mercoledì 8 luglio 2020

TSO per i cittadini che rifiutano le cure per il Covid? Da sistema totalitario

TSO per i cittadini che rifiutano le cure per il Covid? Da sistema totalitario
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Ecco l’anomalo utilizzo del TSO regione per regione. Il governo sta studiando una norma per applicare il TSO a chi non si vuole farsi curare per il Coronavirus

di Antonio Amorosi

Se esci muori! 

Così tanti italiani hanno tradotto le confuse indicazioni governative nel periodo più duro del Coronavirus. 

E non tutti, come ha spiegato il professor Alberto Zangrillo, prorettore del San Raffaele di Milano, vivevano a Cortina o a Forte dei Marmi ma in quartieri dormitorio sovraffollati che con l’estate superano i 40 gradi all’ombra. In Italia oggi la diffusione continua a calare ed è tornata una normalità apparente. Ma le preoccupazioni si sono spostate alla stagione autunnale, con protocolli da adottare in caso la diffusione riporti molti pazienti negli ospedali. 

 

“La sfida saranno i focolai autunnali”, ha detto uno degli epidemiologi italiani più ascoltati, Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell'Università-azienda ospedale di Padova. Si ha paura che con il cambio del clima, la riapertura delle scuole e il tentativo di ritorno a un pieno regime, possano accentuare i problemi. La diffusione di un vaccino e dicure potrebbero essere obbligatorie per chi lavora nel pubblico impiego, nelle scuole, a contatto con la clientela e nei Servizi. Così come una maggiore stretta per chi ha sintomi ma non vuole curarsi. 

 

E’ apparsa negli scorsi giorni la possibilità di utilizzare il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per chi è restio ad accettare le cure anche se contagiato. Ne ha parlato il governatore veneto Luca Zaia, esasperato dall’aumento dell’indice di contagio in regione e dalla vicenda dell’imprenditore vicentino che si è ammalato ma ha rifiutato il ricovero, ma anche il governo che con il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe chiesto agli esperti giuridici del governo di studiare la possibilità di imporlo a chi ha sintomi da Covid ma sta in giro. L’obiettivo del governo è studiare un’eventuale norma più stringente per applicarlo ed estenderlo dalla psichiatria alla gestione dei casi di chi rifiuta le cure anche se contagiato dal Coronavirus. Pochi però hanno consapevolezza di cosa sia un TSO, come venga esercitato già oggi e quali conseguenze comporti per chi lo subisce. In merito ecco le considerazioni rilasciate a Radio 24 dal direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino.

 

Nel panorama europeo, non tutti gli Stati hanno optato per questa misura in psichiatria. L’utilizzo in Italia del TSO è particolarmente controverso e il trattamento, molto discusso, in sé non è una sciocchezza. Muta poi significativamente da regione a regione. Possiamo mostrarlo pubblicando i dati del ministero della Salute su Affaritaliani (guarda alla fine dell'articolo). A dimostrazione che a seconda del contesto sanitario si usa o meno questo strumento invasivo che solitamente sconvolge le vite delle persone e può anche ucciderle. 

Sono tanti i casi anomali di uso del TSO, trattamento con farmaci che vengono somministrati in modo forzoso alla persona ritenuta pericolosa per sé o per gli altri, che manifesta minaccia di suicidio, minaccia o compie lesione a cose e persone, rifiuta di comunicare con conseguente isolamento, rifiuta le terapie, l’acqua, il cibo e simili. Tranne casi eccezionali oggi si verifica solo in abito psichiatrico.

 

Nel 2018, il Tribunale di Torino ha condannato in primo grado per omicidio colposo tre agenti della polizia municipale ed uno psichiatra a processo per il caso di Andrea Soldi, un malato psichiatrico deceduto a Torino nel 2015 nel corso di un TSO giudicato non urgente, durante il quale l’uomo era stato ammanettato alla barella a pancia in giù, arrivando in ospedale già cianotico e lì era deceduto. Vicenda simile per il caso di Franco Mastrogiovanni, un paziente che morì a Vallo della Lucania in seguito a un TSO particolarmente violento, dato che il soggetto fu immobilizzato e costretto a letto, nonché non nutrito, effettuato non per ragioni di cura ma per fare espletare delle indagini alle forze dell’ordine. 

 

La casistica è lunga. Il 2 maggio scorso un rapper calabrese, Dario Musso, ne ha subito uno dopo essere andato in giro in auto gridando con un megafono che non esiste nessuna pandemia. Il ragazzo non aveva patologie psichiatriche né è stato visitato da un medico prima del trattamento forzoso, modalità obbligatoria come ha ben spiegato la trasmissioneLe Iene.

 

COME FUNZIONA IL TSO IN ITALIA. L'ANOMALO UTILIZZO REGIONE PER REGIONE

Il trattamento del TSO è disposto dal sindaco della città dove il soggetto si trova o è residente, dopo il parere di due medici. Dura 7 giorni, con il primo cittadino che ha l’obbligo di comunicarlo ad un giudice tutelare che dovrà confermarlo. Siamo sicuri di voler mettere in campo uno strumento così violento per imporre i trattamenti sanitari a chi rifiuta di curarsi dal Coronavirus? E non ci siano altri mezzi più efficaci per mettere tutti al riparo da un possibile contagio? E meno pericolosi per le persone, come le misure cautelari e il pignoramento di risorse economiche ingenti? 

 

Le restrizioni oggi si possono già attuare, senza bisogno del TSO. Il reato di epidemia colposa prevede la possibilità di imporre misure cautelari. Ma oggi il solco tra chi vanta risorse economiche e relazioni che assicurano cure e assistenza e chi è solo un numero nella burocrazia sanitaria italiana si è allargato. 

 

Alberto Brugnettini, vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, ha detto: “assimilare il comportamento e il pensiero umano a delle malattie è come mescolare cani e banane. Franco Basaglia, (il riformatore della disciplina psichiatrica che ha restituito dignità ai malati psichici, ndr) temeva che nei reparti psichiatrici ospedalieri si sarebbero riprodotte le stesse logiche aberranti dei manicomi, cosa che puntualmente si è avverata”. 

Prima della riforma Basaglia i manicomi erano luoghi di violenza e abbandono ma dopo la sua riforma i problemi non si sono risolti. L’esperienza di Basaglia prese vita soprattutto in Friuli dove i dati di diffusione dei TSO sono radicalmente più bassi che nel resto d’Italia (7 volte in meno).

 

I dati regione per regione che pubblichiamo con Affaritaliani, mostrano che la diffusione di questo tipo di intervento è più il frutto delle  disposizioni sanitarie locali che della necessità di un suo utilizzo.

Nel 2017 in Sicilia si fa un TSO ogni 4156 abitanti, in Umbria 1 ogni 4546, in Valle d’Aosta uno ogni 4654 e in Emilia Romagna 1 ogni 4800. Come è possibile una frequenza così alta se in Friuli se ne fanno solo 1 ogni 33756? O dovremmo pensare che in Friuli, ma anche in Basilicata, Trentino e Molise, dove il dato è anche qui più basso, vivano gruppi etnici locali con minori problemi psichici? 

tso per regione
 

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