domenica 3 maggio 2020

Il Dottor Azzeccagarbugli ha proferito verbo.



di Federica Francesconi
Il Dottor Azzeccagarbugli ha proferito verbo. Egli in preda al delirium tremens ha chiesto agli italiani che se amano l'Italia devono continuare a mantenere le distanze a tempo indefinito.
Cosa cambierà in sostanza dopo il 4 maggio? Una beata cippa, ha fatto intendere il Grande dittatore. Il popolo continuerà ad essere schiavizzato dopo due mesi di arresti domiciliari.
A questo punto, miei cari cittadini, due sono le strade che vi si pongono davanti: morte economica, civile e psichica del Paese o disobbedienza civile ad oltranza.
Per carattere, spirito combattivo, ma soprattutto come forma di obbedienza alla mia coscienza, io scelgo senza indugio la seconda strada.
Il 4 maggio segnerà uno spartiacque tra chi vorrà continuare a restare schiavo di un regime distopico, brutale ed incostituzionale, e chi invece vorrà riprendersi la sua libertà. Non sto invitando le persone a scendere armate in piazza o a fare assembramenti ma ad uscire di casa senza autocertificazione e per motivi che non spetta a un governo di parassiti infami e traditori della Patria indagare. Invito anche le Forze dell'ordine a disobbedire all'ordine di continuare a vessare i cittadini con controlli spesso conditi con abuso di autorità.
Questa è una situazione gravissima in cui ogni garanzia costituzionale è sospesa ad interim. Due mesi fa avevo avvertito che consegnando ai traditori della Patria le nostre libertà ci sarebbe stato il rischio che non le avremmo più riavute indietro. Ora quel rischio si è concretizzato. Siamo in piena dittatura, alla mercè di un governo che impone norme senza l'approvazione legislativa del Parlamento e al di fuori di ogni legittimità costituzionale. Siamo alla mercè di task force tecnocratiche i cui membri sono stati nominati da poteri innominabili. Siamo alla mercè della nostra paura di aprire gli occhi e così sgonfiare la bolla di irrealtà in cui ci hanno rinchiuso.
Hanno firmato la condanna a morte dell'Italia. Conte e gli altri aguzzini al suo fianco sono gli esecutori materiali della condanna. Per quanto tempo ancora reggerete l'inganno? Volete morire dento le mure di casa, depressi, malati e impotenti? Accomodatevi! Sappiate, però, che i veri uomini e le vere donne non si lasceranno murare in casa per morire di inedia. Tirate fuori le palle, se le avete, e uscite una buona volta dal circolo tossico della paura.
Chiudo questo mio appello con il discorso che Leonida, re di Sparta e vincitore nella battaglia delle Termopili, fece nel 480 a.C. davanti a Serse, re dei Persiani: "Tu parli per aver provato una delle due cose, ma dell’altra sei inesperto: sai, infatti, cosa significa essere schiavo, ma la libertà non l’hai ancora provata: non sai se sia dolce o no. Poiché, se soltanto l’avessi gustata, non solo con le lance ci consiglieresti di lottare per difenderla, ma anche con le scuri.” (Erodoto, Guerre Persiane, Libro VII).
La paura uccide la libertà. Onore a Leonida per averci insegnato ad uccidere la paura in difesa della libertà.


Federica Francesconi

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