro per assistere al meglio i due militari e le loro famiglie».
I due fucilieri del Battaglione San Marco sono al centro di una complessa vicenda giudiziaria, iniziata con un mai chiarito incidente in acque internazionali, al largo delle coste indiane. Tutto iniziò con il loro fermo, il 15 febbraio 2012, nello stato meridionale del Kerala dove vennero chiamati, facendo cambiare rotta alla nave italiana sulla quale si trovavano, ufficialmente per il riconoscimento di alcuni possibili pirati.
In realtà a bordo della petroliera Enrica Lexie, entrata in acque indiane, salirono trenta agenti armati che arrestarono i due marò, accusandoli dell’uccisione di due pescatori indiani.
Nonostante i diversi ricorsi italiani alla Corte Suprema di New Delhi, alla quale è stato contestato il diritto dell’India a giudicare un reato avvenuto in acque internazionali, il caso si trova in una situazione di stallo a causa di ritardi della giustizia indiana e anche del cambio di governo avvenuto a maggio con l’arrivo al potere di Narendra Modi. E il «cambio di marcia», nel quale molti speravano, con la mutata situazione politica, non c’è mai stato.
Di fronte alla linea di inazione di New Delhi, il governo di Matteo Renzi aveva annunciato fra fine febbraio e metà marzo un mutamento della strategia con la sostituzione dell’inviato speciale del governo, Staffan De Mistura con un team nuovo di giuristi, coordinato dall’avvocato inglese Daniel Bethlehem e l’avvio di una nuova fase di «internazionalizzazione». La base di tutto dovrebbe essere il ricorso all’arbitrato internazionale, una procedura grazie alla quale, in base ad accordi sottoscritti da tutti e due i Paesi, si potrebbe giungere ad una soluzione condivisa anche se, certamente, non in tempi brevi.
Parallelamente non è però mai stata abbandonata la via dei negoziati bilaterali con il leader della destra Modi che, a differenza del partito del Congresso di Sonia Gandhi, che prima era al potere, non ha alcun problema di «troppa amicizia con l’Italia». Sonia Gandhi, infatti, di origini italiane, nel Paese, dalle solide radici nazionaliste, non aveva mai voluto esporsi alle critiche di avere simpatie per i due marinai italiani.
Il 10 agosto scorso, in una telefonata con Renzi, il premier indiano ha invitato la parte italiana a «permettere un proseguimento del cammino del processo indiano» ricordando che «la giustizia indiana è libera, giusta e indipendente» e saprà vagliare «tutti gli aspetti del caso». Questa doccia fredda alle speranze italiane di una «svolta politica» non hanno tuttavia impedito che si continuasse a lavorare sull’apertura di canali negoziali direttamente con New Delhi, grazie anche al supporto della sede diplomatica guidata dall’ambasciatore Daniele Mancini. Ed è proprio all’interno della sede dell’ambasciata italiana a Delhi che i due fucilieri di Marina sono alloggiati, in pratica agli arresti domiciliari.
Nonostante gli avvertimenti delle autorità indiane e i tempi lunghi dimostrati (in contrasto con le assicurazioni di Modi) dalla giustizia indiana, c’è, in Italia, ancora la convinzione per molti che il «contatto diplomatico diretto» sia la strada più breve per riportare a casa con onore i due marò.
Si è intanto appreso in questi giorni che il processo indiano ai marinai italiani, che il primo agosto è stato aggiornato al 14 ottobre, potrebbe essere affidato a un nuovo giudice. Il magistrato che presiede il tribunale speciale della «session court» a cui è affidato il caso, Bharat Parashar, si occupa infatti dello scandalo delle concessioni minerarie alle compagnie del carbone, un caso al centro del dibattito politico, ed è quotidianamente impegnato in udienze che, secondo autorevoli osservatori, non gli permetteranno di continuare a guidare il processo ai due fucilieri.
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