Alcune emittenti televisive in
questi giorni hanno rilanciato un messaggio di Alma
Shalabayeva e della sua bimba, moglie e figlia del dissidente
kazako Ablyazov, prelevate a Roma e
consegnate al dittatore Nazarbayev, che auspicavano un immediato rientro in
Italia dopo un’espulsione a dir poco affrettata.
Un’uscita in video dopo settimane
di silenzio istituzionale successivo all’espulsione, nel rispetto delle migliori
tradizioni italiane, rafforzate nel caso kazako e nella vicenda dei due Marò.
In ambedue i casi i vari livelli istituzionali interessati alla vicenda “o non
sapevano o se sapevano erano momentaneamente impegnati in altro” e chiedono
silenzio per non “innervosire” le controparti.
Nel caso kazako gli Interni, gli
Esteri e la stessa
Presidenza del Consiglio erano all’oscuro di tutto, così come
per i fatti dei due Fucilieri di Marina non erano noti gli accordi bilaterali
sottoscritti con l’India a tutti coloro che a livello istituzionale stanno
seguendo il problema. In ambedue le
vicende, poi, le dichiarazioni di rappresentanti istituzionali rilasciate alla stampa immediatamente dopo venivano sconfessate in Parlamento.
Solo per ricordare, nel
caso dei due Marò l’11 marzo l’AGI batte un’agenzia con dichiarazioni del dott
de Mistura che informa che Massimiliano e Salvatore non
sarebbero stati rimandati in India, decisione concordata fra i Ministri
interessati alla vicenda e con la precisazione “siamo tutti nella stessa
posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”. Qualche giorno
dopo il Senatore Monti in Parlamento smentisce la sua approvazione alla
decisione presa.
Nei fatti che
riguardano Alma Shalabayeva poche le
differenze. Un Ministro dell’Interno che “prende atto della vicenda” perché non
informato. Il Ministro degli Affari Esteri che solo dopo alcuni giorni
dall’evento si limita a rilasciare un’intervista al “Il Messaggero” definendo l’incidente “anomalo” . La Presidenza del Consiglio che comunica
che “Rispetto a quanto apparso sulla stampa circa la vicenda della cittadina
kazaka Alma Shalabayeva, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta , ha
immediatamente chiesto di avviare una verifica
interna agli
organi di Governo che ricostruisca i fatti ed evidenzi eventuali profili di
criticità”.
A
fattor comune dei due casi gli interessi economici hanno avuto la prevalenza su
tutto, accompagnati anche dall’azione di altri Stati con interessi contrastanti
con quelli italiani e che, come emerge da fonti diplomatiche internazionali, sono
stati pronti ad approfittare della situazione per incidere sulla visibilità
italiana in ambito internazionale.
Risorse
energetiche nel caso kazako, contratti
per commesse militari e civili in quello indiano. Un Financial Times che, forse
su input dell’intelligence inglese non informata su fatti che riguardavano
congiunti di un dissidente a cui Londra aveva riconosciuto i diritti di
rifugiato politico, attiva i mass media italiani che danno immediata rilevanza
alla vicenda di Alma Shalabayeva. Lo
scandalo di Finmeccanica nella fornitura di elicotteri all’India, con ogni
probabilità orchestrato e gestito dall’ Inter Intelligence Service (ISI)
pakistano preoccupato che Delhi potesse disporre di velivoli da combattimento
in grado di garantire il controllo del Kashmir.
Il
tutto affrontato con un approccio “furbesco” confidando nella “beneficienza
indiana” nel caso dei due Marò e nella vicenda della Shalabayeva per
compiacere Nazarbayev, il Presidente
kazako.
Strategie
non vincenti, però, gestite in ambedue i
casi con burocratica lentezza e scegliendo di non affidare in ambedue gli
eventi il coordinamento unico al MAE che per mandato istituzionale dovrebbe
rappresentare la massima expertise nella gestione di vicende internazionali
complesse e destinate ad avere una grossa risonanza pubblica.
Per
quanto noto, infatti, nella vicenda kazaka ha agito in completa autonomia la
Questura di Roma e nel caso dei due Marò l’allora Ministro della Difesa e
l’Armatore, almeno per quanto attiene alle decisioni di far rientrare la nave
nelle acque territoriali indiane ed alla sottoscrizione degli impegni con
l’India sulla garanzia che, all’occorrenza, anche gli altri componenti del NMP fossero
interrogati.
Ma
forse una soluzione è possibile, almeno per risolvere - in tempi brevi ed equi
- le problematiche che ancora impediscono il rientro in Italia di Alma
Shalabayeva e della sua bimba. Ci viene offerta dall’esperienza maturata in
questi 19 mesi in cui l’Italia ha lasciato in ostaggio dell’India due propri
militari.
Distacchiamo
in Karzakistan il dott. De Mistura che ormai sembra abbia avviato ad una sicura
soluzione i problemi relativi ai due Marò che sono ancora a Delhi, ed affidiamogli la mediazione per
risolvere il problema con Nazarbayev.
Roma 20
settembre 2013, ore 12,00
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