Il «vizietto» di Ignazio Marino su un presunto uso disinvolto e personale della carta di credito dell'amministrazione, potrebbe accomunarlo a Matteo Renzi. Lo scandalo dello «scontrino-gate» scoppiato al Comune di Roma, con le conseguenti dimissioni del sindaco, ha un precedente all'interno del Pd, che però non ha suscitato lo stesso clamore mediatico e politico. Si tratta dell'indagine sulla gestione finanziaria della Provincia di Firenze, nel periodo in cui a guidarla c'era l'attuale presidente del Consiglio dei ministri.
L'ESPOSTO
DI MAIORANO
Tutto è partito dall'esposto presentato il primo agosto del 2014 da Alessandro Maiorano, dipendente del Comune fiorentino. Il «grande accusatore» di Renzi ha allegato fatture e ricevute che testimonierebbero una malagestio dell'ente (per queste accuse Maiorano è stato querelato dal premier e rinviato a giudizio per diffamazione). La Procura del capoluogo toscano ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati, delegando le indagini alla Guardia di Finanza. In un'informativa consegnata ai pm il 7 maggio scorso, il Nucleo di polizia tributaria ha messo nero su bianco che molte delle spese effettuate «non potevano gravare sul bilancio dell'ente». Nonostante gli sprechi certificati dai finanzieri, la Procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. Maiorano, però, non si è dato per vinto: vuole chiarezza su quei 31 milioni di euro spesi da Renzi. Per questo il suo legale, il professore Carlo Taormina, ha chiesto al giudice delle indagini preliminari di disporre «l'imputazione coattiva nei confronti del premier e dei suo complici per i reati di associazione per delinquere, peculato, falso ideologico in atti pubblici, corruzione e ricettazione».
APERITIVI E CENE,
PAGA LA PROVINCIA
In realtà, i primi a riscontrare delle «anomalie connesse all'utilizzo della carta di credito» da parte degli amministratori della Provincia di Firenze sono stati i magistrati della sezione di controllo della Corte dei Conti per la Toscana. Il periodo oggetto d'esame ha riguardato l'anno 2008, con riflessi sugli anni precedenti e sul 2009. Queste «anomalie» hanno messo in allarme la Procura contabile toscana che ha aperto un fascicolo ad hoc. Su delega dei pm, il Gruppo tutela spesa pubblica della Finanza ha passato al setaccio una serie di spese «sospette» sostenute dall'amministrazione durante il mandato dell'attuale premier. È emerso che Renzi dal 2007 al 2009 ha attinto 10.190 euro dalla carta di credito dell'ente «per effettuare spese di ristorazione, giustificate all'amministrazione con motivazioni del tutto generiche». «Non è stato possibile rilevare con ragionevole certezza – si legge nell'informativa – la qualità delle persone partecipanti a pranzi e/o cene con gli amministratori provinciali». Per questa voce ci spesa è stato accumulato un danno erariale di 75.211 euro dal 2006 al 2009.
LA GITA
FUORI PORTA
Inutile e costosa la gita fuori porta dell'intera giunta provinciale avvenuta il 20 e 21 giugno del 2007 presso l'Abbazia di Vallombrosa, a Reggello (in provincia di Firenze), per un incontro di verifica sugli obiettivi politico-amministrativi e di mandato. «Tale attività – spiega la nota della Finanza – poteva essere realizzata nella naturale sede della Provincia di Firenze (Palazzo Medici) senza aggravio di ulteriori spese». Invece, per il trasferimento in pullman degli assessori e dei dirigenti, l'allestimento floreale dell'Abbazia e l'organizzazione dei momenti conviviali, sono stati spesi dall'ente 6.610 euro.
FUNERALI, SOSTA GRATIS
E SKY PER IL PRESIDENTE
Addirittura, con i soldi dei cittadini è stato sottoscritto dal 2007 al 2009 un abbonamento Sky (cinema, sport e calcio), «in uso eslusivo al suo presidente Renzi, ritenuto non inerente all'attività istitutizonale dell'ente». «Il comportamento dell'allora capo di Gabinetto (responsabile della stipula del contratto Sky) – precisa l'informativa – ha determinato un ingiustificato depauperamento per le casse dell'ente», quantificato in 1.614 euro.
Dal ludico al mesto. In occasione del decesso di un consigliere provinciale, Renzi incaricò il suo capo di Gabinetto di organizzare i funerali, sostenendo i relativi costi con i soldi dell'amministrazione. «La spesa relativa al funerale – si legge nella nota della Finanza – presentava la connotazione di mera liberalità, e quindi, non essendo considerabile quale spesa di rappresentanza, non poteva gravare sul bilancio dell'Ente». Il danno erariale ipotizzato è stato quantificato in 5.083 euro. La Provincia, inoltre, dal 2006 al 2009, si è fatta carico dei costi del parcheggio delle auto private di assessori e consiglieri provinciali, «senza perseguire alcun interesse pubblico», per un totale di 231.878 euro.
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