domenica 13 aprile 2014

I due #marò traditi tre volte, dieci domande e.... pecunia non olet


13 Aprile 2014, ventiseiesimo mese di sequestro...


Il tintinnio della ghinea cura la ferita che l'Onore risente. 
( Alfred Tennyson )
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/personaggi-famosi/frase-11910?f=a:38>

Continua il sequestro indiano per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e di pari passo continua il tradimento di ben tre governi nei confronti di questi due Militari Italiani, ieri Giulio Terzi ha reso noto il testo del suo discorso prodotto in un incontro pubblico tenutosi venerdi' scorso presso la Sala del Cenacolo alla Camera dei Deputati, interessante come a leggerlo tutto collimi perfettamente con la trilogia degli articoli " pecunia non olet " pubblicati su questo blog tra luglio e settembre 2013, e renda attuali le dieci domande che Stefano Tronconi fece al governo ( senza aver mai risposta ) nel luglio del 2013.
Per rendere un servizio ai lettori riproponiamo tutti questi scritti in unico articolo a più voci, speranzosi che le nostre urla di sdegno arrivino a chi di dovere, e inoltre fiduciosi che qualche magistrato apra un fascicolo d' inchiesta sui veri responsabili di questo sequestro e sopratutto di questo tradimento dei due Fucilieri.

Di Giulio Terzi :

MARO': TERZO ANNO, TRADITI TRE VOLTE. Questo il mio discorso di ieri alla Sala del Cenacolo della *Camera dei Deputati*: "Siamo entrati nel terzo anno della questione Marò. Una vicenda vergognosa e incredibile; un'ombra nera sulla politica estera del nostro Paese; un vulnus alla capacità dell'Italia di affermare la propria Sovranità nazionale e di rispettare e tutelare le proprie Forze Armate tenendo sempre alto - bene al di sopra di interessi e profitti commerciali - il valore della sicurezza e della vita dei nostri concittadini. I più elementari principi di dignità nazionale sono stati sfregiati dall'incapacità manifesta, o meglio dalla volontà, di non voler gestire e risolvere una crisi che si è prodotta essenzialmente perché alcuni poteri forti dell'economia e dell'informazione del nostro Paese hanno stabilito che la libertà di due uomini con le stellette non valesse alcun rischio - neppure il più piccolo - di tensione con un Paese come l'India dove si possono fare "ottimi affari", e dove certi interessi si dovrebbero coltivare meglio se ci mostriamo remissivi e accondiscendenti. Una falsa chimera che ha incantato orecchie interessate o ingenue da ben prima che si aprisse la questione Maro'. Sin dal 2006 c'è stato chi ha sostenuto - persino *alla Farnesina* - che le opportunità di fare business con l'India si sarebbero accresciute se l'Italia avesse abbandonato due fondamentali impostazioni della nostra politica estera multilaterale: la prima, quella di una riforma del Consiglio di Sicurezza dell'ONU veramente democratica, dove ulteriori seggi permanenti - che invece l'India pretende - sarebbero "dalla parte sbagliata della storia" e danneggerebbero ancor più le prospettive di una presenza europea in Consiglio di Sicurezza. La seconda avrebbe dovuto essere il nostro riconoscimento incondizionato che l'India ha tutte le carte in regola per entrare nel club ristretto delle potenze nucleari anche incrementando ulteriormente il proprio arsenale, passo che solleva molte riserve tra paesi come il nostro che hanno sottoscritto il Trattato di non proliferazione delle Armi Nucleari. Sul "tavolo degli affari" vi erano quindi - ben sei anni prima che Latorre e Girone venissero rimandati in India per considerazioni sostanzialmente analoghe - "voci interessate" che avrebbero voluto imprimere una rotazione di 180 gradi ad assi portanti della politica estera italiana in tema di sicurezza internazionale e perfino di non proliferazione nucleare. Ciò detto, Latorre e Girone, e con loro tutte le nostre Forze Armate, sono stati traditi tre volte, e sappiamo tutti perfettamente da chi, permettendo alle autorità indiane di agire incontrastate con la loro assurda pretesa di esercitare sul caso una giurisdizione esclusiva incompatibile con l' UNCLOS e con le più elementari regole del Diritto Internazionale. Traditi una prima volta dalla decisione di far entrare la Lexie a Kochi, di far prima interrogare a bordo i Marò dagli indiani e poi di farli sbarcare e consegnare, in condizioni di alto pericolo personale, alla polizia indiana. Traditi una seconda volta quando, nonostante le mie richieste scritte, l'allora Presidente del Consiglio Monti nulla fece per sensibilizzare la Procura di Roma nell'attivare misure cautelative che impedissero loro - comunque indagati per un presunto omicidio colposo - il ritorno in India dopo Natale. Traditi clamorosamente la terza volta, rovesciando ancora una volta tutti gli argomenti politici e giuridici sulla base dei quali il Governo aveva deciso di deferire la questione a un Arbitrato Obbligatorio previsto dall'All. VII dell'Unclos, rimandandoli in India per la seconda volta a marzo 2013, e a nulla valsero le mie proteste e poi le mie dimissioni per far cambiare orientamento al Governo. L'informazione filogovernativa di ieri e di oggi ha cercato e cerca ancora di accreditare presso l'opinione pubblica la tesi della "catena di errori" che avrebbe causato una mancata tempestiva soluzione della questione Marò. NON E' COSI'. I tre tradimenti dei nostri Marò sono stati meditati, voluti, accuratamente perpetrati. Latorre e Girone in balia dell'India rappresentano il pieno successo di un ben precisa strategia manifestatasi in modo persino virulento nelle dichiarazioni anche recenti di chi più di ogni altro ha insistito per rimandare Latorre e Girone in India. Considerazioni e interessi economici hanno accompagnato sin dall'inizio questa crisi. Non è stato forse lo stesso per il caso Salabayeva in Kazakhistan e per quello di Cesare Battisti a Rio de Janeiro? Potevamo però pensare che per due soldati in missione antipirateria questi "interessi" avrebbero rappresentato una priorità attenuata, come avviene sempre per tutti gli altri paesi del Mondo quando si tratta di uomini con le stellette che sono all'estero in rappresentanza dello Stato... Io e molti altri lo pensavamo, ma - purtroppo - abbiamo avuto e continuiamo ad avere torto su questo punto. Abbandonando i nostri Maro' in India, l'Italia ha mostrato un'infinita debolezza che si sta pesantemente riflettendo proprio su quegli interessi ritenuti prioritari da alcuni poteri forti forse nella loro capacità di lucrare profitti con la politica, ma non certo di contare e competere all'estero come il nostro Paese meriterebbe. C'è un partito filoindiano anche nelle stanze più alte del potere: guardiamo all'associazione di amicizia parlamentare Italia/India, cosa sta facendo, e cosa dichiara…? Si continua a insistere sull'attenuazione, rimozione e tacitazione di qualsiasi iniziativa che possa anche solo infastidire New Delhi. Leggiamo di ex diplomatici vicini all'India che sostengono questa tesi, lo sentiamo da alcuni nostri parlamentari, ne è piena la stampa, portavoce delle istanze di chi quei tradimenti li ha pensati e realizzati. Vanno sempre bene i rinvii, un mese, poi di colpo altri quattro… vanno bene nuove indagini ogni sei mesi… vanno bene i rifiuti all'Arbitrato internazionale… Queste sono le prove attuali e persistenti di una strategia precisa, puntuale, coordinata e sprezzante della più elementare forma di dignità nazionale. E la politica indiana? L'Economist della scorsa settimana pubblicava in copertina quanto segue: "Qualcuno può fermare Narendra Modi?" Il leader del Bharatya Janata Party, governatore del Gujarat e l'uomo forte del nazionalismo Indu, personalità che ha già anticipato la sua personale condanna contro Latorre e Girone. Un elementare buon senso, se non vi fossero stati altri motivi per restare immobili, avrebbe imposto e tuttora imporrebbe la massima azione e visibilità del caso a livello internazionale prima che si chiudano sull'Italia questi pericolosissimi giochi della politica interna indiana. Invece no: lasciamo fare agli indiani, non interferiamo, sostengono le interessate voci alle quali mi sono già riferito. Ancora l'Economist sottolinea la "venalità" dei politici indiani: la crescita in India si è dimezzata, troppo debole per assicurare lavoro a milioni di giovani che entrano ogni anno nel mercato del lavoro, le riforme languono, strade e elettricità restano indisponibili, i bambini sono senza scuole degne di questo nome... Contemporaneamente, si stima che politici e funzionari abbiano preso tangenti negli anni di governo del Partito del Congresso tra i 4 e i 12 miliardi di dollari. Il "business della politica", secondo gli stessi indiani, è la corruzione, questa è la conclusione dell' Economist. Ho citato questa breve parte di una più ampia analisi perché essa dà il senso della particolare e pericolosissima commistione di elementi che caratterizza la situazione in India in una fase così cruciale per risolvere la vicenda dei nostri Marò. Ci vorrebbe ben altra determinazione, chiarezza, onestà, senso della Diplomazia e conoscenza del Diritto internazionale per uscirne. Anche a rischio di far storcere la bocca a chi scommette *sempre* sulla *svendita* della nostra sovranità nazionale. Quindi ora - per favore - RIPORTIAMOLI A CASA.
fonte : https://www.facebook.com/ambasciatoregiulioterzi?hc_location=timeline

ecco invece gli articoli menzionati precedentemente e disponibili su questo blog :


lunedì 8 luglio 2013



PECUNIA NON OLET, la disputa Italia-India sui Fucilieri sara' vera ?

il caso relativo ai Fucilieri di Marina sotto inchiesta in india da 505 giorni e negli ultimi giorni riportato alla ribalta da servizi televisivi trasmessi in prima serata da importarti emittenti Italiane hanno suscitato tra i sostenitori dell' innocenza dei due Fucilieri un inasprimento dei toni verso chi sta gestendo la situazione direttamente,e cioè il nostro governo, il datore di lavoro dei nostri soldati, viene fuori la sofferenza emotiva del cittadino medio causata da una informazione latitante, al di fuori di qualche testata giornalistica la stragrande maggioranza dei quotidiani dedica pochissimo o nessuno spazio al riguardo,se non riportando pari pari i comunicati peraltro scarni emessi dai vari ministeri competenti, è da segnalare che in occasione della festa della repubblica (2 giugno) il quotidiano "il giornale" abbia pubblicato un articolo  firmato da Fausto Biloslavo riguardante una petizione per un intervento ONU chiamato a dirimere il caso, petizione iniziata da comuni cittadini, www.ilgiornale.it/.../commento-2-che-vergogna-petizione-pro-mar-negli...‎   
grazie al contributo di questo articolo, in poco piu' di una settimana si son raggiunte le diecimila firme e la petizione è stata inoltrata.

nonostante questo forte segnale a distanza di un mese nulla è cambiato............

ma veniamo al discorso dei rapporti commerciali..............
Attualmente, sono circa 400 le società italiane già operanti nel Paese, con un interscambio commerciale che, nell’anno 2011 (secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall’Istat) è aumentato del 18,2%, attestandosi a 8,5 miliardi di euro.
Il premier indiano Singh ha presentato già nel 2012 al parlamento un piano quinquennale di sviluppo (2012-2017) necessario a spingere la crescita: proprio il 2012 si è chiuso infatti con un aumento del Prodotto interno lordo pari al 5%, in calo rispetto alle stime che puntavano al 7%.
INFRASTRUTTURE CRUCIALI. Tra le opere messe in cantiere da New Delhi per dare slancio alla ripresa ci sono 650 miliardi di dollari in infrastrutture, su cui anche Confindustria, con un centinaio di aziende, è pronta a mettere le mani. L’obiettivo siglato dai due governi, però, è ancora più ambizioso: sfondare quota 15 miliardi entro il 2015. Il traino dovrebbe arrivare da macchinari e apparecchi per l’industria che Delhi assorbe avidamente dall’Italia, nel tentativo di consolidare il proprio settore produttivo.

Il 16% delle imprese italiane in India sono del settore automobilistico

 Dopo lo scandalo tangenti di Finmeccanica e la possibile rescissione del contratto per la fornitura di 12 elicotteri della AgustaWestland (di cui nove ancora da consegnare), che vale 560 milioni di euro, è ora tutto il comparto dell’export in difficolta'
Il 2012 è già stato un anno difficile, in cui le esportazioni verso il gigante asiatico si sono ridotte del 10,3% (dati Assocamerestero di febbraio 2013)

la resa incondizionata del governo italiano a quello indiano ha invece dato adito ad alcune interpretazioni. L'autorevole quotidiano della capitale Times of India si è chiesto se il ritorno dei Fucilieri dopo la licenza elettorale che porto' alle dimissioni dell' allora M.A.E. Giulio Terzi non sia stato "influenzato" da valutazioni di ordine commerciale:
E anche l'Hindustan Times ha rimarcato : "Roma potrebbe aver realizzato che la sua decisione era controproducente, visto che l'India era pronta a riconsiderare i rapporti bilaterali nel caso di un mancato rientro dei due Fucileri. Un ridimensionamento dei rapporti avrebbe colpito duramente l'Italia, e la prima vittima sarebbe stata Finmeccanica”.
Nell'interscambio, ovviamente, ha più l'Italia da perdere che l'India.
inoltre a quanto detto sinora bisogna aggiungere tutte le aziende di abbigliamento con stabilimenti manifatturieri in india........sarebbe da scompisciarsi dal ridere per una coincidenza incredibile.......il marchio Marina Militare........ebbene si !   

un altra chicca.......... il presidente del Gruppo Piaggio, Roberto Colaninno, ha inaugurato  a Baramati, nello Stato di Maharashtra, un nuovo impianto industriale per la produzione della Vespa  per il mercato indiano.Accompagnato  dal presidente di Piaggio India Ravi Chopra, da ministri indiani e dall'ambasciatore d'Italia a New Delhi, Colaninno ha dichiarato che "con l'ingresso in India la Vespa diventa a tutti gli effetti un veicolo globale e si trasforma in un elemento chiave nella nuova strategia di globalizzazione del gruppo".

L'impianto di Piaggio Vehicles Private Ldt. è il terzo costruito a Baramati. Si sviluppa su un'area di 150mila metri quadrati di cui 32mila coperti, ed è in grado di produrre 150mila unità l'anno della Vespa LX, dotata di un nuovo motore 125cc a 4 tempi e 3 valvole, che potranno diventare 300mila entro la fine del 2013.


un detto molto popolare recita "a pensar male si commette peccato, ma spesso si azzecca"
PECUNIA NON OLET !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

sabato 3 agosto 2013



Pecunia non Olet ( parte seconda )


Sabato 3 Agosto 2013, giorno 530

E anche oggi analizziamo le dichiarazioni del M.A.E. Bonino, in un intervista concessa e pubblicata sul quotidiano " il giorno" ad Alessandro Farruggia :  ROMA, 2 agosto 2013 - «SUI MARÒ io sono sempre più speranzosa che la road map che ci eravamo dati, porti al risultato atteso. Attendiamo la conclusione dell’inchiesta, e poi a settembre l’apertura del processo davanti alla corte speciale. Credo che potremo riportarli a casa prima di Natale». Ogni giorno ha la sua pena per Emma Bonino
FONTE :  http://qn.quotidiano.net/politica/2013/08/02/928812-bonino-pasticcio-kazako-ombre-ablyazov.shtml

Road map ? io la chiamerei "money map" .......

Gruppo Cir sempre più presente coi propri impianti produttivi in Asia: una nota di Sogefi, società di componentistica auto del gruppo Cir, ha annunciato stamane l’avvio di un nuovo stabilimento di componenti per sospensioni nell’area di Pune (in India) e il raddoppio dell’impianto per la produzione di sistemi di filtrazione nella zona di Bangalore.                                               

Attraverso la controllata (al 58%) Allevard IAI, nel cui capitale è presente col restante 42% il partner indiano del gruppo (Imperial Auto), Sogefi (oggi in rialzo di mezzo punto a Piazza Affari, in controtendenza al calo attorno al punto percentuale degli indici di mercato)ha infatti inaugurato stamane una fabbrica da 12mila metri quadri a Chakan per la produzione di barre stabilizzatrici e barre di torsione destinate ad auto e veicoli commerciali. Al classico “taglio del nastro” erano presenti, tra gli altri, l’amministratore delegato del gruppo Cir (e presidente di Sogefi), Rodolfo De Benedetti, l’amministratore delegato di Sogefi, Emanuele Bosio e il managing director di Allevard IAI, Aman Mehtani.
Il nuovo impianto servirà in una prima fase a rifornire clienti storici quali Tata, Mahindra, Fiat e Piaggio, già presenti nel subcontinente asiatico, ma in un prossimo futuro è previsto l’avvio della produzione per servire gli impianti indiani e dell’area Asia-Pacifico di altri clienti globali di Sogefi tra cui General Motors, Renault-Nissan e Ford. In parallelo, nell’area di Bangalore, il gruppo ha raddoppiato la capacità produttiva dell’impianto di sistemi di filtrazione frutto della joint venture con il partner locale (al 40%) MNR.                                                                                  
L’interesse mostrato dai maggiori gruppi industriali italiani per il mercato delle due e quattro ruote indiane è evidente e trova riscontro in prospettive molto appetibili: già negli ultimi dieci anni, dal 2001 al 2011, secondo dati dell’Oica (Organisation Internationale des Constructeurs d’Automobiles), la produzione locale è quasi quintuplicata, con un tasso di sviluppo secondo solo a quello della Cina, mentre lo scorso anno, con 3,9 milioni di veicoli, l’India è risultato il sesto mercato mondiale in termini di produzione.
Sogefi è entrata nel paese in tempi relativamente recenti, a fine 2008 attraverso una joint venture con MNR nel settore della filtrazione, tanto che lo scorso anno i ricavi del gruppo in India hanno rappresentato appena l’1,2% del totale. L’obiettivo del gruppo De Benedetti, con i due nuovi impianti a regime, è di far salire questa cifra almeno al 5% del totale entro i prossimi cinque anni, coerentemente all’obiettivo annunciato da Sogefi di affiancare la sua tradizionale leadership in Europa ad una sempre più forte presenza nei mercati extra-europei, “nei quali punta a raggiungere circa il 50% dei propri ricavi totali nell’arco di un triennio”, come ha ricordato lo stesso Rodolfo De Benedetti.
Al momento l’investimento totale del gruppo in India ammonta a circa 10 milioni di euro concentrato su tre stabilimenti che danno lavoro a circa 500 dipendenti: oltre a quelli di Pune e Bangalore si affianca infatti un terzo impianto di sistemi aria-motore a Gurgaon, ereditato dall’acquisizione di Systèmes Moteurs, perfezionata nella seconda metà del 2011. Numeri ancora “piccoli”, visto che a livello globale il gruppo Sogefi dispone di 44 stabilimenti in 16 paesi (6 in Sud America, 3 in Nord America,  29 in Europa, 1 in Africa e 5 in Asia), che sembrano però destinati a crescere nel prossimo futuro.





lunedì 23 settembre 2013


Pecunia non olet ! ( parte terza )


23 settembre 2013, giorno 582

A pensar male si commette peccato, ma spesso si indovina... ( cit.)

Tanti di noi avranno sentito questo detto nel corso della loro vita, e oggi è questa notizia a farci "pensar male " una notizia che letta da sola sfugge ai più, ma inserita nel puzzle della vicenda dei Fucilieri di Marina da 582 giorni  trattenuti e accusati (a questo punto ingiustamente) dell' omicidio di due pescatori, è un chiaro segnale di quali siano gli interessi dei "professori" che ci ritroviamo messi sugli scranni del parlamento da re Giorgio I 


Veniamo alla notizia :
Italia-India: cooperazione, domani mega evento a Mumbai
Organizzato da Ambasciata Italia, Ice e Camera commercio

(ANSA) - NEW DELHI, 23 SET - L'importanza di un rilancio della cooperazione economica fra Italia ed India, alla luce del fatto che i flussi commerciali e degli investimenti bilaterali sono inferiori alle potenzialita', e' al centro di un Business-Forum dal tema 'Why invest in Italy' che si svolgera' domani Mumbai, la capitale industriale dell'India.
L'iniziativa e' organizzata dall'Ambasciata d'Italia, dall'Ice e dalla Camera di Commercio indo-italiana, ed avra'
come principale oratore il presidente dello stesso Ice, Riccardo Monti.
Parallelamente all'iniziativa, sono stati organizzati una serie di incontri del presidente dell'Ice, Riccardo Monti, con
responsabili di grandi imprese indiane con progetti di investimento in Italia.
''Negli ultimi anni - ha dichiarato Monti all'ANSA - e' emersa una classe di grandi imprenditori indiani che conoscono e apprezzano l'Italia. E' arrivato il momento - ha sottolineato -che questo venga messo a frutto per la realizzazione di programmi di investimenti concreti''.
Fra le imprese presenti, il conglomerato Larsen & Toubro Limited, Tata Sons, Mahindra & Mahindra, Uttam Galva Steel, e i delegati di alcuni Private Equity Funds.
I lavori permetteranno di illustrare il nuovo framework economico ed istituzionale  di riferimento in Italia per un
investitore estero e di presentare progetti di investimenti in settori e territori italiani a cura di Stefano Nigro ('Invest in Lombardy/Milan'), Stefania Novelli ('Invest in Piedmont/Turin'), Sabrina Montaguti ('Metropoli/Florence') e Alfonso Cantarella ('Intertrade/Salerno').
L'idea di promuovere questa iniziativa e' nata anche dalla constatazione dell'inadeguatezza del volume delle relazioni finanziarie e commerciali italo-indiane e in particolare del ridotto volume di investimenti indiani in Italia.
Ad esempio nel 2011, ultimo anno di disponibilita' delle statistiche Eurostat, essi sono stati di appena 66 milioni di
euro, ossia il 6,9% del totale dei suoi flussi indirizzati verso l'Unione europea (Ue). E il panorama, in base a dati della Banca d'Italia, e' anche peggiorato nel 2012

Come al solito il governo dice una cosa " la vicenda Maro' è una priorità" (  cacofonicamente detto da Letta, Bonino e Mauro...)
e invece ne fa un altra....( il business la vera priorità ! )  invitando gli imprenditori indiani a fare shopping delle aziende italiane


Lo si evince anche  andando a vedere le dichiarazioni della stessa Bonino, che ha partecipato a un incontro con la comunità Italo-Americana a New York e invece di spendere qualche parola sulla triste vicenda si è limitata a foto e convenevoli di rito, affidando invece all' ansa uno scarno accenno ai Fucilieri ad uso e consumo dei media...

Il ministro degli Esteri Emma Bonino, a New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, ha sottolineato come il governo italiano sia "costantemente in contatto con le autorità indiane" per il caso dei marò. "E' chiaro che queste mie giornate all'assemblea generale dell'Onu potranno darmi l'opportunità per affrontare anche questo delicato tema", ha aggiunto la Bonino.
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1119039/bonino-il-caso-maro-all-onu-.shtml


"Domenica 22 settembre il ministro Emma Bonino, a New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, ha incontrato la comunità italiana al Consolato Generale."
 Fonte : www.lavocedinewyork.com
http://www.lavocedinewyork.com/Le-verita-a-volte-scomode-di-Emma-Bonino/d/2611/


Sicuramente a fine lavori ONU, dalla Farnesina qualche velina corredata da foto di strette di mano, ci dirà che la nostra eroina ha incontrato il suo omologo indiano per assicurare di star seguendo gli sviluppi con la giusta attenzione che il caso riserva, e essere convinta che presto i ragazzi saranno a casa........

ovvero che ci hanno preso in giro per l' ennesima volta.....


Fin quando non avrai venduto l' anima al diavolo, egli cercherà di comprarla !

La Vera Italia ...non è in vendita !



DIECI DOMANDE AL GOVERNO ITALIANO. di Stefano Tronconi

di Stefano Tronconi


1.Perchè non è arrivata nessuna reazione ufficiale ai recenti servizi giornalistici realizzati da Toni Capuozzo che fanno una ricostruzione dell'incidente che scagionerebbe completamente i nostri marò?

2.E' stato sottoposto con azione urgente alle autorità politiche e soprattutto investigative indiane il video emerso con le dichiarazioni dello skipper del St. Anthony che collocano l'incidente del peschereccio indiano alle 21.30 e non alle 16.30?

3.E' stato sottoposto con altrettanta urgenza l'e-mail della Guardia costiera indiana che colloca il primo contatto con l'Enrica Lexie alle 21.36 e non intorno alle 17.00 rendendo del tutto inattendibile la ricostruzione fatta dalla Guardia Costiera Indiana?

4.E' stata chiesta spiegazione sul perchè il rapporto dell'incidente che vede coinvolta la nave greca Olympic Flair in prossimità delle coste del Kerala sia stato completamente ignorato dalle indagini condotte in Kerala?

5.Perchè si continua a tenere lontano dai media italiani l'intera vicenda, mentre è stato permesso che i media indiani conducessero un processo mediatico devastante, senza freni e, soprattutto, senza prove a carico di Girone e Latorre?

6.Perchè ad oltre 3 mesi e mezzo dal rocambolesco rientro in India di Girone e Latorre con la supposta garanzia di un processo equo e veloce ancora non è giunto al termine neppure il percorso investigativo che procede il processo stesso?

7.Perchè a tutt'oggi non esiste una protesta, un atto, un'iniziativa formale in sede internazionale dell'Italia a tutela della propria sovranità, Italia che oggi pare aver del tutto dimenticato la questione della giurisdizione del caso dopo averla sostenuta di fronte agli italiani come la soluzione della vicenda?

8.Perchè altri Stati, alleati o meno dell'Italia a livello internazionale e perfino l'India dovrebbero curarsi di sostenere l'Italia in questa vicenda, se l'Italia per prima non ha il coraggio di porsi con forza a sostegno di due propri cittadini probabilmente ingiustamente accusati?

9.Perchè è stato confermato inviato del governo sulla materia il sig. De Mistura che è stato fin dal primo giorno primo attore nel fallimento complessivo della diplomazia italiana in questa vicenda?

10.Perchè si consente che due cittadini italiani presumibilmente innocenti in servizio per lo Stato vengano trattenuti da quasi 17 mesi lontano dalle loro famiglie mentre I loro figli crescono senza padre?


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