mercoledì 25 ottobre 2017

Il piano GENOCIDA dell’ONU per l’ITALIA: Sostituire, entro il 2050, 1 italiano su 3 con immigrati!

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Ci sono ancora tanti itaGLIONI che ridono quando leggono notizie del genere. Eppure lo dice l’ONU. Quello che sta avvenendo oggi cos’è secondo la fogna sinistroide? Solidarietà? Fratellanza? Vogliono davvero aiutare i deboli? E perché gli italiani che si trovano in difficoltà vengono completamente abbandonati? Pensate davvero che aiutare 100.000/300.000 immigrati facciamo del bene? Forse dimenticate che nel mondo ci sono 5.000.000.000 (5 MILIARDI). No signori, hanno semplicemente iniziato la sostituzione del popolo italiano. Tantissimi giovani scappano all’estero, e tantissimi immigrati vengono deportati dalle ONG in Italia e in Europa.

IL PIANO GENOCIDA ONU PER L’ITALIA: SOSTITUIRE 1 ITALIANO SU 3 CON IMMIGRATI.
E’ tutto in un libro. Non nascondono il loro piano di sostituzione etnica.
Secondo l’ONU, nel 2050, un terzo della popolazione italiana dovrà essere composta da immigrati. Non una previsione, ma un vero e proprio progetto criminale.
E’ tutto scritto nero su bianco in un libricino che quanto a ‘genocidio’ fa impallidire il Mein Kampf: «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», l’immigrazione come sostituzione etnica della popolazione italiana ed europea.
E’ stato redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu.
Secondo l’ONU, l’Italia avrebbe la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Un’idea demenziale, visto che già oggi i nostri giovani sono per il 50% disoccupati.
L’idea che sottende questo progetto criminale, è che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e il tasso di natalità 1,2 bambini non è sufficiente a rimpiazzare chi esce dal mercato del lavoro.
Questo è economicamente demenziale. Un dato su tutti: se oggi avessimo la metà dei giovani, avremmo il 100% dell’occupazione giovanile. Ergo: se tra 36 anni ne avremo meno, non sarà un problema occupazionale, ma questo i pro-immigrazione non lo dicono. Per loro, la disoccupazione giovanile in Italia non esiste.
Si potrebbe poi pensare, se proprio si ritiene imprescindibile una più alta natalità (poi spiegheremo un altro motivo perché non lo è), a sostenerla con politiche a favore delle famiglie per supportare chi vuole far figli. Ma le Nazioni Unite, invece, programmano il nostro genocidio etnico: “sostituire” ai lavoratori italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli quelli provenienti dal Terzo Mondo.
Come se, tra l’altro, sostituire lavoratori europei con QI medio di 105 con africani che non arrivano a 75 fosse possibile, senza degradare tutto il tessuto economico: una sorta di futuro alla Idiocracy.
Ma un ‘calo demografico’ non sarebbe male. L’Italia è un territorio densamente popolato: Genova docet. Più spazio: case più grandi, più verde, meno traffico, meno inquinamento.
Ceteris Paribus, nel 2050, secondo il dossier, saremo in 41.197.000, 194mila in più di quanti eravamo 64 anni fa.
Le Nazioni Unite – organo criminale massonico – vogliono «rimpiazzare» (come scritto senza nasconderlo nel titolo del dossier) l’Europa e l’Occidente con una massiccia iniezione di immigrati da Asia, Africa e Oceania. Un crogiolo indistinto e informe di razze, culture, religioni che si trasformerà in un campo di battaglia per la sopravvivenza.
Il tutto, condito con la scusa che ‘sono risorse’ e ‘servono al mercato del lavoro’, a ‘pagare le pensioni’.
PUTTANATE.
Tra pochi anni, e qui veniamo al secondo motivo per il quale anche con un calo demografico il mercato del lavoro non necessiterà di alcun immigrato, vivremo e stiamo già vivendo una ‘rivoluzione robotica’.
Auto e camion che si guidano da soli faranno sparire intere categorie di lavoratori. I robots inonderanno il mercato del lavoro, tanto che, a stento, ci sarà possibilità di occupare una popolazione in calo demografico.
La crescita demografica in sé non è sinonimo di ricchezza, altrimenti l’Africa non sarebbe l’Africa. Dipende, tutto, dalla ‘qualità’ della popolazione.
E questo solo ragionando in termini ‘materialisti’. Perché, anche ‘convenisse’, un futuro senza identità, senza sapere chi sei non vale la pena di essere vissuto.
E’ il TEMPO della RIVOLTA. Chi non si ribella è COMPLICE dei genocidi al governo.
https://disquisendo.wordpress.com/2017/10/23/il-piano-genocida-dellonu-per-litalia-sostituire-entro-il-2050-1-italiano-su-3-con-immigrati/



PERCHE' PUTIN MERITA IL NOBEL PER LA PACE (SERIAMENTE)



 
Per molti anni, e nonostante tutte le prove contrarie, i media occidentali hanno portato avanti la narrazione per la quale Putin fosse un dittatore simil Hitler.
La realtà è che il leader russo ha promosso la pace nel mondo più di qualsiasi altro governo occidentale recente. Questo spiega perché è oggetto di tale intenso disprezzo.


L’ascesa di Putin come statista di primo piano è iniziata, stranamente, l’11 settembre 2001. Da quel giorno, Washington ha approfittato della tragedia nazionale per raggiungere i propri fini geopolitici, la maggior parte dei quali – casualità o no – diametralmente opposti alla sicurezza nazionale russa. Mosca, da parte sua, doveva fungere da niente più che uno spettatore della macchina da guerra statunitense, che al tempo cominciava il proprio tour in Medio Oriente.
A fine 2013, cioè da quando la violenza ha cominciato a dirigersi sulla porta di casa russa, la corrente ha cominciato a cambiare direzione. Kiev improvvisamente cominciò a protestare violentemente contro il governo Janukovyč, il cui unico crimine era quello di essere titubante sull’annessione alla UE.
Questo è stato il momento in cui l’investimento di Washington in Ucraina ha iniziato a pagare dei bei dividendi (Victoria Nuland, il vicesegretatio di Stato americano per gli Affari Europei ed Euroasiatici, ammise spudoratamente che il suo governo aveva investito più di 5 miliardi di dollari dal ’91 per aiutare l’Ucraina a raggiungere “il futuro che merita”).
Con la benedizione di innumerevoli ONG e think tank statunitensi, i manifestanti hanno invaso le strade nella cosiddetta rivolta di Maidan, barricandosi nella capitale ed attaccando la polizia, costringendo infine il presidente democraticamente eletto a fuggire dal paese.
Come ha osservato John J. Mearsheimer nella prestigiosa rivista Foreign Affairs, “gli Stati Uniti ed i suoi alleati europei condividono la maggior parte delle responsabilità della crisi”.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha fatto eco a questa sicnera valutazione il mese scorso, quando ha comunicato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: “L’Occidente ha costruito la sua politica sulla base di un principio: ‘se non sei con noi, sei contro di noi’. La NATO ha scelto la strada di una sconsiderata espansione verso est, provocando instabilità nello spazio post-sovietico… Questa politica è proprio la causa principale del conflitto prolungato in Ucraina sudorientale”.
Putin merita un premio Nobel per la Pace solo perché è dell’Occidente, e non della Russia, la colpa della crisi ucraina? No, ma la storia non finisce qui. Anche se i media occidentali continuano a rigurgitare la delirante storiella di un'”invasione russa” del territorio ucraino, tali teorie non sono mai state documentate da una singola immagine satellitare. O dovremmo forse credere che la Russia possieda anche carri armati ed artiglieria invisibili? La realtà non è così complessa: sono stati gli americani ad aver lanciato la propria invasione nelle prime fasi delle proteste, che sono servite solo ad aumentare il malcontento. E sì, su questo ci sono le prove.
La Nuland, ad esempio, è stata fotografata mentre per le strade di Kiev distribuiva felicemente dei biscotti ai partecipanti anti-governo, alcuni dei quali apertamente fascisti e che sono poi finiti a ricoprire le più alte posizioni nel nuovo governo.
Come scrive Mearsheimer: “Il nuovo governo di Kiev era fortemente pro-occidentale ed anti-russo, ed aveva quattro membri di alto rango che potevano legittimamente essere etichettati come neofascisti”.
E l’intrigo politico è andato ben oltre dei pasticcini raffermi. In una telefonata con l’ambasciatore statunitense in Ucraina Geoffrey Pyatt, la Nuland ha menzionato Arsenij Jacenjuk come candidato al governo ucraino. Qualcuno si è sorpreso quando Jacenjuk è diventato primo ministro il 27 febbraio? Nel corso di quella famosa telefonata, la Nuland ha anche espresso alcuni sentimenti verso l’alleato principale dell’America, dicendo: “Si fotta l’UE”.
Nel frattempo, anche il senatore americano John McCain, preminente falco di Washington, ha fatto una visita a Kiev al culmine della tensione, agitando i manifestanti anti-governativi in piazza Maidan dicendo loro che “il destino che cercate si trova in Europa”.
Bisogna ricordare che nessun politico russo ha avuto la sfrontatezza di mostrarsi ovunque in Ucraina per dire al popolo dove si trovava il loro destino.
Mentre i media occidentali continuavano a spingere la balla dell'”invasione russa”, il Cremlino stava lavorando assiduamente per rimettere ordine in Ucraina, causato da decenni di giochi sfrenati dietro le quinte, gran parte dei quali orchestrati da ONG e think tank assortiti. Putin ha svolto un ruolo significativo nel mediare e riunire i leader di Ucraina, Germania e Francia per ratificare gli accordi di Minsk (11 febbraio 2015), destinati a porre fine alle violenze nella regione ucraina del Donbass.
Malgrado il riconoscimento internazionale delle richieste di Minsk (che includono “l’immediato e pieno cessate il fuoco in particolari distretti degli oblast’ ucraini di Donetsk e Lugansk e… il ritiro di tutte le armi pesanti da ambo le parti ad una pari distanza, con l’obiettivo di creare una zona di sicurezza di minimo 50 chilometri (31 miglia)…”), ci sono stati numerosi report di grosse violazioni.
Il mese scorso, Putin ha chiesto che una missione di pace della Nazioni Unite venisse inviata nelle regioni orientali dell’Ucraina, tormentate dalla guerra. I mediatori sarebbero stati schierati sulla linea di demarcazione per proteggere la missione OSCE, che controlla il cessate il fuoco tra le forze governative ed i ribelli.
Il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel ha abbracciato l’idea, esortando gli Stati membri a “discutere apertamente con la Federazione russa le condizioni di una missione ONU”. Washington e Kiev, tuttavia, hanno respinto la proposta senza mezzi termini.
Nel contesto della crisi ucraina in corso, c’è un aspetto importante che non può essere trascurato, e che coinvolge il referendum sulla Crimea, che alla fine ha portato la penisola nella Federazione russa.
Anche se gli esperti occidentali parlano vagamente sia di una “invasione russa della Crimea” che di una dell’Ucraina, nulla potrebbe essere più falso. Il Consiglio Supremo della Crimea ha considerato la rimozione di Janukovyč come un colpo di stato ed il nuovo governo di Kiev come illegittimo, affermando che il referendum è stato una risposta a questi sviluppi, nonché alla rottura dell’ordine civile che stava devastando il paese.
In Crimea, una repubblica che per gran parte parla russo e che era parte integrante della Russia fino a quando non venne donata all’Ucraina da Chruščёv nel ’54, i risultati ufficiali del referendum parlavano chiaro: il 96,77% degli abitanti aveva votato a favore dell’annessione della regione nella Federazione Russa.
La Duma di Stato russa ratificò la riunificazione con la Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli il 20 marzo 2014. La condanna occidentale arrivò veloce e furiosa, ma Putin ricordò ai critici che la situazione rispecchiava quella del referendum per l’indipendenza in Kosovo.
“In una situazione del tutto identica a quella in Crimea, hanno riconosciuto legittima la secessione del Kosovo dalla Serbia, sostenendo che ‘non è necessario alcun permesso da un’autorità centrale di un paese per un’unilaterale dichiarazione di indipendenza”, disse Putin, aggiungendo che la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite concordava con tali spiegazioni.
“È quel che hanno scritto, è quel che hanno strombazzato in tutto il mondo, l’hanno imposto a tutti – e adesso si lamentano. Perché?”, si chiese.
Anche se pochi lo vogliono ammettere, gli sforzi di pace di Putin in Ucraina hanno determinato una drastica riduzione della violenza. Molti osservatori occidentali invece avevano predetto che la Russia avrebbe lanciato un’invasione a pieno titolo del territorio ucraino. Immaginate la loro delusione quando è accaduto il contrario…
I suoi sforzi di pace, tuttavia, non si sono fermati alle frontiere della Russia.
L’intervento in Siria
Molti probabilmente hanno già dimenticato l’immenso contributo russo nel garantire la pace in Siria, che soffriva di conflitti interni sin dal 2011. E no, non sto parlando della decisione di Putin di aiutare Assad a cacciare i terroristi ISIS da paese, anche se questo è sicuramente importante.
Sto parlando di quel giorno, quasi esattamente quattro anni fa, in cui Obama – vincitore di un Nobel per la Pace, vi ricordo… – stava per dare l’ordine di lanciare un attacco militare totale contro lo stato sovrano della Siria. Il motivo? Washington diceva che il governo Assad poche settimane prima aveva usato armi chimiche per attaccare un sobborgo di Damasco. Non importa che Assad sapeva benissimo che fare una cosa del genere avrebbe significato suicidio politico e nazionale, e che l’uso di armi chimiche avrebbe solo aiutato la causa dei ribelli. Ma qui divago.
Quando la Camera dei Comuni britannica si è rifiutata di autorizzare l’allora prima ministro Cameron ad unirsi agli americani nel loro ultimo gioco di guerra, ad Obama improvvisamente prese paura. Nel tentativo di salvare la faccia, il segretario di Stato John Kerry, a quanto si dice, ‘sbagliò ad esprimersi’ quando disse che gli Stati Uniti avrebbero annullato un attacco alla Siria se Assad avesse concordato di consegnare tutte le sue armi chimiche entro una settimana.
La diplomazia russa fece uno sforzo immane, con una maratona di incontri a Ginevra tra Kerry e Lavrov, che alla fine portarono ad un accordo che non solo ha attenuato la minaccia della guerra, ma ha rimosso le armi chimiche dalla Siria.
Lavrov dichiarò che l’accordo eliminava ogni possibile uso della forza contro la Siria, sottolineando che le deviazioni dal piano, inclusi attacchi ad ispettori ONU, sarebbero stati portati al Consiglio di Sicurezza, che avrebbe preso i relativi provvedimenti.
Ban Ki-moon, l’allora Segretario Generale, diede un brillante resoconto dell’accordo USA-Russia-Siria, che rese la Siria anche firmataria dell’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche (OPCW).
Questo grande esempio di diplomazia da parte dell’amministrazione Putin dimostra che, se c’è reciproca volontà tra uomini e nazioni, la guerra può sempre essere evitata. Gli Stati Uniti purtroppo hanno continuato a dimostrare un’insaziabile volontà di interferire – illegalmente – negli affari interni della Siria, arrivando al punto di lanciare anche attacchi sfrontati al suo esercito (cosa ancor più inquietante è che i media americani hanno elogiato Trump dopo tali attacchi). Sebbene anche la Russia si sia coinvolta militarmente in Siria, l’ha fatto solo su esplicito invito di Damasco, per aiutare Assad a liberare il suo paese dalle forze terroristiche che le forze occidentali, guidate dagli americani, non sono riuscite a distruggere.
In sintesi, dati gli straordinari sforzi per realizzare le condizioni di pace sia in Ucraina che in Siria, Putin sembra essere il candidato più adatto a vincere il Nobel per la Pace. Ovviamente le capitali occidentali non la penserebbero mai così, il che evidenzia la grande distanza che separa ora la Russia dall’Occidente, il quale oramai ha perso la propria capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato, la verità dall’inganno.
Il Premio Nobel per la Pace viene presentato dal re di Norvegia il 10 dicembre di ogni anno.

Robert Bridge
Fonte: www.strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2017/10/19/why-vladimir-putin-deserves-nobel-peace-prize-seriously.html
19.10.2017

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG
http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=6042

Da punire con la massima severità:::di Stefano Davidson


Da punire con la massima severità gli autori e i diffusori degli adesivi antisemiti all'Olimpico di Roma. Ma mi domando, visto il clamore mediatico giustamente dato a quanto accaduto, come si fa contemporaneamente a continuare ad "accogliere" antisemiti giurati come i musulmani che ci inviano quotidianamente e addirittura chiedere per loro uno Ius Soli?
Come si fa ad accettare e pubblicizzare i presunto dovere di accoglienza nei confronti di chi PER DOGMA applica i dettami di una Scrittura che predica violenza contro TUTTI i NON musulmani ?
Direttamente dal Corano:
[2;88]-[48;6] Allah ha maledetto i miscredenti e i (POLITEISTI) e preparato per loro l’inferno.
[2;121] Coloro che lo rinnegano sono quelli che si perderanno.
[2;190] Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono.
[2;191] Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli
da dove vi hanno scacciati:la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli.
[2;193] Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah.
[3;151] Getteremo lo sgomento (TERRORE) nei cuori dei miscredenti…. Il Fuoco sarà il loro rifugio. Sarà atroce l'asilo degli empi.
[4;101] Quando siete in viaggio … ,i miscredenti sono per voi
un nemico manifesto.
[5;17,51] O voi che credete! Non abbiate amici tra gli Ebrei ed i Cristiani.
[9;29] Combattete coloro che non credono (ATEI) in Allah…che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.
[16;106] (GLI APOSTATI) su di loro è la collera di Allah e avranno un castigo terribile.
[33;64] In verità Allah ha maledetto i miscredenti ed ha preparato
per loro la Fiamma,
[33;65] affinché vi rimangano in perpetuo, senza trovare né protettore
né ausilio.
[33;66] Il Giorno in cui i loro volti saranno rivoltati nel Fuoco, diranno:
«Ahinoi, ah, se avessimo obbedito ad Allah, se avessimo obbedito al Messaggero!»
[45;7]-[45;8] Guai ad ogni bugiardo peccatore, che ode recitare davanti a sé i versetti di Allah, ma insiste…come se non li avesse affatto uditi! Annunciagli dunque un doloroso castigo.
[59;7] In verità Allah è severo nel castigo.
[74;2] alzati e ammonisci,
[74;19] Maledetto!
[74;20] Maledetto!  SIA UCCISO!) (IL MISCREDENTE)

Stefano Davidson

venerdì 20 ottobre 2017

Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale

Governo globale

Intervista a Enrica Perucchietti, autrice di un libro che spiega come l’attualità mondiale evidenzia l’esistenza di un piano preordinato di dominio, ormai discusso anche sul mainstream

Intervista a Enrica Perucchietti.



Dottoressa Perucchietti, Lei è autrice del libro Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale edito da Arianna: in che modo l’attualità mondiale evidenzia l’esistenza di un piano preordinato di dominio globale?
Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale, Enrica PerucchiettiQuello che inizialmente era un argomento di nicchia è diventato negli ultimi anni un tema diffuso e sempre più condiviso: se inizialmente i ricercatori e i giornalisti che ne parlavano venivano liquidati come “cospirazionisti”, oggi la sensazione che sia in atto un progetto di mondialismo (seguente alla globalizzazione delle merci) è comunemente accettato. Pensiamo per esempio a Henry Kissinger che ha dato un’opera dal titolo altisonante come World Order. Sempre più politici, ministri, capi di Stato e pontefici, inoltre, negli ultimi decenni hanno parlato pubblicamente dell’esigenza di costituire un “Nuovo Ordine Mondiale”. Il nostro intento è stato quello di ricostruire la storia documentata di questo progetto e le tappe storiche che arrivano fino a noi. Al di là delle confusioni generate dalla cultura-web, il Nuovo Ordine Mondiale, lungi dall’essere il delirio di una manciata di paranoici, è al contrario un argomento serissimo che merita di essere indagato. Ciò che è avvenuto negli ultimi anni e che avevamo in parte anche previsto nelle nostre opere precedenti ci ha spinto a rimettere mano al saggio per la riedizione ampliandola, per poter star dietro ai cambiamenti che si sono susseguiti negli ultimi sei anni dalla prima pubblicazione. L’elezione di Trump ha illuso alcuni di poter condurre a una battuta d’arresto del progetto mondialista ma nei mesi abbiamo assistito a una “normalizzazione” del neo presidente e l’anacronistico ritorno alla Guerra Fredda ha portato anche alla comparsa di un nuovo nemico sullo scacchiere geopolitico, la Corea del Nord.



Quando nasce l’idea di un Nuovo Ordine Mondiale e quali ne sono le principale tappe storiche?
Per comprendere che cosa sia il Nuovo Ordine Mondiale è necessario ricostruire le tappe storiche che hanno portato, attraverso i secoli, allo sviluppo dell’ideologia mondialista, riscoprendone le radici e i presupposti filosofici (ma anche spirituali e teologici). L’ideologia del NWO, infatti, attinge la sua linfa vitale da un preciso contesto storico, identificabile con il mondo protestante dei secoli XVII e XVIII. È a partire dall’Inghilterra protestante che l’idea di una Nuova Era di “trasformazione del mondo”, di un progetto prima utopistico e poi politico di “rinnovamento” dell’umanità trova adesione, sostegno e suoi primi “profeti”: un progetto nato inizialmente come contraltare all’universalismo della nemica Chiesa Cattolica e dell’Impero Asburgico e fusosi, successivamente, con analoghe correnti fiorite nello stesso periodo in Nord Europa.

L’ideologia mondialista ha recepito e rielaborato nei secoli anche altri tipi di influssi: sull’originario substrato protestante-anglosassone, infatti, si innestano successivamente almeno altre due correnti politico-spirituali: l’ideologia universalistica e occultista di matrice massonica (a cui si innestano alcune derive occultistiche) e un certo neo-messianismo di matrice sionista. Queste correnti così diverse tra loro troveranno una convergenza fondata sull’elitismo di chi (gli Usa in primis) si sente in diritto e in dovere di promuovere anche con la forza il proprio imperialismo e assoggettare il resto del mondo ai propri interessi.

Nell’affrontare il tema del NWO non si può ignorare la teoria del Grande Complotto, che secondo alcuni dirigerebbe le sorti del mondo da secoli. La tesi di “Complotto Universale” ha secondo noi il difetto di essere indimostrabile in sede storica (per non parlare delle sue versioni “alternative” che vanno tanto di moda ma che rischiano soltanto di screditare tutto il settore). Se è impossibile affermare l’esistenza di una “continuità programmatica” nello sviluppo del NWO, è legittimo tuttavia parlare di un’evidente continuità ideale che lega, attraverso i decenni e persino i secoli, una serie di “forze” e “poteri” in una complicità di interessi e di azioni.

Quali interessi si nascondono dietro il disegno di instaurazione di un governo globale?
Se non esiste un Grande Complotto unico, monolitico, esiste però come anticipavo una dottrina di base e una “confluenza di interessi” che spingono verso la costituzione del mondialismo, così come esistono i suoi profeti e “architetti” che ne hanno scritto e parlato anche pubblicamente.
Dalla rete inestricabile dei poteri occulti, delle logge e delle sette, dei potentati economici e dei gruppi di pressione impegnati da tempo a promuovere il progetto del Nuovo Ordine Mondiale, emergono con una frequenza non casuale, nomi, realtà e concreti gruppi di potere che nel nostro Governo Globale definivamo il “volto visibile del NWO” di cui trattiamo ampiamente nella prima parte del saggio. Come accennato, il progetto mondialista nasce in ambito anglosassone ed è quindi naturale che esso abbia avuto, nella potenza degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, il perno della sua potenza (a cui si è aggiunto, a partire dal secondo dopoguerra, il fattore geopolitico costituito dallo stato di Israele). Quando parliamo del potere di queste nazioni, tuttavia, ci riferiamo a certe strutture di potere che rimangono invariate nel tempo.

Fatte salve le differenze che contraddistinguono le diverse correnti, esistono alcune costanti fondamentali alla base del progetto mondialista e alcuni interessi specifici:


  1. l’aspirazione a costituire una res-pubblica universale e sovranazionale controllata più o meno direttamente da un’autoselezionata élite. Quindi la creazione di un governo elitario, di pochi.

  2. La diffusione o imposizione di un pensiero omologato tendente a dissolvere le identità e le particolarità culturali, politiche e religiose in una sorta di Pensiero Unico globale. Il progetto di costituzione di un mondo nuovo richiede infatti anche un uomo nuovo che sia omologato e omologabile, facilmente controllabile, di cui abbiamo ampiamente parlato anche ne La fabbrica della manipolazione e in Unisex.

  3. La conseguente lotta contro le “identità forti” difficilmente omologabili alla cultura mondialista e l’abbattimento dei valori tradizionali.

  4. Censura e psicoreato, ossia il controllo della comunicazione, dei Mass Media ma anche delle menti e dell’espressione dei cittadini, di cui la recente battaglia contro le fake news è un lampante esempio.

  5. Una strategia d’azione che privilegi l’utilizzo strumentale della politica (una sorta di vera e propria criptopolitica basata su ricatti e complotti per lo più sotterranei). Pensiamo anche all’esistenza di quei cenacoli come la Commissione Trilaterale o il Club Bilderberg i cui membri si riuniscono a porte chiuse per discutere del destino dell’umanità.

  6. Il riferimento ad alcuni punti ideologici imprescindibili come il neomalthusianesimo che considera l’eccesso delle nascite nelle classi povere come un problema per la qualità di vita. Gli architetti del NWO sono ossessionati dal contenimento/riduzione della popolazione.

  7. Il suo rapporto stretto con i grandi potentati economici: nell’immaginario collettivo, infatti, il NWO ha finito per identificarsi con il potere dei colossi bancari e delle multinazionali che ne sono, per certi versi, l’espressione più visibile.

  8. Una visione prometeica e luciferina che convoglia nel Transumanesimo e nelle sue applicazioni cibernetiche, virtuali e tecnologiche. L’idea di fondo è che l’uomo può farsi Dio e abbattere la natura, arrivando a derive post-umane finora impensabili.

Cosa nasconde la minaccia del terrorismo?
Il terrorismo genera paura e la paura è un potente strumento di controllo. Manipolando le persone in fase di shock, sull’ondata emotiva degli eventi, è possibile introdurre misure liberticide fino a quel momento impensabili, lasciando credere ai cittadini che i provvedimenti scelti siano per il loro bene e la loro sicurezza. Terrorismo ed estremismo vengono sfruttati abilmente, evocati quotidianamente, politicizzati per poterne sfruttare l’ondata d’urto emotiva. Citando Orwell, la sensazione è che la “guerra al terrore” sia stata concepita come perenne per «poter mantenere intatta la struttura della società» e introdurre uno Stato di Polizia. La guerra non deve cioè aver fine ma deve servire per poter legittimare misure estreme. Per questo non si può distruggere al-Qaeda senza pensare che spunti un altro pericolo, ISIS o altra organizzazione terroristica che sia.

Il terrore doveva finire per divampare anche in Europa. Si stava affievolendo la tolleranza del popolo ad accettare sacrifici per “esportare” la democrazia in Paesi lontani. L’unico modo per poterlo spingere a continuare a oliare la macchina da guerra era far assaggiare all’Occidente quel genere di “paura” che noi italiani conosciamo bene (gli Anni di Piombo).
Gli artefici del mondialismo, come mostriamo nella seconda parte del saggio, hanno sfruttato con cura occasioni tragiche e non si sono fatti problemi a inscenare od ordire attentati o comunque a strumentalizzarli per creare i presupposti per poi poter raccogliere e sfruttare delle opportunità calcolate con cura. In questo contesto rientrano anche le cosiddette false flag (operazioni sotto falsa bandiera a cui ho dedicato un omonimo saggio).

In che modo si inserisce in tutto ciò il redivivo protagonismo della Corea del Nord?
Credo che il ruolo della Corea del Nord ricalchi quello del Nemico pubblico che ciclicamente bisogna offrire all’opinione pubblica per compattarla rispetto a una emergenza esterna. Evidentemente la Russia non poteva più rispecchiare quel ruolo dato che la figura di Putin desta sempre maggior consenso o comunque meno diffidenza. Non conta se questa emergenza sia reale oppure no, se il Nemico sia esattamente come viene dipinto, conta la percezione della minaccia. La crisi permanente può essere interpretata anche in un’altra ottica: la Corea del Nord potrebbe essere soltanto un “diversivo”  degli USA. Un conflitto contro la Corea del Nord sarebbe non solo inutile, ma svantaggioso e pericoloso. Non apporterebbe nemmeno benefici da un punto di vista geopolitico. Quindi, quale sarebbe il reale motivo di questa improvvisa campagna mediatica volta a fare della Corea del Nord l’ennesimo nemico di turno?

Cosa possiamo attenderci dal futuro prossimo?
Ne parlo nell’ultimo capitolo da me curato. Credo che nonostante gli sforzi dell’imperialismo mondialista di portare avanti i propri progetti, nel giro di qualche anno lo scettro passerà di mano e probabilmente il centro del potere si sposterà in Cina. È comunque un’opzione che non possiamo non calcolare. Le variabili sono comunque molte. Così come sono da prendere in considerazione delle anomalie che si sono registrate come l’elezione Trump e la Brexit, che sono state evidentemente sottostimate.

Di questa idea il dossier del Club di Roma, 2052. Scenari globali per i prossimi quarant’anni che prosegue le stime che hanno reso famoso questo gruppo di studio. Jorgen Randers, servendosi di una quantità impressionante di dati, elaborati dai supercomputer più potenti e dei contributi di una quarantina di esperti di vari settori, prova a delineare il futuro globale fino al 2052. In estrema sintesi, nella terza parte del libro, viene predetto che la Cina sarà il leader mondiale nel 2052, «la forza trainante del pianeta», superando in tal mondo i due blocchi storici che competono per la supremazia globale. La Cina diventerà egemone, secondo lo studio, perché oltre alla capacità di azione ha sufficienti risorse interne per conquistare il potere globale. A tutto ciò si aggiunge che i cinesi hanno la volontà e la capacità «di controllare i flussi di investimenti con cui raggiungere i propri obiettivi».

Il destino profetizzato dai consulenti del Club di Roma è stato previsto anche da altri ricercatori che hanno puntato in particolare sulla forza economica e finanziaria della Cina che negli ultimi anni si sta accaparrando le risorse naturali, dall’energia ai minerali, dalle foreste alle derrate agricole, insidiando così le zone d’influenza che appartenevano all’Occidente. Nell’espansionismo cinese c’è infatti l’impronta di una nuova classe dirigente, tecnocratica e pragmatica, silenziosa e lungimirante. Il destino della Cina sembra quindi sfuggire allo storico braccio di ferro di Washington e Mosca. La Cina, infatti, non è solo il maggior creditore degli USA, ma nel breve tempo di un decennio si è contraddistinta per l’assalto alle roccaforti del capitalismo statunitense e per una nuova forma di colonizzazione africana.



Enrica Perucchietti, laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. È caporedattrice della Uno Editori ed autrice di diversi saggi e inchieste giornalistiche tra cui ricordiamo: “NWO. New World Order. L’altra faccia di Obama”; “Le origini occulte della musica”; “Utero in affitto. La fabbricazione di bambini, la nuova forma di schiavismo”; “Governo Globale”; “La Fabbrica della manipolazione”; “Il lato B. di Matteo Renzi”; “Unisex. Cancellare l’identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale”; “False Flag. Sotto falsa bandiera”.




http://megachip.globalist.it/libri-consigliati/articolo/2013300/governo-globale-la-storia-segreta-del-nuovo-ordine-mondiale.html

Simbolismo e messaggi subliminali tramite i media per controllare le menti delle masse.



“Sono in pochi ad essere a conoscenza di un pericolo invisibile ma letale, che ha un effetto profondamente negativo sulle parti consce ed inconsce di gran parte della popolazione.
Parliamo di un pericolo paragonabile ad una vera e propria dittatura psichica, ovvero dell’utilizzo della persuasione subliminale nei media e nella pubblicità, attuata attraverso una manipolazione di parole, immagini, numeri, colori, ritmi e simboli che influenza direttamente le aree limbiche del cervello umano.
Il linguaggio di cui ci si avvale è elaborato in maniera tale da originare una dicotomia tra fantasia e realtà, e stimolare compulsivamente i bassi istinti attraverso suggestioni mondane e vuote, in aperto contrasto con la natura superiore di ogni essere umano, la quale risulta essere la parte maggiormente colpita.
Così facendo si sovverte la naturale sensibilità morale dell’uomo e si arresta sul nascere ogni impulso interiore legato all’evoluzione spirituale.
Gli effetti devastanti di tali influenze non sono mai stati analizzati a fondo, se non pochissime volte, e ciò che emerge è una manipolazione mentale ed emozionale a dir poco allarmante. Sono i giovani ad essere maggiormente colpiti, e sono loro, infatti, a mostrare soprattutto gli effetti dei messaggi perversi di tipo sessuale con i quali vengono bombardati in maniera sempre più invasiva. Naturalmente ogni loro filtro razionale viene superato, purtroppo, senza problemi.
Di messaggi subliminali sono permeati programmi televisivi, videogiochi, riviste, cartelloni pubblicitari e produzioni musicali.
E questa è solo una delle tante armi nell’arsenale degli psicopatici senz’anima e senza coscienza delle corporation che governano il mondo intero, e le cui uniche preoccupazioni sono quelle di ottenere sempre più profitti e di disumanizzare le masse. In che modo? Riducendo l’intera razza umana a un manipolo di narcisisti, invasati, insensibili, apatici, amorali, immorali o “depressi felici” la cui maggior soddisfazione è l’uso della propria carta di credito.
Solo attraverso lo studio della natura della coscienza e del suo rapporto intimo con il colore, il simbolo, il numero e la parola, possiamo riprendere quel potere che, inconsapevolmente, abbiamo messo nelle loro mani.”
Michael Tsarion – L’uso sovversivo del simbolismo sacro nei media
fonte http://www.complottisti.com/simbolismo-e-messaggi-subliminali-tramite-i-media-per-controllare-le-menti-delle-masse/

Bufera su Visco, ma silenzio sul retroscena (supermassonico)

Ignazio Visco
Si può anche chiamarla massoneria, ma la definizione è imprecisa: perché non tutti gli affiliati alle superlogge internazionali sono stati iniziati all’obbedienza massonica. Forse non ha mai indossato il grembiulino neppure l’uomo attualmente nella bufera, Ignazio Visco, in quota alla Ur-Lodge reazionaria “Edmund Burke”, difeso da Giorgio Napolitano (superloggia “Three Eyes”, come il ministro Padoan) e attaccato da Matteo Renzi, «che non è massone ma ha ripetutamente bussato – invano, finora – alle stesse reti: quelle della aristocrazia supermassonica neo-conservatrice, attraverso entità paramassoniche come il potentissimo Council on Foreign Relations, di Washington». L’autore di queste indicazioni sulla presunta identità supermassonica del vero potere è Gioele Magaldi, già gran maestro del Goi e poi affiliato alla Ur-Lodge progressista “Thomas Paine”. Nel 2014 Magaldi ha dato alle stampe “Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere e trasformatosi in bestseller-fantasma: solo il “Fatto Quotidiano” l’ha adeguatamente recensito, nel silenzio assordante dei grandi media. Che peraltro continunano a ignorare Magaldi, anche quando parla di massoneria italiana e di casi scottanti come l’affare Mps, su cui pesa tra l’altro lo strano “suicidio” di David Rossi.
«Anziché attaccare il Grande Oriente per le vicende provinciali di Banca Etruria – afferma Magaldi, oggi presidente del Movimento Roosevelt – giornali e televisioni farebbero meglio a interrogarsi sul ruolo di Mario Draghi e Anna Maria Ignazio ViscoTarantola, poi ministra di Monti: erano al vertice di Bankitalia quando la banca centrale avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Montepaschi». Analoga polemica con Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”: «Si parla genericamente di massoneria, in relazione a piccole vicende locali, mentre si continua a ignorare il ruolo supermassonico di primo piano rivestito in Italia, per conto di reti internazionali, da personalità come Monti, Draghi, la stessa Tarantola, l’ex presidente Napolitano e l’attuale ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan». Sotto il fuoco renziano è ora finito Ignazio Visco? Non una parola, dal mainstream, sul possibile retroterra comune dei contendenti, legati a influenti “salotti” non italiani. Silenzio anche sul ruolo della banca centrale, a cui un altro supermassone, l’eurocrate Carlo Azeglio Ciampi, “staccò la spina” nel 1980, facendo in modo che Bankitalia cessasse di fungere da “bancomat del governo”, a costo zero, costringendo lo Stato – per finanziare il debito pubblico – a rivolgersi all’esosa finanzainternazionale, mettendo all’asta i propri bond. Risultato: una falla rovinosa nel debito italiano, perfetta per indebolire il paese di fronte all’eurocrazia.
«La messa alla berlina del governatore Visco ad opera della maggioranza piddina rappresenta un patetico scaricabarile politico», scrive Alberto Bagnai sul blog “Goofynomics”, che parla di «modus paraculandi». Bankitalia non vigilava adeguatamente sulla crisi delle banche italiane? Consob neppure? Chi, onestamente, può dire il contrario? «Ma pensiamo davvero che Visco e Fazio fossero degli incompetenti, dei dilettanti? Se così fosse – aggiunge Bagnai – la loro nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell’elettore più superficiale». Forse, continua Bagnai, la causa di tante “sviste” ad opera degli organismi di controllo esterni e interni alle banche italiane «era imputabile non all’umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno». Più precisamente «a un chiaro e inequivocabile ordine di scuderia», emanato in sede europea. «Un ordine al quale tutti, ma Alberto Bagnaiproprio tutti, dai vertici Bce fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale», dovevano sottostare. Ovvero: «Non intralciare l’enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal Trattato di Maastricht e dall’unione monetaria».
Arbitraggio? «Così si chiama il prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali», spiega l’economista. «Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell’oceano degli ignari e polverizzati investitori globali». In pratica, una droga: «Come nel narcotraffico fisico, nel narcotraffico finanziario tutti si sono sporcati le mani: i coltivatori (ingegneri e top manager finanziari), i cartelli dei trafficanti (le grandi banche del nucleo, cresciute in “Germagna” sino a diventare uno Stato nello Stato), i cartelli degli spacciatori e la loro rete di “down the line dealers” (le grandi banche commerciali periferiche e le numerose banchette che le contornano)». E poi anche «i governi, i responsabili dei controlli a tutti i livelli: pubblici e privati, nazionali e internazionali, i partiti e le forze politiche, tutti pro-Maastricht e pro-euro (ricordo che la “Costituzione europea” da noi fu votata all’unanimità e il Fiscal Compact con dibattito praticamente zero»).
E’ stato questo il “miracolo” dell’euro, sintetizza Bagnai con sarcasmo: «È stata questa la fonte di accumulo di capitale finanziario che ora permette la fase due: sfruttare la mobilità incontrollata del lavoro». Quindi, «cari moralisti falliti e vigliacchi – chiosa l’economista – chi di voi è senza Maastricht scagli la prima pietra». Se è difficile leggere analisi di questo tenore sulla grande stampa, o tantomeno ascoltarle in televisione, è addirittura impensabile imbattersi in spiegazioni dettagliate su quello che Bagnai chiama “vincolo esterno”. La piaga del neoliberismo finanziario in versione europea ha drasticamente impoverito centinaia di milioni di persone? Certamente, osserva Magaldi, ma bisogna pur sapere che ogni piano – compreso questo – cammina sulle gambe di individui precisi, accuratamente selezionati da un’élite occulta per occupare posti-chiave. Rarissimo che l’oligarchia si dichiari: è accaduto di recente in Francia, quando il supermassone reazionario Il libro di MagaldiJacques Attali ha rivendicato la partenità del progetto che ha portato all’Eliseo la sua creatura, Emmanuel Macron, già dirigente della Banca Rothschild. In Italia, invece, si sorvola regolarmente anche su un altro difensore di Visco: Romano Prodi. «Ne parlerò nel sequel di “Massoni”, di prossima uscita», annuncia Magaldi.
«Pessimo interprete di questa globalizzazione privatizzatrice», l’ex premier ulivista, ex presidente della Commissione Europea nonché advisor di Goldman Sachs: benché ufficialmente “progressista” sarebbe anch’esso «affiliato a quelle potenti reti supermassoniche internazionali che hanno progettato la grande crisi, in termini di svuotamento della democrazia e colossale trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto», sostiene Magaldi. La stampa ne coglie sempre e solo gli effetti terminali – la disoccupazione, la sofferenza dei risparmiatori colpiti dai crack bancari – evitando però sempre di inquadrare il disegno, i suoi architetti occulti e i relativi interpreti locali. Non stupisce che giornali e televisioni continuino a ignorare le rivelazioni di Magaldi, che forniscono un’inedita geografia del vero potere. Tra le 36 superlogge mondiali, da cui dipendono entità paramassoniche come il Bilderberg e la stessa Trilaterale, spicca il ruolo nefasto svolto negli ultimi decenni dalle Ur-Lodges neoaristocratiche e oligarchiche, come la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose”, la “Leviathan”, la “White Eagle”, senza contare la potentissima “Three Eyes” (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) e la “Hathor Pentalpha” fondata dai Bush, secondo Magaldi con intenti addirittura terroristici (11 Settembre, Al-Qaeda, Isis).
A valle, la mappa del back-office del potere si rifletterebbe in Italia – come in ogni altro paese, non solo occidentale – nel reticolo dei leader locali: Magaldi ha ripetutamente indicato l’appartenenza di Giorgio Napolitano alla “Three Eyes” (la stessa di Attali). Ne farebbero parte anche Padoan e Draghi, Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Recchi (costruzioni), Marta Dassù (Finmeccanica), Enrico Tommaso Cucchiani (banchiere, già a capo di Intesa Sanpaolo) e l’ex ministra renziana Federica Guidi. Altri circuiti della stessa supermassoneria neo-conservatrice sarebbero rappresentati da uomini affiliati a Ur-Lodges come la “Babel Tower” (Mario Monti), la “Compass Star-Rose” (Fabrizio Saccomanni, Massimo D’Alema, Vittorio Grilli), la “Atlantis-Aletheia” (Corrado Passera), la “Pan-Europa” (Alfredo Ambrosetti, Emma Marcegaglia). Ignazio Visco, l’attuale governatore di Bankitalia, sarebbe invece legato alla “Edmund Burke” (insieme a un altro ex ministro dell’economia, Domenico Siniscalco). Ma non c’è caso che ne si faccia cenno, nelle cronache: tutto finirà, come sempre, attorno alle chiacchiere di Renzi, più quelle su Renzi e quelle contro Renzi, senza spiegare verso quali scogli sta andando la nave, e per ordine di chi.
fonte http://www.libreidee.org/2017/10/bufera-su-visco-ma-silenzio-sul-retroscena-supermassonico/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=feed+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29

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