di Dino Rosso
Prima leggete questo comunicato della Marina, non privo di pomposità e di retorica: "Il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Bruno Branciforte, ha incontrato le famiglie dei fucilieri del Reggimento San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (...) Il Capo di Stato maggiore ha rassicurato i familiari sulle buone condizioni dei due militari e ha sottolineato la volontà e l'impegno della Marina Militare e delle Istituzioni, che stanno lavorando alacremente in Italia e in India, con l'obiettivo di riportare a casa i fucilieri nel più breve tempo possibile. 'Conosciamo le nostre regole, conosciamo le professionalità del Reggimento San Marco e delle persone che erano a bordo', ha affermato l'Ammiraglio Branciforte".
La professionalità del reggimento San Marco è fuori discussione. Il problema, semmai, è la professionalità della catena di comando, in primis Branciforte, che ha fatto sì che i due marò finissero nelle mani degli indiani. Perché una cosa è certa: se i due sono dove si trovano la colpa è di chi ha determinato le condizioni perché ciò avvenisse; di chi non ha fatto nulla o si è mosso goffamente nel gestire le prime fasi della crisi.
E oggi, alla vigilia del pensionamento - a peso d'oro - del capo di Stato Maggiore della Marina che sarà sostituito a partire dal 2 marzo dall'ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli negli (alti, anzi altissmi) ambienti della Difesa la battuta è: "Dopo aver affossato il Sismi, Branciforte ha affondato la Marina". Perché andare in pensione con i due marò che rischiano una condanna gravissima è il degno coronamento di un finale di carriera che ha provocato non pochi malumori.
Ma Branciforte potrà farsene una ragione, nella sua bella villa napoletana dove sembra voglia andare a vivere dopo aver lungamente usufruito di appartamenti di servizio gratis. Del resto, grazie a norme e a privilegi che a parole tutti vogliono abolire ma che sono ancora in vigore, l'ammiraglio ex capo della Marina e degli 007 potrà godere dell'indennità a vita come ex direttore dei servizi segreti che si sommerà all'indennità a vita come ex comandante della Marina, che si sommerà alla pensione "normale", se mai la parola normale si possa mai usare in questo contesto. Totale? Sembra oltre 30 mila euro al mese. Qualcosa più o qualcosa meno. Ma quanto (magari se sollecitato da interrogazioni parlamentari) lo dovrebbe dire il ministro a interim dell'economia Mario Monti il quale, giustamente, ha chiesto suggerimenti sui tagli. Ecco: è giusto questo cumulo? Dopo i sacrifici per i pensionati che stentano ad arrivare a fine mese, si potrebbe intervenire con una maggiore equità redistributiva?
Da ex direttore del Sismi (poi diventato Aise) cosa si può dire? Arrivato sull'onda del caso Abu Omar dei processi e delle polemiche, durante il suo periodo di gestione l'influenza dell'ex piduista Luigi Bisignani è aumentata a dismisura, tanto che (come è anche risultato dall'inchiesta di Napoli dove peraltro è finito come testimone anche il suo successore Santini) dal faccendiere c'era la fila per raccomandazioni e altro. Senza dubbio un bel rinnovamento e una bella pulizia...
Da un punto di vista operativo celebre nel servizio è stata l'operazione para-dilettantesca che è costata lo smantellamento e l'arresto della rete spionistica clandestina che il Sismi aveva messo in piedi in Pakistan e nelle aree filo-talebane. Indiscrezioni sono uscite nei mesi scorsi dopo uno scoop di Liberazione. Ma un breve riassunto è d'obbligo: per una operazione di debrifing venne inviata una squadra di 007 dall'Italia munita di passaporto diplomatico. All'aeroporto li attendeva il capocentro del Sismi in Pakistan. Gli uomini convocarono le spie presso il consolato italiano di Karachi e per giunta di venerdì, giorno di chiusura. Praticamente come girare in smoking per un villaggio afghano pensando di non essere riconosciuto. Tant'è che alla fine della riunione gli 007 pakistani arrestarono (e torturarono) tutte le spie al soldo degli italiani e ci fu una vera e propria crisi diplomatica tra i due servizi segreti. Sarà una coincidenza, ma da quel giorno le morti e gli attacchi contro i nostri soldati in Afghanistan sono raddoppiate. Questa operazione fu autorizzata, anche nella metodologia, da Branciforte. Che nelle prossime ore terminerà la sua brillante carriera militare. Tra pochi ammiratori e molti che non lo rimpiangeranno.
Prima leggete questo comunicato della Marina, non privo di pomposità e di retorica: "Il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Bruno Branciforte, ha incontrato le famiglie dei fucilieri del Reggimento San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (...) Il Capo di Stato maggiore ha rassicurato i familiari sulle buone condizioni dei due militari e ha sottolineato la volontà e l'impegno della Marina Militare e delle Istituzioni, che stanno lavorando alacremente in Italia e in India, con l'obiettivo di riportare a casa i fucilieri nel più breve tempo possibile. 'Conosciamo le nostre regole, conosciamo le professionalità del Reggimento San Marco e delle persone che erano a bordo', ha affermato l'Ammiraglio Branciforte".
La professionalità del reggimento San Marco è fuori discussione. Il problema, semmai, è la professionalità della catena di comando, in primis Branciforte, che ha fatto sì che i due marò finissero nelle mani degli indiani. Perché una cosa è certa: se i due sono dove si trovano la colpa è di chi ha determinato le condizioni perché ciò avvenisse; di chi non ha fatto nulla o si è mosso goffamente nel gestire le prime fasi della crisi.
E oggi, alla vigilia del pensionamento - a peso d'oro - del capo di Stato Maggiore della Marina che sarà sostituito a partire dal 2 marzo dall'ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli negli (alti, anzi altissmi) ambienti della Difesa la battuta è: "Dopo aver affossato il Sismi, Branciforte ha affondato la Marina". Perché andare in pensione con i due marò che rischiano una condanna gravissima è il degno coronamento di un finale di carriera che ha provocato non pochi malumori.
Ma Branciforte potrà farsene una ragione, nella sua bella villa napoletana dove sembra voglia andare a vivere dopo aver lungamente usufruito di appartamenti di servizio gratis. Del resto, grazie a norme e a privilegi che a parole tutti vogliono abolire ma che sono ancora in vigore, l'ammiraglio ex capo della Marina e degli 007 potrà godere dell'indennità a vita come ex direttore dei servizi segreti che si sommerà all'indennità a vita come ex comandante della Marina, che si sommerà alla pensione "normale", se mai la parola normale si possa mai usare in questo contesto. Totale? Sembra oltre 30 mila euro al mese. Qualcosa più o qualcosa meno. Ma quanto (magari se sollecitato da interrogazioni parlamentari) lo dovrebbe dire il ministro a interim dell'economia Mario Monti il quale, giustamente, ha chiesto suggerimenti sui tagli. Ecco: è giusto questo cumulo? Dopo i sacrifici per i pensionati che stentano ad arrivare a fine mese, si potrebbe intervenire con una maggiore equità redistributiva?
Da ex direttore del Sismi (poi diventato Aise) cosa si può dire? Arrivato sull'onda del caso Abu Omar dei processi e delle polemiche, durante il suo periodo di gestione l'influenza dell'ex piduista Luigi Bisignani è aumentata a dismisura, tanto che (come è anche risultato dall'inchiesta di Napoli dove peraltro è finito come testimone anche il suo successore Santini) dal faccendiere c'era la fila per raccomandazioni e altro. Senza dubbio un bel rinnovamento e una bella pulizia...
Da un punto di vista operativo celebre nel servizio è stata l'operazione para-dilettantesca che è costata lo smantellamento e l'arresto della rete spionistica clandestina che il Sismi aveva messo in piedi in Pakistan e nelle aree filo-talebane. Indiscrezioni sono uscite nei mesi scorsi dopo uno scoop di Liberazione. Ma un breve riassunto è d'obbligo: per una operazione di debrifing venne inviata una squadra di 007 dall'Italia munita di passaporto diplomatico. All'aeroporto li attendeva il capocentro del Sismi in Pakistan. Gli uomini convocarono le spie presso il consolato italiano di Karachi e per giunta di venerdì, giorno di chiusura. Praticamente come girare in smoking per un villaggio afghano pensando di non essere riconosciuto. Tant'è che alla fine della riunione gli 007 pakistani arrestarono (e torturarono) tutte le spie al soldo degli italiani e ci fu una vera e propria crisi diplomatica tra i due servizi segreti. Sarà una coincidenza, ma da quel giorno le morti e gli attacchi contro i nostri soldati in Afghanistan sono raddoppiate. Questa operazione fu autorizzata, anche nella metodologia, da Branciforte. Che nelle prossime ore terminerà la sua brillante carriera militare. Tra pochi ammiratori e molti che non lo rimpiangeranno.
fonte http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=8241&typeb=0
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