LE MULTINAZIONALI SI PREPARANO A FARSI STATO
Di Jacopo Brogi – Comedonchisciotte.org
Mentre tredicimila aziende commerciali della provincia di Pisa erano coattamente chiuse causa virus, un cantiere non si è mai fermato: quello per il nuovo centro di smistamento Amazon che aprirà in autunno proprio nel capoluogo toscano. Per migliaia di posti di lavoro che saranno travolti dalle macerie del lockdown, arriveranno appena un centinaio di assunzioni low cost per spedire pacchi ordinati online. La sentenza dal campo di battaglia: mentre un capitalismo perdente si lecca le ferite e tenta di ripartire tra mille regolamenti e norme assurde, il capitalismo vincente macina liberamente profitti e stravolge il mercato, prendendone – forse definitivamente – le redini. Il “Potere senza volto” (1) denunciato ben quarantasei anni fa da Pier Paolo Pasolini sembra ormai aver gettato la maschera, proprio mentre la impone mediaticamente ai comuni cittadini che in preda alla paura della morte, la indossano in ogni dove.
Il distanziamento sociale costringe allo smart working e con la digitalizzazione anche le amministrazioni pubbliche si svuotano: l’ufficio anagrafe di un Comune si sposta nel salotto privato di un funzionario, o nella sala da pranzo di un semplice impiegato. Google diventa scuola e università per tutti gli studenti italiani, Airbnb paga l’affitto ai medici e agli infermieri neoassunti per far fronte all’emergenza sanitaria. La stessa Amazon finanzia la Protezione Civile. Anche Apple, Gsk, Carrefour, Edison e molti altri colossi fanno la loro parte: le multinazionali si preparano a farsi Stato.
Il ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone prevede la rapida conversione del 40% dei pubblici dipendenti in lavoratori a distanza. E tutti i concorsi per la PA saranno presto digitali. Il “lavoro agile”, così dinamico per far fronte all’emergenza, diventa stabile. Proprio come vuole Vittorio Colao, ex CEO di Vodafone UK, che da Londra dirige il comitato di esperti che emana linee guida per il nostro governo, che ha sede a Roma.
Uno Stato che si prepara all’estinzione fisica delle sue istituzioni, e che forse presto subappalterà sé stesso a società esterne, magari estere, in località dove il costo del lavoro è molto più basso e dove finalmente non ci saranno cartellini da far obliterare. Contattando un call center qualsiasi, avremo un interlocutore telematico albanese o bulgaro che con un traballante italiano ci informerà in merito alla nostra pratica virtuale ferma all’ufficio avente logo “Catasto di Lodi”, ma in realtà trasferito su un cloud con server in Bangladesh e amministrato da un laptop a Sofia.
Uno Stato, che se ricorresse al Mes, non avrebbe più alcuna sovranità sulle scelte di politica economica e che secondo gli esperti di Colao, dovrebbe cedere il proprio patrimonio di valore per ridurre il debito pubblico, esattamente come fece la Germania Est (2) e come ha fatto la Grecia. Il risultato finale? Il debito è comunque esploso e quel paese è diventato molto più povero, mentre alcuni gruppi finanziari sono diventati molto più ricchi.
Un illustre – e molto ben informato – collega di Colao alla riunione torinese del gruppo Bilderberg 2018, il giornalista e accademico Lucio Caracciolo, aveva visto bene: “ad un certo punto – che non è vicino – ci sarà una parte di questo paese che troverà le energie – perché questo paese ce le ha – per ricominciare a costruire un progetto insieme. Il problema è che per arrivare a questo punto, probabilmente passeremo attraverso delle tragedie, passeremo attraverso delle crisi veramente molto pesanti, perché l’Italia non è capace di trovare dentro sé stessa spontaneamente le ragioni di un programma comune (3)”.
Quel “programma comune“ riflette l’agenda sovranazionale degli ultimi trenta anni almeno, da quando a colpi di crisi, una certa élite ci ha imposto la globalizzazione: impoverimento di molti, profitti per pochi. Stavolta l’accelerazione è epocale e rischia davvero di estinguere la classe media. Non solo economia: il distanziamento sociale divide le famiglie e le amicizie, mina i rapporti umani e mette a rischio l’esistenza della società stessa.
Nel campo di battaglia dove ancora combattono capitalismo perdente e capitalismo vincente, proprio quando le multinazionali si preparano a farsi Stato, ormai vediamo e viviamo milioni e milioni di maschere: comuni cittadini che in preda alla paura della morte sono stati trasformati in schiere disciplinate di soldatini obbedienti. E ci accorgiamo della forza reale e concreta di quel “Potere senza volto” denunciato ben quarantasei anni fa da Pier Paolo Pasolini: “una forma totale di fascismo”. “Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo (4)”.
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(1) = Pier Paolo Pasolini, Il Potere senza volto, Corriere della Sera, 24 giugno 1974
(2) = La Treuhandanstalt fu una holding creata nel 1990 per la dismissione e la contemporanea privatizzazione del patrimonio pubblico della Germania Est, ormai annessa all’Ovest, tramite l’unione monetaria. Una svendita totale decisa dal governo di Helmut Kohl e Wolfgang Schäuble.
(3) = Intervento di Lucio Caracciolo alla trasmissione tv Piazzapulita, puntata “Lui è tornato”, La 7 – 08.02.2018 – https://www.youtube.com/watch?v=FrO28akOmzA&feature=youtu.be&t=6218
(4) = Pier Paolo Pasolini, Il Potere senza volto, Corriere della Sera, 24 giugno 1974
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