martedì 5 aprile 2016

Direzione Dem Il matteopoldo sul referendum sulle trivellazioni. di Stefano Davidson



Direzione Dem Il matteopoldo sul referendum sulle trivellazioni:
«Non votare un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti: richiederebbe maggiore onestà intellettuale dire che è una posizione costituzionalmente corretta».
Io insisto:
La Costituzione italiana, all'art. 48, afferma che «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età». Aggiunge che il voto è personale (non può essere dato per delega da un rappresentante); eguale (ogni voto vale indipendentemente da chi l'ha dato); libero (nessuno può essere costretto a dare un voto diverso da quello voluto); segreto (a garanzia della libertà e per evitare indebite pressioni o ritorsioni). Dice, ancora, che votare è un "dovere civico" (parte di quel dovere di solidarietà politica, di cui parla l'art. 2), anche se non è prevista nessuna sanzione per chi non va a votare (ma tenendo conto che chi ha scritto la Costituzione conosceva la sacralità del principio democratico e della sua libera espressione attraverso il voto bisogna anche capire come per coloro fosse impossibile pensare che arrivasse un demente che chiedesse di non esercitare un proprio diritto. Considerato tra l'altro che per esempio solo 150 anni fa nel nostro Paese poteva votare soltanto chi possedeva un certo reddito (il 2% della popolazione); poi vennero esclusi gli analfabeti; dal 1919 il diritto di voto fu esteso a tutti gli uomini maggiorenni (suffragio universale maschile); il regime fascista, eccetto che all'inizio, non indisse più elezioni e solo nel 1946 le donne ebbero questo diritto.)
Ora Invito tutti quelli che sono orientati ad astenersi o a non recarsi alle urne, a riflettere sul dettato Costituzionale appena citato. Per la nostra Costituzione come si evince dal testo andare a votare è un dovere civico. Non solo un diritto, dunque, ma un preciso dovere. Un dovere nei confronti degli altri, di tutti coloro che, insieme a noi, costituiscono, formano, la società.
All’art. 2, la nostra Costituzione impone a tutti i cittadini, indistintamente, l’adempimento di un unico dovere, quello di solidarietà: politica, economica e sociale. La solidarietà politica risiede soprattutto nell’espressione del voto, oltre che nella disponibilità a candidarsi per rappresentare l’intera collettività nelle istituzioni democratiche.
Non votare quindi, per la nostra Costituzione, significa venire meno ad un preciso dovere (art. 48) e a un preciso obbligo (art. 2) legati al ruolo che ogni cittadini svolge all’interno della società.
Il cosiddetto disimpegno elettorale che è prerogativa e dovere di ogni cittadino, evidentemente, è considerato un atteggiamento contrario al ruolo sociale “civile”, alla faccia delle puttanate del dernier del Consiglio.
Non votare è abdicare, una rinuncia a far valere la propria opinione e la propria volontà. Significa delegare ad altri scelte che sono di ciascuno di noi. E l'Italia è andata a puttane a furia di deleghe,
A questo aggiungiamo l' Art. 98 del Testo Unico Elettorale preso dal sito della Camera ( http://leg16.camera.it/146… )
"Il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all'astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000.
Oltre a ciò per completezza d'informazione segnalo anche l'Art. 51 della legge 352/1970, il quale recita: " Le disposizioni penali, contenute nel titolo VII del testo unico delle leggi per la elezione della camera dei deputati, si applicano anche con riferimento alle disposizioni della presente legge. Le sanzioni previste dagli Articoli 96, 97 e 98 del suddetto testo unico si applicano anche quando i fatti negli articoli stessi contemplati riguardino le firme per la richiesta di referendum o per proposte di leggi, o voti o astensioni di voto relativamente ai referendum disciplinati nei titoli I, II e III della presente legge."
Detto questo chiedo:
chi la fa la denuncia?
Si muove qualcuno in Parlamento o tocca agire da fuori?
Stefano Davidson

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