Fanno di tutto per farcela odiare, questa Festa della Repubblica. Ogni anno, o quasi. Una celebrazione che in fin dei conti rappresenterebbe l’unità dello Stato, elemento avulso da qualsiasi ideologia o visione politica, ma niente. Come la Boldrini due anni fa con le sue facce quasi disgustate al passaggio della Folgore, così Roberto Fico oggi. Le parole del presidente della Camera sono un insulto agli italiani.
Fico oggi ha superato ogni limite della decenza e del rispetto, nel momento in cui ha affermato che “oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui ed hanno gli stessi diritti“.
Solita violenza del concetto di casa, di cittadinanza, di spazio che si acquisisce per radici e per nascita. Dirò una cosa molto chiara: no, non siamo tutti uguali. Non lo siamo nelle nostre abitazioni, non lo siamo nei nostri Stati. Ciascuno di noi è padrone in casa propria, nel rispetto assoluto delle case altrui e dell’incolumità altrui.
E i migranti non sono italiani, i rom non sono italiani. I primi hanno certamente delle case in cui hanno il sacrosanto diritto di sentirsi padroni come il sacrosanto diritto di potervi crescere e vivere dignitosamente. In quei contesti, e soltanto in quelli, queste persone valgono più degli italiani. In Italia vale il principio opposto.
Per lo meno così sarebbe in un mondo più sano e normale. Ma anni di propaganda hanno spinto quasi a concepire un assurdo giuridico abbinato a un crimine assoluto contro i popoli: l’aggressione contro le nazionalità, le differenze e i diritti che conseguono da queste. Di più: hanno abolito qualsiasi concetto di dovere, dovuto anzitutto da chi è ospite in casa d’altri, ammesso e non concesso possa guadagnarsi un diritto di permanenza.
Nel frattempo, l’Africa muore, l’Europa muore, muoiono tutti. Ma chissenefrega, si va avanti con quel “fasullo terzomondismo nel quale confluiscono sinistre e populismo cattolico”, per citare Giovanni Sartori, mai troppo lodata mente di sinistra consapevole dell’idiozia imperante che navigava già allora presso il proprio “lato politico” ammesso e non concesso di non offenderlo troppo mettendolo di fianco a gente di poco conto come Fico, dall’inizio del suo mandato capace solo di produrre futile e ridicola retorica, per di più anche offensiva nei confronti di milioni di italiani poveri, che vivono di stenti, che a fatica giungono alla fine del mese.
Italiani che dovrebbero avere la priorità nella celebrazione di questa festa (e non solo), e bene ha fatto Salvini a rispondere per le rime. Ma che non ce l’hanno, questa priorità. Ignorati e calpestati ogni giorno. Non solo: devono pure essere contenti e festeggiare uno Stato che dovrebbe essere casa propria, insieme a migranti e rom.
Fate schifo, cari sinistri. E tanto. Che l’urlo “Folgore!” emesso al passaggio del corpo possa rimbombare nelle vostre triste menti e nelle vostre anime ancora più vuote.
(di Stelio Fergola)
Nessun commento:
Posta un commento