giovedì 14 aprile 2016

Per la prima volta l'Amleto in Vaticano, Mons. Tighe : patrimoio di tutti



Per la prima volta nella storia, un testo di William Shakespeare è stato rappresentato ieri in Vaticano, in occasione del 400.mo anniversario della morte del drammaturgo di Stratford on Avon, che ricorre il 23 aprile prossimo. Lo spettacolo, allestito dalla compagnia del Globe Theatre di Londra, è andato in scena nella Palazzo della Cancelleria, per iniziativa dell’Ambasciata britannica presso la Santa Sede e del Pontificio Consiglio della Cultura. L’ha seguito per noi Fabio Colagrande: 


Dopo tre ore, il pubblico nella Sala d’Onore del Palazzo della Cancelleria, esplode in un applauso entusiasta per ringraziare gli otto attori che hanno portato Amleto, il dramma teatrale forse più famoso al mondo, in Vaticano. Il principe di Danimarca aveva la pelle scura di un attore nigeriano, Re Claudio i tratti neozelandesi di un Māori, Orazio il volto di un’attrice nata ad Hong Kong. Sono alcuni dei magnifici attori impegnati da due anni nella tournée mondiale ‘Globe to Globe’ del Globe Theatre con l’obiettivo di rappresentare ‘Hamlet’ in tutti i Paesi del mondo. Un campo di rifugiati siriani in Giordania, Kiev alla vigilia delle elezioni ucraine, anfiteatri romani, teatri prestigiosi, sono stati i diversi contesti in cui è risuonato, per quasi 200 repliche, il monologo più conosciuto della storia del teatro, portando ovunque i temi universali di un autore le cui opere – come disse Paolo VI – “sono per l’uomo moderno promemoria salutare che Dio esiste”. L’iniziativa è così commentata dal vescovo Paul Tighe, segretario aggiunto del Pontificio Consiglio della Cultura:

R. – Per noi è un modo di riconoscere che Shakespeare è un artista fondamentale per tutta l’umanità: un artista che è riuscito a creare il suo mondo e che ancora oggi ha la capacità di toccare il cuore e le menti della gente in ogni parte del globo. È uno dei massimi artisti della storia dell’uomo.

D. – È molto interessante che il Vaticano ospiti questa tournée del Globe Theatre, che è ispirata ai valori del dialogo, dell’universalità, dell’incontro…

R. – Per noi è davvero importante! Quest’anno giubilare sentiamo infatti la necessità di aprire le porte, di non chiudere le nostre verità, ma di portare la Verità e la gioia di Gesù a tutti. Al ‘Globe’ di Londra hanno preso atto del fatto che sempre meno gente va a teatro e allora sono usciti loro verso il mondo, portando ‘Hamlet’, che fa parte del patrimonio dell’umanità, a tutti. E anche noi dobbiamo, a nostro modo, non avere paura di portare il nostro messaggio a tutti i confini del mondo.

Grande ritmo, leggerezza, continui scambi di ruoli, danza e musica in scena, senza mai cedere alla retorica o all’enfasi: queste le caratteristiche tecniche con cui la compagnia multietnica londinese ha conquistato la platea, sulle prime un po’ timida, nel Palazzo della Cancelleria. Una conferma che Shakespeare, quattro secoli dopo, resta un nostro contemporaneo. Il commento di Nigel Baker, ambasciatore britannico presso la Santa Sede:

“Il fatto che adesso Shakespeare sia tradotto in 100 diverse lingue, e che sia insegnato nella metà delle scuole del mondo, significa che resta un ‘ambasciatore’ – io direi – non solo della Gran Bretagna nel mondo, ma soprattutto di una filosofia, di una maniera di pensare e di una cultura di apertura verso il mondo. Anche noi ci sentiamo di ricevere tanto dal mondo, tanto quanto quest’ultimo ha ricevuto da Shakespeare che era aperto alle suggestioni culturali in modo universale. Un atteggiamento che è qualcosa di naturale per un diplomatico”.


Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi


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