mercoledì 16 settembre 2015

ProVita. Urgente firmare petizione contro Gender a scuola



Bisogna contrastare l’ideologia gender che minaccia la scuola italiana. E’ l’esortazione dell’Associazione ProVita Onlus che, insieme all’Associazione Italiana Genitori (AGe), l’Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche (AGeSC), il Movimento per la Vita e Giuristi per la Vita, sostiene una petizione che sarà inviata alle massime cariche istituzionali italiane. Le organizzazioni pro-life denunciano che l’Unar, l’Ufficio anti discriminazioni raziali, dal 2013 ha avviato una strategia nazionale che diffonde questa ideologia spesso sotto forma di corsi sulla discriminazione, affettività e sessualità. Massimiliano Menichetti ha intervistato Andrea Fiore, portavoce di Pro-Vita Onlus:

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R. – Abbiamo lanciato questa petizione a fine dicembre e chiediamo alle autorità, in particolare al ministro dell’Istruzione, alla presidenza della Repubblica, al presidente del Consiglio, anzitutto di disapplicare questa strategia dell’Unar e poi di emanare tutta una serie di direttive per fare in modo che attuali o eventuali progetti futuri ispirati al gender nelle scuole non possano avviarsi. Tra l’altro, chiediamo soprattutto che venga riconosciuto il diritto dei genitori a essere informati: questo è fondamentale, perché sia questa strategia nazionale, sia i progetti gender vengono fatti senza cercare la collaborazione o a totale insaputa dei genitori.

D. – Come accadde nel 2013, quando il governo Monti firmò l’avvio di questa strategia che peraltro termina quest’anno…

R. – E’ stata redatta cercando la collaborazione di decine di associazioni Lgbt – lesbo, gay, bisex, transgender – ma senza alcuna associazione in rappresentanza delle istanze della famiglia.

D. – Il gender, lo ricordiamo, afferma in sintesi: non sono maschio o femmina in base al sesso biologico, con cui sono nato, ma – dice - io sono ciò che mi sento di essere. Che succede concretamente nelle scuole?

R. – La strategia nazionale afferma a chiare lettere che bisogna favorire nelle scuole, il cosiddetto “empowerment Lgbt”, cioè favorire l’ingresso anche, ad esempio, di transessuali tra gli insegnanti. Stanno anche girando delle favole nelle scuole che mostrano la pretesa normalità di famiglie con due mamme o due papà che ricorrono all’utero in affitto per avere un figlio che, ricordiamo, è reato nel nostro Paese. Tutto questo viene mostrato come assoluta normalità.

D. – Nelle scuole, in sostanza, si possono trovare dei corsi che sotto il "cappello" della non discriminazione in realtà propongono l’ideologia gender…

R. – E’ chiaro che bisogna educare i bambini a non discriminare, non fare violenza, non insultare nessuno, per qualsiasi motivo. Altra cosa è questo capitolo di promozione del gender che bisogna assolutamente fermare.

D. – Cioè voi dite: nessuna discriminazione nei confronti della realtà omosessuale, ma non si può sovvertire nelle scuole il dato che in natura un bambino nasce dall’unione di un uomo e di una donna…

R. – Sì. E’ chiaro che scatta la rilevanza sociale quando si cerca di imporre un’ideologia, che tra l’altro non viene sentita come propria, neanche da molti omosessuali, che non si identificano in questa ideologia Lgbt o comunque del gender.

D. – Le famiglie che possono fare concretamente?

R. – Battersi contro questa ideologia, ad esempio informando altre mamme, riunendosi e ottenendo informazioni dagli insegnanti, e dai presidi, chiedendo di essere informati... E' un diritto. E’ importante informarsi su tutti i progetti e in particolare sui progetti relativi all’affettività, la sessualità… Non dimenticate che la scuola deve avere il vostro consenso.

D . – Come si fa a firmare la vostra petizione?

R. – Si può trovare sul nostro sito, quindi www.notizieprovita.it. Molte altre associazioni – la lista è sempre più lunga – hanno aderito. Speriamo di arrivare alle 100 mila firme entro fine febbraio, che è un traguardo importante. E speriamo di aver anche un colloquio con alcune delle autorità a cui la petizione è indirizzata.


Fonte Radio Vaticana




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