giovedì 16 luglio 2015

Poveri 4 milioni di italiani. Caritas: le parole non bastano più



Nel 2014, 1 milione 470 mila famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, risultano in condizione di povertà assoluta in Italia. Lo riferisce l’Istat. Dopo due anni consecutivi di crescita, tuttavia, nel 2014 i dati sono rimasti stabili. Al microfono , il commento di Francesco Marsico, responsabile area nazionale della Caritas italiana:

R. – La prima considerazione da fare è questa: la crisi economica, che tutti noi speriamo sia finalmente agli sgoccioli, ha creato una percentuale di famiglie in condizioni di povertà che rischia di essere stabile. C’è una tendenza nel nostro Paese alla creazione di una condizione di ceti popolari che hanno un problema significativo, se non enorme, di ristrettezze economiche, di poco reddito. Il vero nodo è che queste condizioni incidono sul futuro soprattutto delle classi più giovani del nostro Paese, in termini di rischi di dispersione scolastica, e chiaramente riducono l’occupabilità e la possibilità di un futuro personale familiare sereno per quote significative di popolazione.

D. – Il Sud è ancora indietro, perché l’indice di povertà al Sud è quasi doppio rispetto a quello del Nord…

R. – Questo è l’altro nodo: evidentemente questa crisi economica ha inciso profondamente anche al Sud. Quindi c’è un dato strutturale: che evidentemente questa questione non si è mai “risolta”. E alcuni fenomeni, come la povertà, da una parte, e il minore sviluppo economico, dall’altra, purtroppo non sono risolvibili solo con la buona volontà o con i discorsi: c’è bisogno di politiche e di politiche verificabili. Lo Svimez ha parlato di “rischio desertificazione” per il Sud: vale a dire l’assenza, la rarefazione, di risorse innanzitutto culturali e sociali che possano rimettere in piedi queste regioni…

D. – Quali sono, secondo Caritas italiana, le soluzioni?

R. – La parola “soluzione” è molto impegnativa… Io dico quali sono le linee di tendenza per una possibile fuoriuscita. Innnazitutto, una misura nazionale di contrasto alla povertà - che noi stiamo portando avanti come lavoro culturale e sociale con l’Alleanza contro la povertà insieme a forze sindacali e sociali - vale a dire una misura universale per tutto il Paese che possa dare un sostegno, un reddito, per l’inclusione sociale delle famiglie che cadono in povertà. Ma ciò vuol dire, accanto a questo, territori che si fanno carico delle famiglie: non solo reddito, ma trovare tutte le possibilità di sostegno alle famiglie. Questo vuol dire figli che riescono effettivamente ad andare a scuola, genitori che possono essere riqualificati sul lavoro, e soprattutto genitori che si pongono la domanda del come creare nuovi fattori di sviluppo economico territoriale. Ovviamente questo interroga anche le comunità cristiane: queste sono grandi luoghi di inclusione sociale e di possibilità di relazione con le persone. Non lasciare le persone povere sole, non isolarle, dargli speranza, e soprattutto dargli non soltanto un aiuto, ma la possibilità di costruire un futuro differente. Questa è una responsabilità non soltanto delle istituzioni - anche se principalmente è delle istituzioni - ma anche di ogni persona che crede nella Costituzione italiana. E - mi faccia dire - per noi cristiani, che crede in una parola che è il Vangelo, cioè speranza, per una prospettiva differente sia sul piano personale sia su quello collettivo, e un orientamento che non guarda soltanto a questo tempo, ma a un tempo futuro da costruire.



Fonte Radio Vaticana

M.G. Lince Fenice marilinalince.blogspot.com



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