mercoledì 13 aprile 2016

Marò:«Così i vertici della Marina manipolarono le carte sui marò»




POTENZA Nell'uragano in cui è piombata la Marina Militare, mancava solo il presunto insabbiamento delle responsabilità dei vertici della Difesa sulla vicenda dei marò Latorre e Girone, sotto processo in India. È uno degli spunti contenuti nell'esposto anonimo recapitato al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro della Difesa, al capo di Stato Maggiore della Difesa, alla procura militare e alle procure di Roma e Potenza. A far venire allo scoperto (si fa per dire) l'autore di questo dossier, un ufficiale della Marina che preferisce conservare l'anonimato per paura di ritorsioni, è l'inchiesta dei pm lucani che hanno indagato per abuso d'ufficio il capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi. L'ammiraglio è accusato dai magistrati di Potenza di aver «forzato» il trasferimento di un suo collega, Roberto Camerini, da Augusta (dove si concentravano gli interessi nello stoccaggio del petrolio dell'imprenditore siracusano Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministro Federica Guidi) a La Spezia. Sempre di presunti abusi sulla carriera dei militari da parte di De Giorgi e di un suo presunto uso dissennato delle risorse pubbliche per navi, vizi e sfizi, si parla nel documento anonimo finito all'attenzione dei magistrati ordinari e militari. Al momento i pm prendono con le pinze questa denuncia, tutta da verificare, mentre la Marina smentisce le accuse.

LE CARTE DEI MARÒ RIPULITE
Secondo l'autore del dossier anonimo, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ex capo di Stato maggiore della Difesa, sarebbe stato «riconoscente a De Giorgi per avergli ripulito molte carte che lo avrebbero certamente danneggiato nell'inchiesta sulle responsabilità che portarono alla consegna alle autorità indiane dei marò Latorre e Girone». Sempre in base alle frasi contenute nell'esposto Binelli, all'epoca comandante della Squadra navale, avrebbe «preso con leggerezza» la decisione di far entrare, il 14 febbraio 2012, l'Enrica Lexie nel porto di Kochi, su richiesta indiana, «delegando tutto al suo fidato collaboratore, l'ammiraglio Marzano». E qui subentrerebbe De Giorgi, che 10 giorni ha sostituito Binelli nell'incarico al comando in capo della Squadra Navale. «A lui è stato affidato il compito – si legge nel dossier – di gestire tutta una serie di conseguenze negative che si stavano verificando man mano che la posizione dei marò in India andava aggravandosi». E ancora: «la relazione scritta da Cincnav a giustificazione del proprio operato è stata manipolata opportunamente, ritoccando ore, posizioni, direttive, ordini dati, per discolparsi delle gravi colpe ad esso attribuibili. Esiste anche una versione originale allo Stato Maggiore della Difesa e/o al Gabinetto del Ministro ben secretata, da cui emergono chiaramente le responsabilità».

FESTICCIOLE E SESSO
Nell'esposto si parla anche di «festicciole a sfondo sessuale». L'ammiraglio «aveva un appartamento vip a Grottaglie che usava a suo piacimento per incontri a carattere privato». «Famosi sono stati i festini – recita sempre il dossier consegnato alle Procure – da lui organizzati da comandante a bordo di Nave Vittorio Veneto in navigazione, con tanto di trasferimento a mezzo elicottero di signorine allegre e compiacenti».

TANGENTE DE GIORGI-PASTENA
Il filo rosso che lega l'inchiesta dei pm lucani alle accuse contenute nel dossier anonimo, è il ruolo del superburocrate Valter Pastena, indagato insieme a Gemelli, De Giorgi e Nicola Colicchi. Prima di transitare dal ministero dell'Economia a quello dello Sviluppo economico, Pastena è stato per alcuni anni direttore dell'ufficio del Bilancio presso il ministero della Difesa, ufficio strategico per dare il via libera agli stanziamenti. Il capo di Stato Maggiore avrebbe «distolto ben 30 milioni di euro dal bilancio sull'ammodernamento della flotta – si legge nell'esposto – per la realizzazione di un'imbarcazione super-veloce da 32 metri», affidata alla società Aeronautical Service di Cristiano Bordignon. Il 30 novembre 2013 De Giorgi ha scritto all'allora capo di Stato maggiore della Difesa per Binelli per chiedere la «tempestiva realizzazione di un primo prototipo». La Marina precisa che «a seguito della immaturità della tecnologia, nessuna convenzione né appalto è stato sottoscritto con la società AS Aeronautical».

IL FARO DEI PM SU FINCANTIERI
Tra i tanti aspetti che la procura di Potenza sta cercando di chiarire, ci sono anche le posizioni di diversi vertici di Fincantieri, a cui sono stati appaltati i lavori per il rinnovo della flotta navale, fortemente voluto da De Giorgi. Nomi che spuntano nelle numerose conversazioni registrate dalla Squadra mobile. Proprio su una delle tante commesse a Fincantieri punta il dito l'esposto anonimo. Nel 2013 De Giorgi avrebbe preteso che fossero realizzate delle modifiche da 42 milioni di euro su una fregata Fremm, in costruzione nei cantieri spezzini, che prevedeva la realizzazione (senza gara) di una cabina di plancia «vista mare» destinata al comandante e più spazio per il «quadrato» degli ufficiali. «Le modifiche sono indispensabili – si legge in un atto firmato il 12 agosto 2013 da De Giorgi – al fine di garantire quel giusto livello di fruibilità». La Marina, tuttavia, ha precisato che tali modifiche «non hanno richiesto fondi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal programma». «I fatti attribuiti alla mia persona sono del tutto infondati e ledono l'onore ed il decoro del sottoscritto - ha dichiarato in una nota l'ammiraglio De Giorgi, che annuncia querele – Auspico che l'autorità giudiziaria possa individuare i calunniatori».
Augusto Parboni ; Valeria Di Corrado
http://www.iltempo.it/cronache/2016/04/13/cosi-i-vertici-della-marina-manipolarono-le-carte-sui-maro-1.1528928



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