"Se uno agisce in buona fede non c'è colpevolezza penale" ha detto il
ministro degli Esteri indiano, che ha ribadito che i due fucilieri non
rischiano la pena di morte. L'Italia, si legge in una nota della
Farnesina, "auspica una soluzione equa e rapida"
A Mosca, parlando coi giornalisti del caso marò, il ministro degli
Esteri indiano Salman Kurshid ha ricordato che nella legge indiana
esiste "un'attenuante molto cruciale, quella della buona fede". E ha
sottolineato che "se uno agisce in buona fede non c'è colpevolezza
penale". Poi, ha auspicato che la sua collega Emma Bonino "venga
informata a breve adeguatamente" sul caso di Salvatore Girone e Massimo
Latorre che "possa metterlo nella giusta prospettiva per andare avanti"
considerando fugati i dubbi sull'eventualità di una pena di morte.
Italia, indagini in tempi stretti e soluzione rapida - L'Italia, intanto, auspica che le indagini sulla vicenda dei marò si svolgano in tempi serrati per favorire una soluzione equa e rapida del caso. Lo si legge in una nota della Farnesina sul passaggio di consegne tra il ministro degli Esteri ad interim uscente Mario Monti ed il neo ministro Emma Bonino. Dal 19 febbraio 2012, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fucilieri appartenenti alla Forza da Sbarco della Marina Militare, sono trattenuti in India con l'accusa di responsabilità nella morte di due pescatori in un incidente in mare al largo delle coste del Kerala.
Italia, indagini in tempi stretti e soluzione rapida - L'Italia, intanto, auspica che le indagini sulla vicenda dei marò si svolgano in tempi serrati per favorire una soluzione equa e rapida del caso. Lo si legge in una nota della Farnesina sul passaggio di consegne tra il ministro degli Esteri ad interim uscente Mario Monti ed il neo ministro Emma Bonino. Dal 19 febbraio 2012, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fucilieri appartenenti alla Forza da Sbarco della Marina Militare, sono trattenuti in India con l'accusa di responsabilità nella morte di due pescatori in un incidente in mare al largo delle coste del Kerala.
Girone e Latorre non rischiano la pena di morte -
Il capo della diplomazia indiana ha inoltre voluto fare chiarezza dopo
la "confusione" e i "dubbi" sulla sorte dei marò italiani, anche a causa
dei media italiani che riprendono la stampa indiana e notizie
"completamente scorrette e infondate".
In particolare, ha spiegato
che l'agenzia investigativa nazionale (Nia) scelta dal governo per
indagare sulla vicenda "non agirà in base al Nia act (che prevede la
pena di morte per episodi di terrorismo, ndr) ma in base al
provvedimento della corte suprema", la quale "ha ordinato all'esecutivo
di creare un tribunale speciale ad hoc", che poi "deciderà se ha
competenza sul caso o se trasmetterlo ad un altro tribunale".
Khurshid ha ricordato di aver chiarito l'iter investigativo-processuale
al precedente ministro degli Esteri italiano e al precedente premier del
nostro Paese, assicurando che "la nostra posizione resta la stessa e
non sarà cambiata dalla Corte Suprema". "Negli ultimi dieci anni ci sono
state solo 2-3 esecuzioni, in gran parte per terrorismo o per fatti
criminali gravissimi con l'uccisione di molte persone", ha aggiunto il
ministro, lasciando intendere che non è il caso dei due marò, "che non
hanno ucciso molte persone". Il ministro degli esteri indiano ha inoltre
definito "un bene per i marò e per l'Italia" il trasferimento della
competenza giudiziaria da Kerala a New Delhi per sottrarre il processo a
"pressioni ed emozioni locali" che potevano spingere il procedimento
"in una direzione particolare".
(Fonte)
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