«Il rientro è ormai ufficiale, quindi il 2 giugno Girone ritorna e si apre una fase tutta nuova su questa vicenda che dovrà portare all’arbitrato internazionale. Ma quello che conta è che questo processo si faccia in Italia e si tenga conto di quelle che sono le carte processuali. È evidente che finora l’India non ha rispettato quel minimo di diritto della difesa che avrebbe reso valide le sue indagini. Hanno combinato un disastro dal punto di vista giuridico che chiaramente ha il suo peso determinante nella vicenda». A parlare è Luigi Di Stefano, il tecnico autore di una perizia che scagiona i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, dall’accusa di aver sparato e ucciso due pescatori indiani.
Quali sono i punti critici di questa vicenda a livello tecnico-giudiziario?
«Tutta l’indagine giudiziaria indiana è stata fatta dal punto di vista mediatico, mentre invece le analisi tecniche sono carenti in modo da poter concludere quello che si voleva. La perizia balistica conclude che i proiettili sono quelli dei nostri marò, a pagina 33 invece c’è scritto che i proiettili repertati nelle salme sono approssimativamente similari a quelli sequestrati ai militari italiani. Quindi è ovvio che non sono gli stessi proiettili. Non c’è modo di uscire fuori da questi dati di fatto, per cui nei 5 minuti di udienza che ho avuto per parlare davati alla commissione della Ue, è stato possibile sintetizzare tutta una serie di elementi che oggettivamente rendono tutta l’inchiesta indiana falsa».
Ci sono errori che hanno cagionato un danno ai due marò.
«Il punto è che non sono errori, ma si tratta di qualcosa o qualcuno, una forza, che ha agito all’interno di questa inchiesta per riuscire a tenere in piedi un’accusa specifica contro i militari italiani e creare il caso internazionale contro l’Italia. Perché non si può parlare di errori quando dall’autopsia emerge che i proiettili non sono quelli utilizzati dai nostri militari. Io l’ho detto chiaramente: è una montatura e tale rimane, che si è retta in tutti questi anni perché l’India ha tenuto secretati gli atti giudiziari che non sono stati consegnati né alla magistratura italiana, che ne ha fatto richiesta, né agli avvocati difensori. Quando il tribunale di Amburgo ha consegnato i documenti ufficiali indiani è venuta giù tutta l’impalcatura».
Lei parla di «una forza», qual è questa forza?
«Francamente non lo so. Posso però registrare che ieri, o l’altro ieri, è stata invalidata una gara vinta da Finmeccanica per la fornitura di siluri per sommergibili su una nuova classe di sottomarini indiani. Questa gara è stata invalidata dal ministero della Difesa indiano. Evidentemente per ritorsione contro una sentenza della magistratura italiana di aprile scorso, che riforma un’altra sentenza di ottobre 2014. Stiamo parlando della famosa vicenda degli elicotteri».
Continuerà a seguire questa vicenda?
«Certamente, perché ci sono due esigenze: Girone e Latorre devono avere giustizia e l’India dovrebbe fare un’inchiesta interna per stabilire come e chi ha montato questa vicenda».
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