domenica 31 maggio 2015

#iostoconimarò - IL SEQUESTRO DEI FUCILIERI DI MARINA LATORRE E GIRONE, "CONTROCANTO" nr 3 di Stefano Tronconi : IN MERITO ALLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI INDIANO SUSHMA SWARAJ



31 Maggio 2015
Stefano Tronconi
L'ANSA oggi riporta che:
“Il ministro degli Esteri indiana, Sushma Swaraj, ha invitato oggi l'Italia a "partecipare al processo giudiziario per far avanzare la vicenda" dei marò. Lo ha dichiarato rispondendo ad una domanda dell'ANSA a una conferenza stampa a New Delhi dedicata a illustrare un anno di attività di diplomatica. "Abbiamo ripetutamente sollecitato il governo italiano a unirsi al processo giudiziario - ha detto parlando in hindi - in quanto il caso è sub judice". Secondo la Swaraj, l'Italia "non ha finora neppure partecipato al processo giudiziario. Se accetta di parteciparvi la vicenda potrà avanzare". “
Penso che il GOVERNO ITALIANO italiano dovrebbe spiegare immediatamente e senza tentennamenti alla signora Swaraj che:
Dopo oltre tre anni di sequestro di due militari innocenti, dopo che l'India la giurisdizione se l'è auto-assegnata in modo assai discutibile utilizzando inganno e prepotenza e dopo che le manipolazioni compiute fin dalla prima ora sulle indagini in Kerala sono state smascherate, solo il pensare che l'Italia possa a questa punto unirsi ad un processo giudiziario nato su simili basi è tanto ingenuo quanto, ancora una volta, arrogante.
Sono ormai oltre due anni, cioè dall'uscita della ricostruzione complessiva della vicenda, che i comportamenti dei governi indiano ed italiano sono pateticamente tesi esclusivamente a salvaguardare la 'reputazione' dell'India mettendo la sordina agli abusi ed ai crimini compiuti nei confronti di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
La dichiarazione del ministro degli esteri Swaraj continuano a muoversi lungo questa linea, linea che purtroppo anche l'ultimo governo italiano ha sempre avallato.
Sia il 'nuovo' governo italiano (a guida Renzi) che il 'nuovo' governo indiano (a guida Modi) avrebbero reso decisamente un miglior servizio ai circa 60 milioni italiani ed ai circa 1.200 milioni indiani se avessero consentito che la verità emergesse agli occhi delle opinioni pubbliche dei due Paesi nella sua completezza, muovendosi poi per accertare le responsabilità individuali di chi del crimine commesso è stato responsabile e complice, tanto in India che in Italia.
Una scelta di trasparenza che rimane tutt'oggi, esattamente come due anni fa, l'unica possibile.
Una scelta che, pur mettendo in conto gli inevitabili schizzi di fango, con un po' di coraggio può essere intrapresa anche contando sul fatto che gran parte dei principali attori di questa triste e tragica vicenda non sono più direttamente oggi a capo né del governo indiano, né di quello italiano.

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