mercoledì 6 gennaio 2016

L'essenziale è invisibile agli occhi, specialmente sul Web - Il Piccolo Principe

Esce nelle sale il film d’animazione “Il Piccolo Principe” tratto dalla famosa opera di Antoine de Saint-Exupéry. Non sarà la prima opera cinematografica tratta dal libro, negli ultimi cinquant’anni i registi hanno proposto un lungometraggio (1967) e un cortometraggio (1979), una commedia musicale (1974), un cartone animato giapponese (1978) e cartoni animati in 3d in onda nel 2010 su un canale francese. Con la nuova versione il regista, Mark Osbenne, ha cercato di appassionare giovani e maturi lettori al romanzo fantastico attraverso un film d’animazione che non è la riproduzione fedele della storia narrata, ma mette in scena un racconto che s’ispira al libro. La protagonista della pellicola è una bambina la cui vita è già stata pianificata minuto per minuto, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, dalla madre che è convinta che solo seguendo il suo programma e non lasciando nulla al caso, la figlia possa “diventare una meravigliosa adulta”.

Un giorno la piccola incontra il suo anziano vicino di casa, un ex aviatore, che, mostrandole il suo diario e i suoi disegni, le racconta del suo incontro con un bambino proveniente da un asteroide. La dolcezza dell’anziano e il racconto delle esperienze del Piccolo Principe permetteranno alla bambina di scoprire la fantasia, la meraviglia, lo stupore, l’amicizia tipici della sua età; di imparare a oltrepassare le apparenze per vedere cosa si nasconde dietro; di apprezzare la bellezza dell’unicità pur in mezzo ad esseri apparentemente identici. Spinta dalla curiosità dal trailer, ho deciso di rileggere questo capolavoro. Il romanzo autobiografico di Saint-Exupéry è “un libro per bambini che si rivolge agli adulti” perché i bambini comprendono valori universali come il rispetto e l’amicizia, e gli adulti riscoprono quelle virtù di amore e attenzione reciproca spesso trascurati nella società quotidiana a favore della produttività e del profitto, come a dire che crescendo il bambino diventato uomo si dimentica di essere stato bambino e prende le distanze da emozioni e sentimenti che non si possono tradurre in numeri e in cifre.

Il libro narra di un bambino che vive sull’asteroide B612 dove ci sono solo tre vulcani, “di cui uno spento, forse, per sempre” e una rosa; il fanciullo visita altri pianeti abitati da “strani adulti”, metafora di vizi e caricatura dell’uomo moderno; infine giunge sulla Terra e lì fa amicizia con un pilota di aerei, atterrato per emergenza nel deserto del Sahara, e incontra altre figure significative tra cui una volpe che gli insegna che per conoscere veramente qualcuno si deve «addomesticare». Dopo un anno dal suo arrivo, il Piccolo Principe torna sul suo asteroide grazie al morso di un serpente; il pilota, essendo riuscito a riparare l’aereo, riparte anch’egli esprimendo il desiderio di incontrare di nuovo il Piccolo Principe.

Leggendo pagina dopo pagina, le tematiche affrontate nel libro si possono proiettare nella società contemporanea e offrono numerosi spunti di riflessione. In particolare la mia attenzione si è soffermata sul capitolo XV in cui è descritto l’arrivo del Piccolo Principe sul sesto pianeta, l‘asteroide B330: lì incontra “un vecchio signore che scriveva degli enormi libri”. L’uomo è un geografo che, reputando di essere una persona “troppo importante per andare in giro”, attende che gli esploratori arrivino e gli riferiscano cosa hanno visto nei loro viaggi, così lui può annotare in matita le informazioni, in attesa che queste siano confermate da altri esploratori viandanti. Questo geografo che necessita dei racconti altrui per conoscere, mi ha fatto pensare a quante volte noi riportiamo le cose “per sentito dire” senza verificarne l’autenticità perché siamo troppo pigri o troppo impegnati a far cose “più importanti”.

Come sarebbe bello se nel nuovo anno prendessimo tutti esempio dal Piccolo Principe e imparassimo veramente a fare esperienza di ciò che ci circonda smettendola di riportare come verità assoluta ciò che leggiamo superficialmente sul Web o che sentiamo distrattamente alla televisione senza verificare e approfondire le informazioni. A volte sembra di vivere in una società omologante e materialista che ci vorrebbe tutti adulti con la sola preoccupazione del tornaconto. Capita spesso di giudicare gli altri con superficialità fermandosi all’apparenza di come sono vestiti, come l’astronomo turco –capitolo IV- la cui scoperta non è presa sul serio a causa del suo abbigliamento, o di discriminarli in base al titolo di studio e/o al lavoro che fanno loro, o i loro cari. L'augurio è che durante il 2016 ogni adulto possa re-imparare ad andare oltre le apparenze visive (ri)scoprendo amicizie sincere con la certezza che “l’essenziale è invisibile agli occhi”.


Fonte Famiglia Cristiana

Milla Lince












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