Il direttore europeo di Open Society: "George non finanzia gli sbarchi. Ma bisogna creare passaggi sicuri per gli immigrati"
Il direttore europeo di Open Society: "George non finanzia gli sbarchi. Ma bisogna creare passaggi sicuri per gli immigrati"
Open society, società aperta. Come è nata? Cosa significa?
“Open society è il nome della fondazione di George Soros, un ebreo ungherese sopravvissuto all'occupazione nazista di Budapest e a quella dell'Unione sovietica. Quando è diventato miliardario ha creato questa fondazione sull'idea di società aperta di Karl Popper. Open society difende i diritti e le libertà, ma non siamo una fondazione caritatevole”.
Molti accusano Open Society e Soros di interferire negli affari interni degli Stati proprio con il grimaldello dei diritti umani e delle libertà…
“Quando Open society è stata cacciata da alcuni Paesi, come la Russia o non ha mai potuto operare in Cina, Arabia Saudita, Iran non si è mai avuta una società più aperta”.
Ma non pensa che a volte vi spingete troppo in là nell’interferenza?
“Siamo una fondazione globale, che opera in tutto il mondo. Abbiamo iniziato dall’Europa dell’Est dove in tanti che sono impegnati in politica hanno avuto rapporti con noi compreso Viktor Orban (il premier ungherese aspramente critico con Soros nda), che ha vinto una borsa di studio di Open society. Parlare (male) di Soros funziona molto bene per diversi gruppi, come gli antisemiti e gli ultra nazionalisti”
Quanti soldi avete a disposizione?
“Il bilancio ogni anno è di circa 900 milioni di dollari. Tutti i nostri soldi vengono da Soros e un po' dalla sua famiglia”.
E come li spendete?
“Nel 2017, il Paese dove abbiamo investito di più sono gli Stati Uniti con circa 100 milioni di dollari. L'Africa è la prima regione dopo gli Usa, con 70 milioni e poi l'Europa con 55 circa. In Italia non spendiamo più di 2 milioni in un anno”.
Soros viene dipinto come una forza oscura...
“Chi vuole dipingerlo così? C'è una parte che lo accusa per il suo lavoro nei mercati internazionali, ma un’altra lo accusa di far politica. Io conosco solo la parte filantropica e non penso ci siano zone oscure. Ovviamente ha le sue idee che non piacciono a tutti. La sua è una visione del mondo molto liberale, dove contano i diritti ed il potere è limitato”.
Soros, Open Society e le sue società finanziano le Ong che salvano i migranti in mare?
“Noi non finanziamo le organizzazioni che fanno salvataggio in mare. Ci occupiamo dei diritti dei migranti una volta che sono arrivati (in Europa) oppure nei Paesi di transito. Comunque le Ong fanno un lavoro ammirevole perché le persone in mare vanno salvate”.
Però una ong, l’Avaaz, sostenuta fin dalla sua fondazione da Soros, ha donato mezzo milione di euro a Moas, che opera da Malta per recuperare i migranti in partenza dalla Libia e farli sbarcare in Italia…
“Il fatto che un'organizzazione abbia ricevuto soldi da Open Society non significa che la nostra fondazione l’appoggi in tutte le sue attività”.
Molti pensano che favorite una specie di invasione aiutando i migranti…
“Noi diciamo che l'opposto della morte delle persone in mare sono frontiere dove le persone non muoiono. Non significa aprire le frontiere, ma vogliamo un passaggio più sicuro”.
Volete far arrivare i migranti con i traghetti?
“Una volta stabilito quante persone accogliere, un passaggio sicuro significa visto umanitario”.
Vale anche per i migranti economici?
“Tutti i Paesi che fanno parte della convenzione di Ginevra hanno l'obbligo di aiutare chi fugge dalla guerra e dalla repressione. Nessun accordo obbliga alcun Paese ad accogliere i migranti economici. Questa è una scelta che viene fatta dalla società e dalla politica”.
Soros sostiene che i migranti economici sono una ricchezza. Bisogna accogliere tutti?
“In base alla sua esperienza lavorativa Soros pensa che ci sia la possibilità di arricchire i Paesi europei con i talenti e le capacità dei migranti. E vuole dimostrare che possono creare ricchezza”.
Le cosiddette primavere arabe sono state un fallimento?
“Siamo delusi dal fatto che queste rivolte non hanno favorito più diritti tranne, forse, in Tunisia. In generale le primavere arabe hanno portato a regimi come quelli che esistevano già oppure alla guerra civile. In Europa dell'Est e in America latina hanno avuto successo, ma ci siamo dimenticati che le transizioni democratiche a volte non funzionano”.
Con chi collaborate in Italia?
“Con organizzazioni che si impegnano nel campo dei diritti e delle libertà. In Italia abbiamo lavorato molto con la comunità Rom, gruppi di avvocati, l’Asgi, Antigone e altre realtà che aiutano i migranti, ma spendiamo comunque poco: il 10% di quello che investiamo in Giordania”.
Nel cuore dell’Europa cova il conflitto dimenticato in Ucraina. Soros è accusato di essere intervenuto pesantemente per appoggiare la rivolta di piazza Maidan e rovesciare il governo filo russo. Come replica?
“Per Soros, Maidan ha rappresentato la nascita di una nuova Ucraina. Dopo Maidan ci siamo impegnati per favorire un piano di riforme, ma siamo preoccupati (sul rispetto dei diritti nda). In Ucraina ci sono due parti: quella del governo di Kiev e quella in mano ai russi. A me non sembra utile identificarli come il polo delle libertà e quello della chiusura. Anche chi ha sostenuto Maidan deve ora combattere contro gruppi xenofobi e razzisti”.
Il presidente russo Vladimir Putin per voi è l’uomo nero?
“Putin fa parte di un movimento globale di leader che hanno scelto una via nazionalista per governare. Ci sono molti leader come lui in Africa e nelle ex repubbliche sovietiche”.
Siete sotto tiro anche in diversi Paesi dell’ Europa orientale. Come mai?
“La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti ha determinato una crescita degli attacchi soprattutto nei Paesi balcanici. È una valutazione che hanno fatto diversi leader politici dell’area, che hanno legami con Mosca: dato che a Trump non piaceva Soros, adesso all’amministrazione americana non dispiacerebbe che questi Paesi attacchino Soros. Trump ha aperto la porta a chi è contrario alla democrazia liberale”.
Ma l'Est Europa fa parte della Ue liberale...
“Uno dei problemi gravissimi dell’Unione è la gestione del cambiamento dei regimi politici in Europa orientale. La natura politica della Polonia o dell'Ungheria sta evolvendo verso una dimensione totalitaria. L'Unione europea non è ancora intervenuta dicendo che non va bene, che questi Stati hanno sì una sovranità, ma non è assoluta una volta membri della Ue”.
Fino a che punto vi spingerete?
“Abbiamo alle spalle 30 anni di esperienza in Ungheria e Polonia in difesa dei diritti e delle libertà. Noi continueremo ad appoggiare i gruppi che sostengono questi ideali”.
Ma avete tracciato una linea rossa di intervento invalicabile?
“È molto raro che ci impegniamo direttamente. Altre organizzazioni in loco agiscono e noi appoggiamo le loro attività finanziando il 30% del bilancio. I nostri limiti sono ovviamente la legalità e non mettere in pericolo gruppi o persone”.
In Ucraina non avete superato il limite?
“Quando sostieni organizzazioni che lavorano sui diritti umani e arriva il momento rivoluzionario, questi gruppi saranno l'avanguardia sia nelle strade che nel futuro governo. Così è molto facile dire che Soros ha fatto la rivoluzione, ma non possiamo sapere chi sarà l’avanguardia”.
Avete deciso di continuare a sostenerli pur con il rischio del conflitto armato?
“Per piazza Maidan abbiamo pagato la difesa legale di chi veniva preso dalla polizia”.
Cosa pensate del nuovo presidente americano?
“Soros ha versato molti soldi per le campagne di Kerry e Clinton, che però hanno perso. Ma la sua fondazione ha criticato sia Bush che Obama. Le nostre posizioni sull’immigrazione sono chiare e su questo ci siamo attivati contro il nuovo presidente americano. Non perché è Trump, ma perché le sue azioni vanno contro l'idea di società aperta”.
fonte http://www.ilgiornale.it/news/politica/luomo-soros-i-migranti-tesoro-miliardo-allanno-portarli-qui-1404656.html
Nessun commento:
Posta un commento