mercoledì 11 marzo 2015

Scuola, progetto della Regione Friuli Venezia Giulia: ora di pornografia all'asilo


Scuola, progetto della Regione Friuli Venezia Giulia: ora di pornografia all'asilo
Lo Stato, e dunque l’istruzione pubblica, dovrebbe astenersi da molte cose, in particolare dal «riorganizzare» i pensieri dei bambini che vanno all’asilo. Ma come raccontava ieri Laura Tonero su Piccolo di Trieste, lavare i cervelli dei bambini, facendone degli adulti progressisti in miniatura, è un suo vizietto. Sentite qua: «Il Gioco del rispetto - Pari e dispari mira a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».
Questo involuto saggio di imbecillità pedagogica lo si deve a un’iniziativa - mai che se ne stiano quieti a far giocare in modo intelligente i bambini e basta - del Comune di Trieste, che ha recepito una «sperimentazione» cofinanziata dalla Regione Friuli presieduta da Debora Serracchiani. Vittime della sperimentazione che deve scalzare il «punto di vista tradizionale» (e quale sarebbe?): 45 asili di Trieste, nei quali è stato distribuito il kit del Gioco del rispetto col suo relativo manuale, dal quale abbiamo tratta la cretinata sopracitata. Cretinata che non si limita al «primo intervento per riorganizzare i pensieri», ma espone le attività che devono scongiurare "gli stereotipi di genere". Poiché l'obiettivo è inculcare che le sensazioni e percezioni dei bambini e delle bambine sono uguali (ma sì, creiamo l'automa, il bambino unisex astratto: che percepisce una e una sola sensazione per ciascuno stimolo), anzi per «rinforzare questa sensazione» avverte il manuale - non sia mai che qualche bimbo o bimba percepisca diversamente - «i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». E più avanti: «Ovviamente i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale».
Ora: immaginatevi una classe d’asilo, con i bambini che si auscultano, si esplorano, riconoscono le differenze genitali, così, spontaneamente, liberamente per imposizione didattica, con la maestra o il maestro che li guarda dall’alto della cattedra o sorveglia il «gioco» sfilando tra i banchi, partecipando anche lui inevitabilmente all’esplorazione, e rispondete: questo è un gioco o una fantasia malata? La psicologa e l’insegnante che hanno approntato il «kit ludico-didattico» del Gioco del rispetto, ritengono che la visita corporale convincerà i bambini che le difformità puramente fisiche (idealisticamente ridotte a scarto, a «punto di vista tradizionale») non creano disuguaglianze di genere perché, previa la riorganizzazione del pensiero precedente, emozioni sensazioni e percezioni sono uguali.
Infine per condizionare i più riottosi, ecco l’esperimento comportamentale, la rieducazione spacciata per gioco del Se fossi: bambini e bambine vengono invitati a travestirsi con abiti «diversi dal loro genere di appartenenza» (ma non eravamo tutti uguali, organi riproduttivi a parte? Gli abiti non sono solo stereotipi di genere?) e «giocare così abbigliati». Il travestitismo, che è una cosa seria e ha radici psichiche profonde e complesse, spacciato ai bambini dell’asilo come un gioco qualunque. Molti genitori delle scuole dell’infanzia coinvolte dal progetto si sono ribellati. Sandra Savino, coordinatore regionale di Forza Italia, ha annunciato un’interrogazione parlamentare. A noi preme solo che tutti i responsabili di questa «sperimentazione», dal governatore Serracchiani in giù, si ritirino a vita privata il più presto possibile.
Giordano Teodoldi
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11765472/Scuola--progetto-della-Serracchiani-.html

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