Dietro ai fatti di cronaca, sportivi e di puro intrattenimento che dominano i Media e la TV in queste settimane, si affacciano le tematiche che da sempre ossessionano l’uomo: sesso, soldi, sport e violenza. Echeggiano così due regole del celebre decalogo sulla manipolazione sociale, impropriamente attribuito a Noam Chomsky: mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità e stimolare il pubblico a essere compiacente con la mediocrità.
Dietro alla cornice del puro intrattenimento, si trasmette infatti alle nuove generazioni un modello basato sull’ignoranza e la mediocrità. Lo spettacolo, sempre più trash, funge anche da faro morale, estetico ed etico soprattutto per i più giovani. Chi “lavora” e vive di spettacolo, diviene un’icona e un modello da seguire, modificando pertanto gli usi e costumi della società (dal linguaggio alla chirurgia estetica). Vediamo in che senso.
La prima regola insegna come fare in modo che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo. La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile. La demonizzazione della cultura comporta un appiattimento di essa sui meri interessi promossi dalla società materiale.
Dopo aver livellato le classi sociali e aver garantito a tutti l’accesso allo studio, la cultura è stata svuotata progressivamente dall’interno con un’azione criminale tesa a rendere ignoranti gli studenti e incapaci di pensiero critico i futuri soggetti della società civile. Ciò che infatti dovrebbe essere alimentato – lo spirito critico e l’immaginazione – viene abbattuto fin dalla nascita in modo da creare cervelli in serie che si adeguino al consenso popolare. Anche il rifiuto o il senso di rivolta divengono puramente ideologici e riportati all’interno del pluralismo del sistema seguendo il metodo del Divide et Impera. Le zone di disturbo vengono isolate o distrutte e gli elementi di rottura posti sotto controllo.
Privilegiando la mediocrità si scoraggiano le nuove generazioni a investire sulla cultura e a perseguire i propri sogni. Ciò ovviamente non basta e subentra lo “spettacolo”, anch’esso sempre più svuotato, volgare e mediocre che offre come modelli coloro che ce l’hanno fatta: personaggi sempre più gretti, ignoranti, disinibiti, senza competenze.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ha come riscontro il fiorire di libri, film, musica e programmi televisivi spazzatura. I reality show, la TV generalista e l’imposizione di modelli sempre più triviali, soprattutto tra i più giovani, servono ad appiattire l’opinione pubblica su canoni estetici e culturali gretti, rendendoli di fatto un modello da ammirare e imitare. Un esempio sono i format di alcuni reality angloamericani − che sono stati poi copiati o trasmessi in tutto l’Occidente – in cui giovanissimi bevono, si sballano, vomitano, litigano prendendosi a botte e fanno sesso con sconosciuti. Costoro diventano gli idoli dei ragazzini che finiscono per imitarli, prendendoli a modello, seguendo persino i loro consigli che elargiscono nelle dirette sui social, dai salotti televisivi o nei libri che prontamente scrivono una volta concluso il reality di turno. Viene inoltre proposto il modello di bulimia sessuale e di immaturità sentimentale cronica in cui si sono ormai immedesimati anche gli adulti: ciò spinge tutti, indipendentemente dall’età, a pensare e ad agire come degli eterni adolescenti. E gli adolescenti sono ovviamente più facilmente “manovrabili”.
La saturazione illimitata del piacere ha dato vita a un nuovo essere umano, un adolescente perenne che segue esclusivamente la bussola delle proprie emozioni usando sempre meno la propria coscienza critica ed eludendo il ragionamento. Finisce così per credere a ciò che preferisce e gli piace, a ciò che “risuona” meglio, a chi lo convince perché riesce a far leva sulle sue emozioni, a chi lo rassicura ripetendo fino allo sfinimento lo stesso slogan. Vive di empatia e si adagia sui mantra del buonismo e del politicamente corretto che lo rasserena.
Il potere non è interessato a “emancipare” l’uomo o a renderlo “adulto” quanto semmai a controllarlo sempre meglio, indirizzando le sue scelte dopo essere penetrati nella sua anima, nel suo immaginario, anche attraverso lo spettacolo.
E. Perucchietti
http://altrarealta.blogspot.it/
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