sabato 2 giugno 2018

Vittorio Feltri, le pesantissime informazioni riservate sul governo: “Ecco quando morirà”



Il 21 aprile sulla prima pagina di Libero è comparso questo titolo: «Ha vinto la scemocrazia». L’ ho vergato io. Non era una profezia, non mi ritengo Isaia e neppure Geremia, tuttavia da cronista registravo la realtà di 40 giorni fa. Essa nel frattempo è peggiorata. Ma più di scemocrazia che cosa c’ è? La politica, visto che sono finiti i soldi, adesso ci ruba anche le parole, e non se ne trovano più di idonee a descrivere il nostro sconcerto per lo spettacolo demenziale cui ci tocca assistere. Il presidente della Repubblica e i capi dei partiti sono da settimane impegnati in un ballo del qua qua, senza avere la gambalunga di Romina Power. Un giorno fanno un passo avanti, sbattono insieme contro il muro, e, dopo la craniata di gruppo, ne fanno due all’ indietro, cascando in una delle tante voragini di Roma. Dicono che in queste ore sfonderanno finalmente la parete dell’ impotenza, ciononostante sono più propenso a credere che siano attratti dalla buca. Non è forse da giorni che viene annunciata l’ ora fatale?
Una differenza rispetto ad aprile c’ è. Allora parlavamo di stallo e di cul de sac. Le elezioni non avevano partorito alcuna maggioranza possibile. Il popolo, votando, aveva prodotto una gravidanza isterica, e Mattarella con il forcipe aveva per lunghe settimane cavato aria fritta dal pancione dell’ Italia. D’ altra parte che poteva fare di diverso? Dichiarare il nulla di fatto, e riconvocare i comizi senza cambiare la legge elettorale, sarebbe stato esercizio vano, con un fotofinish a immortalare i due identici quasi vincitori.
Il buon senso imponeva di radunare i tre poli per definire un metodo efficace per eleggere deputati e senatori, così da avere una maggioranza con relativo governo. Figuriamoci. È assai più facile in Italia, anche se assurdo, mettere d’ accordo dei partiti su un programma impossibile. Infatti, è quello che è accaduto. Il contratto stipulato in cinquantotto pagine da M5S e Lega è il progetto dell’ Eldorado. Gli ex nordisti garantiscono fontanelle d’ oro da cui sgorga cioccolata fumante ed esentasse per chi lavora, i grillini promettono latte e pizza gratis e a domicilio purché uno non sgobbi.
Mi rendo conto di rappresentare il patto in modo piuttosto grottesco, ma ditemi voi: dove si trovano i soldi per tenere insieme la flat tax al 15-20 per cento, l’ abolizione della Fornero e il reddito di cittadinanza?
Di un governo con un simile contratto si sta dibattendo in queste ore. Per il decoro di tutti, ci auguriamo che non nasca. Oltre alle utopie testé segnalate, esiste peraltro la necessità di avere una faccia con cui guardarsi allo specchio senza dover constatare che somigli irresistibilmente al culo. Mattarella (per il quale ovviamente non vale il citato paragone) come potrebbe accettare Savona dopo averlo pubblicamente decapitato quale nemico dell’ euro?
Avremmo un Quirinale ridotto per i prossimi quattro anni a chiosco delle bischerate. Che Di Maio, dopo aver accusato il capo dello Stato di tradimento e la conseguente deposizione, ora gli baci le mani, e ceda sull’ abrogazione di Savona, non dice niente di nuovo sulla materia della sua testa, ed è una prova in più che è impossibile fidarsi di un simile giuda ballerino. Che Salvini accetti l’ accantonamento del suo fuoriclasse, sarebbe appunto una figura di merda. Se poi si accontentasse di un Savona non all’ Economia ma in un altro ministero, sarebbe come far giocare Icardi in porta e Buffon all’ ala: una pagliacciata perfetta, una toppa peggio del buco, una mezza figura di merda, l’ altra metà la regalerebbe a Mattarella. Merda comune non è mezzo gaudio, credo.
In ogni caso adesso l’ Italia sta assistendo a un doppio parto: abbiamo due esecutivi che stanno mettendo fuori il capino. Infatti oltre a quello Conte, c’ è pure il Cottarelli, che viene per ora parcheggiato in un garage, con la sua delegazione sbuffante di professoroni e prefetti. Che farebbe mai, se dovesse prevalere la sua mandria di tecnici? Il mesto Carlo esclude sin da principio di cambiare la legge elettorale, propone al massimo di tenere saldi i conti armato del suo mitologico trincia spese, per poi votare. Anticipo il risultato: in qualsiasi modo vada sarà un disastro. Il governo bambino che nascerà, comunque si chiami, non passerà la nottata.
di Vittorio Feltri
fonte http://www.tg-news24.com/2018/06/02/vittorio-feltri-le-pesantissime-informazioni-riservate-sul-governo-ecco-quando-morira/

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