sabato 31 ottobre 2015

MARO':ECCO L'AUTOPSIA CHE SCAGIONA I DUE MARÒ LATORRE E GIRONE. E NON È UN DOCUMENTO MISTERIOSO, MA È STATA ALLEGATO DALL'INDIA (SIC!) AL PROCESSO DI AMBURGO


MARIA GIOVANNA MAGLIEMARIA GIOVANNA MAGLIE
Questa autopsia scagiona i due fucilieri di San Marco. La mostro volentieri ai lettori di Dagospia, ma questa autopsia è il segreto di Pulcinella, difficile credere che nessuno ne avesse copia.  E' andata così fra Italia e India per tre anni e mezzo, due militari come carne da macello, ostaggio di affari ,commesse di armi, tangenti, accordi malfatti per far risparmiare gli armatori, promozioni e incarichi insperati per chi ha fatto il lavoro sporco, calunnia su chi si è ribellato. Anche ora, a ogni carta che esce, fanno spallucce, come se gli dispiacesse l'innocenza di due italiani.
AUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORREAUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORRE

 Tutti zitti come spie, non solo PittiBullo che dopo le spacconate iniziali di marò non ha mai più parlato, non solo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, alla quale l'incongruenza era stata segnalata già da tempo insieme a una perizia importante e ignorata di Luigi Di Stefano, ma pure il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che per paura di sbagliarsi ripete sempre lo stesso mantra,”riportiamoli a casa, poi si capirà chi ha sbagliato”. Intanto Girone è lì, e nessuno alza un dito.

Poi, sempre poi, qualcuno la chiederà sul serio una commissione di inchiesta parlamentare, visto che finora nessuna richiesta ufficiale è stata presentata da nessun parlamentare, nemmeno uno di coloro che da destra sull'argomento strillano indignazione. Tranquilli, bastano poche firme per una commissione di inchiesta di iniziativa popolare, anche questo basta saperlo. Qualcuno chiederà conto a tutti coloro che in questi anni hanno dichiarato non solo che i due andavano giudicati in India, in spregio a qualunque legge internazionale, ma anche che i due erano probabilmente colpevoli.
AUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORREAUTOPSIA PESCATORI INDIANI NEL CASO DEI MARO GIRONE LATORRE

Come dimenticare quel “siamo sicuri che siano innocenti” di Emma Bonino, le dichiarazioni tremebonde di Sandro Gozi, ora sottosegretario a Palazzo Chigi, già presidente dell'Associazione Italia India; i “patti da rispettare “ ostentati da Corrado Passera, il risarcimento frettoloso elargito alle famiglie dei pescatori dall'ammiraglio e ministro della Difesa, Di Paola, le riflessioni da statista di Lapo Pistelli, convinto del processo a Delhi, lo sdegno peloso di Enrico Letta, sdegnato chissà “de che” per le dimissioni sacrosante di Giulio Terzi.

Come dimenticare le penose acrobazie di viaggio del super inviato Staffan De Mistura tra le due capitali. Davvero il pluripremiato diplomatico, che ora finge autorevolmente di occuparsi di Siria, che presenziava a finte udienze in tribunale riconoscendo così a nome della nazione italiana la giurisdizione indiana, non ha mai visto l'autopsia? Non l'ha chiesta, né lui né gli avvocati?

peschereccio maro st antonyPESCHERECCIO MARO ST ANTONY
Il documento è dunque questo, è l'autopsia ufficiale, mai sostituita da altre, dei due indiani uccisi, non da Massimiliano La Torre, non da Salvatore Girone, il 15 febbraio del 2012 al largo della costa del Kerala. Stava tra le carte presentate dall'India a memoria difensiva al tribunale del mare di Amburgo. Bastava chiedere, come ha fatto genialmente per primo Lorenzo Bianchi, del Quotidiano Nazionale, e poi altri giornalisti, periti, appassionati di una vicenda ogni dì più a fosche tinte; come con tutta evidenza non hanno fatto i governi italiani, a voler loro attribuire incapacità ma non mala fede, a voler pensare che questa autopsia e le altre carte che continuano a venir fuori con relativa facilità non siano state nascoste nel fondo di qualche cassetto, perfino occultate al titolare della Farnesina all'epoca dei fatti.
peschereccio maro st antonyPESCHERECCIO MARO ST ANTONY

L'anatomo patologo K. S. Sasikala esaminò i cadaveri dei pescatori, Valentine Jelastine e Ajeesh Pink, il rapporto ufficiale è stato consegnato come allegato numero 4. A pagina 2 Sasikala descrive e misura il proiettile estratto dal cervello di Jelastine. È una pallottola molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò. Sasikala ha misurato un’ogiva lunga 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga. Il proiettile italiano è lungo 23 millimetri,8 in meno. I colpi dei kalashnikov si fermano a 26,4 millimetri. Il proiettile viene dunque da un’arma diversa dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 in dotazione ai fucilieri di marina italiani.

peschereccio maro st antony affondatoPESCHERECCIO MARO ST ANTONY AFFONDATO
Vi risparmio le testimonianze dei colleghi dei due morti, che parlano come dei laureati ad Harvard e ripetono imboccati le stesse identiche frasi, e, sempre dalle carte depositate ad Amburgo, il dettaglio non insignificante che il Gps del peschereccio Saint Antony non fu consegnato alla polizia appena arrivò in porto, ma otto giorni dopo, il 23 febbraio, il tempo sufficiente a manomettere qualunque dato registrato. D'altra parte il peschereccio colò provvidenzialmente a picco, i due morti furono cremati, etc etc..
girone latorreGIRONE LATORRE

In soccorso degli occultatori di prove, oggi sputtanati, corre Repubblica, che scrive che “l'India potrebbe aver inviato ad Amburgo una vecchia perizia con misurazioni fatte in maniera approssimativa poi soppiantata da una nuova perizia fatta anche alla presenza di carabinieri italiani i cui risultati invece confermerebbero la compatibilità delle misure del proiettile estratto  dalla testa di uno dei due pescatori indiani uccisi, con quelle in dotazione dei militari italiani”.
girone latorre i due maroGIRONE LATORRE I DUE MARO

Non è vero, chiunque abbia seguito il caso, e la stessa Repubblica che lo ha scritto nel febbraio del 2012, sa che i due esperti del Ros mandati da Roma per partecipare alla perizia balistica furono subito esclusi dalle prova balistiche, alle quali parteciparono in assoluta segretezza esclusivamente esperti indiani che cercarono di "correggere" le risultanze dell'autopsia, rimaneggiando le misurazioni dei proiettili estratti.

monti severino passeraMONTI SEVERINO PASSERA
Alla fine anche la perizia balistica indiana che e' agli atti della Difesa e della Procura della Repubblica non riusci' a dare elementi conclusivi sulle armi utilizzate, e fu proprio per questo che la petroliera Lexie venne bloccata a Kochi per altre tre settimane, perché la polizia indiana cerco' disperatamente un'arma compatibile con le pallottole indicate dalla patrizia balistica, senza trovarla, e senza riuscire a piazzarne una.

Staffan de MisturaSTAFFAN DE MISTURA
Com'è che oggi quell'autopsia è finita nelle carte di Amburgo? Certamente gli indiani hanno portato a quel Tribunale un'accusa completa, a differenza dell'Italia, che si spera lo faccia ora alla Corte dell'Aja, utilizzando, per la serie meglio tardi che mai, le carte venute fuori che scagionano La Torre e Girone, o il sospetto di complicità diventerà certezza. Certamente gli indiani in questi anni ne hanno fatti non pochi di pasticci, qualche carta può essere scappata loro, ma il primato dei pasticci, sulla pelle di due militari in missione anti pirateria, all'Italia non glielo toglie nessuno.

RENZI GENTILONIRENZI GENTILONI
Commissione d'inchiesta, dunque, e al più presto! Certo, senza rigoroso controllo potrebbe finire come quelle abortite sulle vittime dell'uranio impoverito; una strage, e un'altra storia orribile, tutta da raccontare.
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http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ecco-autopsia-che-scagiona-due-mar-latorre-girone-non-108611.htm

Marò,LA SEVERINO AVVERTÌ I MINISTRI: 'IN INDIA C'È LA PENA DI MORTE, DOBBIAMO TENERLI QUI'.


1. LA TELENOVELA DEI MARÒ POTEVA FINIRE TANTO TEMPO FA, NEL MARZO 2013, QUANDO LA SEVERINO AVVERTÌ I MINISTRI: 'IN INDIA C'È LA PENA DI MORTE, DOBBIAMO TENERLI QUI'
2. ECCO LA LETTERA AI COLLEGHI IN CUI SI SPIEGA CHE RIMANDARE INDIETRO GIRONE E LATORRE E' INCOSTITUZIONALE. INVECE SIA IL NOTO ESPERTO DI RELAZIONI INTERNAZIONALI, CORRADO PASSERA, CHE L'AMMIRAGLIO DI PAOLA, CONVINSERO MONTI A INGINOCCHIARSI DAVANTI A DELHI
3. RICEVENDO SOLO CALCI IN BOCCA. COME POI LETTA E PITTIBULLO, CHE INIZIO' IL SUO MANDATO CON I SOLITI TWEET CAZZARI "RISOLVEREMO RAPIDAMENTE LA VICENDA", E ORA È COSTRETTO A INVOCARE L'ARBITRATO INTERNAZIONALE, CON DUE ANNI E MEZZO DI RITARDO
4. LA TELENOVELA CONTINUA. E OCCHIO ALLE INDAGINI DEI PM DI TORINO SULL' IMPORTAZIONE ILLEGALE DI AMIANTO IN ITALIA, REGISTRATA REGOLARMENTE DALLE STATISTICHE INDIANE

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

la lettera della severino sul caso dei maro 1LA LETTERA DELLA SEVERINO SUL CASO DEI MARO 1
MARIA GIOVANNA MAGLIEMARIA GIOVANNA MAGLIE
Due marò così, peggio di una telenovela, invece poteva finire tanto tempo fa. Lo volete un bel documento riservato su come andarono veramente le cose in quegli sciagurati giorni di marzo 2013, quando due poveracci sicuri di restare in Italia per essere giudicati furono invece impacchettati e rispediti in India con minacce di ritorsioni se si fossero rifiutati? Volete la prova che l'intero governo di Mario Monti col zelante contributo di Corrado Passera, quello che ora si è messo l'Italia nel logo di partito, e dell'ammiraglio Di Paola, che ha inventato la storia che il titolare della Farnesina, Giulio Terzi, avesse fatto tutto da solo e avesse combinato un pasticcio da dimissioni.

monti severino passeraMONTI SEVERINO PASSERA
Eccola, è la lettera ufficiale del ministro Paola Severino per mano del suo capo di gabinetto, che scrive ai colleghi di governo per confermare le ragioni per le quali i due marò non solo possono ma proprio devono restare in Italia. L'impegno sottoscritto con l'India, detta in soldoni, non vale perché gli indiani imbrogliano e perché in quel Paese è contemplata la pena di morte, e giù articoli della Costituzione, avete presente quella più-bella-del-mondo quando fa comodo, ma anche i Diritti dell'Uomo, Ginevra e la Convenzione europea, insomma una roba che a far diversamente l'Italia dovrebbe poi risponderne, tipo alto tradimento.

maro girone e latorreMARO GIRONE E LATORRE
Sulla base di questo documento nei giorni seguenti furono inviati comunicati e fax a tutti i governi e le istituzioni del mondo, preparata la richiesta di arbitrato internazionale al Tribunale del Mare di Amburgo e poi... Poi il Passera, che ancora oggi osa frignare di correttezza verso l'India, si agitò a tal punto nell'orecchio sensibile dei Monti, Di Paola, della stessa Severino, che il documento se lo mangiarono, ruminarono e pensarono di averlo eliminato per sempre. Non è così.
la lettera della severino sul caso dei maro 2LA LETTERA DELLA SEVERINO SUL CASO DEI MARO 2

Certo, un magistrato interessato non s'è visto neanche a morirci, certo il governicchio Letta ha strisciato come un cobra senza occhiali nella real politik degli affari e la Bonino ministro gli ha dato una mano facendo pure la colpevolista oltre che l'incapace. Certo, il Parlamento con poche eccezioni dei Fratelli d'Italia, subito accusati di fascismo militarista, ha taciuto, si segnalano per arte acrobatica le recenti intemerate di Fabrizio Cicchitto, come se si fosse risvegliato da un lungo coma, o il duo bipartisan Malan/Manconi, pronti a favorire una bella condanna per omicidio purché accompagnata da espulsione dall'India.

la lettera della severino sul caso dei maro 5LA LETTERA DELLA SEVERINO SUL CASO DEI MARO 5
Certo, il Cav, in sella ed anche da ex, due parole che siano due si è ben guardato dal dirle, si vede che la pecunia indiana arrivava anche a villa San Martino. Un gruppo di gente di buona volontà che da anni sostiene i due marò, come il generale a riposo Ferdinando Termentini, si illuse di suggerire al Berlusca un intervento presso l'amico fidato Putin, uno che una richiesta diretta e perentoria agli indiani gliela può fare. Sembrava geniale: il Cav riporta i ragazzi a casa superando tutti gli ostacoli, la sua stella brilla solitaria e non più appannata dai complotti dei cattivi europei. Evidentemente non era così.

la lettera della severino sul caso dei maro 3LA LETTERA DELLA SEVERINO SUL CASO DEI MARO 3
Certo, poi è arrivato il royal baby, e tutto sembrò schiarirsi. 22 febbraio 2014, il giorno dell'insediamento dell'attuale Governo, il Renzi da Rignano lanciava un tweet definitivo: "Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Il 25 febbraio alla Camera ribadiva "Il governo farà di tutto per "risolvere rapidamente la vicenda". Un unico obiettivo: "riportare in Italia .....i due fucilieri.... ". "Vanno giudicati in Italia”. E vai con l'annuncite, praticata con entusiasmo anche dal ministro della Difesa, la Pinotti da corsa, e da quello degli Esteri, la Mogherini da spiaggia.

giulio terzi ammiraglio giampaolo di paolaGIULIO TERZI AMMIRAGLIO GIAMPAOLO DI PAOLA
Segue la fase della secret diplomacy, viaggi del capo 007 Minniti e agenti vari, tanto che a un ricevimento dell'ambasciata di Israele PittiBullo dà a pochi privilegiati la notizia bomba: tornano, è fatta. Si, vabbé. Farsi venire in mente, gli augusti componenti il governo e i loro molti consiglieri giuridici, un argomento sulla pena di morte, visto che ci teniamo in Italia anche il peggior criminale se al suo Paese c'è il boia? Macché, in fondo il vero eroe dell'intera vicenda, il diplomatico per mancanza di prove Staffan De Mistura, strapromosso per anni di viaggetti turistici a Delhi, aveva rassicurato: in India la forca si usa di rado, tranquilli.
TERZI E MAROTERZI E MARO

Alla fine si ricomincia da capo: un bell'arbitrato con due anni e mezzo di ritardo, dopo accordi oscuri, cedimenti non richiesti, affari loschi, figuraccia internazionale, balle colossali; un bell'arbitrato dai contorni oscuri, messo su solo ora, per la serie ci piace perdere tempo, da uno pseudo esperto inglese che per un anno ha sostenuto di poter risolvere tutto con la diplomazia, forse perché la professoressa Angela De Vecchio, italiana, esperta eccellente di dispute marittime, ha osato in questo lungo estenuante periodo esprimere critiche sull'operato dei governi, PittiBullo incluso;
I DUE MARO GIRONE E LATORREI DUE MARO GIRONE E LATORRE

un bell'arbitrato che era pronto a marzo del 2013 in totale legalità, ma poi qualcuno ha deciso che pecunia non olet, soprattutto quella delle tangenti sugli affari, e chi se ne frega della politica estera, della sovranità nazionale, figurarsi di due marò qualunque in missione antipirateria, colpevoli o innocenti che siano, non è questo il punto, e a questo punto qualunque prova è stata eliminata.
staffan de misturaSTAFFAN DE MISTURA

La telenovela continua, occhio alle indagini della Procura di Torino sull' importazione illegale di amianto degli ultimi quattro anni registrata regolarmente dalle statistiche indiane.
CORRADO PASSERA E MARIO MONTICORRADO PASSERA E MARIO MONTI
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/telenovela-mar-poteva-finire-tanto-tempo-fa-marzo-2013-quando-104546.htm

giovedì 29 ottobre 2015

Marò, ora l'India ammette: "I proiettili non erano loro". E spunta la truffa dei testimoni fotocopia

La perizia: pallottole troppo grandi per essere dei fucilieri. A cui si aggiungono testimonianze fatte con "copia e incolla"
Che il processo messo in campo dall'India nei confronti dei due fucilieri di marina,Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fosse al limite del ridicolo, non è una novita.








Ma dalle carte che i legali indiani hanno consegnato al Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo, emergono alcuni dettagli sconcertanti.
Non solo quelle testimonianze fotocopia rilasciate da alcuni pescatori sopravvissuti il giorno in cui Valentine Jelastine e Akeesh Pink persero la vita, ma soprattutto l'allegato numero 4 che riporta l'autopsia svolta sul corpo dei due pescatori uccisi. Sembrava essersi persa nei cassetti dei tribunali indiani, e invece è rispuntata ad Amburgo. Nel documento, la prova che i proiettili che hanno colpito a morte i due indiani non sono quelli in dotazione ai marò.

Le deposizioni

Come riporta il Quotidiano Nazionale, in un articolo a firma di Lorenzo Bianchi, le testimonianze di chi avrebbe assistito alla morte dei due pescatori si assomigliano eccessivamente. Come se nell'essere redatte fossero state scritte dalla stessa mano e opportunamente falsificate in modo da dimostrare la colpevolezza di Latorre e Girone. Dopo gli eventi del 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, i testimoni dichiarano che gli assassini sono i "sailors", i marinai, facendo nome e cognome dei due marò. Le testimonianze, allegate tra le carte che l'India ha depositato ad Amburgo, sono contenute nell'allegato 46.
A rilasciarele sono il comandante del peschereccio, Freddy Bosco (34 anni), e il marinaio Kenserian (47), i quali dichiaro "onestamente e con la massima integrità" che la loro imbarcazione "finì sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi".
Il primo campanello d'allarme riguarda proprio il duplice errore riportato nei verbali. Entrambi i marinai, infatti, avrebbero sbagliato a pronunciare il nome della nave difesa dai Marò, che infatti si scrive "Lexie". Ora, la cosa più probabile è che entrambe le dichiarazioni siano state scritte dalla stessa persona con una sorta di "copia e incolla" necessario per far coincidere le due versioni.
Ma non sono solo queste le corrispondenze. Altri passaggi sembrano scritti con la carta carbone. Secondo i due testimoni, i "tiri malvagi" hanno provocato la "tragica morte dei cari amici e colleghi Valentine, alias Jalestin, e Ajesh Binke". Anche sulle loro condizioni dopo l'evento, la versione coincide in maniera sospetta. I due pescatori avrebbero subito una "indicibile miseria e una agonia della mente, una perdita di introiti. La nostra ordalia non è finita".
Secondo Luigi Di Stefano, perito di parte che ha seguito la vicenda di Ustica, l'India non avrebbe dovuto consegnare queste carte al Tribunale di Amburgo. Che non aveva il compito di giudicare le responsabilità dei Marò, ma solo quale fosse il Paese legittimato a tenere il processo. Un modo quindi per ribadire la colpevolezza non dimostrata di Latorre e Girone, mossa che però ha fatto calare un velo di legittima dubbiosità sulla veridicità delle testimonianze.

Il proiettile

Non è tutto. Perché il più interessante dei documenti consegnati dai legali indiani ai giudici di Amburgo è l'autopsia che l'anatomo patologo K. S. Sasika fece sui due pescatori uccisi. Nella seconda pagina dell'allegato 4, infatti, si legge che il proiettile estratto dal cervello di Jalestine è troppo grande per essere uscito dalle armi dei fucilieri di marina. Quello misurato dal medico aveva un'ogiva di 31 millimetri, una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella zona più larga. Le munizioni in dotazione ai Marò, invece, sono dei calibro 5 e 56 Nato. Il proiettile italiano misura solo 23 centimetri, quindi è evidente che quello estratto dalla testa del pescatore non possa essere stato esploso dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 di Latorre e Girone.
Infine, dalle carte si evince che il Gps del Saint Antony dove hanno trovato la morte i pescatori venne fatto recapitare dal capitano dell'imbarcazione non il giorno in cui attraccò al porto, ma solo 8 giorni dopo. Conservando tutto il tempo necessario a manometterne i dati.
fonte http://www.ilgiornale.it/

martedì 27 ottobre 2015

Quegli strani esborsi di Matteo in Provincia Per la Finanza erano sprechi. Non per i pm

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Il «vizietto» di Ignazio Marino su un presunto uso disinvolto e personale della carta di credito dell'amministrazione, potrebbe accomunarlo a Matteo Renzi. Lo scandalo dello «scontrino-gate» scoppiato al Comune di Roma, con le conseguenti dimissioni del sindaco, ha un precedente all'interno del Pd, che però non ha suscitato lo stesso clamore mediatico e politico. Si tratta dell'indagine sulla gestione finanziaria della Provincia di Firenze, nel periodo in cui a guidarla c'era l'attuale presidente del Consiglio dei ministri.
L'ESPOSTO
DI MAIORANO
Tutto è partito dall'esposto presentato il primo agosto del 2014 da Alessandro Maiorano, dipendente del Comune fiorentino. Il «grande accusatore» di Renzi ha allegato fatture e ricevute che testimonierebbero una malagestio dell'ente (per queste accuse Maiorano è stato querelato dal premier e rinviato a giudizio per diffamazione). La Procura del capoluogo toscano ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati, delegando le indagini alla Guardia di Finanza. In un'informativa consegnata ai pm il 7 maggio scorso, il Nucleo di polizia tributaria ha messo nero su bianco che molte delle spese effettuate «non potevano gravare sul bilancio dell'ente». Nonostante gli sprechi certificati dai finanzieri, la Procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. Maiorano, però, non si è dato per vinto: vuole chiarezza su quei 31 milioni di euro spesi da Renzi. Per questo il suo legale, il professore Carlo Taormina, ha chiesto al giudice delle indagini preliminari di disporre «l'imputazione coattiva nei confronti del premier e dei suo complici per i reati di associazione per delinquere, peculato, falso ideologico in atti pubblici, corruzione e ricettazione».
APERITIVI E CENE,
PAGA LA PROVINCIA
In realtà, i primi a riscontrare delle «anomalie connesse all'utilizzo della carta di credito» da parte degli amministratori della Provincia di Firenze sono stati i magistrati della sezione di controllo della Corte dei Conti per la Toscana. Il periodo oggetto d'esame ha riguardato l'anno 2008, con riflessi sugli anni precedenti e sul 2009. Queste «anomalie» hanno messo in allarme la Procura contabile toscana che ha aperto un fascicolo ad hoc. Su delega dei pm, il Gruppo tutela spesa pubblica della Finanza ha passato al setaccio una serie di spese «sospette» sostenute dall'amministrazione durante il mandato dell'attuale premier. È emerso che Renzi dal 2007 al 2009 ha attinto 10.190 euro dalla carta di credito dell'ente «per effettuare spese di ristorazione, giustificate all'amministrazione con motivazioni del tutto generiche». «Non è stato possibile rilevare con ragionevole certezza – si legge nell'informativa – la qualità delle persone partecipanti a pranzi e/o cene con gli amministratori provinciali». Per questa voce ci spesa è stato accumulato un danno erariale di 75.211 euro dal 2006 al 2009.
LA GITA
FUORI PORTA
Inutile e costosa la gita fuori porta dell'intera giunta provinciale avvenuta il 20 e 21 giugno del 2007 presso l'Abbazia di Vallombrosa, a Reggello (in provincia di Firenze), per un incontro di verifica sugli obiettivi politico-amministrativi e di mandato. «Tale attività – spiega la nota della Finanza – poteva essere realizzata nella naturale sede della Provincia di Firenze (Palazzo Medici) senza aggravio di ulteriori spese». Invece, per il trasferimento in pullman degli assessori e dei dirigenti, l'allestimento floreale dell'Abbazia e l'organizzazione dei momenti conviviali, sono stati spesi dall'ente 6.610 euro.
FUNERALI, SOSTA GRATIS
E SKY PER IL PRESIDENTE
Addirittura, con i soldi dei cittadini è stato sottoscritto dal 2007 al 2009 un abbonamento Sky (cinema, sport e calcio), «in uso eslusivo al suo presidente Renzi, ritenuto non inerente all'attività istitutizonale dell'ente». «Il comportamento dell'allora capo di Gabinetto (responsabile della stipula del contratto Sky) – precisa l'informativa – ha determinato un ingiustificato depauperamento per le casse dell'ente», quantificato in 1.614 euro.
Dal ludico al mesto. In occasione del decesso di un consigliere provinciale, Renzi incaricò il suo capo di Gabinetto di organizzare i funerali, sostenendo i relativi costi con i soldi dell'amministrazione. «La spesa relativa al funerale – si legge nella nota della Finanza – presentava la connotazione di mera liberalità, e quindi, non essendo considerabile quale spesa di rappresentanza, non poteva gravare sul bilancio dell'Ente». Il danno erariale ipotizzato è stato quantificato in 5.083 euro. La Provincia, inoltre, dal 2006 al 2009, si è fatta carico dei costi del parcheggio delle auto private di assessori e consiglieri provinciali, «senza perseguire alcun interesse pubblico», per un totale di 231.878 euro.
Valeria Di Corrado
FONTE  http://www.iltempo.it/

Tentata estorsione, indagati Coccia e Giampietro



“Comunque so un genio, certe volte mi dico bravo da solo”. “No, no tu sei un fenomeno, se tu ti vuoi inculà tutto il mondo lo fai tranquillamente ad occhi chiusi”. Il genio in questione è Ivan Giampietro, l'imprenditore delle Mascherine d'Argento e della Venus Entertainment di Sulmona, al telefono, in questo caso, con il pupillo della sua agenzia, il fidanzato della senatrice Stefania Pezzopane, Stefano Coccia Colaiuti. Parlano al telefono nel novembre del 2014, quando i loro apparecchi sono sotto controllo della Digos, che indaga sulla vicenda dei ricatti a sfondo hard proprio nei confronti della Pezzopane e dell'ex presidente Chiodi.
Parlano “dell'affare” che potrebbe scaturire dalla lite che il “fotomodello” aquilano ha avuto nei giorni precedenti con il grande accusatore di Matteo Renzi Alessandro Maiorano, un affare che per la procura dell'Aquila si configura come una tentata estorsione. E' questa l'accusa che vedrebbe indagati i due, come rivela “linchiesta.it”, per aver tentato cioè di spillargli soldi fingendo che, a seguito della lite scoppiata su Facebook, Coccia Colaiuta avrebbe perso un ingaggio da 20mila euro, proprio dall'agenzia di Giampietro.
Secondo le intercettazioni fatte dalla Digos, sarebbe stato proprio il “genio” a pensare l'operazione: “Potremmo sfruttare questa cosa denunciando a nostra volta Maiorano per violazione della legge sulla privacy e per danno d'immagine – indottrina Giampietro – Dovevo essere testimonial del sito della mia agenzia, dovevo percepì 20mila euro e adesso m'hanno... a causa di questa segnalazione non lo posso fare più”.
Coccia Colaiuta capisce quindi dove vuole arrivare il suo manager e chiede conferma: “Questa è una storia che mi devo inventà io praticamente...”. E Giampietro risponde, facendo spuntare anche il nome di una certa Stefania “che l'agenzia ha fatto un contratto con lui, a casa di Stefania, come testimonial, Simone per farlo ha chiesto un compenso di 20mila euro ed Ivan si era preso un mese di tempo per pensarci. E che dopo la telefonata c'è stato un ripensamento dell'agenzia”.
I due, meno di un mese dopo, spiegano i termini della vicenda anche all'avvocato (che sarebbe però all'oscuro della verità) di Coccia Colaiuta, in una telefonata che secondo gli inquirenti chiarirebbe l'intento estorsivo.
Così il “genio” e il “fotomodello” avrebbero architettato un modo per spillare soldi a Maiorano, una solida amicizia che un mese dopo porterà Coccia Colaiuta come ospite della Mascherina d'Argento a Sulmona, organizzata proprio da Ivan Giampietro, con tanto di patrocinio e contributo del Comune e la presenza della “senatrice innamorata”. 
http://www.zac7.it/index/zac7_2015/index_dx_css_new_2015.php?pag=16&art=0&categ=CRONACA&IDX=18638

lunedì 26 ottobre 2015

Marò: Di Stefano, ecco come l’India ha manipolato le rotte


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Oggi su molti media nazionali si parla della mia analisi di uno dei documenti indiani depositati al Tribunale di Amburgo a sostegno della pretesa “colpevolezza italiana”. Documento che ha titolo “La scena del crimine” e sottotitolo “Posizione del St. Antony e della MV Enrica Lexie al momento degli spari”, e quindi “fotografa” questa posizione reciproca al momento del fatto.
Breve excursus: poiché l’autore di questa analisi del disegno “La scena del crimine” sono io, ancora ferito dagli insulti all’Italia depositati per iscritto il 4 agosto scorso dal rappresentante della Republic of India al Tribunale di Amburgo (l’Italia cerca di suscitare compassione), intendo rimandare qualcosa al mittente. Che cosa lo lascio alla fantasia dei lettori.
Ma torniamo a noi. Nell’ordinamento italiano un pubblico ufficiale che formasse un atto di valenza giudiziaria formalmente corretto ma che rappresenta fatti diversi dalla realtà viene incriminato per “Falso ideologico” (art. 479 C.P., reato procedibile d’ufficio con pene da 3 a 10 anni). Naturalmente il pubblico ufficiale chiamato in causa potrà difendersi sostenendo di non aver voluto “occultare la realtà dei fatti” ma di essere semplicemente imbecille, nel qual caso viene condannato per “negligenza e imperizia” con pene molto più lievi, e cacciato dal Tribunale.
Ne “La scena del crimine” la rotta (direzione) della Enrica Lexie viene rappresentata per 350°, mentre dai dati trasmessi in automatico dal sistema di allarme SSAS attivato al momento dell’incidente risulta di 331°. Ecco l’immagine. 
Ora in mare gli angoli si misurano in gradi, primi, secondi, e centesimi di secondo. Un “errore” di circa 20° certo non è ammissibile, tanto più che senza “l’errore” i colpi arriverebbero a sinistra del peschereccio St. Antony, mentre invece sono sul lato destro. Ma con “l’errore” provvidenzialmente arrivano sul lato destro, e la falsa rappresentazione della realtà contribuisce (insieme alle altre baggianate che esamineremo una a una), a convincere i giudici di Amburgo che l’Italia cerca compassione per due omicidi che e quindi è meglio lasciarli nella “custodia giudiziaria” indiana.
Nell’immagine visualizziamo “l’errore” (in bianco) rispetto alla rotta vera della Lexie (in giallo)
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Naturalmente già nel 2013 avevo pubblicato un lavoro (Analisi delle Posizioni, depositato in Procura di Roma) dove si concludeva, con tanto di ricostruzione in 3D, che stante la direzione della Lexie e quella del St. Antony i colpi potevano arrivare solo sul lato sinistro del peschereccio, dove invece non c’è niente.
Ma a quanto sembra qualcuno in India pensa di poterci imporre oltre gli insulti anche i falsi.
Invece non è così, non impongono niente, e da oggi esaminiamo i famosi “Allegati” uno a uno, spiegandoli brevemente per concetti alla portata di tutti e linkando al documento per chi vuole verificare e approfondire.
Luigi Di Stefano - 26 ottobre 2015
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it

Escort a Firenze, Taormina: ‘Processo contro Maiorano diventerà contro Renzi’

Dalle escort di Palazzo Vecchio a un giro di fatture false

Escort a Firenze, Taormina: ‘Processo contro Maiorano diventerà contro Renzi’

Chiamati a testimoniare anche Boschi e Lotti

di Barbara Laurenzi - ItaliaChiamaItalia














Roma – Rinviata da giugno a marzo, poi nuovamente anticipata all’autunno. Si terrà il prossimo 13 novembre la prima udienza del processo che vede Alessandro Maiorano, dipendente comunale di Palazzo Vecchio, imputato per diffamazione dal premier Matteo Renzi in seguito a una serie di dichiarazioni rese alla stampa, tra le quali un’intervista aItaliaChiamaItalia pubblicata nel giugno 2013.
La procura di Firenze ha di fatto accolto le istanze di Maiorano e del suo legale Carlo Taormina che, dopo avere appreso dell’iniziale slittamento di nove mesi, avevano richiesto di abbreviare i tempi. Come già raccontato da Maiorano a ItaliaChiamaItalia, l’avvocato Taormina ha elaborato un fascicolo di cinquantadue pagine nelle quali spiega e motiva punto per punto ogni accusa mossa dal dipendente fiorentino all’ex sindaco e chiama a testimoniare una lista di nomi eccellenti, tra i quali non mancano alcuni attuali ministri.
La linea della difesa è semplice. Poiché Matteo Renzi accusa Alessandro Maiorano di diffamazione, si dimostrerà in aula che, al contrario, tutto quello che è stato detto è vero, a partire dalle presunte spese incontrollate fino ad arrivare al giro di escort che avrebbero frequentato Palazzo Vecchio.
Inoltre, proprio effettuando delle ricerche anagrafiche per preparare la linea difensiva in seguito alla querela per l’intervista pubblicata su ItaliaChiamaItalia, Maiorano e Taormina si sono imbattuti nel caso della residenza del premier in via Alfana, spostata in tutta fretta e il cui affitto veniva pagato dal fedelissimo Marco Carrai.
Avvocato, la procura ha accolto la vostra richiesta anticipando la prima udienza al 13 novembre. Quale sarà la linea difensiva?
Questo processo presenta diversi filoni, ai quali sono collegati differenti testimoni e situazioni. Un ruolo importante è sicuramente quello giocato da amministrativi e funzionali da un lato e potere politico dall’altro. Molte delle spese alle quali abbiamo fatto riferimento riguardano sia la Florence Multimedia, sia la Fondazione Strozzi sia, infine, il Genio Fiorentino. Per ciascuno di questi tre settori, moltissime delle rogazioni a favore di Renzi venivano effettuate sulla base di delibere che avrebbero dovuto essere esaminate sotto il profilo della legittimità ma, di fatto, venivano fatte dai dirigenti senza passare dal controllo politico. Il cuore delle nostre testimonianze, quindi, è rappresentato dalla giunta e dai funzionari responsabili delle erogazioni.
Qual è il ruolo di Florence Multimedia in relazione alle spese contestate da Maiorano?
Esistono alcuni aspetti riguardanti la Florence Multimedia in relazione alle campagne elettorali fatte a favore di Renzi che, in parte, utilizzavano questi meccanismi di divulgazione di attività teoricamente legate alla provincia. Dall’altro lato è emerso il ruolo delle fondazioni che facevano capo al solito Carrai. Lui è il perno di tutto, intorno a lui ruotano tutte le spese per tutte le campagne elettorali, sia per le primarie che per le altre, ad esempio il comune, sia per tutto ciò che riguarda le controprestazioni che sembrerebbe aver avuto in termini di fornitura per un museo di Firenze, per la presenza come amministratore dell’aeroporto di Firenze e nella Firenze Parcheggi, due grandi municipalizzate dove troviamo sempre e immancabilmente Carrai.
Per quale motivo, nel vostro fascicolo, è citato anche l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi?
Perché è stato proprio Lusi a versare una somma consistente a Renzi e, quindi, dobbiamo sapere da dove vengono questi soldi. Se sono parte di quelli per i quali Lusi è stato condannato per appropriazione indebita, allora si configurerebbe il reato di ricettazione.
Come farete a risalire ai soldi versati da Lusi?
Ne abbiamo prodotto le fatture all’interno del fascicolo.
Come avete fatto ad averle?
Abbiamo queste fatture perché somme, ufficialmente, venivano date a determinati soggetti, mentre poi i soldi andavano a Renzi.
Quindi ipotizzate un giro di false fatturazioni?
Sì, certamente.
Per quale motivo avete chiamato a testimoniare anche il ministro Boschi e il sottosegretario Lotti?
Perché indagando sulle attività delle spese per sostenere l’ascesa di Renzi troviamo quelli che oggi sono ministri ma, all’epoca, avevano un ruolo molto importante che a noi interessa per capire quali fossero le reali utilizzazioni dei soldi erogati. Soldi che risultano dovuti per certe attività e che, invece, riguardano iniziative delle quali la provincia non si sarebbe mai dovuta interessare. Quindi questi soldi sono stati impiegati o per attività che non hanno una compatibilità istituzionale, oppure sono andati in una direzione diversa da quella dichiarata. A queste spese poco limpide si sommano quelle messe in conto per alberghi, viaggi, ristoranti e caffè, ma ammontano a poco meno di un milione di euro e sono una cifra poco significativa, se confrontata con il totale dei trentuno milioni contestati.
È vero che la questione della residenza di Renzi in via Alfani 8 emerse proprio mentre svolgevate le indagini per preparare la difesa di Maiorano?
Sì, effettuando delle ricerche si scoprì che lui, in un brevissimo lasso di tempo, forse solo una giornata, trasferì la residenza da via Alfani a Pontassieve quando, secondo quella che è la nostra impostazione accusatoria, si rese conto che quella sua presenza avrebbe potuto scottare, sulla scia di quanto accade a Fini per la casa di Montecarlo ad esempio. In via Alfani c’era un contratto di locazione intestato a una persona, mentre il canone veniva pagato da Carrai, lo stesso che gestisce le fondazioni ed è presidente di AdF, ossia Aeroporti di Firenze.
Per quale motivo, secondo lei, la procura ha cambiato idea ed ha accolto la vostra richiesta?
Secondo me perché non potevano fare altrimenti, è un principio generale, le procure sono impersonali, il pm può essere chiunque, anche se devo dire che, quando si tratta di processi delicati, si fa in modo che sia sempre lo stesso pm a seguire il tutto. Però, in questo caso, c’era una particolarità. La nostra era un’udienza di transito per ammettere le prove per poi rinviare alla prima udienza vera e propria, quindi qualsiasi pm andava bene. Poi, da quello che ci risulta, il pm era impedito a presentarsi in aula solo fino al giorno seguente, quindi l’udienza si sarebbe potuta tenere anche a due giorni dopo. Invece hanno rinviato fino al 21 marzo e noi, di contro, abbiamo presentato l’istanza ma, per non darci soddisfazione e non poterci far dire che eravamo stati noi a determinare l’anticipazione, è stato poi il pm stesso a spostare la data.
Quali assi calerete nel corso del dibattimento?
Abbiamo diverse cose interessanti che non posso anticipare, naturalmente c’è tutto il capitolo delle escort che deve essere scandagliato e, nella lista dei testi, abbiamo le indicazioni di coloro che possono testimoniare la frequentazione di escort a Palazzo Vecchio, che è poi la vicenda per la quale Renzi ha sporto querela.
Su quali aspetti insisterà la difesa in aula?

In buona sostanza, poiché agiremo in exceptio veritatis e poiché in questo processo si giudica per diffamazione, dovremo dimostrare che non abbiamo commesso diffamazione e che quelle spese furono realmente ‘spese pazze’. Il primo agosto è un anno che la Procura di Firenze ha le nostre contestazioni, un fascicolo di decine di pagine, e finora non ha fatto nulla. Ora la Procura dovrà attivarsi. Paradossalmente, il processo contro Maiorano diventerà invece il processo contro Renzi.
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