Successivamente furono costituite la brigata dei granatieri di Lombardia, di Napoli e di Toscana. Nel settembre 1943, la brigata difese Roma contro i Tedeschi a Porta S. Paolo e dopo l’armistizio fu una delle prime unità dell’Esercito Italiano a essere ricostituita.
I Granatieri di Sardegna sono un reparto storicoe glorioso. E' il più antico corpo europeo e prese parte a tutti i conflitti del Piemonte e del Regno d'Italia . Anche nella Grande guerra seppe dare altissima prova dimostrando coraggio e valore : impiegato nei settori più difficili del fronte, in località leggendarie quali Monfalcone, Carso, Oslavia, Monte Cengio, Lenzuolo Bianco, Flambro e alle foci del Piave, a guerra finita marciò su Fiume con Gabriele D'Annunzio”. Venneri definiti dagli austriaci come “i migliori soldati italiani”.
I Granatieri di Sardegna durante la Guerra 1915 – 1918”, ebbero nel corso del conflitto il maggior numero di massime decorazioni al valore, individuali.
La Grande Guerra fu un'importantissima parte della storia della nostra Patria, che tutta unita impegnò le sue forze nella lunga lotta. Poi, quando fu duramente colpita a Caporetto, fu capace di risorgere con una rinnovata energia per raggiungere la decisiva vittoria e portare così le bandiere italiane sino ai suoi confini . Durante quella durissima lotta durata quattro anni , la Brigata Granatieri di Sardegna, coi suoi due eroici reggimenti, scrisse così le più belle e alte pagine della sua storia .
Essa combattè sin dai primi giorni della guerra nelle martoriate alture del Carso, contro le preparate posizioni austriache difese dal fuoco incessante della artiglieria e protette da reticolati”.
Fra le numerose eroiche storie di eroismo di questo glorioso Reparto ne spicca una, che simbolicamente le rappresenta tutte, quella del Granatiere Alfonso Samoggia, decorato con medaglia d'oro al valore militare: Portaordini che “In una cruenta azione , disimpegnava instancabilmente il proprio servizio, sia recando ordini fra le linee più avanzate, sia rifornendo le munizioni sulla linea del fuoco, ed attraversava all'uopo più volte, e da solo, una zona di cresta scoperta e furiosamente battuta dal tiro avversario. In una successiva circostanza, in cui un attacco estremamente violento di soverchianti forze nemiche seminava la morte fra le nostre truppe e inevitabilmente le serrava sempre più da presso, intuendo l'imminente pericolo, di propria iniziativa, sotto il grandinare dei proiettili, correva con impareggiabile serenità a chiedere rinforzi. Deluso nella propria speranza per la totale mancanza di truppe disponibili, nel tornare sopra i suoi passi, cadeva colpito a morte nel momento in cui giungeva presso il proprio ufficiale. Dando allora fulgida prova dei più eletti sentimenti, per infondere a questo nuova fiducia, contrariamente al vero, gli gridava fra gli spasimi: Tenente, i rinforzi arriveranno. Resista fino alla morte”. Questa la motivazione per cui gli venne conferita l'onorificenza .
Il suo ufficiale , il sottotenente Giuseppe Verdecchia e gli altri granatieri così rincuorati, poterono tenere la posizione. Purtroppo invece Samoggia non ce la fece e morì in un ospedale da campo. Fu sepolto al ponte Val di Tora, sul confine. Da allora la sua storia entrò nell'epica dei Granatieri ed in sua memoria venne istituito il distintivo di Granatiere Portaordini.
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