di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Il Secolo XIX, 09/05/2018
La strada per la formazione del nuovo governo è in salita. L’ultima opzione, anche se non vanno ancora escluse sorprese, sarebbe quella di un governo “tecnico” o del Presidente. Ma c’è un però. Un governo di iniziativa del Presidente della Repubblica non ha i numeri, né alla Camera né al Senato, infatti M5S e Lega hanno già detto di essere totalmente contrari a soluzioni di questo tipo. E anche Fratelli d’Italia è sulla stessa linea. Partiamo pure dall’ipotesi che Forza Italia decida di sostenere il Presidente e quindi rompa la coalizione. Non è affatto detto che si verifichi questa condizione, ma si può ipotizzarla.
Vediamoli questi numeri. A Montecitorio Forza Italia ha 104 seggi, il Pd 111. Poi c’è LeU con 14 scranni e tutto il Gruppo Misto con 22 (composto dai fuoriusciti del M5S più tutti i deputati non facenti parte di altri gruppi). Quelli non iscritti sono 7. Totale 258. Alla maggioranza assoluta (316 seggi) mancano 58 deputati. Ammesso che i “non salviniani” – che non arrivano neppure a quaranta – e qualche “responsabile” dei 5Stelle (una decina è anche troppo) si stacchino per votare il governo del Presidente, si arriverebbe a non oltre 308-310 voti. A Palazzo Madama la situazione non cambia. Forza Italia conta 61 senatori, il Pd 52. Il Gruppo Misto ne ha 12, mentre il gruppo per le Autonomie appena 8. Poi restano 2 senatori a vita non iscritti nei gruppi di cui sopra e si arriva a 133, una soglia lontanissima da quota 161 che è la maggioranza assoluta. Mancano 28 voti, ma i “non salviniani” a Palazzo Madama non arrivano a 18, mentre gli eventuali “responsabili” dei 5Stelle fanno fatica a racimolare anche solo 5-6 voti. Risultato 157, ma la presidente Casellati – senatrice di Forza Italia – non vota, quindi il governo del Presidente avrebbe al Senato non più di 156 voti (nella più rosea delle previsioni), cinque in meno della soglia minima di sopravvivenza.
Possibile che il Capo dello Stato giochi d’azzardo in questo modo? Sino ad oggi il suo comportamento è stato ineccepibile, ma l’idea di provarci comunque potrebbe gettare una brutta ombra sul suo operato. Cosa propone? Un governo “neutrale”? Per la verità l’unico “potere neutro” in una Repubblica parlamentare sarebbe il suo. Questo si ricava dalla Costituzione.
A questo punto la soluzione più democratica sarebbe quella di votare il prima possibile, tanto più che sia il M5s, sia la Lega lo chiedono con insistenza. L’operazione architettata da Mattarella rende difficile, ma non impossibile il voto prima della pausa estiva. Il Presidente si espone al rischio di far nascere un governo “al buio” destinato a morire il giorno dopo, al solo scopo di spostare la data delle elezioni? Una volta incassato il No alla fiducia, l’ipotetico nuovo governo (che sostituirà quello presieduto da Gentiloni) resterà in carica solo per gli affari correnti fino a nuove elezioni. Inizieranno nuove consultazioni? O il nuovo governo verrà semplicemente congelato sino a dicembre?
Ma c’è proprio bisogno di un nuovo governo in questa situazione? Per andare alle elezioni in realtà sarebbe sufficiente tenere in prorogatio il governo che abbiamo. Un nuovo governo “tecnico” sarebbe una ripetizione di Monti, ma in una realtà politica molto diversa. Con Lega e M5s insieme non al governo, ma all’opposizione. Buon divertimento.
fonte https://paolobecchi.wordpress.com/2018/05/09/un-governo-del-presidente-privo-della-fiducia-delle-camere-cose-pazzi/
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