giovedì 2 giugno 2016

Marco Pannella: prove generali di morte – di Danilo Quinto


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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo quest’articolo, sibilante come una sciabolata, del nostro collaboratore e amico Danilo Quinto, dedicato alla figura e all’opera di Marco Pannella. L’interrogativo finale che poteva sembrare paradossale – su una possibile telefonata di Francesco I a Pannella – ha avuto la sua grottesca e tragica conferma dalla cronaca di oggi. Bergoglio gli avrà chiesto di pentirsi dei suoi delitti e di affrontare gli ultimi giorni della sua vita in Grazia di Dio? Parole non aggiungiamo perché ne avremmo da dire troppe (o forse troppo poche), di fronte a ciò che sta avvenendo. [RS]

di Danilo Quinto
Nelle stesse ore in cui Marco Pannella era sottoposto alle “prove generali” della sua morte, l’ho querelato per diffamazione per le parole che il 26 gennaio di quest’anno, dai microfoni di Radio Radicale – pagata con soldi pubblici, con il consenso attivo di decine e decine di parlamentari cattolici – ha detto nei miei confronti: «Noi abbiamo avuto una condanna di tipo penale del nostro ex amministratore, Danilo Quinto, ma abbastanza tenue perché gli anni nei quali i suoi furti, non solo di verità, ma anche a nostro avviso di danaro e d’altro, ad un certo punto erano entrati, per dichiarazione del magistrato, in una fase di prescrizione. E quindi la condanna che lui ha avuto è tenue, anche se netta e precisa. Lui continua, adesso, in quella opera. Bisognerebbe che se qui ci sono responsabilità, anche configurabili come penali ai danni e con dolo manifesto nei nostri confronti, bisognerebbe appunto augurarci che non accada anche per questi signori quello che è accaduto per Danilo Quinto, quando ad un certo punto la massa grossa delle nostre accuse ecc., da verificare, il processo non ha fatto fare alla giustizia questo, perché ha proclamato che c’erano i tempi per i quali potevano essere messi in prescrizione».
Sarà difficile, di questi tempi, trovare un giudice che possa difendere il mio onore e la mia dignità, ma non potevo consentire che la risposta ad affermazioni di questo tenore fosse la pavidità. Di Pannella non ho paura. Ho pregato, quindi, perché superasse le “prove generali” e rispondesse delle cose che ha affermato, in modo reiterato, nei miei confronti. In un processo, mi ha definito «impostore, dedito ad attività tecnicamente truffaldina». Il 29 luglio 2012, sempre a Radio Radicale, ha sostenuto che io racconto «cazzate» rispetto alla mia conversione. Mi sono sottratto dai suoi inganni e dalle sue manipolazioni. È questo che mi ha fatto pagare. Lo conosco sin troppo bene. Può perseguitarmi e denigrarmi su questa terra e so che lo farà ancora, ma io vivo nella certezza che «al banchetto dell’Agnello – come ha scritto Benedetto XVI, il Papa che lui non avrebbe voluto, e lo capisco – i carnefici non siederanno con le vittime». So il male che ha scatenato da dieci anni contro di me e contro la mia famiglia e so perché l’ha fatto: per vendicarsi della mia conversione e per non riconoscere i miei diritti di lavoratore per oltre vent’anni al suo servizio. Non sono disposto a tirarmi indietro, a tacere. Non arretrerò di un millimetro rispetto alla strada difficile che ho intrapreso, anche scontando la solitudine, insieme alla mia famiglia. Il nemico voglio combatterlo guardandolo negli occhi, perché ho la coscienza pulita. Non ho paura di seguire la legge del Vangelo, quella del sì, si, no, no, anche se il nemico continuerà a volermi intimidire, ad annientarmi, come ha fatto nel corso di questi anni. Prego per lui, ma non ho nessuna voglia di perdonarlo, per una ragione molto semplice: non ha chiesto scusa e non mi ha chiesto di essere perdonato. Così come sono stufo (si può dire?) di questa menzogna che viene fatta circolare sul “mistero” del male – è un mistero il fatto che Dio conceda che il male avanzi, ma non che esista il male, che è una realtà fisica e spirituale, presente in noi e attorno a noi – sono stufo di questa litania sulla misericordia che copre tutto, nefandezze e peccati, ignominie e malvagità e che sarebbe dispensata un tanto al chilo – come il latte o il formaggio, nei supermercati – senza il pentimento dei propri peccati. Sono nauseato di ascoltare discorsi privi di senso, che giustificano i comportamenti più ignobili degli esseri umani e che mortificano la ragione sostanziale del Verbo che si fa Carne. È stato Dio – in base ai principi di fede insegnati da sempre dalla Santa Romana Chiesa – a chiedere a Suo Figlio di andare in Croce per salvare gli uomini che avrebbero seguito la Sua Parola. Se questo ha disposto per Suo Figlio, si può ritenere che agli altri uomini non chieda sacrifici? Sono incomparabili con quelli affrontati da Suo Figlio, ma li chiede. Tra questi, il riconoscimento dei propri peccati è un grande sacrificio, perché implica la mortificazione, l’umiliazione, sincera e profonda, dei comportamenti che sono in contrasto con i Dieci Comandamenti. Se questa mortificazione, quest’umiliazione, questo pentimento non ci sono, nessuna misericordia ci potrà essere. Questa è la verità della fede che ci ha consegnato Gesù e nessuno la può mutare. Pannella, che ha sempre temuto la morte, dovrebbe pensare che essa si avvicina e che Dio gli ha concesso un privilegio, concedendogli le “prove generali”. Il privilegio non è quello di «stare bene», come gli augura il cattolico Gianfranco Rotondi o quello di «continuare a non essere d’accordo con lui», come dice un altro cattolico, Pierferdinando Casini. Sciocchezze. Il privilegio concesso da Dio, riguarda la sua anima di peccatore, perché si guadagni, con il pentimento, la conversione. Che sia consapevole di questo privilegio, lo escludo. Per questa ragione, le preghiere devono essere tante. Le preghiere, non le adulazioni.
Non provo per il leader radicale, tanto amato («Coraggio Marco! siamo tutti con te #forzamarco», dice Giorgia Meloni), tanto rispettato («Avversario su tanti fronti, ma militante generoso e infaticabile», afferma  Maurizio Gasparri), tanto ossequiato («Caro Marco, sei sempre stato una roccia nonostante la tua vita spericolata. Torna presto anche questa volta perche’ l’Italia ha bisogno di te. Con tanto affetto», sostiene Goffredo Bettini), alcun sentimento di pietà cristiana. Sarebbe solo condiscendenza. Il 20 dicembre del 2012, la deputata del Nuovo Centro Destra, Eugenia Roccella, scrisse sul Corriere della Sera: «Tutti vogliamo che Marco viva, e non per la causa che difende (su cui posso essere d’accordo, ma non è essenziale), non perché lui è un protagonista della nostra storia (se fosse uno sconosciuto non cambierebbe nulla) ma soltanto perché è un uomo, e ogni esistenza umana è unica». Una banalità irresponsabile, detta da una cattolica, nominata portavoce del Family Day nel 2007, che è stata ed è punto di riferimento di quegli ambienti ecclesiastici che sono proni a tutti i compromessi possibili e che così facendo massacrano la Verità. Se unica è ciascuna esperienza umana, deve esistere un giudizio – anche umano – sulle singole esperienze e non si può metterlo da parte per evocare un generico sentimento di umanità. 
L’intera storia politica di Pannella incarna una volontà pervicace di sovvertire – attraverso un uso magistrale dei mezzi che ha avuto a disposizione dall’intero establishment politico, per lunghissimo tempo – i principi dell’ordine naturale. La sua esistenza è unica in questo e solo in questo. I radicali sono stati gli ideologi consapevoli della realtà che viviamo. La secolarizzazione del Paese è in gran parte opera loro, che hanno saputo ben interpretare la distruttività del ’68 nei confronti di tutti i principi che governavano la società ed è stata così seducente e seduttiva – e quindi diabolica – che è penetrata nelle coscienze dei più. In tutte le loro cosiddette battaglie, hanno contrabbandato il desiderio con la libertà, distruggendo quei principi che sono patrimonio vivo dei credenti nel Vangelo e in Gesù, ma appartengono a tutti, atei, gnostici, perché sono scritti nell’anima di ogni essere umano, come ha scritto Benedetto XVI. Se Pannella non si converte e se non riconosce i suoi peccati, ne risponderà davanti a Dio. Come ne risponderanno tutti coloro che omettono di dire la Verità, che lo rispettano, che dialogano con lui, che ne vengono sedotti, che lo assecondano, che partecipano ai suoi progetti, che gli conferiscono risorse economiche immense per esistere, che ne hanno favorito e coperto la permanenza politica, che «lo fanno divertire» – come mi disse il coordinatore nazionale del Nuovo Centro Destra, Gaetano Quagliariello, cattolico – che lo incoraggiano. Sono adulatori irresponsabili.
Un anno fa, quando presentai a Roma il libro “Emma Bonino: dagli aborti al Quirinale?”, intervenne l’attuale parlamentare del Nuovo Centro Destra, Carlo Giovanardi (cattolico), il quale, oltre ad affermare che in Parlamento la presenza cattolica corrisponde a quella di una minoranza – come potrebbe essere diversamente, del resto, considerata un’attività post-conciliare così intensa e proficua protrattasi per oltre cinquant’anni – disse che lui non era presente per essere «contro», che non era un’iniziativa «contro». Sul retro di copertina di quel libro, viene riprodotto quanto disse Emma Bonino nel 1975 al settimanale Oggi, non solo mai smentito, ma che viene tuttora rivendicato come conquista di libertà, a proposito di aborti fatti «con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero». «Io uso – spiegava Emma Bonino – un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate». Se Giorgio Napolitano, un anno fa, non avesse accettato il re-incarico, questa donna – che negli anni ‘70 praticava aborti (più di diecimila, in concorso, secondo gli atti processuali di un processo che non si è mai celebrato, essendo lei divenuta nel frattempo parlamentare e quindi coperta dall’immunità) – sarebbe divenuta Presidente della Repubblica e la prova di questo fatto sta nella sua incredibile nomina a Ministro degli Esteri, pur essendo esponente di un partito che raccoglie alle elezioni lo 0,19% dei voti. Ancora oggi, Emma Bonino è la più probabile candidata alla successione di Napolitano. Lei rivendica – oggi – le azioni e i comportamenti di quarant’anni fa. Per lei, l’embrione umano non è una persona. È un grumo di cellule. Spazzatura. Come i bambini che vengono abortiti, per i quali i radicali si battono perché non venga loro data degna sepoltura. Come coloro che vengono considerati non utili socialmente e quindi destinati a essere soppressi con l’eutanasia. Chi è contro la vita, dal suo concepimento alla morte naturale, uccide prima di tutto la sua identità di persona e poi, di conseguenza, propone la soppressione dell’altrui vita. Se i cattolici non devono essere “contro” la cultura abortista, nei confronti di che cosa devono essere “contro”? Del nulla? È proprio il nulla che contraddistingue il pensiero cattolico contemporaneo e di fronte a questo nulla, c’è proprio da chiedersi: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» ( Lc, 18,8).
Alcuni mi dicono: ma per te Bonino e Pannella sono il diavolo? Come dice un mio caro amico sacerdote, sarebbe dar loro troppa importanza definirli diavolo; sono semplicemente esseri dannati, persone che non hanno incontrato Dio sulla loro strada. La cosa più sorprendente che ho scoperto con la mia conversione, è che la loro cultura non ha trovato nessuno ostacolo che si frapponesse alla sua affermazione. Tiepidume e servilismo, dialogo d’accatto e ecumenismo, non hanno la forza di combatterla. Quando il direttore del giornale del Papa – al quale dico che è stato il sottoscritto, per vent’anni, a raccogliere il denaro necessario perché Pannella manifestasse in Piazza San Pietro con i cartelli “No Vatican, no Taliban” – sostiene a Radio Radicale, che «La laicità è una dimensione intrinseca al Cristianesimo», invita Pannella a nozze. La “religiosità laica”, spesso richiamata da Pannella, si inorgoglisce, si fa forza – gli si dà forza – e invece di combatterla, come sarebbe giusto che sia, la si premia. La religione che proviene dal messaggio di Gesù non è di tutti e per tutti. È di coloro che seguono la Parola del Figlio di Dio e la praticano nelle loro vite. C’è una frase che Pannella sovente recita, richiamandosi ad una lettera che Arthur Rimbaud, il poeta maledetto francese, scrisse nel 1871 a Paul Demeny: «Occorre operare e lavorare – dice Pannella – per arrivare a un ragionevole sregolamento della ragione e dei sensi». In queste parole è racchiuso il senso dell’esistenza di colui che molti definiscono “eroe della libertà” e che i cattolici scelgono come loro interlocutore: superati i vincoli naturali e i legami umani, ci si abbandona al nulla e alla desolazione, ammantati da auspici come quello rivolto a Papa Francesco: “I suoi comportamenti – sostiene il leader radicale – sono tali da sperare in una rivoluzione non violenta di diritto e libertà”. Che attenda una telefonata?
 fonte http://www.radiospada.org/2014/04/marco-pannella-prove-generali-di-morte-di-danilo-quinto/

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