LIBIA – Mentre l’Unione europea fa finta di mobilitarsi – solo Francia e Germania sono etrate in azione – per contrastare lo Stato islamico in Siria e in Iraq, questo ha gradualmente esteso la propria presenza in Libia, alle porte dell’Europa, ed ha consolidato la propria posizione presso la citta’ costiera di Sirte, dove concentra un numero sempre maggiore di combattenti e le loro famiglie. E Sirte, va detto, militarmente parlando è a un passo dall’Italia.
Nel corso dell’ultimo anno – scrive il “Wall Street Journal”, che cita fonti dell’intelligence libica – il braccio libico dell’Isis e’ passato da un nucleo di 200 combattenti a un contingente di oltre cinquemila tra miliziani, amministratori e finanziatori.
Il gruppo ha sfruttato a proprio vantaggio lo stato di estrema frammentazione socio-politica del paese nordafricano per creare una roccaforte dell’estremismo religioso violento a due passi dall’Italia, scrive ilpiù importqnte quotidiano economico del globo.
I vicini della Libia sono sempre piu’ allarmati, specie dopo le recenti vittorie sul campo delle forze del sedicente califfato. La Tunisia ha chiuso i confini con la Libia per 15 giorni mercoledi’ scorso, il giorno dopo l’attentato dinamitardo contro un autobus a Tunisi rivendicato proprio dall’Isis, che ha causato la morte di 12 guardie presidenziali.
La Tunisia sta anche lavorando a un muro di sicurezza – fatto di campi minati – lungo un terzo del confine con la Libia per contrastare l’afflusso di terroristi.
La scorsa settimana il presidente francese Francois Hollande e il premier italiano Matteo Renzi, incontratisi a Parigi, hanno chiesto all’Unione Europea di rivolgere la sua attenzione alla minaccia costituita dall’ascesa dei jihadisti in Libia. Ed è ridicolo, se si pensa che l’ascesa è in atto da almeno un anno.
Renzi, in particolare, ha avvertito che senza un intervento tempestivo la Libia si trasformera’ nella “prossima emergenza”, come se già adesso non lo fosse.
L’Isis infatti è riuscito e respingere le offensive delle forze governative e dispone del know-how necessario alla gestione degli impianti petroliferi di Sirte, citta’ che fa da hub per i giacimenti e le raffinerie ad est lungo la costa.
“Hanno gia’ espresso con chiarezza le loro intenzioni. Vogliono portare la guerra a Roma”, avverte Ismail Shoukry, capo dell’ntelligence militare locale, ma al governo italiano – presegue il WSJ – pare interessare poco.
Nel frattempo, l’ardua missione di mediare tra le forze politiche libiche e giungere a un governo di unita’ nazionale e’ stata affidata dalle Nazioni Unite a un nuovo inviato, Martin Kobler.
In un contesto di quasi totale desertificazione istituzionale, l’Isis ha gia’ conseguito importanti vittorie militari, prima tra tutte quella sulle potenti milizie di Misurata, che avevano giocato un ruolo centrale nella deposizione del dittatore Muammar Gheddafi.
Queste milizie, che sostengono d non disporre dei mezzi per contrastare efficacemente le forze del califfato, sono state recentemente costrette dal governo islamista di Tripoli a un umiliante scambio di prigionieri con l’Isis, e nel frattempo gli attacchi di questa organizzazione contro Misurata, da sporadici, si fanno sempre piu’ frequenti.
Tutti gli analisti a questo punto concordano: se l’Isis in Libia non viene fermato e battuto entro i prossimi tre mesi, avrà mezzi e uomini per dare l’assalto all’Italia trasformando in realtà le minacce dei tagliagole già rese pubbliche su Internet da mesi: conquisteremo Roma e alzeremo la bandiera del califfato islamico sul Vaticano. Secondo valutazioni d’intelligence concordanti, già oggi l’Isis dispone di non meno di 2.000 combattenti islamici pronti in Libia a dare l’assalto all’Italia, ad ogni costo, compreso il “martirio” in una missione suicida di massa sul territorio italiano.
Ma al governo in carica, a Roma, non sembra facciano effetto questi concreti pericoli che l’Isis porti la guerra nello Stivale. A Renzi e al suo esecutivo di sinistra appaiono “remoti” e “allarmistici” più che allarmanti tali avvenimenti sulla sponda del Nord Africa a meno di 3 ore di barca dalla Sicilia nel tratto di mare più facilmente attraversabile del Mediterraneo, attraversato infatti da oltre 250.000 clandestini negli ultimi 18 mesi. Cosa mai impedirebbe a un migliaio di miliziani armati fino ai denti di fare altrettanto, pronti al “sacrificio”? Nulla, ovviamente.
Redazione Milano.
DA ilnord.it
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