Proponiamo qui la traduzione di una lunga e approfondita inchiesta investigativa in cinque puntate sulle origini, le motivazioni ideologiche e gli spesso sorprendenti intrecci con i poteri oligarchici delle associazioni non governative senza scopo di lucro. Avaast, Change.org, Greenpeace, Transparency International ed altri ancora, sono ormai nomi familiari per tutti, attori transnazionali e non trasparenti di potere sempre più in primo piano. Nascoste sotto il velo di nobili principi umanitari e morali, queste istituzioni operano nell’ombra per servire gli obiettivi dei centri di potere, manipolando il consenso e le scelte della gente comune, catalizzando le forze impegnate nel cambiamento verso scopi puramente estetici, e rendendosi sempre più responsabili per la deriva regressiva ed autoritaria del mondo odierno.
Di Cory Morningstar, 10 settembre 2012
Traduzione di Margherita Russo
Prima Parte dell’inchiesta investigativa
“Vi auguro un rinfrescante bagno di coscienza, spero possiate provare l’esperienza di guardare negli occhi il prossimo, e che la sorgente della verità possa rendere la vostra vita più umana.” – Stralcio dall’intenso messaggio ad Avaaz del poeta argentino Gabriel Impaglione
Dell’arte dell’ingegneria sociale | Dell’arte del genocidio sociale
Un giorno, la prestigiosa borghesia alla guida dell’industria del non-profit sarà ricordata semplicemente come [un gruppo di] carismatici architetti dello sterminio. Finanziati dall’oligarchia dominante, il lavoro da loro svolto per i loro sponsor non è molto dissimile da quello dei media controllati. Eppure oggigiorno pare che la società globale sia paralizzata da un’ipnosi collettiva – rifiutando l’interesse sociale universale, e di conseguenza rifiutando la ragione, per allinearsi invece con il punto di vista di una potente minoranza che ha assunto il controllo, una minoranza che favorisce sistematicamente gli interessi corporativi.
La presente inchiesta investigativa è uno studio sui capisaldi di Avaaz, e delle principali organizzazioni affiliate ad Avaaz che, a braccetto con i Rockefellers, George Soros, Bill Gates ed altri potenti personaggi, stanno minuziosamente trasformando la società globale per mezzo e sulla base di strategie del marketing psicologico, del potere di persuasione, della tecnologia e dei social media – plasmando il consenso, e dunque l’approvazione, per un’illusoria “economia verde” ed una nuova ondata di colonialismo del 21° secolo. Poiché il mondo di oggi presenta rischi e pericoli straordinari, è imperativo essere coscienti, capaci di analisi critica, e sostanzialmente rifiutare i continui attacchi accuratamente orchestrati di depoliticizzazione, addomesticamento delle popolazioni, propaganda e disinformazione, perpetrati e perpetuati dalle élite e dalle attuali strutture di potere che ne sostengono i programmi. L’industria del non-profit deve essere inquadrata come un movente ed uno strumento di potere, come sostegno e fondamento del dominio imperialista.
Il simulacro
“Per quanto riguarda quelle ‘fondazioni’ create con scopi generali illimitati e dotate di enormi risorse, l’illimitatezza delle loro possibilità è una minaccia talmente grave, non solo per quanto riguarda la loro attività ed influenza, ma anche per il loro effetto anestetizzante sui cittadini e sulle istituzioni pubbliche, che se fosse possibile differenziarle chiaramente da altre forme di impegno umanitario a titolo volontario, sarebbe preferibile raccomandarne l’abolizione.” – Senatore Frank Walsh, 1915
Nel Sofista, Platone parla di due tipologie di arte imitativa. La prima è la riproduzione fedele, copia esatta dell’originale. La seconda è intenzionalmente distorta per far apparire la copia verosimile a chi la osserva. Platone porta ad esempio le sculture greche, che erano scolpite di più grande dimensione nella parte superiore rispetto a quella inferiore perché chi le osservasse dal basso le vedesse correttamente, mentre se le avesse potute vedere in scala si sarebbe reso conto di questa malformazione.
Quest’ultima rappresentazione è la perfetta metafora visuale dell’industria del non-profit. Una parvenza di organismi, uniti da un’ideologia che integra verità, giustizia ed etica – e che però è falsa. Questo è il simulacro, distorto in modo tale da apparire accurato a meno che non lo si guardi dall’angolo giusto. Questa inchiesta si propone di permettere al lettore di osservare la struttura generale proprio da questo angolo. A forza di rinnegare l’input attendibile dei nostri sensi ed accettare i costrutti del linguaggio ed il “raziocinio” dell’industria del non-profit, la società globale si ritrova con una copia grossolanamente snaturata dell’etica e dei valori intrinsechi – un perverso simulacro di macchinosa teatralità, un’opera estesa e superficiale.
Modus Operandi: le ONG nel 21° secolo
“Questo mondo è diventato un fottuto casino di disinformazione. Le sinistre forze dell’avidità ed avarizia sono oggi, grazie alla concentrazione di ricchezza e potere, più forti che mai. L’umanità ha davanti una lunga, dura battaglia da combattere.” — Commento aHow Avaaz is Sponsoring Fake War Propaganda from Syria
Le ONG del 21° secolo si stanno via via trasformando in uno strumento chiave al servizio della missione imperialista di dominio e sfruttamento assoluto mondiale. La società globale è stata, e continua ad essere, indotta a pensare che le ONG rappresentino la “società civile” (un concetto promosso in primo luogo dalle corporazioni). Questa fiducia mal riposta ha permesso al “complesso industriale umanitario” di ascendere allo stadio supremo: quello di missionari dell’unica divinità – il dio impero.
Modus operandi (plurale modi operandi) è una locuzione latina, traducibile approssimativamente come “modalità operativa.” Il termine viene utilizzato per descrivere specifici comportamenti o modalità di lavoro, metodi operativi oppure modi di agire. A volte usato nella sua forma abbreviata M.O.
L’espressione è a volte utilizzata nel lavoro dei poliziotti, per descrivere i tratti caratteristici e lo stile dell’agire di un criminale. Viene anche usata per creare profili criminali, dove contribuisce a individuare indizi della psicologia criminale. Consiste in gran parte nell’esaminare le azioni intraprese da un individuo per commettere un crimine, per prevenirne la scoperta e per facilitare la fuga. [Fonte: Wikipedia]
2004: L’imperativo della persuasione | 2011: Missione compiuta
“Le attuali iniziative ed agenzie di soft power, in particolare se impegnate nello sviluppo e nelle strategie di comunicazione, devono essere rinvigorite con maggiori finanziamenti, capitale umano ed assegnando loro priorità. Il governo americano deve simultaneamente stabilire finalità, obiettivi ed indici per le iniziative di persuasione. Il governo americano può inoltre massimizzare ulteriormente l’efficacia degli strumenti e le iniziative di persuasione attraverso partnership sempre più strette con le ONG. Poiché forniscono assistenza umanitaria ed allo sviluppo in aree generalmente inaccessibili alle agenzie governative, le ONG sono spesso in grado di avere accesso in zone potenzialmente estremiste prima che il governo riesca ad instaurare o rafforzare una presenza diplomatica, di sviluppo o militare, incluso di spionaggio.” — Joseph S. Nye, ex-vicesegretario alla difesa USA, giugno 2004
L’industria del non-profit costituisce un ricco portafoglio di strumenti di soft power a disposizione delle élite dominanti. Si assiste oggi alla quasi completa metamorfosi del complesso, che si è trasformato in un centro di smistamento perfettamente idilliaco per l’agenda imperialista collettiva e coordinata condivisa da un ampio ventaglio di istituzioni governative, dominate dal complesso industriale finanziario, dalle multinazionali e da norme egemoniche – il tutto sotto le spoglie di una coscienza globale che rifletta la “società civile” mediante ONG auto-designate.
Joseph S. Nye (sopracitato) è ex-vicesegretario alla difesa USA, ex-direttore generale del National Intelligence Council e docente alla Harvard University. Studioso delle relazioni internazionali di fama internazionale, Nye ha co-fondato l’approccio liberal-istituzionalista alle relazioni internazionali, formulando la teoria che gli stati ed altre autorità internazionali dispongano di “potere persuasivo” (un termine coniato per la prima volta negli anni ’80). In un articolo del 2004 intitolato The Rising Power of NGO’s, Nye promuoveva la sua teoria del potere persuasivo come un fattore essenziale da impiegare allo scopo di proteggere i cittadini americani dal “terrorismo.” Beninteso, Nye ometteva il fatto che i veri “terroristi” sono coloro che detengono il potere all’interno degli stessi governi/istituzioni euro-americani, e che attaccano con la violenza stati sovrani ricchi in risorse. Il suo è un argomento facile da vendere perché, guarda caso, permette di ignorare il proprio benestare al terrorismo sponsorizzato dal (proprio) paese ed il volontario asservimento collettivo come consumatori obbedienti ed obnubilati sotto l’influenza della (non-) cultura americana.
Se uno stato riesce a presentare come legittimo il proprio potere agli occhi degli altri, incontrerà molta meno resistenza alle sue politiche e progetti internazionali. Inoltre, se la (non-) cultura ed (apparente) ideologia occidentali risultano attraenti, altri paesi cederanno spontaneamente. Questo è un campo in cui le ONG eccellono. Il loro metodo consiste nel non riferirsi mai ai loro “leader” come dittatori o fascisti, ma allo stesso tempo non esitare ad usare tali termini denigratori in relazione ai leader designati per cambi di regime. Parallelamente, ogni qualvolta che le ONG elaborano i loro studi su abusi di diritti umani o danni ambientali da parte di paesi sfruttati dal capitalismo industriale, si guardano bene dal commentare l’acuirsi degli assalti alla “democrazia” dei loro paesi d’appartenenza. Cosa ancora più importante, l’industria del non-profit non accenna sicuramente al fatto che il capitalismo industriale globalizzato (imposto d’autorità) sia la causa cruciale di gran parte delle sofferenze e delle crisi in corso negli stessi stati sotto accusa e colpevolizzati. Il continuo, subdolo sostegno/affidamento implicito alla democrazia dei loro paesi deriva semplicemente dall’evitare di aprire il dibattito sulla legittimità delle strutture di potere all’interno dei loro paesi (imperialisti).
In sintesi, il potere di persuasione è “l’universalismo della cultura di un paese e la sua capacità di definire una serie di disposizioni ed istituzioni favorevoli, relative a settori di intervento internazionale [che] sono fonti considerevoli di potere” o, più semplicemente, la capacità di allettare e cooptare piuttosto che minacciare e piuttosto che utilizzare la forza o il denaro quale strumenti di persuasione. In questo senso paesi come la Bolivia (e la Libia fino al suo recente annientamento) sono minacce molto reali per la superpotenza americana. Paesi come la Bolivia e la Libia sostengono (sostenevano) i cittadini affinché possano (potessero) progredire verso un’esistenza più informata, più democratica nel vero senso della parola, mentre in America democrazia e libertà significano poco più che “libertà di consumare” e di comprare quanta più robaccia ci si possa (o no) permettere, prodotta con metodi affamatori. Se i media di proprietà/sotto controllo corporativi, oltre agli istituti d’istruzione finanziati/controllati dalle corporation, informassero il pubblico americano su qual è il reale livello di coscienza e di evoluzione negli altri paesi – gli americani si domanderebbero che cazzo sta succedendo. E invece siamo tenuti all’oscuro su tutto; sedati dall’industria farmaceutica ed inebetiti dal Grande Fratello, quanto più questi paesi ed i loro leader continuano ad essere vilipesi e demonizzati nei media (sia quelli principali che quelli “progressisti” finanziati dalle fondazioni), tanto più le ONG tacciono sui loro governi sempre più fascisti. L’“eccezionalità” americana è, senza dubbio, un modo di vendere la più grande menzogna mai concepita.
Introduzione al non-profit: Ruffiani imperialisti del militarismo, protettori dell’oligarchia, fidati mediatori di guerra
Il pacco – Lo Zio Sam è insuperabile ad impacchettare e vendere illusioni.
“Sono convinto che alcune ONG, specialmente quelle finanziate da U.S.AID, siano la quinta colonna dello spionaggio in Bolivia, e non solo in Bolivia, ma anche nel resto dell’America Latina.” — Evo Morales, febbraio 2012
Nel 2001 George W. Bush lanciò l’invasione illegale dell’Iraq tramite il martellamento incessante di ripetitivi comunicati sulla fantomatica scoperta di armi di distruzione di massa in Iraq, associati a continue immagini dell’attacco alle Torri Gemelle. Questa “psyop” (da operazione psicologica, una nuova tecnica di guerra) ebbe eco in tutti i media mainstream, che propinarono diligentemente le menzogne alle masse. Il ruolo dei media fu assolutamente essenziale. Ciononostante, malgrado Bush continuasse ad invocare l’invasione dell’Iraq, in tutto il pianeta, con compatta coesione, si tennero le più grandi proteste di massa e veglie per la pace mai viste al mondo.
Oggi però spingere per l’invasione con pretesti umanitari non è più una prerogativa esclusiva dei governi imperialisti. Il gioco è cambiato. Dieci anni dopo, nel 2011, la spinta a muovere guerra non veniva più dalla vacuità solitaria di spregevoli criminali di guerra come George Bush o del suo carismatico alter-ego, Barack Obama. Il messaggio era piuttosto adesso propinato alla società globale dalle “fidate” ONG, in primo pianoAvaaz, Amnesty International e Human Rights Watch, come attestato precedentemente e durante l’attacco e la successiva occupazione della Libia, e più di recente, dalla destabilizzazione della Siria. [Una delle numerose inchieste su tali abusi è “HUMAN RIGHTS” WARRIORS FOR EMPIRE | Amnesty International and Human Rights Watch“, di Glen Ford, Black Agenda Report.]
“Per quanto la decisione delle Nazioni Unite di istituire il Consiglio per i diritti umani nel 2006 sia stata ampiamente sbandierata, chi ha seguito l’evoluzione di questa istituzione è ben cosciente del fatto che l’ONU sia stata progettata da (e lavori per servire) gli interessi degli stati moderni ed i loro questuanti, non delle popolazioni sulle quali governano. Per gli aficionados di enti caritatevoli come Human Rights Watch ed altri pascià dell’industria della pietà, questa è una pillola molto amara da ingoiare — Jay Taber, Obstacles to Peace, 13 luglio 2012“Il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani costituisce uno degli ostacoli più significativi ad un dinamico sviluppo politico nel Quarto Mondo. Diversi soggetti ed i popoli del Quarto Mondo che essi rappresentano ormai credono che il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani allevierà le sofferenze inferte dalla violenza del colonialismo. Non può farlo, e non lo farà mai.” — Dr. Rudolph Ryser, Presidente del Center for World Indigenous Studies
Dieci anni più tardi, grazie all’industria del non-profit, sommersa in un flusso di denaro che scorre come il fiume Nilo, ed in combutta con ilcomplesso delle società dei media, è adesso per prima “la gente” – influenzata da falsità, omissioni e menzogne – a premere per l’invasione di stati sovrani. Ed il colmo è che non è [più] la cosiddetta “destra” ad essere in prima linea; è piuttosto la “sinistra progressista.”
Amnesia storica
“Falsare la realtà” richiede l’amnesia storica, la menzogna per omissione ed il trasferimento di significato all’insignificante. In tal modo, un sistema politico che prometteva sicurezza e giustizia sociale è stato rimpiazzato da pirateria, “austerità” e “guerra perpetua”: un estremismo dedicato al sovvertimento della democrazia. Applicate ad un individuo, queste sarebbero le caratteristiche di uno psicopatico. Perché lo accettiamo? — John Pilger, giornalista pluripremiato, in History is the Enemy as “Brilliant” Psy-ops Become the News, giugno 2012
Huey P. Newton, Bobby Seale, Eldridge Cleaver, David Hilliard, Fred Hampton, ed Erica Huggins – davvero degli eroi dimenticati. Le Pantere Nere, emerse sulla scena nel 1966, traevano molti spunti di ispirazione dall’ideologia di Malcolm X. Opponendo un netto rifiuto al pacifismo ed al riformismo, sotto la guida di Fred Hampton, le Pantere riconoscevano la necessità della militanza e dell’autodifesa (“con qualunque mezzo”) contro il razzismo e contro lo Stato. Le Pantere si dimostrarono efficaci nell’organizzazione di una lotta in favore di un’istanza autenticamente rivoluzionaria, mentre il governo riconosceva perfettamente il reale potenziale delle Pantere di ottenere il sostegno delle masse per il loro movimento rivoluzionario. Lo Stato era terrorizzato da questa molto concreta minaccia. Va sottolineato che durante questo stesso periodo di tempo, i giovani bianchi manifestavano contro la guerra del Vietnam mentre il 45% dei neri arruolati in Vietnam si dichiaravano pronti ad imbracciare le armi all’interno dello stato per assicurare la giustizia per il popolo americano. Considerando che nel 1960 circa metà della popolazione americana aveva meno di 18 anni, l’abbondante massa di giovani rendeva la minaccia di una rivolta generale contro lo status quo un’eventualità molto plausibile. Nel 1967, l’ascesa della militanza e del “Black Power” avevano già provocato una reazione tattica dalle fondazioni ormai molto preoccupate. Rockefeller e Ford fondarono la National Urban Coalition(NUC) con l’intento di trasformare il “Potere Nero” in “Capitalismo Nero.” Era questo il pretesto concepito/costituito per schiacciare l’impulso crescente che si poneva pericolosamente in contrapposizione e sfida contro il sistema dominante di controllo economico ed oppressione. Nel 1970, quando ormai il Black capitalism aveva preso il sopravvento, le fondazioni versavano oltre $15 milioni ad organizzazioni “moderate” di afroamericani allo scopo di canalizzare il movimentoBlack Power verso circuiti innocui. Con il Black Powerfinalmente addomesticato in Black capitalism, le corporazioni americane colsero l’opportunità di liberalizzare la loro immagine finanziando conferenzeBlack Power.
Che il movimento rivoluzionario delle Pantere rappresentasse una reale minaccia per lo Stato americano è provato in modo inconfutabile: la stessa FBI (ai tempi di J. Edgar Hoover) affermava come le Pantere costituissero la minaccia numero uno alla sicurezza interna americana. Lo Stato cercò di sradicare le Pantere “con qualsiasi mezzo”, assassinandone un gran numero sulle strade.
AncheMartin Luther King, Jr. aveva stretti legami con i Rockefeller, per il tramite del Southern Christian Leadership Council (SCLC), fondato nel 1957, che riceveva denaro dalla Chiesa e dai Rockefeller. Nonostante l’impostazione radicale, le élite consideravano il SCLC moderato e “accettabile” per via delle prese di posizione sulla non violenza (che protegge lo Stato), oltre che per i suoi obiettivi integrazionisti piuttosto che rivoluzionari. Ma per la fine degli anni ’60 Martin Luther King, Jr. aveva ormai adottato la militanza e le radicali posizioni invocate tanto dalle Pantere che da Malcolm X. I finanziamenti delle fondazioni diminuivano di pari passo con il crescente rifiuto di Martin Luther King, Jr. al compromesso. Che un uomo di tutto rispetto della sua levatura parlasse apertamente, informando il vasto pubblico sull’oppressione provocata dal sistema capitalistico e dal razzismo, era certamente (e rimane a tutt’oggi) una grave minaccia per i poteri dominanti. E così, King dovette essere assassinato. Oggi, in maniera coesiva, lo stato lavora febbrilmente con i media “progressisti” (finanziati dalle fondazioni) e con gli enti non-profit per far sì che l’eredità di King venga continuamente e implacabilmente sterilizzata, annacquata e cooptata al servizio dell’agenda elitista. La dottrina pacifista, amorevolmente foraggiata dalle egemonie, viene costantemente pompata e redistribuita attraverso tutto il “movimento”, ormai imborghesito, come fluoro negli acquedotti – una dose apparentemente innocente di veleno ad azione lenta che tutti spontaneamente si prestano ad assumere. [giugno 27, 2012: Black On The Old Plantation | Civil Rights Organizations Enslave Themselves to Corporate Funding]
“Non combattiamo il razzismo con il razzismo. Combattiamo il razzismo con la solidarietà. Non combattiamo lo sfruttamento capitalistico con il capitalismo dei neri. Combattiamo il capitalismo con il socialismo di base. Combattiamo l’imperialismo con l’internazionalismo proletario.” — Bobby Seale, uno dei fondatori delle Pantere Nere
Per quanto Huey P. Newton sembrasse invocare la lotta armata, l’obiettivo della sua ideologia non era necessariamente un mondo dominato dalla violenza. Newton credeva piuttosto che gli oppressi dovessero mettere fine pacificamente all’oppressione [ma] per mezzo delle armi. [In questo senso,] citava Mao Tse-tung: “Noi siamo favorevoli all’abolizione della guerra, non vogliamo la guerra; ma la guerra può essere abolita solo con la guerra, e per liberarsi delle armi è necessario prima imbracciare le armi.” Fra gli appartenenti al Partito delle Pantere, le armi non erano considerate uno strumento di violenza, ma piuttosto un simbolo di autonomia ed auto-determinazione. [Huey P. Newton ::Philosophy:: Armed Self-Defense]
Nell’ottobre del 1969 centinaia di ragazzi, indossando caschi da football, organizzarono una marcia in un quartiere commerciale di lusso di Chicago. Con l’ausilio di spranghe di piombo iniziarono a spaccare vetrine e distruggere le auto parcheggiate. Si trattava della prima di una serie di proteste nota come i “Giorni della Rabbia” – organizzata da un gruppo che si definiva come i Weather Underground. Indignati dalla guerra in Vietnam e dal razzismo dilagante in America, i Weather Underground lanciarono una guerriglia strategica contro lo stato, che perdurò durante gran parte degli anni ’70. I Weather Underground portarono lo Stato sulla difensiva. Membri dell’Underground organizzarono attentati in edifici governativi (senza mai provocare vittime), fra cui la sede del Congresso, e riuscirono persino a far evadere Timothy Leary dal carcere, sfuggendo ad una delle più grandi cacce all’uomo condotte dall’FBI nella storia americana.
Oggi gran parte dei leader rivoluzionari dei Weather Underground, ormai rimessi in riga, si dicono pentiti di queste “tattiche,” dopo essere stati isolati ed etichettati come “violenti” dalla sinistra cooptata e dallo status quo.
Fu proprio durante questo periodo di autentica sollevazione rivoluzionaria che soldi ed “opportunità” iniziarono a riversarsi nei movimenti. L’arte della cooptazione iniziò grazie alle uniche armi (attraenti per il pubblico) a disposizione dell’oligarchia – i soldi. Questo denaro sarebbe servito ad assecondare, e quindi cooptare, personaggi dall’ego smisurato scovati tra le fila della sinistra. Diventava assolutamente necessario per lo stato cooptarli al fine di proteggere le strutture di potere dominanti da un autentico cambio sistemico, che avrebbe effettivamente trasferito il potere al popolo. Come dimostrano inequivocabilmente gli esempi storici di movimenti rivoluzionari come iWeather Underground, le Pantere Nere ed altri, la sinistra diventò sciovinista e guerrafondaia solo dopo che questo flusso di denaro iniziò a riversarsi dallo stato e dai plutocrati tramite le loro fondazioni, che in molti casi erano state istituite proprio a questo scopo.
Un caso esemplare: Roy Innis del Congress of Racial Equality/CORE (che propugnava “il controllo delle comunità nere da parte di neri” per facilitare l’instaurazione del “capitalismo nero”) fu nominato membro della Ford Foundation e divenne membro esecutivo della NUC/National Urban Coalition creata da Rockefeller/Ford. Ford sovvenzionò CORE Cleveland con $175,000 nel 1967 per sostenere l’elezione di Carl Stokes, che era estremamente a favore del Black-capitalism.
Meno note sono le vicende che videro protagonista l’agente della CIA Gloria Steinem. Il movimento delle “Femministe Nere” fu creato, finanziato e manipolato dalla CIA fin dagli albori, con in testa la Steinem. Steinem piazzò finte “Black feminists” in movimenti/organizzazioni locali rivoluzionarie di Black Power per instillare divisioni e rancori e, sostanzialmente, per disinnescare il movimento in espansione. Il “successo” della Steinem avrebbe aiutato lo Stato a demolire lo stesso movimento Black Power. [Si veda: BLACK FEMINISM, THE CIA AND GLORIA STEINEM]
Ovunque nel mondo esistono a tutt’oggi organizzazioni che si auto-identificano con le Pantere Nere ed altri movimenti realmente rivoluzionari. Malgrado ciò, accecati dalla patina luccicante delle grandi ONG, pochi sono a conoscenza persino della mera esistenza di tali movimenti rivoluzionari. È compito dell’industria del non-profit far sì che deliberatamente, sempre agitando in una mano la bibbia del pacifismo, questi gruppi siano non solo marginalizzati, ma addirittura ignorati del tutto. Questi movimenti, con il loro potenziale di disgregare (se non abbattere) le strutture del potere che ci rendono schiavi, devono restare invisibili o essere mostrati in cattiva luce – sempre che non sia possibile cooptarli.
E se c’è una cosa che la cultura occidentale ha perfezionato, è la cooptazione. Forrest Palmer scrive: “Sto scrivendo un post sul blog intitolato ‘Malcolm X in un francobollo.’ È esattamente ciò che si trova qui [http://www.movements.org/pages/team]. Quando a livello locale inizia a muoversi qualcosa che non può essere arrestato, le élite lo accettano, piazzano dei leader selezionati in prima linea per acquietare le masse facendo loro credere di fare comunque qualcosa di ‘rivoluzionario,’ trattano con i ‘leader’ per assicurarsi che cedano allo stato, scendano a compromessi e che tutto rimanga nella situazione attuale o quantomeno che i compromessi siano così diluiti da non cambiare nulla per le masse, ma al contrario rafforzare ancor di più lo Stato. Il miglior esempio di un singolo evento del genere: La Marcia su Washington. In origine una rivolta di massa dei neri, divenuta poi un’innocua passeggiata nel parco mascherata da attivismo. Tutti i discorsi, incluso il ‘grandioso’ monologo I Have a Dream di King dovettero passare il vaglio del governo. Se i loro discorsi non si conformavano a ciò che lo Stato voleva, o li modificavano (John Lewis) oppure non veniva loro permesso di parlare (James Baldwin).”
“Malcolm prevedeva che se il disegno di legge sui diritti civili non fosse stato approvato, ci sarebbe stata una marcia su Washington nel 1964. A differenza della marcia su Washington nel 1963, che era stata pacifica e all’insegna dell’integrazione, la marcia che Malcolm immaginava per il 1964 sarebbe stata un ‘esercito non-violento’ di soli neri con biglietti di sola andata.” [Wikipedia, a proposito di Malcolm X ed il suo discorso The Ballot or the Bullet.]
Così stanno le cose. Malcolm X fu assassinato il 21 febbraio 1965. E mentre i nostri fratelli e sorelle in Africa, in Medio Oriente e nel Sud del mondo continuano ad essere pesantemente sfruttati o annientati del tutto dalle forze imperialiste, il movimento non è mai stato più docile. Cinquecento dollari al giorno per una vacanza al Summit di Rio+20 non sono mai stati accettati con più facilità dai pochi eletti a far parte del circolo allo champagne. E con un’amministrazione tutta democratica ed un presidente afroamericano alla Casa Bianca, per l’attuale movimento per i diritti civili e per le organizzazioni dominanti di sinistra non è mai stato più facile tacere, mentre ben poche critiche sono mosse dalla società civile che essi, auto-proclamandosi, rivendicano falsamente di rappresentare.
“Se in America questi burattini hanno tradizionalmente assunto le sembianze di opinionisti delle TV pubbliche e private, oggi sempre più si presentano sotto forma di marionette da pubbliche relazioni per le ONG al servizio dell’industria delle sceneggiate morali…. Man mano che la credibilità dei politici e degli opinionisti crolla, sono queste marionette da PR ad essere progressivamente responsabili per rafforzare il consenso pubblico verso il militarismo in generale e gli interventi umanitarimilitarizzati in particolare.” — Jay Taber, Intercontinental Cry; Pious Poseurs, 24 giugno 2012
Per quanto oggi possa sembrare una cosa normale, non dovrebbe sfuggire la lieve ironia che nei fatti non sia più la “sinistra progressista” [ora] dominante a suonare i tamburi contro la guerra. [Ad eccezione di legittimi movimenti locali come Peacelink in Italia.] Invece, così come per il tema del cambiamento climatico, sono soprattutto i paesi che cercano di liberarsi dalle catene della schiavitù imperialista ad opporsi con foga all’escalation di campagne destabilizzanti, inclusa quella più recente, in Siria. Il 16 febbraio 2012, i 12 stati sovrani che hanno votato contro la risoluzione di condanna alla Siria alle Nazioni Unite includevano Corea del Nord, Cina, Russia, Iran e Siria, oltre ai paesi più importanti membri di ALBA [l’Alleanza bolivariana per le Americhe, N.d.T.]; Bolivia, Bielorussia, Cuba, Ecuador, Venezuela e Nicaragua. Non a caso quasi tutti i leader di questi stessi paesi, che continuano a lottare per la loro autonomia, sono analogamente vilipesi e demonizzati dal complesso dei media ufficiali, adesso anche con l’appoggio del complesso non-profit. È importante notare che non è per motivi etici o morali che le potenze imperialiste (inclusa l’ONU) criticano, demonizzano o negano l’appoggio a questi leader. Le accuse a questi capi di stato e le commoventi arringhe sono soltanto teatro. Al contrario, i governi imperialisti decidono strategicamente di distruggere qualsiasi Capo di Stato restio a farsi controllare dagli interessi e dalla politica estera americana. Una dimostrazione ne è il sostegno incondizionato per la famiglia reale Saudita, che è responsabile di atroci violazioni dei diritti umani dinanzi alle quali i paesi imperialisti chiudono gli occhi.
La demonizzazione è una “psyop” fondamentale, sponsorizzata direttamente dal Pentagono e dall’apparato di Intelligence americano per influenzare e convincere l’opinione pubblica e creare consenso a favore di un’invasione. [Prof. Michel Chossudovsky] Un esempio recente si può dedurre dalla tentata campagna di destabilizzazione del 2011 contro il governo Morales in Bolivia condotta da ONG finanziate dagli Stati Uniti, fra cui il “Democracy Centre,” che dichiarava: “ma gli abusi perpetrati dal governo contro il popolo del TIPNIS hanno scalzato ‘l’icona Evo’ dal suo piedistallo in un modo tale che non potrà mai riprendersi completamente, in Bolivia e nel resto del mondo.” [Si veda anche: U.S. Funded Democracy Centre Reveals Its Real Reason for Supporting the TIPNIS Protest in Bolivia: REDD $$$. ¿Por qué se defiende el tipnis?
Una situazione simile (con in testa i paesi in via di sviluppo, piuttosto che i “movimenti ambientalisti”) si è verificata sul tema del cambiamento climatico. I paesi membri di ALBA, con in testa la Bolivia, erano l’avanguardia, mentre i non-profit deliberatamente e scandalosamente vanificavano le solide richieste necessarie per arginare l’emergenza ambientale. Il movimento per la giustizia climatica cedette e si prostrò così ai “big greens”; “big greens”come Avaaz, 350.org e Greenpeace che si erano associati a HSBC, Lloyds Bank, giganti nucleari come EDF, Virgin Group, Shell (tramite TckTckTck partner, il Corporate Leaders Group on Climate Change) e le altre grandi corporazioni parte della “campagna TckTckTck” il cui “obiettivo era renderlo un movimento che consumatori, pubblicitari ed i media potessero utilizzare e sfruttare” (Comunicato stampa dell’Havas). Invece della giustizia, avrebbe trionfato solo l’uniforme ipocrisia di una sinistra di mestiere, dilagante come un cancro.
fonte http://vocidallestero.it/2017/03/08/avaaz-ruffiani-imperialisti-del-militarismo-protettori-delloligarchia-fidati-mediatori-di-guerra/
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