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giovedì 21 aprile 2016

Aggiornamento sul Giubileo delle Corali - Relatori del primo giorno

Ho ricevuto l'invito a comunicare questo aggiornamento per chi fosse interessato a questo importante evento musicale :


si delinea sempre più il programma del Giubileo delle Corali.

I relatori del primo giorno di convegno saranno:
Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice
Mons. Massimo Palombella, Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina
Mons. Vincenzo De Gregorio, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra
P. Marko Ivan Rupnik, artista, teologo e Direttore del Centro Aletti
Modera mons. Marco Frisina, Direttore del Coro della Diocesi di Roma
E' possibile iscriversi fino al 31 maggio tramite il form presente a questo link https://www.giubileocorali.com/partecipa/ .

COMUNICATO STAMPA :

GIUBILEO DELLE CORALI 
dal 21 al 23 ottobre Città del Vaticano 
Il Giubileo dedicato a tutti gli animatori della Liturgia! 
Iscrizioni aperte fino al 31 maggio
Sono aperte sul sito www.giubileocorali.com le iscrizioni all’evento giubilare dedicato a tutti coloro che operano nell’animazione delle Celebrazioni Liturgiche nelle Diocesi e nelle Parrocchie. 
È rivolto a tutti i Laici, Sacerdoti, Direttori degli Uffici Liturgici, Direttori di Coro, Musicisti, Coristi, Organisti, Scuole di Musica Sacra, Cappelle Musicali, Corali Diocesane e Parrocchiali, Bande musicali a servizio della Liturgia e della pietà popolare e a quanti, loro familiari e amici, vorranno partecipare. L’evento è organizzato dal Coro della Diocesi di Roma ed è inserito nel Calendario degli eventi giubilari del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
La “tre giorni” si aprirà venerdì 21 ottobre con il Convegno formativo sul tema: “Cantare la Misericordia”. Nella seconda giornata, quella di sabato 22 ottobre, si parteciperà all’Udienza Giubilare con il Santo Padre mentre, nel pomeriggio, tutte le Corali intervenute si uniranno per un grande Concerto in Aula Paolo VI dedicato a San Giovanni Paolo II nel giorno della sua Memoria Liturgica. 
Domenica 23 ottobre, Pellegrinaggio alla Porta Santa e preghiera sulla tomba dell’Apostolo Pietro. A seguire, Santa Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da S.E. Mons. Rino Fisichella e partecipazione all’Angelus del Papa in Piazza San Pietro. 
Sul sito dedicato all’evento, tutte le informazioni necessarie per i tre giorni e il programma .

Fonte Giubileo delle Corali Mailer  Don Marco Frisina - Marilina Lince Grassi






mercoledì 13 aprile 2016

Giubileo delle Corali - sono aperte le iscrizioni

 Sono aperte le iscrizioni all'evento giubilarededicato a coloro che operano nell'animazione delle Celebrazioni Liturgiche nelle Diocesi e nelle Parrocchie.
Il Giubileo delle Corali si svolgerà dal 17 al 19 giugno 2016 . Notizia fresca dalla Segreteria del Giubileo della Misericordia: il Giubileo delle Corali si svolgerà dal 17 al 19 giugno 2016. Non ci sono ulteriori indicazioni al momento.

Fonte don Marco Frisina - Marilina Lince Grassi














sabato 22 agosto 2015

PREMIO CITTA' di VARAZZE 2015 A NICOLA MARTINUCCI - VIDEO



Ieri sera nella suggestiva piazza S. Ambrogio con la Colleggiata illuminata con fantasia cromatica, sul “palco” del teatro all’aperto, che ha visto negli anni passati, spettacoli di livello internazionale e dove gli artisti invitati hanno fatto riecheggiare la loro magnifica voce portandoci con l’emozione e la fantasia nei Teatri di tutto mondo, dove loro stessi hanno calcato le scene, durante questa edizione 2015 è stato premiato un grandissimo interprete della grande lirica: Nicola Martinucci, uno dei migliori tenori al mondo per il repertorio eroico drammatico, che ha portato il bel canto nei maggiori teatri dei 5 continenti.

Voluta dall’amministrazione comunale, ideata e organizzata dall’Associazione Culturale Coro Polifonico Beato Jacopo da Varagine, e soprattutto dal Maestro Giovanni Musso, la manifestazione vive dell’entusiasmo dei numerosissimi spettatori intervenuti nelle precedenti edizioni e grazie a loro possiamo dire che “Varazze è Lirica” è una rassegna di grande spessore Artistico-Culturale e di forte richiamo Turistico.


Centro della manifestazione è il “Premio Città di Varazze " Francesco Cilea”, un quadro in ceramica formato da nove piastrelle, nato dalla creatività di Mario Ghigliotti e del M° Giovanni Musso, e realizzato dalla nota artista varazzina Demy Vallerga, raffigurante l’effigie del Maestro Cilea, le vecchie mura varazzine e lo stemma della Città, intitolato al celebre concittadino, musicista e compositore, il quale ha vissuto per molti anni in questa cittadina e dove si è spento nel 1950 lasciando un segno indelebile e dove ha scritto le migliori pagine della sua maturità artistica. .


Nella precedenti edizioni a ricevere il premio sono stati artisti di grande fama internazionale che hanno avuto inoltre il merito di portare l'Italia nel mondo e i cui nomi sono :


Raina Kabaivanska - Leo Nucci 2009;
Luciana Serra - Ottavio Garaventa 2010
Renato Bruson - Luisa Maragliano 2012
Madga Olivero - Rolando Panerai 2013
Mirella Freni
2014
e quest'anno appunto Nicola Martinucci considerato uno dei migliori tenori al mondo dei repertori eroico - drammatico nato a (Taranto, 28 marzo 1941) è stato l'artista che più di ogni altro ha cantato all'Arena di Verona come ci spiega l'esperto presentatore Dott. Daniele Rubboli e il cui repertorio è il seguente :Aida (Giuseppe Verdi) : Radamès 4/7/1999 - 24/8/1999 Arena di Verona Andrea Chénier (Umberto Giordano) : Andrea Chénier 23/4/2002 - 3/5/2002 Trieste, Fondazione Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" 13/3/2002 - 30/3/2002 Tel Aviv, New Israeli Opera 13/3/2002 - 30/3/2002 Tel Aviv, New Israeli Opera 16/4/1999 - 16/4/1999 Reggio Emilia, Teatro Municipale Valli Cavalleria rusticana (Pietro Mascagni) : Turiddu 2/3/2004 - 4/4/2004 Roma, Teatro dell'Opera Tabarro, Il (Giacomo Puccini) : Luigi 14/12/2001 - 31/1/2002 Roma, Teatro dell'Opera Tosca (Giacomo Puccini) : Mario Cavaradossi 3/2/2004 - 28/2/2004 Verona, Teatro Filarmonico 5/7/2002 - 17/7/2002 Festival d'Opéra Avenches 3/7/1999 - 17/7/1999 Arena di Verona Trovatore, Il (Giuseppe Verdi) : Manrico 28/10/2000 - 28/10/2000 Lucca, Teatro del Giglio 28/9/2000 - 29/9/2000 Rovigo, Teatro Sociale Turandot (Giacomo Puccini) : Calaf 12/8/2004 - 21/8/2004 Torre del Lago, Festival Puccini 17/12/2003 - 25/1/2004 Milano, Teatro alla Scala 19/1/2002 - 29/1/2002 Napoli, Teatro di San Carlo 7/11/2001 - 0/0/0 Cosenza, Teatro Rendano.
Intervista al Maestro : martinucci.mp3



Tutti i grandi artisti premiati durante la manifestazione nel corso degli anni, hanno cantato in tutti i principali teatri del mondo accanto ai più grandi solisti e sono stati diretti dai maggiori Direttori d'Orchestra del 1900.


La serata è stata abilmente condotta dall'inossidabile e preparatissimo Dott. Daniele Rubboli noto giornalista, scrittore e direttore del Laboratorio Lirico di Milano che durante questa edizione ha presentato affermati solisti nel campo della lirica internazionale quali : Gabriella Stimola soprano,Veronica Esposito mezzosoprano e il basso Walter Rubboli suo figlio, tutti accompagnati magistralmente al Pianoforte dal Maestro argentino Luis Baragiola.


di Marilina Lince Grassi - Immagini articolo

alcuni momenti della serata :  Nicola Martinucci parla di sé


O Sole mio :

Core' ngrato :

Daniele Rubboli : Old man river









martedì 5 maggio 2015

L'ITALIA DEL ROCK....ROBERTO TIRANTI

Voglio presentare a chi ancora non lo conoscesse un mio grande amico oltre che un grande musicista,  Roberto Tiranti, una persona che ritengo fra le poche ancora pure, sincere per cui vale la pena spendere delle parole senza il timore di esagerare, soprattutto dal punto di vista umano e musicalmente molto valido

Roberto Tiranti nasce a Genova, 10 dicembre 1973) è un cantante italiano.

Cantante del gruppo italiano Labyrinth dal 1997 al 2014,[1], dal 2012 è il cantante e bassista del gruppoMangala Vallis e del gruppo A.P.D.. Dal 2013 è il cantante e bassista dei Live Fire. È anche bassista e cantante del gruppo 999tribute to the police.


Biografia

Muove i suoi primi passi nel mondo della musica nel 1988, esibendosi con alcuni amici nei locali della riviera ligure. Nello stesso periodo comincia a studiare canto e musica, e successivamente si dedica allo studio della lirica in conservatorio e col tenore Ottavio Garaventa. Dal 1993 al 1996 interpreta la parte di Gesù nel musical Jesus Christ Superstar, con una compagnia amatoriale ligure.

Nel 1994 incide il suo primo album con i Vanexa, dal titolo Against The Sun. Nel 1996 entra a far parte dei New Trolls coi quali partecipa a due edizioni del Festival di Sanremo ('96 e '97) oltre a effettuare circa 400 concerti nell'arco di sette anni. Resterà con i New Trolls fino al 2002. Nello stesso anno esce il disco La memoria dei Blindosbarra.

Dal 1997 è il cantante dei Labyrinth, gruppo power/prog metal col quale ha registrato sei album e un mini CD, esibendosi anche all'estero (America latina, Europa, Asia). Sempre nel 1997 partecipa alFestival di Sanremo con i New Trolls con la canzone Alianti Liberi. Dal 2000 interpreta brani eurobeatcomposti da Dave Rodgers per il mercato giapponese, utilizzando lo pseudonimo di Powerful T.

Il 2003 lo vede vestire i panni del faraone Ramsete II nel musical I dieci comandamenti. Nello stesso periodo decide di intraprendere la strada solista registrando il suo primo singolo intitolato Sinceramente. Ha collaborato con Ken Hensley, Ian Paice e Glenn Hughes, Pivio De Scalzi e Aldo De Scalziper colonne sonore. Nel 2005 vede la luce l'album Headrush del chitarrista padovano Alex De rosso. Nello stesso anno collabora col chitarrista Pier Gonella, cantando il brano Paradise nel suo disco Odyssea - Tears in Floods.

Nel 2006 collabora col gruppo dialettale genovese Buio Pesto nella canzone-parodia de Il Barbiere di Siviglia, dall'album Palanche. Nel 2007 assieme a Marco Barusso (chitarra) e Guido Carli (batteria) dà vita ai 999 POLICE TRIBUTE. Nello stesso anno comincia la collaborazione con "Casa Paganini" e collabora con Alex de rosso cantando alcuni brani su King of balance, tributo ai Toto.

Nel 2008 è corista nel programma Non perdiamoci di vista condotto da Paola Cortellesi su Rai 3. Nel 2009 partecipa al programma TV I raccomandatiin coppia coi Ricchi e Poveri. Nel 2009 assieme a Guido Ripoli, Maria Collien e Paolo Marchini, dà vita al quartetto vocale "BATTI-BECCHI" con un repertorio di madrigali rinascimetali, musica sacra fino a brani moderni riarrangiati per 4 voci.

Nel 2010 esce il nuovo album dei Labyrinth Return to Heaven Denied, Pt. 2 - A Midnight Autumn Dream e la band aprire le date italiane di Megadeth,Ozzy Osbourne e Iron Maiden. Il 2010 è caratterizzato da diverse collaborazioni: nel disco Castles, Wings, Stories and dreams di Paolo Siani and friends feat. Nuova Idea interpreta alcuni brani; con Il Rovescio della Medaglia nel disco Microstorie si occupa delle parti vocali. Interpreta il branoLagrima sul progetto Altremolecole di Davide Antonio Pio.

Nel 2011 fra fine febbraio e inizio aprile intraprende un tour europeo di 29 date coi Labyrinth. Al rientro dal tour partecipa al brano Shine "official Japan relief song" scritto da Mark Boals e Virgil Donati. Il 2012 si apre con l'uscita dell'album EXCALIBUR III the origin di Alan Simon, nel quale Tiranti veste i panni dell'eroe celtico Dun Aengus. Seguirà un tour europeo a partire da marzo. Presta inoltre la voce per doppiare le sole parti cantate di uno dei personaggi della fiction Disney I'm in the band. Doppia il personaggio di Gary nel film di animazione Disney Muppet. Nel maggio dello stesso anno esce il primo album della band milanese Chakrah, in cui è presente Set me free, brano cantato da Tiranti e firmato in collaborazione con la band.

Con altri 36 artisti dell'area ligure, fa parte del gruppo Artisti Uniti per Genova nel progetto Ora che, brano scritto da Max Campioni e Lauro Ferrarini, realizzato per raccogliere fondi per l'alluvione di Genova del 4 novembre 2011.[2]

Nel mese di giugno esce il cd di Ken Hensley intitolato Love & other misteries in cui Tiranti canta due brani in duetto con la compagna Irene Fornaciarie un brano da solo in lingua spagnola dal titolo Respiro tu amor. Sempre nel 2012 entra a far parte dei Mangala Vallis, Prog Band di Reggio Emilia, come bassista/cantante, partecipando al disco Microsolco e ai concerti della band. Il 23 novembre 2012 esce per l'etichetta Frontiers col gruppoA.P.D. formato da Andrea Cantarelli alla chitarra, Roberto Tiranti voci e basso e Alessandro Bissa alla batteria.

Sempre nel mese di novembre suona con Stef Burns e Juan van Emmerloot in un breve tour italiano. Nel gennaio del 2013 entra a far parte dei Live Fire come bassista cantante e a ottobre esce l'album "TROUBLE", con un tour promozionale svoltosi nel mese di ottobre. Nello stesso anno canta come ospite il brano Platinum dell'album On Fire della band Mastercastle. Nel 2014 prende parte come bassista e cantante al gruppo Wonderworld con Ken Ingewrsen alla chitarra e Tom Arne Fossheim alla batteria.

Il 18 maggio 2014 ottiene a Genova presso la FIM - Fiera Internazionale della Musica, il FIM Award 2014 come miglior voce ligure esibendosi sul palco della Fiera del Mare insieme a Bobby Kimball dei Toto.

A ottobre 2014 entra nel gruppo Wonderworld con Ken Igwersen alle chitarre e agli arrangiamenti e Tom Arne Fossheim alla batteria[3]. Con gli altri tre membri e Ken Hensley fa anche parte dei Live Fire.

È inoltre impegnato nel suo primo album da solista.








domenica 22 marzo 2015

IN RICORDO DI UN PICCOLO GRANDE DEL JAZZ

Così adesso sono morto, cavoli, e nella tomba vicino alla mia c'è nientemeno che Chopin. 
Se me l'avessero detto quand'ero piccolo non ci avrei mai creduto. A parte che grande non sono diventato mai, ché anche a trentasei anni ero alto un metro e due centimetri.
Certo che morire a trentasei anni non è mica uno scherzo, è come un racconto breve che finisce subito, è un po' presto, cavoli, morire a trentasei anni. Ma d'altra parte lo sapevo già, lo sapevo già che finiva male, la mia vita. La mia vita è cominciata male dall’inizio, sì, perché già quando sono nato mi sono rotto in mille pezzi, mi sono sbriciolato come un biscotto. Eh sì, perché le mie ossa avevano poco calcio dentro, e così sono sempre stato come una meringa, che appena la tocchi va in frantumi. Osteogenesi imperfetta, la chiamarono, che poi vuol dire che c'hai le ossa che sembrano grissini.
Ero brutto già da piccolo, io, perciò ero goloso di bellezze. Guardavo sempre la televisione, ché lì dentro c'erano un sacco di bellezze. C'erano le donne coi capelli lunghi e gli occhi grandi, e c'era la musica che mi piaceva. Quando avevo quattro anni alla televisione una volta c'era Duke Ellington che suonava, ed è stato lì, è stato proprio lì che mi sono innamorato del pianoforte, e così ho chiesto subito a mio padre se me lo regalava. I miei me ne comprarono uno, certo, ma siccome era un pianoforte giocattolo io dalla rabbia presi il martello e lo sfasciai, perché anche se avevo solo quattro anni volevo un pianoforte vero, io.
Il piano vero me lo regalarono, solo che ai pedali non ci arrivavo, cavoli, allora mio padre costruì una prolunga che se coi piedi la schiacciavi si schiacciavano pure i pedali. E, quel piano allora Io suonai talmente tanto che anche quando non lo suonavo non smettevo di pensarci, perché mi si era infilato dentro il sangue. “Ti mando a lezione di musica classica, allora, Michel”, fece mia madre, e io ci andai, ci andai per otto anni, ci andai, ma a casa la sera ascoltavo i dischi jazz di mio padre, che mi piacevano di più. Mio padre aveva un negozio di strumenti e suonava la chitarra, era bravo, e aveva un bel mucchio di dischi. Io li ascoltavo ogni giorno e li sapevo tutti a memoria, ma mio padre non ci credeva. Sentiamo, fece una volta, e io attaccai e cantai tutti i pezzi, glieli cantai uno dietro l'altro. “Merda!”, disse lui, e poi non disse niente più.
Quando in negozio veniva qualcuno per comprare un piano mio padre mi chiamava e mi diceva: “Faglielo sentire, ragazzo, dai”, e io mi mettevo seduto e attaccavo, facevo qualche numero di jazz di quelli giusti e quello lì restava secco, cavoli, ascoltava con la bocca aperta e alla fine il piano poi se lo comprava. Stavo sempre in negozio, stavo sempre con le mani sopra i tasti. E se smettevo era solo per ascoltare un disco. A scuola i miei non mi mandarono, per non farmi prendere in giro dai compagni.
Siccome a scuoia non ci andavo, da scuola mi mandavano le cassette con le lezioni registrate, ma io nemmeno le ascoltavo, le cassette. Ci registravo sopra la musica che suonavo, così potevo riascoltarmi. Mi riascoltavo e calcolavo la differenza tra me e Bill Evans, che col piano ci faceva le magie, e sempre mi pareva lui più bravo.
Poi un giorno arrivò Terry. Quando il trombettista Clark Terry capitò dalle mie parti, il suo pianista mangiò qualche schifezza e gli venne la cagarella, e allora Terry cercava un pianista per farsi accompagnare, e la gente gli disse che in zona c'ero io, ma lui disse che un ragazzo di tredici anni era troppo piccolo per accompagnarlo, e che la cosa non si era mai vista da nessuna parte. E quando poi mi vide disse che sembravo ancora più piccolo di uno di tredici anni, e che con uno così proprio non ci avrebbe mai suonato.
Ma quando mi piazzarono sullo sgabello e cominciai a darci dentro, disse che uno così bravo non l'aveva mai sentito, e cavoli, se potevo andare. Clark Terry mi piaceva, gente, era un tipo a posto, aveva cominciato a suonare da ragazzo, nei bar e poi nella banda della Marina Militare, ma poi aveva suonato anche col grande Duke e adesso mi voleva, voleva proprio me. Così entrai un po' nel giro, e a quindici anni suonai pure con Kenny Clarke, un nero che era uno che picchiava forte sulla batteria e pure sul vibrafono, e che aveva inventato un nuovo modo di suonare il piatto della batteria. Ragazzi, la faceva parlare, la faceva.
A diciott'anni me ne scappai di casa, presi la mia roba e me ne andai a Parigi dove registrai il mio primo album. Cominciai a suonare Pure con Lee Konitz, uno che aveva imparato la fisarmonica da solo, e dopo il clarinetto e dopo anche il sassofono, e col sassofono ci sapeva fare, ragazzi ci sapeva.
E pure se non avevo soldi e camminavo male a diciannove anni presi l'aereo da solo, il biglietto lo pagai con un assegno a vuoto e me ne andai in America, perché era lì che c'erano i grandi jazzistti, lo sapevo, e io volevo suonare insieme a loro.
E lì incontrai Charles Lloyd, che ormai faceva l'hippy in mezzo ai boschi e che era triste e non suonava più perché il suo pianista lo aveva abbandonato, e quando arrivai per colpa mia ricominciò a suonare il sax con me e con altri due matti e insieme facemmo un bel quartetto. Suonammo in un mucchio di città, e sempre andava alla grande, e quando suonammo a Montreaux il mio nome all'entrata era scritto grande sulla porta, Michel Petrucciani, e su un giornale scrissero che quel concerto dimostrava la vera statura che avevo raggiunto in così poco tempo, e mi ricordo che quando a colazione sul giornale lessi la parola statura mi andò la spremuta di traverso e dalle risa caddi pure dalla sedia, e a momenti mi rompevo. Suonai con loro per tre anni e dopo me ne andai e cominciai a suonare solo.
Lo amavo, il pianoforte. Alle prove toccavo quella cassa lucida. Quando guardavo dentro ci vedevo i denti del pianoforte che rideva. E quella tastiera così lunga. Avevo un callo osseo nella spalla che non mi lasciava allargare bene il braccio, e ai concerti, per arrivare in fondo alla tastiera, saltellavo sul sedile come un merlo. La gente, siccome mi sporgevo, aveva paura che cadessi, ma non cadevo mai, perché con l'altra mano mi tenevo al pianoforte. Una volta che il pubblico lo sentivo tutto teso, mi fermai e chiesi:
“Come va?”
Allora tutti risero e si misero più comodi sopra le poltrone, e io continuai.
Ai concerti c'erano sempre donne belle che mi portavano sul palco, mi portavano in braccio come un bambino, tanto pesavo solo venticinque chili, ma poi a venticinque anni imparai a camminare con le stampelle, e da allora sullo sgabello mi arrampicai da solo, senza paura, perché alle mie mani veniva sempre una gran voglia di toccare i tasti. Quando mi portavano sul palco, anche se ero francese mi sentivo napoletano e spaccone come mio nonno che pure suonava la chitarra, e appena cominciavo a suonare dicevano che si vedeva proprio che ero preso dalia musica, ecco, che si capiva da come tenevo alta la testa con gli occhi persi dentro l’aria, senza guardare la tastiera. Ma io la testa la tenevo alzata solo per respirare meglio, se no l'ossigeno mancava.
A volte un osso si rompeva, mentre suonavo, una clavicola, che so, una costola, una scapola, ma il dolore io me lo tenevo e stavo zitto, e di suonare non smettevo mai, perché era bello come quando fai l’amore.
E una sera dopo un concerto c’erano due ragazze, una con le fossette e una col codino, e quella con le fossette mi guardò e aveva gli occhi neri neri, e si chiamava Erlinda, e le sorrisi, e lei davanti a tutti mi prese in braccio e mi baciò. E così dopo un po' ci sposammo. Non era una donna qualsiasi, Erlinda Montano. Era un'indiana Navajo, cavoli, una pellerossa. Una pellerossa e un nano, ragazzi, ci pensate? Avevo ventun anni, allora, e uscì un mio disco che aveva dentro un pezzo che si chiamava Erlinda come lei. Lei lo ascoltò e sorrise, e fece le fossette.
E con Erlinda ero felice e andavo al mare, e al mare mi compravo camicie a fiori e camicie con le palme, camicie hawaiane con le maniche corte che mi sentivo subito in vacanza. E non le compravo nei negozi dei grandi, le camicie, no, le compravo nei negozi per bambini. Ah, ci stavo così bene, con Erlinda.
E dopo venne Eugenia, che mi diceva sempre che sotto le coperte ci sapevo fare, e fare l'amore mi piaceva, perché era proprio come suonare il pianoforte. E quando le facevo le carezze Eugenia diceva che mani calde, Michel, che mani calde, e davvero me le sentivo calde, le mani, come ci fosse dentro la musica bollente che voleva uscire.
E anche a Eugenia dedicai un pezzo che si chiamava Eugenia come lei. Mi piaceva un sacco, Eugenia, e restai con lei per cinque anni, e la lasciai il giorno prima delle nozze perché avevo conosciuto Marie-Laure, che mi diede un figlio, Alexander, con la mia stessa malattia. Eugenia pianse a più non posso, quando le dissi che la lasciavo, ma che potevo farci, uno non può voler bene quando non vuole bene. Adesso stavo con Marie-Laure, la amavo, e quando le chiedevo se mi trovava bello, Marie-Laure diceva che ero bellissimo, e che la musica mi stava dentro come un fiore dentro un vaso, e quando usciva profumava.
Suonare mi faceva stare bene, ragazzi, non ve l'immaginate, le mani diventavano di fuoco. Con le mani sui tasti ero felice.
Componevo. Una volta scrissi un pezzo lento di sole quattro note che mi piaceva tanto. Forse era il più bello, perché era bello e semplice, e dolce come una poesia. Cantabile, si chiamava, Cantabile, perché veniva voglia di cantarlo come una canzone, anche se non aveva le parole.
E un giorno a Bologna insieme a Lucio Dalla suonai pure davanti al papa, e Lucio suonò il clarinetto che sembrava che piangeva, e io suonai come una preghiera. Alla fine Giovanni Paolo era commosso, e anch'io ero commosso, e mi volevo inginocchiare e non riuscivo. E mi ricordo che mentre suonavo i monsignori battevano il tempo con il piede, e con le mani facevano oscillare a tempo le sottane e, cavoli, ci mancava poco che si alzassero e si mettessero a ballare.
Quando suonavo certe volte mi mettevo in testa berretti strani, coppole da siciliano e cappelli grandi che sembravano sombreri, e ci sudavo dentro ma non me li toglievo, me li tenevo stretti e andavo avanti, e sudavo di brutto dentro le camicie che alla fine erano bagnate che se le strizzavi usciva l'acqua, e scendevo dal palco sudato marcio, e quando scendevo dal palco non ero mai solo, perchè le donne mi volevano, mi correvano dietro, gente, per i baci e per gli autografi, e così dopo Marie-Laure venne Gilda, e pure lei suonava il piano, suonava musica classica e le piaceva Chopin. Era siciliana, insegnava al conservatorio, e senza che mi avesse mai parlato prima mi disse che da molti giorni mi seguiva, perché una volta a un concerto il ricordo delle mie mani Ie era rimasto come una compagnia. E le volevo così bene che me la sposai, Gilda, me la sposai e dopo un poco divorziammo.
E per ultima venne Isabelle, con gli occhi chiari, Isabelle che mi voleva bene più di tutte, che cercò di farmi vivere in una casa parigina e cercò di farmi smettere di bere e di drogarmi.
E tutte queste storie le volevo perché volevo vivere storie d'amore con delle donne belle, storie d'amore come quelle che vedevo alla televisione, dove lo sposo prendeva la sposa in braccio, la portava nella stanza e dopo si baciavano. Solo che le mie donne erano loro a prendere in braccio me, e io volentieri le lasciavo fare.
Volevo dormire con delle donne belle, cavoli, ma certe notti dal dolore nelle ossa non dormivo, e quelle notti che arrivavano una dietro l'altra la spalla, i nervi, il polso, l'osso del ginocchio li sentivo a uno a uno. Solo le mani erano forti e sempre calde.
Però ai concerti suonavo e suonavo, ragazzi, dovevate esserci, e le note dalla cassa del mio piano uscivano come ombre che avevano la voce, e salivano in alto e poi cadevano giù, ed erano una pioggia scoppiettante che cadeva a catinelle sulla gente che ascoltava, sulle mie ossa rosicchiate, sul mio cuore.
Suonare era bello, era la mia vita. Coi piedi andavo piano, si capisce, ma con le mani andavo a cento all'ora e le sentivo sempre calde, le sentivo, le mie mani, e la tastiera Ia vedevo che fumava. Suonavo e me ne andavo per il mondo, e in tutto il mondo tenevo un sacco di concerti, e solo nell'ultimo anno di concerti ne contai duecentoventi.
Suonare suonavo, suonavo sempre. Mi arrampicavo sullo sgabello e poi partivo come un razzo, andavo in orbita. Avevo sempre i riflettori in faccia, mentre suonavo, e nel buio non vedevo niente, ma quelli giù dal palco nel buio li sentivo che trattenevano il respiro, mentre picchiavo sopra i tasti, e non tossiva mai nessuno, non tossiva, e nessuno si soffiava il naso mai.
E quando cominciavo dalle dita mi usciva fuori tutta quella musica, mi usciva, veniva fuori come acqua fresca, bagnava la tastiera e andava giù sul legno delle tavole del palco, colava giù sul pavimento e bagnava i piedi degli spettatori a uno a uno, e gli saliva per le gambe e andava su, e a quelli gli veniva freddo, e alla fine con le luci accese li vedevi tutti bagnati, in piedi, tutti inzuppati che battevano le mani. E dopo le donne venivano nel camerino e mi baciavano. E lo sapevo ch'ero brutto, ma con la musica e le donne mi veniva tutta la bellezza.
Guadagnavo bene, guadagnavo. Da non crederci. Mi davano un sacco di soldi, ragazzi, e quando suonavo con gli altri musicisti dividevo sempre in parti uguali, anche se loro non erano famosi come me. E con la limousine si andava negli alberghi a quattro stelle e come mi piaceva. In camera schiacciavo tutti gli interruttori e accendevo tutte le luci insieme, accendevo, e dopo aprivo il frigo e mi bevevo tutto quel che c'era, e ogni sera facevo il bagno nella vasca con la schiuma dentro.
Una volta a Bergamo mentre suonavo mi ruppi il braccio destro, ma nessuno se ne accorse, perché suonai tutto il tempo con il braccio rotto come niente fosse. A un altro concerto una sera suonammo per due ore, faceva un caldo boia e sudai come una fontana. Le mani mi scottavano, la testa pure, ero stanco e avevo mal di schiena, e avevo solo voglia di tornarmene in albergo e di sdraiarmi a letto. Ma quelli chiesero il bis, e poi un altro bis e un altro ancora, e così suonai ancora per mezz'ora, suonai, e a casa il medico disse che mi ero rotto il coccige, che è l'osso del sedere, l'ultimo osso della schiena prima del culo.
Dopo i concerti il mio medico mi visitava, scuoteva Ia resta e diceva basta, Michel, basta, non puoi andare avanti in questo modo. E dopo con le mani in tasca andava su e giù per lo studio, mi guardava storto, si arrabbiava e mi proibiva di fare altri concerti, e io invece sorridevo e li facevo. Li facevo perché erano la mia vita, i concerti, come il cibo, le donne e gli amici.
Mi piaceva, la vita, cavoli. Mi piacevano un sacco di cose. Suonare, fare l'amore, stare con gli amici. Anche mangiare, mi piaceva, e a casa a volte venivano gli amici e cucinavo io, e si mangiava e si beveva alla grande, col vino, i dolci e la pasta fatta in casa, e il piatto che facevo meglio era il Pollo alla Petrucciani, che ti leccavi i baffi. E quando cucinavo il pollo mi ci mettevo di gusto, mi ci mettevo, e lo facevo bene, e farlo bene era più difficile che suonare il piano. Mangiavamo e bevevamo, e a un certo punto c'era sempre qualcuno che suonava.
E, dopo mangiato, quando tutti se ne andavano, giocavo sul tappeto con mio figlio Alexander, e giocavamo piano perché aveva le ossa di ricotta come me, e un giorno, mentre giocavamo piano, all’improvviso fece la faccia triste, guardò sua madre e disse: “Perché mi hai fatto?”
Andavo a tutta birra, suonavo dappertutto e con tutti, ormai. Quando suonai con Dizzy Giilespie vidi che aveva una tromba tutta storta, e gli chiesi ma come fai a suonare? E lui rispose che era stata la moglie che gliel'aveva stortata picchiandola sul pavimento, e che da allora la tromba suonava molto meglio. Suonai con Miies Davis che con la tromba faceva venire Ia malinconia. E, poi suonai al Blue Note, che non me lo sarei mai sognato, il Blue Note, cavoli.
Mio padre era orgoglioso, diceva che ero proprio bravo, con il piano. Che ero il migliore. “Quando non ci sarò più”, diceva, “tu suona, suona sempre, Michel, e mentre suoni ricordati che sarò sempre sopra di te che ti guardo da là sopra”.
E, invece adesso sono io che da qua sopra guardo lui.
Venne un Natale, e Natale io lo odiavo, perché da bambino a Natale e a Capodanno ero sempre in ospedale con qualche osso rotto.
Finalmente venne un Natale che ero tutto intero e avevo solo un po' di raffreddore, e dopo venne Capodanno, e a Capodanno, per andare a passeggiare in spiaggia con la mia donna per mano, mi beccai quella polmonite, e sulla spiaggia caddi a terra come un fico secco. Mi tirai su da terra e le cose non erano più cose, erano ombre. Allora Isabelle mi prese in braccio e mi baciò, e dopo andammo all'ospedale. Seduta sulla sedia aveva quello sguardo strano, che usciva da quegli occhi chiari pieno di paura. E dal letto la guardavo che piangeva con quegli occhi grandi e chiari e sorridevo e pensavo che io così brutto ero felice di avere vicino una donna così bella, e pensavo che sempre avevo avuto accanto donne belle. E poi il 6 gennaio da sotto la coperta le dissi che avevo freddo alle mani e le chiesi se me le voleva riscaldare.
Lei allora prese le mie mani nelle sue e me le scaldò, e dopo uscì un momento a prendermi un caffè, e io proprio in quel momento sono morto, cavoli, il 6 gennaio, e adesso qui vicino a Chopin mi viene da ridere, a pensarci, perché io, pieno di donne belle, sono morto proprio mentre arrivava la befana.


tratto da: Antonio Ferrara, in “Parole Fuori” edizioni Il Castoro, Milano, 2013

SE VOLETE ASCOLTARLO CLICCATE SU QUESTO LINK https://www.youtube.com/watch?v=pFSJRweutIY



marilinalincegrassi

mercoledì 10 dicembre 2014

IL SALUTO DI MANGO : " SCUSATE"



Pino Mango è stato un artista lucano. Nato a Lagonegro (Potenza) il 6 novembre
1954, e ci ha lasciati mentre si trovava su un palco lucano (a Policoro vicino Matera) mentre ancora una volta stava esprimendo la sua passione, La stessa che lo ha lanciato oltre i confini della Basilicata, sua regione d'origine, attraverso la musica ed il suo canto. 

Le sue canzoni come Lei verrà, Bella d’estate, Nella mia città, Australia ,Oro, Come Monna Lisa, La rosa dell’inverno, Mediterraneo, e molte altre ancora , rimarranno impresse nella nostra memoria musicale.

Un giornalista del settore Andrea Pedrinelli , ha fatto giustamente notare che se fosse stato un'artista straniero probabilmente avrebbe avuto maggiore considerazione dalla nostra critica, perché la sua voce inconfondibile era abile nel saper miscelare echi antichi con suoni moderni, musica folk con la melodia più raffinata, sonorità soul con rock e pop. 

Pino  aveva anche scritto brani per artisti come mia Martini, Andrea Bocelli, Patty Pravo , Loredana Bertè e altri ancora.Era un poeta che cantava di valori profondi come lui stesso dichiarava dicendo che : «L’artista ha il dovere di far riscoprire la bellezza del mondo a quanta più gente possibile, tramite il modo in cui sa esprimersi», e che per lui era appunto il canto.Era anche un artista che voleva mettere in luce dei valori che il mondo odierno non considera ormai quasi più, e a dimostrazione di questo, scrive “La sposa” , un brano dove esprime la scelta di fedeltà e di amore ma anche dell'importanza della coerenza con se stessi e nel rispettare sopra ogni cosa la nostra individualità personale. Nel brano “L'immenso” di Minghi, Pino aggiunse un verso «L’immenso è Dio», argomentando con questa considerazione : «Andava rimarcata quella riflessione, a mio avviso. Non è vero che oltre il mondo fisico non c’è nulla, ed è bello cantarlo».
Cantava in pubblico da quando era bambino e come tutti, dopo una lunga gavetta, anche lui arrivò al successo negli anni 80 con canzoni molto raffinate e rese uniche dalla sua limpida voce .

Anche la sua vita privata è stata felice. Nel 2004 sposò Laura Valente, l'ex cantante dei Matia Bazar , dalla quale ha avuto due figli, Filippo e Angelina, entrambi appassionati di musica. Il figlio Filippo lo aveva accompagnato alla batteria durante alcuni concerti. Diceva : "A casa ci divertiamo spesso a suonare e a cantare tutti insieme" .
Negli ultimi anni riscoprendo una vena poetica ,aveva scritto anche due libri.
Stava facendo una serata organizzata dalla World of Colors, una onlus che lavora soprattutto per progetti umanitari in Guinea-Bissau, in un concerto di beneficenza quando ci ha salutati chiedendo “scusate” , e dimostrando così il suo rispetto verso le 3000 persone presenti ad ascoltarlo.
Mango uomo e artista , una persona che non ha mai avuto bisogno di urlare per farsi ascoltare ma che anzi era elegante anche nei suoi acuti . Ci ha lasciati facendo la cosa che gli piaceva di più e spero che non me ne vorrete se mi azzardo a dire che se mai gli avessimo chiesto ciò che infondo, ognuno di noi si è domandato almeno una volta nella vita, circa il come preferiremmo morire, immagino che lui avrebbe detto : proprio così.






Marilna Fenice Grassi







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