sabato 25 giugno 2016

In tempo di Brexit ricordiamoci il nostro vero nemico: il neoliberismo.


In questi giorni più che mai è importate ricordarsi perché siamo in questa situazione e quale sia realmente il nostro nemico. Se non stiamo attenti, potremmo rischiare di confondere il nemico con gli strumenti con cui esso ci sta attaccando.
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In sostanza non dobbiamo limitarci a vincere una battaglia, ma dobbiamo puntare a vincere la guerra. Ebbene questo nemico da abbattere trascende i trattati europei, trascende l’euro, trascende la brexit e prende un nome ben preciso: neoliberismo.
I nostri Padri Costituenti lo conoscevano bene e per questo decisero di bandirlo dal nostro ordinamento e ne auspicavano la fine anche a livello internazionale. Nei verbali della Costituente si legge specificatamente che le politiche neoliberiste, ovvero quelle che non prevedono alcun intervento dello Stato nel settore economico, e che non pongono alcun limite a proprietà ed iniziativa economica privata nella folle illusione che i mercati trovino da soli il loro equilibrio, avevano solo portato disastri. Avevano causato la terribile crisi del 1929, avevano determinato, come reazione alla sofferenza dei popoli, l’avvento di fascismo e nazismo e dunque erano diventate addirittura la causa diretta della seconda guerra mondiale. I nostri Costituenti scrissero questo già nel 1947!
Anche allora, come oggi, quando si affronta questo tema, c’è chi storce il naso e parla, assai stupidamente, di comunismo. Il controllo dello Stato nell’economia, ad esclusivi fini di rispettare il superiore interesse pubblico, non è comunismo, ma semplice buon senso. In sostanza ai nostri Padri era chiarissimo un concetto oggi andato dimenticato, ovvero che se è vero che l’egoismo umano è un potente motore di sviluppo, è altrettanto vero che se esso non è controllato, coordinato e disciplinato, da un Parlamento democratico che risponde all’interesse pubblico, finisce con il travolgere la democrazia stessa.
Il neoliberismo, nei fatti, non è neppure un sistema davvero liberale, ma è il suo contrario. Senza l’intervento dello Stato un “competitor” finisce inevitabilmente per diventare così forte da schiacciare tutti gli altri, il neoliberismo concentra la ricchezza nelle mani di pochissimi, come abbiamo visto accadere in tutti gli Stati che adottano tale modello. Con il neoliberismo accade esattamente ciò che avviene nel gioco del Monopoli, i giocatori non finiscono mai alla pari, falliscono tutti tranne il vincitore che si prende ogni bene.
In Europa il neoliberismo ha raggiunto la sua massima aggressività dotandosi di un ordinamento che ne tutela completamente gli interessi e che mira, per obiettivo palese e di fatto dichiarato, a cancellare gli Stati nazionali, le cui Costituzioni democratiche (con gli annessi diritti), sono un freno alla completa libertà d’azione delle oligarchie finanziarie.
L’UE è uno strumento neoliberista diretto a rendere intoccabile il dogma dell’assenza dello Stato dall’economia e diretto a consegnare il potere nelle mani di pochissimi. L’euro è invece il modo con cui si obbligano gli Stati ad auto smantellarsi. La combinazione di una banca centrale che non può prestare moneta agli Stati e di vincoli al deficit che obbligano gli stessi a tassare più di quanto spendono, rende matematicamente impossibile la loro esistenza. Lo Stato può solo tagliare all’infinito la spesa fino a sparire. La casta, la cricca, la corruzione, l’evasione e anche gli sprechi (sarebbe poi interessante dare una definizione di spreco in chiave macroeconomica) non c’entrano assolutamente nulla con le ragioni della crisi, ma servono a distrarre popolazioni, prive di sufficiente cultura, dal crimine neoliberista. Inoltre, se si invitano i popoli ad odiare lo Stato, si ottiene lo spettacolare risultato che le vittime di questo sistema criminale finiscono per chiedere esattamente ciò che le oligarchie bramano, ovvero chiedono sempre meno Stato.
Ovvio e scontato che UE ed euro, così come concepiti, debbano dunque sparire quali strumenti della dittatura neoliberista. Ma è altrettanto ovvio che se ci limitiamo a questo nulla cambierà, il potere finanziario continuerà ad imporre con arroganza le proprie volontà ai popoli. Il Regno Unito ha aperto la sua strada all’uscita dell’UE, ma resterà comunque schiavo del sistema neoliberista su cui si fonda.
Sconfiggere questo nemico è, in realtà, molto più semplice di ciò che ci raccontano. Se lo Stato torna a fare lo Stato il suo potere d’imperio è tale da schiacciare qualsiasi parassita che pretenda di dominarci attraverso il denaro. Per arrivare a questo non occorre inverarsi nulla, basta semplicemente ricordarsi il modello economico previsto nella Costituzione del 1948, la cui piena applicazione non agirebbe solo sugli strumenti di aggressione del neoliberismo, ma lo spazzerebbe via definitivamente, impedendone anche ogni colpo di coda.
Se si ammette l’iniziativa privata, perché l’egoismo è un potente motore di sviluppo, come prevede l’art. 41 Cost., ma la si subordina sempre al limite invalicabile dell’interesse pubblico, che si esplica in un Parlamento sovrano, il potere economico sarà sempre disciplinato, coordinato e controllato come volevano i nostri Padri Fondatori. Se si da una funzione sociale alla proprietà, per renderla accessibile a tutti, la si limita qualora necessario, si impediscono che i capitali ed i beni possono accentrarsi al punto da creare forze economiche in grado di influenzare il normale processo democratico. E qui parliamo chiaramente dell’art. 42 Cost.
Se si prevede la possibilità di nazionalizzare i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia o i monopoli, come dispone l’art. 43 Cost., si rende lo Stato sempre in grado di fermare ogni potere economico che vada contro i nostri interessi generali. Se si impone, infine, ai sensi dell’art. 47 Cost., alla Repubblica di tutelare il risparmio in tutte le sue forme, di tutelare un risparmio diffuso, si impone di attuare politiche espansive di deficit, almeno nel lungo periodo, che consentono una crescita diffusa. Solo così è possibile arrivare alla piena occupazione. Tale deficit non ipoteca il futuro come l’idioma imbecille dei sostenitori neoliberisti propaganda, perché può essere finanziato con moneta sovrana, attraverso la disciplina, il controllo ed il coordinamento del credito. Non si vede peraltro, citando Keynes, come la costruzione di meraviglie oggi, il garantire i diritti, possa ipotecare il nostro futuro, salvo che non si abbia la mente obnubilata da false ed inapplicabili analogie.
Se torniamo al rispetto della legalità non  c’è nessun segno meno in borsa che ci può spaventare, la borsa stessa potrà esistere solo laddove essa non svolga la propria attività in contrasto con l’interesse pubblico. I parassiti della finanza non concorrono ad alcun progresso materiale o spirituale della società, svolgono un’attività amorale ed illecita. Solo la nostra ignoranza gli consente di esistere e di sottometterci.
Non lasciamo che il brexit diventi l’ennesima occasione mancata di liberarci da questo mostro, che ha già versato sangue a sufficienza.
Avv. Marco Mori – blog scenarieconomici – Alternativa per l’Italia – autore di “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile su ibs e amazon.

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