mercoledì 7 gennaio 2015

GIRONE E’ UN “OSTAGGIO”: L’ULTIMA ANGHERIA DI NUOVA DELHI

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L’India ha gettato la maschera, a ulteriore dimostrazione di quanto rispetto nutra per l’Italia: Salvatore Girone non è potuto tornare in Italia per trascorrere le vacanze di Natale in famiglia perché costituisce la garanzia per il ritorno in India di Massimiliano Latorre.
A una settimana dalla scadenza del permesso concesso al fuciliere di Marina per riprendersi dall’ischemia che lo ha colpito l’estate scorsa e pochi giorni prima dall’operazione cardiaca effettuata il 5 gennaio in un ospedale milanese, è arrivato un “avvertimento” dal Ministero degli Interni indiano che di fatto trasforma Salvatore Girone in un “ostaggio”.



Un monito che non sorprende, considerato l’atteggiamento di chiusura assunto dal Ministero indiano sin dalle prime richieste dei due marò, ma che contrasta con la supposta apertura da parte del governo di Narendra Modi di quel “canale di confronto” con l’esecutivo Renzi di cui parla soprattutto il nostro premier sottolineando che “l’India è un paese amico dell’Italia”.
“Il ministero dell’Interno aveva messo nero su bianco che l’istanza dello scorso dicembre presentata da Girone per una licenza natalizia in Italia dovesse essere fortemente criticata nell’udienza della Corte Suprema argomentando che la presenza di Girone in India era l’unica garanzia per il ritorno di Latorre” ha rivelato una fonte del governo al quotidiano The Economic Times.



Le affermazioni del funzionario indiano sgombrano definitivamente il campo dagli equivoci nati dal tentativo di Renzi di risolvere “amichevolmente” la vicenda dei due fucilieri di Marina con un accordo tra i due governi.
Considerato che il ministero e il ministro degli interni  indiano sono parte rilevante del governo come si può continuare a parlare di amicizia con chi considera il nostro militare rimasto in India un “ostaggio”?
Il servilismo del governo italiano nei confronti di Delhi si rivela quindi del tutto inutile mentre appare chiaro ancora una volta quanto la magistratura indiana sia succube del governo.
Una sudditanza già più volte emersa nei quasi tre anni di vicenda dei marò ma che alcuni osservatori si ostinano a non voler vedere (forse per tenere a galla la credibilità  dell’esecutivo Renzi) riferendo di una immaginaria “indipendenza” della Corte Suprema dal governo indiano.



Infatti il 16 dicembre la Corte Suprema (quella “indipendente” dal potere politico) ha respinto seccamente le richieste dei legali dei fucilieri italiani.
Secondo la stessa fonte, il Ministero degli Interni aveva espresso forti perplessità all’autorizzazione di un permesso a Massimiliano Latorre per curarsi in Italia in base al fatto che in India erano disponibili i migliori trattamenti per l’ischemia e che se le condizioni di Latorre erano così gravi non sarebbe stato possibile farlo viaggiare in aereo.
Obiezioni però respinte dalla corte Suprema che concesse la convalescenza in Italia a Latorre illudendo Roma che ci fosse una prima apertura di Delhi a una soluzione politica della vicenda.
Come è stato reso noto dai media indiani l’Italia, come sempre in ginocchio, ha proposto scuse ufficiali, risarcimento (ulteriore) alle famiglie dei pescatori uccisi e processo in Italia per i due marò ma dieci giorni or sono il governo indiano ha precisato che il caso “non è solo una discussione fra due governi ma un tema all’esame della magistratura indiana che è libera, trasparente e imparziale”.



Affermazione comica che si traduce in un ennesimo schiaffo all’Italia, ma non l’ultimo. Ora che il Ministero degli Interni di Delhi ha ufficializzato lo status di “ostaggio” di Girone il governo italiano potrà continuare a supplicare Nuova Delhi?  Pare proprio di si. Infatti a due settimane dal richiamo per consultazioni l’ambasciatore italiano Daniele Mancini è stato rimandato a Nuova Delhi forse per dimostrare la nostra amicizia.
Del resto se il governo indiano ci prende a pesci in faccia l’opposizione del Partito del Congresso (che ha governato l’India fino a sei mesi or sono) non è certo da meno. Rashid Alvi, portavoce del partito sostiene che India e Italia potrebbero arrivare allo scontro diplomatico qualora Massimiliano Latorre non tornasse in India. Leader e parlamentari del Partito del Congresso pretendono dal governo la “linea dura” con l’Italia in modo che il processo ai due militari cominci immediatamente e senza ulteriori rinvii.



“Il governo deve agire contro l’Italia: dovrebbe mettergli pressione per il ritorno in India di Latorre in modo che i due possano presto andare a processo” ha detto Alvi dimenticando che il suo partito ha gestito per due anni la crisi con roma senza combinare nulla sul piano politico e giudiziario.
D’altra parte prendere a calci la prona Italia pare ormai una moda generalizzata: ieri a New York il portavoce del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ripetuto che il Palazzo di Vetro non vuole entrare nella diatriba  tra Italia e India sui due marò.
Lo ha ripetuto Stephane Dujarric nel corso di un briefing sollecitato da un giornalista che gli chiedeva se Ban avesse preso qualche iniziativa recente sulla questione o se la considerasse ancora un tema bilaterale tra i due Paesi.



 “Non ho nulla da aggiungere a quello che (Ban) ha già detto sulla questione”. Nonostante le pressanti richieste da parte dell’Italia, Ban ha sempre sostenuto che la querelle va risolta bilateralmente, piuttosto che con un coinvolgimento dell’Onu.
Del resto se il governo italiano avesse voluto davvero coinvolgere la comunità internazionale avrebbe presentato una richiesta ufficiale di arbitrato  al tribunale del Mare di Amburgo come raccomandano da tempo i nostri migliori giuristi. Ma così facendo avrebbe rischiato di irritare gli “amici” indiani.

Foro: Difesa.it, ANSA, Lapresse
Vignetta: Alberto Scafella

di Gianandrea Gaiani7 gennaio 2015
FONTE: http://www.analisidifesa.it

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