Marcio
non è chi canta, ma è chi, colpendoli, vuole colpire i corpi
militari dello Stato più fedeli alla nazione, quelli più esposti
nei teatri internazionali, con un disegno ben preciso, perché
Folgore e Battaglione San Marco costituiscono il simbolo vivente di
un’Italia migliore, che ancora crede nel servizio
con onore, disciplina, abnegazione e fedeltà nelle istituzioni.
Gli
artefici di questo disegno, che siedono nelle Istituzioni stesse,
talvolta nei suoi scranni più alti, nelle Università e nelle
Redazioni dei Giornali, sono nemici di questa Italia migliore e da
nemici della Patria meritano di essere trattati.
L’etica
rappresenta certamente un valore fondante per l’uomo in quanto
essere
sociale,
e più ancora per chi sceglie di porre se stesso al servizio di una
comunità come ad esempio lo stato democratico che individua come
scopo prioritario della sua azione il bene comune e la convivenza dei
suoi membri.
Lo
è ancor di più per il militare, al quale lo stato democratico
affida l’uso legittimo della forza per la difesa propria e della
vita dei cittadini. Nello Stato assoluto ove le Forze Armate erano
un’organizzazione asservita alla politica del sovrano nel quadro di
una concezione patrimoniale comprensiva della cura/tutela dei
sudditi. Invece nello Stato democratico i militari operano al
servizio della Comunità di cui essi stessi sono parte costitutiva.
Ma come una società non può sussistere senza un'autorità che la
governi, così senza una società civile ,una tale autorità non può
sussistere . Si impone quindi un'altra questione e cioè vedere come
l'autorità civile si determina in concreto con le scelte verso il
soggetto e la forma d’autorità che sceglie di esercitare. Non si
deve mai dimenticare, che il fondamento dell'ordine sociale sta nel
rispetto "assoluto" della persona umana, che ha come
prerogativa essenziale la libertà, come presupposto inderogabile
per la tutela dei diritti fondamentali e dei doveri dell'individuo.
L'ordine nelle relazioni sociali nasce dal rispetto della persona
umana. E tutte le persone hanno diritti e doveri fondamentali che
sono assolutamente uguali e, quindi, ugualmente rispettabili . È
necessario però procedere con molta cautela, per non invadere i
diritti dei cittadini e non fare il male col pretesto del pubblico
bene.
Ma
con tutto il rispetto dovuto all'autorità, con tutta la tutela
dell'ordine da parte dello Stato, i cittadini devono potersi muovere
come loro piace salvi i diritti altrui e le esigenze del convivere
sociale. Fondamentale limite ai poteri dello Stato viene dalla
dignità dell'uomo, dignità che è Somma. L'uomo non deve mai essere
considerato come un mezzo, ma al contrario come fine.
E
per essere fedele alla sua missione, lo Stato si deve sempre
preoccupare di promuovere i valori che siano autenticamente umani. E'
in funzione dell'uomo che lo Stato dovrà concepire la politica. Fra
i valori umani, ai quali lo Stato deve interessarsi, uno dei più
essenziali è la libertà degli individui. Il pubblico ufficio non è
un piedistallo per dominare od arricchire. E per il cittadino, non è
lecito ubbidire a leggi immorali ed alla loro esecuzione, per questo
si può opporre resistenza passiva e si può anche respingere con la
forza una violenza aperta, purché vi sia fondata speranza di
riuscita ed il bene comune non ne abbia maggiore danno. Per alcuni
teologi è anche lecita in casi estremi, esauriti tutti gli altri
mezzi, la deposizione dei governanti ed il cambio di governo. (Cfr.M.DE LA TAILLE, Insurrection).
I
diritti sono una conquista, ottenuta nel corso della storia
attraverso le costituzioni. Il significato generale che assumono i
doveri nel vigente ordinamento è sintetizzato nell'articolo 2 cost.,
il quale dopo aver proclamato il riconoscimento e la garanzia dei
diritti inviolabili che consistono nel diritto alla vita, alla "sanità, alla libertà", all'istruzione e al lavoro, richiede anche : l'adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale. E si definiscono inviolabili poichè preesistono alla costituzione della Repubblica
Il
diritto di professare la propria fede ha valenza anche giuridica e assicura ai cittadini, di poter
esercitare il proprio culto.
La
libertà religiosa, secondo una celebre definizione di Francesco
Ruffini, è la «facoltà spettante all’individuo di credere quello
che più gli piace, o di non credere, se più gli piace, a nulla».
per l’autore, si tratta di un principio non «filosofico», e
neppure «teologico», ma «essenzialmente giuridico» e l’aspetto
limitativo della libertà religiosa e da considerarsi repressivo .
Il
Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla
libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli
esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei
singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano,
così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la
sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in
conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma
individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà
religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona
umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio e la stessa
ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa
deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile
nell'ordinamento giuridico della società. »In un regime di
separazione fra Stato e Chiesa, dovrebbe essere lo Stato a
riconoscere alla chiesa una indipendenza nei limiti previsti dalla
legge, cioè è lo Stato che dovrebbe assicurare, senza aver bisogno
di contrattarla, una non-ingerenza negli affari ecclesiastici.
Dunque, il fatto che ai nostri Marò sia stato vietato di rientrare in Italia per professare il loro credo, è un’ingerenza grave e contraria a tutto quanto scritto finora. Ciò non significa che un cittadino credente non si possa opporre alle leggi o ai governi dello Stato; significa che può farlo in quanto "cittadino" non in quanto "credente", cioè può farlo per rivendicare una libertà civile che gli viene negata !!
Dunque, il fatto che ai nostri Marò sia stato vietato di rientrare in Italia per professare il loro credo, è un’ingerenza grave e contraria a tutto quanto scritto finora. Ciò non significa che un cittadino credente non si possa opporre alle leggi o ai governi dello Stato; significa che può farlo in quanto "cittadino" non in quanto "credente", cioè può farlo per rivendicare una libertà civile che gli viene negata !!
Matteo
5:6 "Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia,
perché saranno saziati".
L’ingiustizia
di non poter professare il proprio culto è un turbamento doloroso
fatto di timori e che porta ad allontanarsi dalla fiducia che invece è
necessaria per continuare a credere nei propri valori, e provoca
battaglie interiori dell’anima per l’apprensione e per la
sofferenza.
Il diritto alla salute poi rimane uno dei beni più importanti, verso il quale abbiamo una precisa responsabilità. La salute va quindi custodita e curata come equilibrio psicofisico e spirituale dell'essere umano. La dignità ontologica della persona, trascende gli stessi comportamenti eventualmente sbagliati di un individuo. Dunque curare la malattia e fare il possibile per prevenirla sono compiti della società e del singolo, proprio per il rispetto alla dignità della persona.
Il diritto alla salute poi rimane uno dei beni più importanti, verso il quale abbiamo una precisa responsabilità. La salute va quindi custodita e curata come equilibrio psicofisico e spirituale dell'essere umano. La dignità ontologica della persona, trascende gli stessi comportamenti eventualmente sbagliati di un individuo. Dunque curare la malattia e fare il possibile per prevenirla sono compiti della società e del singolo, proprio per il rispetto alla dignità della persona.
Se
la Corte Suprema indiana invece esercita una pressione coercitiva impedendo
ai nostri due Marò il diritto a professare la loro religione e al loro diritto alla salute, lo
Stato Italiano deve assolutamente rivendicare tale diritto "inalienabile "!!
Marilina
Fenice Grassi
Limitandomi alla perfetta chiusura:".....diritto alla salute, lo Stato Italiano deve assolutamente rivendicare tale diritto "inalienabile "!! Non rimarrei sorpreso se, sulla base di supposte "precise garanzie fornite dal governo indiano", rimandassero Latorre a curarsi in un ospedale indiano.
RispondiEliminaNon sono in grado di fare ipotesi di questo tipo,ma mi auguro che qualora il governo indiano facesse una cosa del genere, il nostro invece resti fedele alla propria Costituzione e mantenga ferme le sue decisioni di tenerlo in Italia. Il principio è che ognuno è libero anche di scegliere di comportarsi male, ma sta all'altro di non accettare tale comportamento. Noi non dobbiamo giudicare la o le persone , ma i comportamenti si e se loro propongono una soluzione del genere, noi dobbiamo disapprovarla a piena forza perché il bene di Latore è superiore a qualunque decisione ostruzionista di chiunque. In Italia lui avrebbe tutto il supporto di chi gli è stato vicino fin'ora per come è stato possibile farlo. I nostri medici credo che siano superiori come preparazione rispetto ai loro e se dicono che non può assolutamente muoversi, sarebbe una gravissima responsabilità andare contro il loro parere. Chi se la prenderebbe tale responsabilità? Nessuno può coartare questo diritto! Quando l'ingiustizia si fa legge, ribellarsi è un dovere! Ma ripeto ciò' che ho scritto nel titolo : questo è solo un mio modesto parere
EliminaLatorre, chiedo scusa per l'errore di battitura
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