Costituiscono una delle più importanti risorse dello Stato di Israele. Se la
notte dormiamo sonni tranquilli, lo dobbiamo in larga misura a loro. Se vinceremo la prossima guerra, una considerevole parte del merito spetterà a queste donne. La nostra sicurezza riposa nelle loro mani, ma, nonostante l’importanza che rivestono per il Paese, non leggerete articoli di giornale su di loro, non le vedrete in televisione, non avrete modo di applaudirle. Il riconoscimento e la gloria non sono per loro. Non riuscirete a identificarle, perché operano sotto copertura. Sono le donne dell’ombra.
Le loro menti ideano operazioni audaci e ingegnose che fanno la differenza tra successo e fallimento. Arrivano ad acquisire la capacità di improvvisazione, una competenza eccezionale, un arsenale sofisticato, la padronanza delle lingue e l’intuizione psicologica. Devono entrare nella mente dell’altro.
Queste donne che lavorano nell’ombra sono agenti operativi di alto livello dell’agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, un’organizzazione che non necessita di presentazioni grazie all'astuzia e al coraggio delle sue operazioni.
Esse vivono sotto la costante minaccia di perdere vita, famiglia e libertà. Spariscono dalle proprie abitazioni, riemergono sotto diverse identità, si nascondono, camminano fianco a fianco con il nemico. È difficile rendersi conto del prezzo che pagano. Una spia che viene catturata in un Paese nemico può andare incontro a interrogatori duri, torture e all’esecuzione.
Il Mossad ha un imponente numero di addetti assegnati al quartier generale, ma le forze sul campo sono esigue. In alcune cellule, le donne rappresentano il 50% degli elementi attivi e vi sono unità operative sotto la guida di una donna.
Anche nelle unità più prestigiose sono presenti agenti donne dotate di un’ottima dimestichezza con l’uso di armi sofisticate. Altre svolgono attività di pedinamento e localizzazione, sorveglianza e altre operazioni finalizzate a raccogliere informazioni segrete. I dati che è indispensabile ottenere sui Paesi ostili comprendono segnali che fanno presagire lo scoppio di una guerra, minacce di attacchi terroristici, informazioni sui piani dei servizi segreti del presidente siriano Assad e del presidente iraniano Ahmadinejad cercando di prevederne le intenzioni. Il fine è quello di scoprire le loro intenzioni tattiche (un attacco terroristico) e strategiche (armi nucleari). Il Mossad cerca in ogni modo di bloccare sul nascere qualsiasi azione malvagia pianificata: da un lato attacchi terroristici e accordi illegali, dall’altro mosse strategiche come i programmi di armamento nucleare dell'Iran e di altri e la fornitura di missili a lungo raggio a Hezbollah e a Paesi ostili.
L’obiettivo si sposta, e il Mossad lo segue. Sembrano tutte coincidenze, ma dietro le quinte si svolge un’intensa attività di raccolta di informazioni segrete, al termine della quale, naturalmente, scatta l’operazione destinata a sventare la minaccia.
Gli agenti donna conducono vite da camaleonti. Un giorno è possibile vederle passeggiare in abiti dal taglio impeccabile atteggiandosi a donne d’affari di alto profilo e il giorno successivo si trasformano in venditrici ambulanti vestite di stracci. Queste donne non hanno un ufficio: lavorano all’esterno. Sono delle senzatetto in tailleur. Sempre per la strada, cambiano continuamente identità, e tutto ciò in Paesi nemici.
Il loro lavoro è intensamente fisico e totalmente imprevedibile. Un agente operativo donna può trascorrere cinque giorni e cinque notti senza dormire pedinando qualcuno. Rimane incollata all’obiettivo per assicurarsi di non perderlo di vista. Sta bene attenta a essere sempre in guardia, non deve addormentarsi, né farsi catturare.
L’esercito israeliano è permeato da un ethos fondato sull’eroismo maschile. Nel Mossad, l’eroismo femminile non è meno potente, ma, poiché operano sotto copertura, a generazioni di donne guerriere è stata negata la giustizia storica. Non ci è stato dato modo di conoscere le donne forti del mondo della sicurezza, quelle che svolgono gli incarichi senza cercare alcun riconoscimento.
Ora, per la prima volta, dopo lunghe e complesse trattative, abbiamo ottenuto un permesso speciale per intervistare cinque donne agenti del Mossad di alto livello. Tutte le intervistate hanno la carica di “comandante”, che nelle Fdi (le Forze di difesa israeliane) equivale ai gradi di colonnello e generale di brigata. Per la prima volta nella storia di questa organizzazione, delle agenti donna in servizio attivo fanno sentire la loro voce.
Incontrarle è già una sorpresa. Sono diverse da tutto quanto ci si potrebbe immaginare. Tutte, va sottolineato, sono madri di famiglia, e al contempo comandano squadre di agenti in diverse aree: pedinamenti, sorveglianza, contatto con l’entità ostile, accesso al bersaglio.
MARY PACE
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